falsi in filatelia


 

 










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falsi in filatelia
Lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

di Luciano Nicola CIPRIANI

Ormai è diventata non solo una consuetudine, ma penso anche un impegno di sfida, non solo nei confronti dello Stato, ma, ritengo, anche nei nostri che cerchiamo di mettere in evidenza la non perfezione delle imitazioni. Ad ogni nuova integrazione alla serie ordinaria Posta Italiana, arriva l’integrazione della serie falsificata. Ad oggi mancano i tre valori emessi recentemente: 0,85, 1,90 e 3,60, ma ritengo che non debba passare molto tempo anche perché, oltre al commercio per frode allo stato, c’è anche il mercato filatelico che tira abbastanza. Questi falsi vengono venduti certamente a meno del facciale per lo smercio attraverso le rivendite conniventi di valori bollati, ma nel mercato filatelico il guadagno è in proporzione maggiore in quanto venduti a più del facciale.
Che volete il collezionismo è così, per appagare il piacere della passione …. !




Figura 1 – il falso 0,70 in luce viola

Il nuovo valore da 0,70 falso ha delle migliorie rispetto ai precedenti fratellini: la stampa è più pulita ed appare ancora più vicina a quella degli originali. Ma, prima di passare in rassegna le sue caratteristiche e le differenze con l’originale, vorrei prima di tutto evidenziare che l’inchiostro verde e rosso sono debolmente fluorescenti, ma interessante è anche la carta utilizzata, è nuova per i falsari, un po’ meno per alcune emissioni estere: contiene al suo interno filamenti fluorescenti di vario colore, visibili solo in luce viola (figura 1). La carta superiore stampata non è molto diversa da quella degli altri falsi, diverso è invece il foglio siliconato che negli altri falsi ha riflessi perlacei. In questo falso, invece, è molto simile a quello dei francobolli originali.
Nelle immagini che seguono, l’originale è sempre in alto o a sinistra.
Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e l’imitazione.



Figura 2 – confronto in larghezza tra l’originale (in alto) e l’imitazione.




Figura 3 - Confronto in altezza, l’originale a sinistra

Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento. Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografica. Da notare che anche con l’ingrandimento riportato in queste prime due figure, le due immagini appaiono decisamente identiche, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti. Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande; si nota bene il minore spessore dei font di stampa nell’imitazione, questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente distinguibile da quello originale.



Figura 4 – le scritte in cartella grande a
sinistra della busta, l’originale in alto

Altro carattere di miglioria in questo nuovo falso, comune anche al fratello da 0,75, è la vernice bozzolosa che conferisce il rilievo alla stampa. Ricorderete che l’effetto rilievo, tipico della calcografia, era stato simulato con una vernice trasparente bozzolosa che alla lente appare come plastificata. Questa vernice è lucida ed aveva i bozzoli un po’ troppo grandi tanto da essere facilmente riconoscibile facendo scivolare il polpastrello sul disegno. La nuova versione di questa vernice plastica è stata applicata con bozzoli molto più piccoli e la differenza con la vera calcografia si è ridotta notevolmente. In ogni caso rimane sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici.

Se poi questa vernice è un po’ fuori registro rispetto al colore, allora queste macchioline grigie si vedono anche lungo uno o due bordi del disegno (dipende dall’entità e dalla direzione del fuori registro). Nel caso di figura 4 (in basso), si vede bene come i bordi superiore e sinistro siano accompagnati da una serie di puntini grigi, visibili molto bene sopra la parola POSTE in alto a sinistra. Tutte le scritte ed il disegno hanno come base questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della P di POSTE e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la T di ITALIA.



Figura 5 – parte della scritta l’originale in alto


Figura 6 – il valore, l’originale in alto


Figura 7 – la scritta ITALIA, l’originale in alto


Figura 8 – la busta, l’originale a sinistra

 




Figura 9 – le scie, l’originale a sinistra

Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8), nell’originale ha sempre la copertura dorata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente; nell’imitazione la doratura è sempre assente. Nella figura 9, invece, non ci sono grandi differenze da evidenziare, però c’è da dire che l’inchiostro utilizzato per questi falsi è sempre molto lucido che ben riflette la luce radente. Se c’è del fuori registro con la vernice plastica sottostante, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente dell’inchiostro. La figura 10 mostra una leggera differenza di tono del rosso, direi non significativa; è interessante, invece, in quanto mostra bene, a causa del fuori registro, la vernice plastica sottostante la quale conferisce un aspetto non ben definito ai caratteri. Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette in evidenza.
Anche la fustellatura è stata migliorata (figura 11). Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale. Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura nel falso non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti è diversa dall’originale.



Figura 10 – la scritta in ditta, l’originale in alto



Figura 11 – la fustellatura, l’originale in alto

Nelle ultime due figure è riportata la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13). Anche questo carattere è stato migliorato, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali (sempre in alto nelle due figure). Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto da indebolire spesso la rigidità del foglio; da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che nell’imitazione non esiste se non casualmente.



Figura 12 – la tracciatura verticale, l’originale in alto



Figura 13 – la tracciatura orizzontale, l’originale in alto