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I BOZZETTI

 

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L'Italia all'ONU in tre dimensioni:
francobolli, buste e occhialini

Danilo Bogoni


Puntare al primato è un obiettivo più che legittimo. Sempreché sia seriamente pianificato, altrimenti si finisce col pasticciare. Anche nel campo del francobollo. Prendiamo l’idea, sicuramente innovativa per l’epoca - parliamo della seconda metà degli anni Cinquanta – di applicare ai dentelli postali il sistema di stampa 3D, che allora si chiamava anaglifico. Meglio ancora, come si legge nel bollettino illustrativo numero 16 uscito in coincidenza con il debutto dei due francobolli repubblicani del 1956 ”celebrativi dell’Italia nell’Organizzazione delle Nazioni Unite”, del “cosiddetto procedimento anaglifico per la visione stereoscopia artificiale”. Nato in Germania, in Italia poteva vantare una sua posizione preminente “per gli studi compiuti ed i mezzi approntati”. Per questo, o forse anche per questo, il procedimento applicato soprattutto nell’areofotogrammetria”, per la prima volta fu fatto proprio dalle Poste tricolori. Un parto, va detto, affatto facile.

Era da qualche anno, difatti, che al Ministero delle Poste accarezzavano l’idea dei francobolli anaglifici. Nel 1953 arrivati ad un passo dal varo, come testimonia il decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, firmato il 25 giugno di quello stesso anno e col il quale veniva autorizzata “l’emissione di una serie di cinque francobolli celebrativi, speciali anaglifici, nella ricorrenza del primo centenario dell’inizio degli studi relativi alla stereoscopia”. Come al solito, le caratteristiche tecniche, i termini per la validità ed il cambio dei francobolli medesimi, erano rinviate ad un successivo decreto del ministero delle Poste e Telecomunicazioni, di concerto con il ministero del Tesoro. Decreto che non arrivò mai, sembra per contenere il numero delle emissioni. Oltre che poco rispettosa del Capo dello Stato, la decisione ministeriale di annullare l’emissione colse di sorpresa anche l’Istituto Poligrafico dello Stato dove i bozzetti – cinque, con vedute di Roma, un tema che sembrò si adattasse a pennello per la stereoscopia - già erano stati predisposti. Presero la via del Museo storico delle comunicazioni da dove, tre anni dopo, vennero tirati fuori dal cassetto per essere impressi – rigorosamente col procedimento stereoscopico – sulle cinque buste prodotte dalla Croce rossa in coincidenza con l’emissione del 29 dicembre 1956, ciascuna delle quali venduta a 20 lire, assieme all’occhialino bicolore che consente di apprezzare l’effetto 3D.

Ci sembra – scriveva Junior, alias Enzo Diena, nel numero 2, 1957 de Il Collezionista Italia Filatelia - che la soluzione di inserire gli occhiali sia nei ‘bollettini illustrativi’ sia in speciali buste vendute a beneficio della Croce Rossa Italiana sia stata particolarmente felice”. Queste le immagini: Via dei Fori Imperiali - statua di Cesare Augusto; Colosseo; Ponte e Castel Sant’Angelo; Campidoglio – statua di Castore e Fontana di Trevi. Ogni busta, stampata a Piazza Verdi dall’Istituto Poligrafico dello Stato dal lato veduta reca la scritta “Brevetto ’M.M’.”, l’indicazione dell’illustrazione e quella dello stampatore. Al verso: “Pro Croce Rossa Italiana”, e in basso “L.20”.

Le cinque buste della Croce Rossa Italiana con vedute romane stampate col procedimento anaglifico. In origine erano destinate ad altrettanti francobolli del 1953

A prima vista, in realtà, le illustrazioni risultano scarsamente gradevoli in quando danno l’impressione di essere stampate fortemente fuori registro. Sono invece di grande utilità per capire il principio base del procedimento anaglifico: due colori, il rosso e il verde. Trovarle oggigiorno non è facile. Anche a livello di riproduzione (debbo alla cortesia del perito Raffaele Diena la fornitura dell’immagine con Fontata di Trevi). Chissà, probabilmente chi le acquistò conservò l’occhialino e, forse perché considerata poco attraente, buttò nel cestino la busta-contenitore. Chiaramente si tratta di una ipotesi, anche perché sullo specifico argomento la documentazione letteraria, se si fa eccezione alla puntuale cronaca di Junior-Enzo Diena, è scarsissima.

Nei suoi interventi Junior-Enzo Diena non mancò di evidenziare una criticità. “C’è solo una critica da fare: e cioè che, mentre l’immagine di destra del globo è stampata, nei francobolli, in verde, negli occhialini la ’lente’ di destra è di colore azzurro: ne deriva che l’immagine appare in rilievo con una certa difficoltà, in quanto il filtro non esclude in modo efficiente la stampa verde”. Un errore non proprio secondario, oltretutto ripetuto in tutte le varie edizioni dell’occhialino.

Quello, tanto per incominciare, unito al bollettino illustrativo (con la data di emissione corretta: 29 anziché il 15 dicembre, come in origine previsto, cioè il giorno del primo anniversario dell’ammissione dell’Italia all’Onu) mediante un’apposita custodia con le istruzioni, in doppia lingua, per l’osservazione. Questo il testo: La posizione normale degli occhiali è illustrata nello schizzo, in cui i valori di AC e BC sono di circa 35 cm.” A sua volta l’occhialino del bollettino porta le scritte: “sinistro” e “destro”, collocato rispettivamente sotto le lenti sinistra e destra nonché, sempre a destra: “l’immagine osservata appare in rilievo dopo circa 30’’.

L’occhialino distribuito con il bollettino illustrativo

Gli esemplari distribuiti attraverso le buste della Croce Rossa Italiana portano, in alto, la scritta: “Non manchi nella vostra raccolta un francobollo italiano”, ma anche “Fatevi correntisti postali. Questo tipo è allegato pure al libro “I francobolli dello Stato Italiano”, edito nel 1959 dell’Istituto Poligrafico dello Stato.

Non manchi.... Distribuito con buste Croce Rossa Italiana

 

Distribuito con le buste della Croce Rossa Italiana e con il libro “I francobolli dello Stato italiano”

Non è finita. Pure la ristampa del volume, effettuata nel 2009, contiene l’occhialino, in questo caso ristampato e con lenti dai colori che presentato tonalità di rosso e azzurro più scure rispetto ai colori del 1956: Privo di inviti a farsi correntisti postali a collezionisti, l’occhialino ristampato nel presente millennio, porta, in aggiunta, la scritta: “Non utilizzare questi occhiali per prolungati periodi di tempo o durante attività diverse da quelle per cui sono stati costruiti. In caso di malessere, anche lieve, si consiglia di rinunciare. Non fare utilizzare a bambini di età inferiore ai 48 mesi”. Sotto, su due anziché le quattro righe precedenti, il consueto consiglio per l’uso: “L’immagine osservata appare i rilievo dodo 30". In questo caso l’occhialino è firmato: Produzioni ANAF 3DS studio, azienda romana attiva, tra l’altro, nel campo degli occhiali 3D.

L'occhialino nella ristampa del libro “I francobolli dello Stato italiano”


Non meno complesso fu il varo dei francobolli anaglifici, tecnicamente ispirati agli studi dei tedeschi Otto Köhler, Ulrich Graf e Curt Calov contenuti nel volume “Mathematische raumbilder edito a Berlino nel 1938 da Dreyer & C. (il bollettino illustrativo riporta correttamente titolo ed editore dell’opera, ma per il testo riportato esplicativo del procedimento anaglifico, rimanda a Dove e Rollmann).

Ad occuparsi quantomeno delle immagini di alcuni dei progetti che portarono all’emissione, secondo alcune fonti fu Max Wendt, che ebbe un ruolo non secondario, mentre C. Donati si occupò di una immagine, prendendo come base la stereoscopia del globo di Curt Calov che figura nella prova di colore del taglio da 25 lire effettuata, assieme al 60 lire, il 18 maggio 1956. Tre le immagini base, due architettoniche con l’Arco di Trionfo sormontato da bandiera e un Capitello romano, l’altra geografica con l’emisfero terrestre. L’idea, per quanto si può dedurre dalle prove di colore era quella di proporre sul taglio da 25 lire l’Arco di trionfo o, in subordine, il Capitello romano, e sul 60 lire il globo terraqueo.

(Visita la pagina con i bozzetti)

In date s’intende diverse, di tutti e tre i bozzetti, pronti già il 20 febbraio, vennero fatte le prove di colore. Le prime risalgono al 24 marzo 1956. Protagonista l’Arco di trionfo con la scritta, a parte quelle istituzionali, disposta su due righe: L’Italia nelle Nazioni Unite; il Capitello romano con la stessa dicitura, disposta in maniera diversa (l’Italia in tutte maiuscole, alla base del Capitello) e in tutti e due i casi valore da L. 25; Globo, con valore da L. 60 e impostazione grafica assai simile a quella in seguito adottata. Il cartoncino con la prova effettuata il 9 aprile contiene una nuova versione dell’Arco da Trionfo da L. 25 il quale nei due lati presenta la scritta O N U. La versione pressoché definitiva arrivò il 18 maggio con globo impresso sia sul 25 che sul 60 lire.


All’epoca francobolli, occhialini e prodotti ancillari (bollettino, buste Giorno di emissione e buste a beneficio della Croce Rossa Italiana) conobbero una grande notorietà. Grazie anche alla cassa di risonanza di cui godette l’iniziativa per merito di Marcello Corsini che ne parlò durante una delle sue partecipazioni alla popolarissima trasmissione “Lascia o raddoppia?”. Ne scrissero pressochè tutti i giornali, qualcuno non proprio benevolmente, mentre il settimanale “Candido” stampò un intero paginone di vignette satiriche.

Programmati per il 15 dicembre, uscirono solamente il 29 dello stesso mese. Costringendo a correggere, mediante soprastampa, la data già stampata nel bollettino illustrativo, ma non riuscendo a bloccarne l’uscita anticipata. Qua e là dentelli Onu tridimensionali apparvero già il 14 dicembre, dando vita ad una immediata speculazione. Testimoniata, ancora una volta, da Junior-Enzo Diena dalle colonne de “Il Collezionista – Italia Filatelica. “La notizia si sparse con la velocità del fulmine, e subito alcuni ‘furbastri’ iniziarono la caccia agli esemplari in circolazione. C’è stato chi ha intrapreso apposta dei viaggi, incurate dei disagi derivanti dall’incipiente stagione invernale; c’è stato chi, nel vedere uno di quei francobolli nelle fortunate mani di qualche collega o conoscente, non ha saputo resistere alla tentazione di farsene acquirente ‘a qualunque prezzo’, ed ha sborsato fino a cinquemila lire per un solo valore sciolto, spinto a ciò dalla speranza di fare una buona, ottima speculazione.
In quei frenetici giorni
– afferma - noi ci siamo personalmente adoperati per far opera di persuasione, incitando alla moderazione ed alla riservatezza coloro i quali - gli occhi lucidi di cupidigia – percorrevano l’Italia a tappe forzate sulle tracce di almeno un francobollo tridimensionale. Il 29 dicembre, con la regolare emissione die due commemorativi l’ingloriosa caccia si è conclusa.
Questo non toglie –
la condivisibile conclusione – che una maggiore sicurezza di sé tornerebbe a tutto decoro della nostra Amministrazione delle Poste; un altro paio di episodi di questo genere, ed i filatelisti italiani si trasformeranno in altrettante reclute dotate di eccesivo scetticismo; ignoreranno gli ordini, in attesa dei contrordini”.

Una volta usciti i francobolli ci si accorse che presentavano delle carenze. “Non si può dire – riportiamo ancora una volta il commento a caldo di Junior–Enzo Diena - che essi siano particolarmente solidi: si piegano facilmente, ed altrettanto facilmente si arricciano o si spezzano. La colpa è soprattutto nella gomma, che non è ‘codronata’, cioè spezzettata. Ma per poter ‘codronare’ la gomma, bisogna che essa sia applicata su carta avvolta in bobina; mentre la patinata che ha servito per la stampa dei due valori ‘tridimensionali’ è stata fornita in fogli sciolti” stampati su carta patinata. Primo caso di questo tipo di carta utilizzata in periodo repubblicano per produrre francobolli".

Ai primi del mese di marzo del 1957, con la seconda provvista della serie, fece la sua comparsa la codronatura. Alberto Diena ne consigliò la raccolta, oltretutto “si distinguono abbastanza agevolmente da quelli distribuiti nel dicembre scorso” per la forte codronatura, al punto da aver “intaccato la carta, che viene ad assumere, specie se guardata in trasparenza, un caratteristico aspetto telato, che non sparisce nemmeno in seguito a lavaggio”. E poi ci sono una serie di varianti: carta leggerissima; gomma liscia, lucida; gomma ruvida; gomma lucida con vergature diagonali ma anche gomma opaca quasi invisibile.

Dopo tanto parlare di anaglifico, a qualcuno sarà forse venuta voglia di saperne di più. Curiosità più che legittima che tentiamo di soddisfare riproponendo di sana pianta il testo non firmato, pubblicato nel bollettino illustrativo:

Ricorre quest’anno il centenario dell’invenzione del cosiddetto procedimento anaglifico per la visione stereoscopica artificiale.
Le immagini di uno stesso oggetto, date da ognuno dei nostri occhi, sono fra loro diverse a causa della distanza esistente fra questi. Il complesso processo di sintesi e di comparazione, che un centro del nostro cervello effettua su queste due immagini, ci dà la cosiddetta visione stereoscopica naturale.
Potremo procurarci artificialmente la visione stereoscopica di un soggetto, osservando, ad esempio, con un occhio una sua immagine e con l’altro un’altra sua immagine, ottenuta opportunamente da un punto di vista differente da quello della prima.
Nella versione stereoscopica anaglifica, per fare giungere ad ogni occhio la sola immagine che gli compete, ci si vale di una proprietà dei colori complementari (ad esempio, rosso e verde). Questi, per sottrazione, danno l’oscurità; sicché un segno rosso tracciato su un foglio di carta bianco appare, visto attraverso un filtro verde, come un segno nero su un fondo verde; analogamente un segno verde, visto attraverso un filtro rosso, appare nero su fondo rosso; si noti che nel primo caso eventuali altri segni verdi si confondono con il fondo e quindi non sono visibili; lo stesso accade nel secondo caso per eventuali altri segni rossi.
Pertanto, osservando le due immagini dell’oggetto, stampate sovrapposte su carta bianca, una in rosso e l’altra in verde, avendo ad un occhio un filtro rosso ed all’altro un filtri verde, si verifica che ognuna delle due immagini è visibile solamente da un occhio. Si realizza, così, la condizione richiesta per conseguire la visione stereoscopica; l’immagine stereoscopica nera dell’oggetto appare, infine, su un fondo bianco, in virtù del processo di fusione dei colori dei due fondi, rosso e verde, che avviene nel nostro cervello. Tale processo ha analogia con quello secondo il quale i colori complementari hanno la proprietà di dare, per addizione, il colore bianco.
Ovviamente, scambiando i colori dei filtri anteposti agli occhi, si ottiene un’inversione dell’oggetto, come se la dimensione di questo nella direzione dell’osservazione, si capovolgesse.
Il procedimento anaglifico, che non può essere ignorato da chiunque si occupi di geodesia, di edilizia, di misurazione delle figure aeree e terrestri, offre indubbi vantaggi perché le figure doppie non vengono messe una accanto all’altra ma sovrapposte e, oltre che stampate possono essere proiettate. Infine, nel procedimento anaglifico non v’è limite alla grandezza delle figure da osservare.
Di tali peculiarità ci si avvale, soprattutto, nell’aerofotogrammetria. Con speciali macchine grandangolari installate a bordo di aerei, si effettuano riprese fotografiche del terreno, le quali possono essere analizzate in breve tempo a terra, mediante adeguate apparecchiature basate sul procedimento anaglifico, consentendo di rilevare, nel modo migliore e più economico, ogni particolare planimetrico del terreno, nonché dettagli minimi come, ad esempio, il tipo di veicoli sulle strade.
Per gli studi compiuti ed i mezzi approntati in questo campo, l’Italia vanta una posizione preminente. Recentemente la nostra aeronautica militare ha iniziato il primo esperimento su vasta scala di rilevamento di intere regioni, in base al quale si è potuto calcolare che una sola brigata di aerei, opportunamente disposti e distanziati, alla velocità di 700 – 1000 kmh., a quota 12.000 metri, potrebbe fotografare l’intero suolo italiano in un’ora di volo
”.

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