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Falsi, manipolazioni, periti

di Vignati Danilo Paolo Vittorio

Un problema che voglio portare all'attenzione dei miei quattro lettori è il fatto di poter incappare in qualcosa che può essere falso o falsificato nonostante possa essere messo in vendita da affermati commercianti, di chiara fame e notoria irreprensibile esperienza. Un piccolo esempio concreto può essere d'aiuto. Data la grande mole dei pezzi messi in asta tutti gli anni (si va da aste di poche centinaia di pezzi ad alcune, estere per lo più, dove i lotti proposti possono essere anche 45.000 per singola tornata d'asta) la probabilità di incappare in esemplari dubbi non tende certamente a zero. Una campagna di stampa, qualche anno fa ha costretto i venditori a limitare le descrizioni "da esaminare" ed ora sono abbastanza pochi i pezzi con tale indicazione dubbiosa, sia per lo stato di conservazione che per la garanzia di autenticità. Capita purtroppo che taluni oggetti viaggiano da un catalogo all'altro finché non approdano al collezionista che li farà sparire per anni. Per di più non sempre una firma o un certificato possono essere sicuri. Se la mancanza di certificati o di firme peritali non dovrebbe essere un problema (per essere tranquilli basta sottoporre il pezzo alla firma di qualche perito entro una ventina di giorni dall'acquisto) non bisogna fidarsi troppo, anche di pezzi già periziati. Nessuno è infallibile e i periti possono apporre la firma poco prima del restauro filatelico. Oppure il falsario può operare anche sulle firme, copiandole di sana pianta.

 

Mi è capitato di acquistare un frammento di lettera con una striscia di 3 del francobollo da 20c della IV di Sardegna che presentava dei margini eccezionali. Già l'annullo in rosso di Milano mi sembrava troppo facilmente riproducibile e mi ero messo in sospetto (anni fa avevo acquistato un pezzo con annullo simile e il timbro aveva sporcato la busta di carta che conteneva la lettera e che avevo usato per il trasporto a casa, segno che l'inchiostro era ancora troppo fresco…). Altro sospetto è la posizione delle firme di perizia. Un perito aveva messo la sigla accanto al francobollo da 5c, un altro solo vicino alla striscia del 20c, come se fossero due cose diverse. Poiché il frammento aveva delle tracce di sporco facilmente rimovibili con gomma pane, e successiva immersione in acqua per togliere le macchie di acidità della carta, avevo sottoposto il pezzo a questa semplice operazione. Operazione che nei paesi del Nord Europa viene svolta direttamente dal perito incaricato di effettuare gli accertamenti d'autenticità. Staccare il francobollo dal supporto permette infatti di verificare anche il retro del francobollo stesso, allo scopo di garantire che non vi siano spellature e assottigliamenti. Tutti conoscono la tenacità di alcune colle dei francobolli antichi. Ebbene a questo pezzo è bastata l'immersione in acqua per pochi minuti (i francobolli si era staccati troppo facilmente dal supporto) per svelare in pieno l'atroce verità: era stato aggiunto il margine di sinistra della striscia in modo così perfetto che neppure con una forte lente di ingrandimento avevo visto il trucco e né con il polpastrello del dito avevo sentito la differenza di spessore. Il restauro filatelico era stato svolto con grande perizia, segno che non era certo di una mano dilettante ma di un vero professionista. L'utilizzo di una colla reversibile (ovvero che può essere facilmente asportata dall'acqua e che non è permanente come può essere invece il vinavil od altro) è un chiaro segnale di chi ci sa fare. Il fatto poi che la prolunga del margine mancante del francobollo sia stata fatta con uno spessore rastremato così perfetto, indica un'abilità acquisita negli anni con centinaia di pezzi simili all'attivo. Il fatto che sul frammento di lettera al di sotto del margine aggiunto non vi sia traccia del timbro in rosso fa pensare che sia una pura falsificazione con un timbro di Milano a disposizione dell'artista di questi oggetti e non un accurato restauro.

Sicuramente, visto dal punto di vista del restauro, era un pezzo veramente eccezionale per qualità d'esecuzione, tanto da aver ingannato due periti fra i più noti, almeno due case d'asta e due acquirenti (fra cui anch'io).

Con vera professionalità, il Titolare della casa d'asta da cui l'avevo acquistato ha accettato il reso (benché ci fossero due firme di periti…) purché il tutto fosse stato riportato nelle condizioni iniziali della messa in vendita. Cosa che ho puntualmente fatto, rimettendo il tutto come era e dove era. Ma dopo neppure sei mesi il pezzo è stato rivenduto da un'altra casa d'aste. Ora non conosco in quale collezione questo pezzo riposa. Occorrerà attendere che venga esposto. O che il fortunato possessore legga queste poche righe. In questo scritto non si vuole criminalizzare l'opera dei periti filatelici (nelle immagini a corredo di questo articolo, le sigle dei periti sono state occultate per rispetto del loro lavoro) e neppure fare una scuola delle perizie o delle contraffazioni. Si vuole solo mettere in guardia i collezionisti riguardo i propri acquisti. Solo un collezionista bene informato può difendersi dagli imbrogli.

La stampa filatelica italiana sembra più interessata a promuovere il settore commercializzato dal proprio editore o a fare da cassa di risonanza del malumore dei collezionisti organizzati nei rispetti della Federazione, più che a essere veramente al servizio dei collezionisti. Pochi conoscono la rivista internazionale FFE Fakes, Forgeries, Experts di Paolo Vollmeier che è l'unica ad affrontare integralmente il problema dei falsi e delle falsificazioni. Certo la lingua utilizzata (l'inglese è d'obbligo per un prodotto che debba essere veramente internazionale) non aiuta la massa dei collezionisti; il costo abbastanza impegnativo per una pubblicazione che si presenta in veste veramente splendida; gli argomenti trattati che non sono solo per principianti (anche se vengono affrontati pezzi che pochi anni fa rientravano nelle vendite delle novità) sono tutti fattori che non ne potranno mai fare una rivista popolare. Sbaglia chi non ne comprende appieno le potenzialità di aprire la mente del collezionista preparandolo ad affrontare le insidie dei falsi, ma sbaglia chi pensa di non trarne giovamento perché non conosce l'inglese. Esiste la versione tradotta in italiano, l'unica versione al mondo di una così importante pubblicazione che viene incontro al collezionista per dargli gli strumenti per salvaguardare i soldi spesi per il proprio hobby e che è prodotta e distribuita da chi vi scrive. Tale mio progetto editoriale si presenta in modo abbastanza dimesso: sono fotocopie in B/N del solo testo tradotto lasciando la necessità di acquistare l'edizione originale per avere le bellissime illustrazioni a colori. Chi volesse avere maggiori informazioni e i sommari dei primi 5 fascicoli li può trovare ai seguenti indirizzi: www.AIEP.net ; www.datadiv/vollmeier.it o le copie della rivista le può acquistare in Italia tramite Vaccari (www.vaccari.it) o direttamente dal traduttore la sola edizione italiana (danvigna1@tin.it).

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