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Storia Postale di Sicilia

Settecento anni di storia della comunicazione

SICILIA 1130-1858 : è l’arco di secoli che abbracciano tre volumi
di Vincenzo Fardella de Quernfort, studioso del servizio postale nell’Isola.



Nell’era dei fax e dell’e-mail che è quella che viviamo, è stato facile dimenticare le faticose tappe della comunicazione, la strada impervia percorsa dall’umanità per poter trasmettere, da un luogo a un altro, un messaggio scritto. Una lunga via, probabilmente iniziata in età romana. In quell’epoca lontana – come sappiamo – c’era un servizio postale indicato come cursus publicus che assicurava, attraverso varie stazioni di posta, l’inoltro dei dispacci di Stato. 

I servizi in età medievale

  Per riferirci soltanto alla Sicilia, si può dire che in età medievale, durante il regno normanno, un servizio esplicato da corrieri (detti cavallari o cursori) consentiva l’invio delle comunicazioni della Corte anche a grandi distanze. Ed è sorprendente apprendere che è stato possibile, attraverso l’analisi dei tempi di percorrenza, calcolati in base alle informazioni date dai grandi geografi medievali – primo di tutti Edrisi – indicare le miglia percorse e i giorni impiegati per raggiungere una località attraverso la varie “stazioni di posta” (che già i musulmani di Sicilia avevano chiamato “Rakhal”). Due soli esempi: dal secolo nono al secolo dodicesimo, il percorso Palermo-Trapani di 82 miglia era percorso in tre giorni e circa 7 ore; il percorso da Agrigento a Palermo di 135 miglia poteva essere percorso in cinque giorni a 10 ore circa.
Ha fatto questi calcoli, e in generale ha studiato le vicende della posta (prima della nascita del francobollo), dall’anno 1130 – anno dell’incoronazione a Palermo di Ruggero II – fino al a1858, l’anno che precede in Sicilia l’introduzione del francobollo, Vincenzo Fardella de Quernfort. Egli ha fatto confluire gli esiti di studi trentennali nei tre ponderosi volumi “Storia Postale del Regno di Sicilia” (editrice Zefiro, di Bagheria/Palermo, € 130,oo).
Oltre settecento anni di storia della comunicazione postale in Sicilia sono raccontati in 1280 pagine con l’ausilio di 472 illustrazioni (di cui circa 200 a colori), 10 tavole in bianco e nero, 173 riproduzioni di documenti d’epoca.
La presentazione dei tre volumi, l’ultimo dei quali riservato ai bolli e agli annullamenti postali dal 1786 al 1861, è del prof. Tommaso Romano dell’Università di Palermo, la prefazione del prof. Umberto Balistreri della Sovrintendenza Archivistica per la Sicilia. Questi testi, insieme alla Cronologia storica e storico-postale, sono anche tradotti in inglese e tedesco.
Il prof. Vincenzo Fardella de Quernfort, collezionista e giornalista filatelico noto in campo internazionale, ha dedicato lunghi anni allo studio della storia postale in Sicilia. Dalla sua ricostruzione apprendiamo che alla fine del Trecento ha inizio il servizio dei corrieri postali quasi ad esclusivo uso dei mercanti. Erano i corrieri che collegavano le località toscane della produzione dei tessuti di lana con la Sicilia. Molto spesso si servivano dei trasporti marittimi. Questo tipo di servizio durò fino alla metà del Cinquecento.

A pagare era il destinatario

E’ in quel periodo che viene organizzata una efficiente rete di servizi dalla famiglia bergamasca dei Tasso. Era una concessione fatta dalla Corona di Spagna ad un congiunto dei Tasso (nel 1549 nominato “1° Mastro dei Corrieri”), che consentiva ai privati di usufruire del servizio, naturalmente pagando.
A meno che non fosse preventivamente deciso, allora a pagare per la corrispondenza ricevuta era il destinatario. In quel secolo il servizio postale venne perfezionato con l’organizzazione di punti di appoggio per il cambio dei cavalli o dei muli. Ma era ancora un servizio gestito in concessione a privati.
Nel 1786 avviene la svolta. Cessa la concessione ai privati e quindi il servizio viene affidato ad una pubblica amministrazione. Il segretario del Vicerè viene nominato Ispettore delle poste in Sicilia. Fino a quell’anno la corrispondenza veniva contrassegnata da segni grafici, ma da quel momento in poi la corrispondenza comincia a ricevere i “bolli” (nominativi e datari). E c’erano anche dei segni particolari sulla busta: una doppia Croce di Sant’Andrea distingueva la posta che doveva essere trasportata a cavallo; una croce semplice indicava il pagamento anticipato della corrispondenza. 

Quando scoppiò la rivoluzione 

I moti rivoluzionari portarono lo scompiglio nel servizio postale siciliano. Durante la rivoluzione del 1820 – e c’è un documento che lo attesta – il direttore delle poste di Siracusa, nella impossibilità di avviare con i mezzi terrestri la corrispondenza diretta nella Sicilia occidentale – incaricò un “commesso soprannumerario” perché oirtasse via mare lettere e pacchi a Trapani. Situazione analoga durante la rivoluzione del 1848.

L’excursus di Fardella si conclude con l’analisi della situazione postale nel 1858. E’ l’anno che precede l’introduzione del francobollo di Sicilia. Fu Tommaso Aloysio Juvara, nipote del grande architetto, a disegnare e incidere i francobolli con il volto di Ferdinando II. Erano francobolli bellissimi, ma ebbero vita breve. Decaddero infatti con lo sbarco di Garibaldi e delle camicie rosse a Marsala.

Giuseppe Quatriglio

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