falsi in filatelia

Armi e metodi contro trucchi & falsificazioni

le domande sui falsi

Il decalogo dell'acquirente on-line di Lorenzo Oliveri

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Mago Merlino (alias Lorenzo Oliveri) (*)

È la notte di Natale: mentre attendo che mia moglie torni dalla messa di mezzanotte, sto ripassando il mio archivio filatelico. Dalla porta del mio studio scorgo l’agrifoglio con le luci e le fragilissime palline di vetro soffiato, un vero cimelio storico degli anni ’50, e, accanto, il presepe, che tutti gli anni mia moglie prepara con le antichissime, quasi centenarie, statuine che mio padre usava negli anni ’30. In questi paesi sulle montagne liguri il presepe è una tradizione che continua…

Non so, sarà l’atmosfera particolare di questa notte santa, sarà l’attesa che si protrae, perché il sentiero che dal paese sale alla nostra casa richiede una lunga e buia camminata (siamo isolati in quanto la strada carrozzabile è sommersa da quasi due mesi da una gigantesca frana), ma dall’archivio comincia a venir fuori una serie di immagini che hanno del miracoloso, sono veri e propri miracoli filatelici. Sono tante, tantissime le immagini, oltre diecimila, e, a riprodurle tutte, ciascuna con la propria storia, probabilmente si continuerebbe fino al numero DUEMILA dell’ANNULLO, anche perché ogni giorno se ne aggiungono altre. E allora comincio a sceglierne qualcuna, qualcuna fra quelle che mi sembrano più in sintonia con questa notte.


IL BUON SAMARITANO


C’era un francobollo povero, anche se il suo valore era altissimo - 5 Lire del 1889! -, povero perché, per farlo valere commercialmente di più, lo avevano colpito e ferito con un annullo falso. Figuratevi che, nonostante fosse in vendita a soli 99 centesimi, era stato visto da diversi collezionisti, ma tutti erano passati oltre…

     

Così, mosso a compassione, un certo Fil pensò di raccoglierlo e miracolosamente lo fece comparire su una busta diretta in Francia, che per la verità aveva già la sua tariffa regolare di 25 centesimi, ma volete mettere, un 5 Lire di Umberto su busta… Perché il miracolo fosse perfetto fu necessario completare l’annullo con un po’ d’inchiostro ed ecco: subito ben 40 offerenti se lo contesero fino a 167 euro.

 

LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI, DEI PESCI E… DEI GRONCHI ROSA

Possedere un “Gronchi Rosa” su busta per i collezionisti di storia postale della Repubblica è sempre stato un sogno, che per i più è rimasto nel cassetto. Al massimo potevano fare come ho fatto io: mettere in collezione la busta regolarmente viaggiata con il “rosa” ricoperto dal “grigio”, magari prestando un po’ di attenzione che il “rosa” fosse autentico. Ricordo che l’offerta di queste buste con il “rosa” autentico ricoperto subì un boom tra la fine del 1966 e l’inizio dell’anno successivo. Qualche maligno azzardò l’ipotesi che nelle cassette di sicurezza di alcune banche fiorentine invase dalle acque dell’alluvione del 4 novembre si trovassero numerosi fogli del “Gronchi Rosa” (si parlò addirittura di 6000 esemplari). Poiché nuovi senza colla non valevano molto e la rigommatura era abbastanza facilmente individuabile, pare che alcuni siano finiti sotto il “grigio” di normali aerogrammi con l’annullo del volo, per salvare almeno una parte del loro valore. Qualche pignolo sottolineò che così il “rosa” non aveva volato, però per i periti fu assai arduo stabilire se il “rosa” (che era autentico!) si fosse trovato sotto il “grigio” 5 anni prima o dopo. Ma abbandono i lontani ricordi e vengo ai recenti miracoli, che hanno finalmente permesso ad alcuni collezionisti di acquisire questi cimeli filatelici a un prezzo, tutto sommato, non esagerato.

Il primo miracolo, operato da un certo Leo, reca il bollo dell’Ufficio Filatelico di Milano: Alcide, tu che stai facendo la catalogazione dei bolli degli sportelli filatelici, potrai scoprire, da minuti particolari, che questo è un annullo leggermente diverso dai due che hai catalogato (un nuovo tipo?), ma non siamo troppo pignoli (si potrebbe ridire anche qualcosa sul “rosa”)... teniamo presente che si tratta di MIRACOLI!


Questa busta ricevette 27 offerte e venne aggiudicata per 401euro.

Un’altra busta-miracolo, sempre ad opera del nostro Leo, questa volta col bollo dell’ufficio filatelico di Roma, comparve a breve distanza della precedente, ricevette 36 offerte e venne venduta a soli 181 euro (ma i collezionisti si erano già “scannati” per la precedente).

Anche qui, poiché si tratta di miracolo, lasciamo da parte i discorsi troppo pignoli appena fatti sopra per il bollo e il francobollo.


Ma il miracolo che probabilmente gli valse la santificazione di Ebay con l’aureola (sotto forma di medaglia d’oro accanto al nome), San Leo lo compì con la busta che segue.

A Milano, all’ufficio filatelico, la mattina del 6 aprile 1961, sapevano già che il “rosa” lo avrebbero ricoperto col grigio (magari oscurandolo solo parzialmente, supponendo che più “defenestrato” era, più avrebbe avuto valore) e questo documento rischia di far riscrivere tutta la storia del “Gronchi Rosa” . Fino ad ora si era sempre sostenuto che il 5 aprile una ventina di impiegati, nottetempo, presso le Poste di Roma avesse effettuato la “ricopertura” del gronchi rosa e ora si scopre che lo fecero anche a Milano.... Unico neo, pochi capirono l’eccezionalità del miracolo: la busta ebbe 46 offerte e fu aggiudicata a soli 181 euro.

LE PECORELLE SMARRITE

A Parma un grosso proprietario greco di nome Spiro aveva affidato uno dei suoi tanti greggi al nostro San Leo. Si trattava di un gregge di 25 pecore, tutte identificate col marchio “40”.


Un brutto giorno due pecorelle (le due in alto a destra della foto del… gregge) se ne andarono per conto loro e, ahimè, si smarrirono. Leo non ci pensò due volte, abbandonò le altre 23 che se ne stavano tranquille, tutte attaccate a pascolare, e attraversò monti e valli alla ricerca della coppia fuggita, finché trovò che erano finite sul pezzetto del retro di una busta - pardon! - di un praticello. Le raccolse amorevolmente, le tosò un pochino sulla destra, se le mise sulle spalle (fu un po’ problematico perché erano in due, ma per i miracoli si fa anche questo!) e, felice, ritornò al gregge.


Quando Leo decise di vendere la coppia di “pecore” al mercato, il miracoloso ritrovamento non fu apprezzato a dovere: vi furono solo quattro offerenti e raggiunse la modesta cifra di 29 euro e cinquanta centesimi (ma molti sapevano che di quelle pecore vi era un intero gregge e che Spiro di greggi ne aveva prodotti tanti…).


Occorre sottolineare che Leo, come si addice a tutti i Santi, ha come primo requisito quello della modestia e dell’umiltà: infatti dice che i miracoli non sono opera sua, che li ha trovati così in una vecchia collezione, e soprattutto, a scanso di equivoci, che chi non crede ai miracoli si astenga dal fare offerte. Questa umiltà e modestia è, ovviamente, assai diffusa tra tutti questi “santi”, anzi è proprio un loro carattere distintivo: c’è chi si schermisce dicendo che i miracoli li aveva fatti il nonno, chi li ha scovati in un vecchio baule, chi dice (e sono in tanti) che questi miracoli appartengono alla propria vecchia collezione ormai in via di… liquidazione; c’è chi, esempio sublime di parsimonia, dice che le certificazioni dei miracoli sono costosissime e, se credete ai miracoli, non dovete assolutamente buttare via i vostri soldi con i periti; c’è chi, forse proprio per sfuggire alla beatificazione di Ebay, cambia ogni mese il nome o compie decine di miracoli in brevissimo tempo e poi sparisce senza lasciare traccia di sé (a parte nel mio archivio di postulatore di cause di santificazione).

 

È NATO, È NATO! UN NUOVO ANNULLO SVOLAZZA NELL’ALTO DEI CIELI

Sempre a San Leo dobbiamo la comparsa di due “supermiracoli”, sia per il tipo di affrancatura, che darà non poco filo da torcere agli studiosi di storia postale per fornirne un’interpretazione plausibile (non per niente si tratta di miracoli!), sia, soprattutto, per il timbro che annulla i francobolli.

Come è noto a tutti i Soci ANCAI (e se qualcuno non lo sa, o non lo ricorda, è sufficiente si documenti su un buon catalogo di annulli del Regno di Napoli), gli annulli cosiddetti a “svolazzo” furono creati quando a Napoli la Direzione delle Poste Borboniche, oltre ad essersi stancata di vedere applicati sulle buste più francobolli falsi che buoni (ed infatti oggi, caso unico della filatelia mondiale, costano meno alcuni falsi d’epoca dei corrispettivi francobolli autentici!), cominciò a scocciarsi anche del fatto che i propri impiegati staccavano dalle buste i francobolli già usati e li riutilizzavano facendo semplicemente coincidere il timbro con la scritta ANNULLATO, bollo identico in dotazione a tutti gli uffici. Così, come ha magistralmente scritto Emilio Diena nella sua monografia sui FRANCOBOLLI DEL REGNO DI NAPOLI, furono create ben 37 diverse tipologie di timbro con la scritta ANNULLATO, facendo in modo che non più di 3 o 4 uffici possedessero annulli identici. Ora due miracoli di San Leo obbligano gli studiosi a rivedere tutta la materia: a quanto pare, infatti, Napoli e Casalvolone ebbero in dotazione un nuovo tipo di “svolazzo”, simile ad alcuni bolli del secondo gruppo, ma a un’attenta analisi non sovrapponibile ad alcuno di essi: la trentottesima tipologia!


Questa busta fu venduta in asta a 155 euro ed ebbe 14 offerte, in verità poche, perché credo nessuno si sia accorto dell’eccezionalità dell’annullo (la segnalo, così l’acquirente, se avesse la fortuna di leggere “L’ANNULLO”, scoprirebbe la doppia rarità della busta in suo possesso).


Questo frammento, con la sua bella affrancatura mista, venne venduto a 47 euro e cinquanta centesimi ed ebbe 8 offerte, veramente poche, viste la rarità dell’insieme e, per noi marcofili, l’eccezionale nitidezza del bollo, che, almeno questa volta, non ha richiesto l’intervento della premiata ditta Bertazzoli.

E concludo questa carrellata con un pezzo venduto proprio in prossimità del Natale: attenzione, in questo caso il miracolo, che più miracoloso di così non può essere, anche per il nome del “miracolista”, Nata..l, è stato disputato da 34 offerenti, fino a raggiungere la ragguardevole cifra di 612 euro (che poi, a ben pensare, tanto ragguardevole non è, visto che i cataloghi quotano la Trinacria nuova attorno ai 300.000 euro…).


Ora è finalmente rientrata mia moglie e, visto l’articolo, lo ha subito bollato come blasfemo: lei ai miracoli crede, così come i responsabili di Ebay, ai quali ho segnalato più di 8000 di questi “miracoli”. In ogni caso sono stato doverosamente ringraziato per la segnalazione e assicurato che la avrebbero tenuta nella massima considerazione.

Mago MERLINO

 

(*) - L'articolo è stato pubblicato sul N. 200 de L'ANNULLO, del marzo 2014, con il titolo: Epifania di Miracoli.