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3 soldi sono ancora troppi!
L’agevolazione tariffaria per i militari
Laurent Veglio

Il giorno 27 giugno 1792, poco prima la sua destituzione, il re Luigi XVI promulgava il decreto, votato quattro giorni prima dall’Assemblea nazionale, con cui si istituiva un’agevolazione tariffaria per i soldati e ufficiali combattenti all’estero (fig.1). La guerra intrapresa in primavera, contro l’Austria e gli Stati coalizzati, aveva portato l’esercito francese a spingersi in Belgio e Germania e, successivamente, anche in Italia…

Fig. 1 – “Le lettere indirizzate alle armate saranno tassate secondo la tariffa [in corso] fino all’ultimo ufficio postale presso il confine, la tassa da pagare non potrà essere
aumentata dal costo del percorso in territorio estero fino all’esercito”.


Il principio base era di far pagare soo la tariffa interna francese fra l’ufficio d’impostazione del mittente e l’ufficio di frontiera affidando le corrispondenze alla “Poste aux Armées”: quest’ultima inoltrava allora le lettere fino al reggimento del destinatario [1]. Il 29 ottobre 1792, una circolare dell’Amministrazione generale delle poste completò questa disposizione istituendo lo stesso schema nella direzione: esercito all’estero / destinatario in Francia (fig.2). Nei due casi i costi dell’inoltro della posta in territorio nemico erano a carico della Direzione generale delle Poste di Parigi e del Ministero della guerra. Ultima precisazione, una circolare d’applicazione della legge 3 fruttidoro anno VIII (21 agosto 1800) definì gli uffici di scambio fra posta civile e “Poste aux Armées” e, per quanto riguardava “l’Armée d’Italie”, essi furono individuati in Chambéry e Nizza

Fig.2 – Lettera impostata a Torino ed indirizzata nei dintorni di Bordeaux.
A tergo, timbro amministrativo del “Chef de brigade du 20° régiment de cavalerie”
recante l’effigie della Repubblica armata.

Questa prima lettera in porto assegnato è stata scritta il 22 dicembre 1800 da Ruffé, colonnello del 20° reggimento di cavalleria di stanza a Torino: la sua missiva fu affidata all’ufficio militare n° 2 che appose il suo timbro lineare [2]. La tassa da pagare fu stabilita in 9 décimes, cioè per la distanza fra Chambéry e Bordeaux secondo la tariffa francese vigente dal 1° vendemmiaio IX (23 settembre 1800).

 

Il colonnello scrive al padre di uno dei suoi ufficiali per annunciarli la promozione del figlio, ne fa i complimenti per il suo comportamento e le sue qualità… poi l’informa che ha consentito al giovane luogotenente un prestito di 33 monete d’oro (“Louis d’or”) per facilitare e velocizzare il suo equipaggiamento (nuova divisa, cavallo, bardatura, ecc.)... Attende quindi il pronto rimborso della somma!

Questo primo provvedimento tariffario deciso già nel 1792 era stato completato con una disposizione supplementare statuita con la legge del 5 nevoso anno V (25 dicembre 1796), volta ad incoraggiare i civili che scrivevano ai militari, a pagare il porto delle loro lettere anticipatamente (fig.3), cioè a spedire lettere in “porto pagato”.

Fu pertanto stabilita una tariffa di 3 sous (pari a 15 centesimi o un décime e mezzo) qualunque fosse la distanza che doveva percorrere la missiva! Ben presto, l’amministrazione postale si era accorta delle difficoltà spesso incontrate nell’incassare l’ammontare delle lettere inviate in porto assegnato ai militari: truppe in movimento, soldato ferito e ricoverato in ospedale o, peggio, ucciso o scomparso, oppure militare sprovvisto di denaro… tante lettere che restavano in giacenza e in attesa di essere ritirate e pagate… senza contare le lettere rifiutate dagli stessi destinatari!

Fig.3 – Lettera scritta ad Annecy il 12 agosto 1801 ed indirizzata ad un capitano in stanza a Torino. Il mittente pagò il porto all’impostazione (3 sous) e l’ufficio appose il bollo di porto pagato P 84 P


Potremmo pensare che quest’agevolazione tariffaria [3] fosse stata accolta con interesse ed entusiasmo dagli utenti della posta che scrivevano ai loro parenti o amici… A quell’epoca, infatti, perdurava l’idea che non si doveva pagare il porto delle lettere alla partenza, la cortesia voleva che si permettesse al destinatario di pagarlo, presumendolo in grado di poterlo fare, quindi di non offenderlo sostituendosi a lui. Aggiungeremo anche che, in questi difficili momenti della Rivoluzione, la situazione economica era peggiorata e le risorse personali erano diminuite, pertanto, si era poco propensi a spendere denari per spedire lettere.

Ed infatti, una gran parte della posta indirizzata ai militari, seguitò ad essere spedita in porto assegnato… I 3 soldi da pagare erano ancora troppi! Nella nostra ricerca documentaria, abbiamo trovato quest’avviso (fig.4) pubblicato nella stampa francese nel 1800 [4]: è una comunicazione del tesoriere del 102° reggimento di fanteria di stanza a Bergamo.

Fig. 4

La prego, cittadino, di pubblicizzare nelle vostre prossime edizioni che il Consiglio d’amministrazione del 102° reggimento ha deciso di non ritirare più dalla posta militare le lettere spedite dai parenti dei militari, eccetto quelle affrancate. Le spese non trascurabili generate da questa categoria di missive ci hanno costretti a prendere questa decisione.

Una decisione irregolare, ma rappresentativa delle difficoltà incontrate nel riscuotere la tassa sulle lettere spedite ai soldati! Queste lettere respinte sono di difficile reperimento, ne proponiamo una che appartiene solo parzialmente a questa categoria, in quanto non scritta da parenti di militari (fig.5). Si tratta di una proposta commerciale fatta da Pistorius & David, ditta di forniture di guerra, ed indirizzata a Torino al Consiglio di amministrazione del 78° reggimento. In un primo momento la lettera fu respinta: vi si può leggere refusée in basso a sinistra della soprascritta. Poi la parola fu cancellata e la tassa postale pagata: non si trovano timbro o diciture che indicherebbe un déboursé o un rebut. La prima reazione del Consiglio d’amministrazione del reggimento fu verosimilmente di non pagare la lettera scritta da un corrispondente ignoto.

Fig.5 – Lettera scritta a Strasburgo il giorno 16 fruttidoro anno IX (3 settembre 1801). Spedita in porto assegnato e tassata per 8 décimes, cioè per la distanza fra Strasburgo e Chambéry, ufficio di scambio fra posta civile e “Poste aux Armées”.


Proponiamo per concludere una tabelle riepilogativa delle tariffazioni stabilite per la “poste aux Armées”:

 

Note:

[1] Lo scopo di questo articolo è di presentare la tariffazione vigente per i militari. La struttura operativa della “Poste aux Armées” (addetti, uffici, etc.) sarà fra poco il tema di una prossima cronaca.
[2] Tipo L-02.6 nella nomenclatura di Vollmeier & Giribone (Le armate francesi in Italia, volume II, pagina 527), il cui uso è censito a Torino dal mese di maggio 1800 al mese di giugno 1802.
[3] I testi regolamentari sono riprodotti o trascritti da Michèle Chauvet in Introduction à l’histoire postale, edizione 2016, capitolo 5.
[4] Giornale parigino La clef du cabinet des souverains, edizione del 16 settembre 1800.

Litografia da un disegno originale di Carle Vernet (1758 - 1836)

 

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