falsi in filatelia

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falsi in filatelia

Per un punto Martin perse la cappa ed i collezionisti...

di Lorenzo OLIVERI

La storia di frate Martino che non diventò priore per aver erroneamente posizionato un punto è talmente nota che mi limiterò solo a riportare la frase incriminata: Martino doveva incidere un cartello da apporre sulla porta del convento con la frase "PORTA PATENS ESTO. NULLI CLAUDATUR HONESTO" (cioè "La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa").
Durante l'incisione, anziché mettere il punto dopo ESTO, per errore lo posizionò dopo NULLI, modificandone così il significato: "La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste".

La vicenda di Martino è poi addirittura divenuta proverbiale a significare che per un'inezia non si raggiunge uno scopo agognato.
E veniamo alla filatelia, dove ci sono parecchi "punti" che contano: solo per fare un esempio, i francobolli del Ducato di Modena vengono classificati in base alla presenza e meno del "punto" dopo la cifra del valore.
Il "punto" di cui voglio parlare in questo articolo non riguarda direttamente i francobolli, ma i bolli che servivano per annullarli. Ne ho già accennato sul n. 174 dell'Annullo nel 2009 ma, al di là dei Soci, penso che pochi lo abbiano letto: come vedremo, avrebbero fatto bene a leggerlo tanti collezionisti di Sardegna e, forse, anche alcuni periti nazionali...

L'individuazione di questo "punto" nei timbri usati sulla seconda e terza emissione di Sardegna consente (insieme ad altri particolari che elencherò un'altra volta) di classificare come FALSI buona parte dei francobolli offerti (e purtroppo quasi sempre venduti) nelle aste on-line, e questo anche se accompagnati da firme (spesso false, ma a volte autentiche!) o addirittura da certificati peritali. Faccio presente che vi sono molte altre falsificazioni dei bolli sardi a cerchio semplice, ma quest'ultime, non avendo il "punto", saranno oggetto di un prossimo articolo.

La rapida evoluzione dei servizi postali, avviata nel Regno di Sardegna nel 1851 con l'introduzione della tariffa unica e l'emissione dei primi "bolli-franchi", portò via via ad innovazioni sempre più frequenti. Tra queste, l'in-troduzione nei bolli nominativi dell'ora di levata (cioè di vuotatura della "buca delle lettere"), in aggiunta a giorno, mese ed anno, già presente nei timbri a doppio cerchio. Negli anni successivi a Torino e Genova comparvero addirittura bolli con indicate le mezz'ore, a testimonianza della frequenza con cui la posta veniva raccolta e lavorata.

Negli anni '70-'80 feci lunghe ricerche su tali bolli, schedandone molte migliaia, perché in molti casi è fonda-mentale sapere quando un ufficio iniziò l'uso di tale tipo di bollo (come in alcuni casi succede, se la data presente sul francobollo è antecedente di alcuni anni(!) alla prima data nota, è evidente che ci troviamo in presenza di un falso). Tra le particolarità ritrovate nei miei appunti, segnalo che a Ceva la prima "levata" era alle ore 4 del mattino, mentre nella maggior parte degli uffici l'ultima timbratura avveniva alle 10 di sera. Ovviamente tale tipo di bolli venne dapprima adottato nei due uffici più importanti del Regno: Torino e Genova.

Considerando il periodo d'uso dei francobolli sardi fino al 31 dicembre 1863 (anche se ormai di "sardo" a quell'epoca non era rimasto praticamente più nulla...), tale tipologia di bollo fu fornita a quaranta uffici del Re-gno di Sardegna. Ovviamente gli uffici di cui riprodurrò i bolli sono in numero assai inferiore, limitandomi a quelli di cui mi sono note le falsificazioni col "punto" e sottolineando che i falsi di seguito riprodotti sono una parte infinitesimale di quelli presenti nel mio archivio.

Prima di iniziare la carrellata sui bolli falsi "col punto", ancora due annotazioni.
Nessun ufficio dei territori del Regno di Sardegna ha mai avuto bolli a cerchio semplice con un punto divisorio fra la cifra e "M" o "S". L'unico caso discordante è CAGLIARI, ma siamo ormai nel 1862, molte cose stanno sfuggendo al controllo di Torino e il fornitore del bollo potrebbe essere locale.

Perché i falsari dei bolli commisero l'errore dell'inserimento del "punto"? Perché probabilmente presero come modello i timbri a cerchio semplice di Milano, molto comuni, e quelli sì che avevano il "punto"...

ALESSANDRIA

Anno di introduzione: 1853. Notare "1.M" (che... levataccia!).

BIELLA

Anno di introduzione: 1855.


CAGLIARI

Anno di introduzione: 1861. Sottolineo ancora che è l'unico bollo del Regno di Sardegna col punto.


CASALE

Anno di introduzione: 1855. Il francobollo da 40 centesimi ha tanto di certificato (già la presenza di ben tre an-nulli avrebbe dovuto mettere sul chi vive il perito. Il fatto grave è che se è falso l'annullo, lo è anche il francobollo, perché nessuno si sognerebbe di "rischiare" un francobollo che, pur non perfetto, nuovo originale è quotato oltre 150.000 euro).

 

CHIAVARI

Anno di introduzione: 1862.

 

GENOVA

Anno di introduzione: 1853. Più tipi con leggere differenze. Il 20 centesimi 3a emissione reca la firma (autentica) di un perito toscano, nonostante l'ora "impossibile".

NIZZA MARITTIMA

Anno di introduzione: 1856. La dicitura del bollo a cerchio semplice è NIZZA MAR.A e pertanto tutti i bolli con la dizione NIZZA sono automaticamente falsi, indipendentemente dalla presenza o meno del "punto". I falsari non hanno mai tenuto conto che, esistendo nel Regno di Sardegna due uffici col nome NIZZA (Nizza Monferrato e Nizza Marittima), la sola dizione "NIZZA" non sarebbe stata sufficiente ad individuare l'ufficio.

NOVARA

Anno di introduzione: 1853.

Il 5 centesimi 3a emissione è accompagnato dal seguente certificato peritale

PALLANZA

In tutto il periodo d'uso dei francobolli del Regno di Sardegna non esiste alcun bollo a cerchio semplice con le ore di Pallanza.

 

PINEROLO

Anno di introduzione: 1853.

SALUZZO

Anno di introduzione: 1855. Il 20 centesimi 3a emissione reca la firma di un perito piemontese, mentre il successivo 40 centesimi è stato posto in vendita con il certificato peritale parzialmente riprodotto in calce.

SAVONA

Anno di introduzione: 1854.

Prima di passare al prossimo ufficio vorrei raccontare la storia di questa striscia di 3 pezzi del 5 centesimi della 3a emissione. L'aspetto del pezzo è ottimo (e degno di entrare a pieno titolo in qualunque collezione di Sardegna). Esso apparve nel gennaio 2016 su eBay a un prezzo veramente stracciato (380 dollari), giustificato dalla dizione "repaired". Visto l'aspetto, nonostante fosse riparato, l'avrei acquistato volentieri, ma, ahimè, c'era il "punto" e così lo segnalai come falso alla casa d'aste. Nonostante ciò, il lotto fu riproposto in vendita il 31 gennaio e il successivo 10 febbraio, senza ricevere offerte. Il 6 marzo il venditore provò a ridurre il prezzo a 320 dollari, ma non vi furono offerte né allora, né nella successiva messa in vendita del 13 dello stesso mese. Il proprietario allora decise di metterlo in vendita a un prezzo simbolico e così il 23 marzo 2016, dopo 14 offerte, la striscia venne finalmente aggiudicata a 130,50 dollari.

SUSA

In tutto il periodo d'uso dei francobolli del Regno di Sardegna non esiste alcun bollo a cerchio semplice di Susa (con o senza ore, con o senza punto!).

A seguire riproduco anche un pezzo, forse senza "punto", ma il cui annullo risulta, per quanto detto sopra, di pura fantasia. Esso faceva bella mostra di sé nell'asta recente di una famosissima ditta piemontese e veniva offerto con la firma di un perito triveneto! Se sul francobollo posso avere qualche dubbio (anche se a mio avviso si tratta di una ristampa privata di scarsa qualità), sicuramente l'annullo è inventato e la data precede di molti mesi quella effettiva di emissione: mi era quasi venuta voglia di comprarlo, ma poi ho deciso di segnalarlo alla casa d'aste... e non mi hanno neppure ringraziato!

 

TORINO

Anno di introduzione: 1852. Esistono più bolli con leggere differenze.

L'ultimo pezzo riprodotto non ha il "punto", ma un bel "53", mentre le prime date conosciute sono di FINE 1854! Però è corredato da tanto di certificato peritale.

 

TORTONA

Anno di introduzione: 1858.



VERCELLI

Anno di introduzione: 1855.

 

Concludo questa lunga sequenza con un consiglio: meglio acquistare un francobollo (soprattutto se falso) in meno e un libro (filatelico) in più. La pubblicazione che in questo caso consiglio è quella di Giuseppe Fontana, "Stati Sardi - Bolli e annullamenti postali 1851-1863", Ghiglione editore, Genova 1976 (e successivo aggiornamento). In quel volume descrivemmo tutti i bolli falsi allora conosciuti (quelli qui illustrati sono praticamente già tutti citati), un elenco da me recentemente aggiornato con diversi articoli pubblicati su L'ANNULLO e su IL POSTALISTA (*). Non è un'opera introvabile neppure a tanti anni dalla sua uscita, ma, se tenuta a portata di mano, vi eviterà di sprecare i vostri risparmi in pseudo francobolli, "buoni" solo per chi li vende e per chi ne percepisce le relative percentuali, del tutto incuranti del fatto che la "gallina dalle uova d'oro" della filatelia, con questo andazzo, presto non produrrà più neppure delle "caccherelle".

Lorenzo Oliveri

(*) NdR, vedi:

DOPPI CERCHI PERICOLOSI
di Lorenzo OLIVERI (L'ANNULLO n. 201 rivista ANCAI

1° aprile: Pesca Miracolosa di Lorenzo OLIVERI