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la serie "ALTI VALORI" in euro

di Giuseppe PREZIOSI(da L'Occhio di @rechi n. 39)

Una premessa.

È indubbio che, come sostengono gli amici del C.I.F.O., collezionare (e soprattutto studiare) i francobolli ordinari può essere fonte di gratificanti scoperte. Per ottenere risultati, a volte anche notevoli, non è necessario spendere grandi somme, occorre solo avere occhi allenati e spirito di osservazione. Infatti, per poter "scoprire" qualcosa di nuovo è necessario innanzitutto esaminare un gran numero di valori uguali che, ovviamente, devono costare poco ed essere facilmente reperibili e ciò può accadere solo tra gli ordinari che, in genere, hanno avuto tirature plurimilionarie. Anche la storia postale (intesa in tutte le sue sfaccettature) non può fare a meno delle affrancature con gli ordinari che coprono (o meglio coprivano) tariffe anche insolite e poco utilizzate. D'altra parte, in tempi recenti, che hanno visto la progressiva rarefazione della comunicazione scritta, gli stessi ordinari hanno ormai una diffusione limitata e quindi tirature molto più contenute con "grandi numeri" più piccoli.

Le caratteristiche comuni tra i valori della serie.

Certamente dopo l'entrata in vigore dell'euro una delle serie ordinarie più intriganti è stata quella degli alti valori (o "testine") in euro. 11 valori (che dubito potranno ulteriormente aumentare) emessi tra il 2002 e il 2005, profondamente diversi dai loro fratelli maggiori (in termini di età) con importi in lire. Il disegno dei "nostri", infatti, privo dell'indicazione del valore in lettere, risulta più pulito, equilibrato e leggibile degli altri. A parte la cornicetta con le volute e la scritta "Italia", gli elementi su cui focalizzare l'attenzione, peraltro perfettamente leggibili, sono tre: l'Italia turrita (la "testina"), lo stemma dello Stato e il tassello con la cifra del valore.
Per quanto nettamente diversi dagli alti valori in lire, essi sono generalmente descritti e studiati in appendice ai primi. L'amico Manzati, conscio della posizione ancora "marginale" che riveste la serie (nella sua interezza, in lire e ancor più in euro), scriveva solo lo scorso anno: "Ad oggi poco collezionata, racchiude in sé un grande potenziale per uno studio di «Filatelia tradizionale» ma soprattutto di «Storia Postale»". Eppure è innegabile che dal punto di vista estetico e soprattutto cromatico gli undici valori in euro possiedano un loro fascino grazie anche, come si è detto, al disegno ben leggibile ed equilibrato, opera del Puliti e, ancor più, del Vangelli le cui doti artistiche sono al di là di ogni ragionevole dubbio.
La serie innanzitutto è divisibile in due, con caratteristiche diverse (e perciò non parlerei di tirature diverse per il francobollo da 1 €, ma di due valori diversi). I primi 7 francobolli, tutti emessi tra il gennaio e il febbraio 2002, e quindi appena dopo l'entrata in vigore dell'euro, sono incisi (tutti i valori sono stampati in calcografia, in fogli di 100, da bobine) con un tratto più fine. Le testine e gli stemmi hanno tra loro colori diversi ed estremamente delicati (tranne forse il valore da 3,62 €), le cifre del valore sono piuttosto piccole e poco leggibili, il tassello che fa da sfondo all'importo presenta un fondo di linee che si incrociano con una griglia quadrettata. I quattro valori emessi invece tra il 2004 e il 2005 hanno le testine di colore verde, gli stemmi sono tutti rossi (entrambi gli elementi con varie tonalità), l'incisione e i colori sono più "forti", le cifre di dimensione maggiore e più leggibili, il fondo su cui spiccano queste ultime è dato da un incrocio di linee che realizzano una griglia obliqua.
Gli importi, poi, denunciano due finalità di utilizzo completamente diverse. I sette valori iniziali, tranne in due casi – l'euro e il 6,20 – rappresentano un arrotondamento al centesimo nella trasposizione dalla lira. Si potrebbe cioè affermare che sono stati emessi con il condizionamento mentale della vecchia moneta. Il valore da 1,55 € ad esempio è la riproposizione del vecchio 3.000 lire, il 2,17 € corrisponde a un 4.200 lire che, insieme ad un 800 (0,41 €), fa 5.000 lire (il costo di una raccomandata primo porto), ovvero 2,58 €, altro valore della serie (e quindi non si comprende l'utilità del 2,17 €).
I quattro valori emessi tra il 2004 e il 2005 lo sono stati con la mente condizionata già dall'euro e quindi con arrotondamenti a 5 centesimi e ancor più a 10. La "giustificazione" per l'emissione di almeno due di essi è stato l'aumento del costo della raccomandata, passata a 2,80 € (o meglio a € 2,35 di "diritto di raccomandazione" più 0,45 € di affrancatura ordinaria primo porto). Anche in questo caso vengono proposti due francobolli (uno dei quali poco utili) e, poiché quello da 1 € è stato emesso per "migliorare" il corrispondente valore del 2002, l'unico valore totalmente nuovo (e non corrispondente a nessuna tariffa) è il 3 €.
Tenuto conto della "difficoltà" di impiego dei due alti valori della prima serie, il 3,62 € e il 6,20, in pratica, Poste italiane ha "pensionato" sette valori in due anni. I dirigenti pensavano di più ai prioritari (i "cosi dorati" che dal 2002 avevano avuto copiose emissioni) e in prospettiva a qualcosa di nuovo, la "lettera aquilone", che forse era già allo studio.
Con queste premesse per alcuni valori è difficile parlare di "numerose" ristampe e ancor meno di "tirature di milioni di pezzi". Pur essendo tutti gli 11 valori regolarmente utilizzabili, per alcuni di essi si può parlare tranquillamente di una rarefazione d'uso in tempi certi e in genere ristretti e per alcuni siamo sicuri che non sono state né più saranno realizzate ulteriori tirature.
Il valore da 1 € 2002 è stato in uso per quattro anni esatti, è stato poi pensionato e sostituito da un pari valore.
Quello da 1,24 € poteva, all'epoca, assolvere il doppio porto prioritario per l'interno, tariffa per la quale però esisteva l'apposito valore autoadesivo, oppure, insieme al 2,17 €, la raccomandata III porto per l'estero. Peraltro dopo due anni neanche questo uso è stato più possibile e l'ex 2.401 lire (potere degli arrotondamenti) ha dovuto necessariamente accoppiarsi con altri valori (ad esempio 2 pezzi + 10 cent "donne nell'arte" per la raccomandata). A mio parere è tra i pezzi più "rari" della serie allo stato di usato.
Anche l'1,55 € (l'ex 3.001 lire) non ha avuto un uso molto ampio. Almeno all'inizio, poteva affrancare un III porto ordinario per l'interno. Un uso possibile (ma non realistico) è quello con l'1,24 € e 1 cent per affrancare la raccomandata primo porto da febbraio 2004. Volendo, però, se ancora ce ne fossero in giro, lo si potrebbe utilizzare in coppia e con un 20 cent per affrancare ancora oggi la raccomandata "normale", sempre primo porto.
Del 2,17 € si è già detto. Ha avuto anch'esso un uso biennale (in concorrenza col 2,58 €), certamente più frequente dell'1,24 e dell'1,55 €.
Il 2,58 € è stato usato in modo massiccio per due anni scomparendo dalla circolazione in brevissimo tempo dopo il febbraio del 2004.
Faticoso e prolungato nel tempo è stato lo smaltimento del valore da 3,62 € (7.010 lire) che non aveva un uso corrispondente nelle tariffe al momento dell'emissione, se si esclude un ipotetico IV porto ordinario per l'interno o un'ancor più irreale tariffa editoriale 3 – 5 kg in contrassegno pagato per c.c.p. In realtà lo troviamo quale complemento per grossi plichi. Presumo che non sia stato più ristampato per cui trovarlo usato sciolto non è semplice, impensabile poi in grossi quantitativi.
Stessa sorte per il 6,20 € che poteva affrancare un plico prioritario V porto per l'interno (e ciò per due anni). Dato il consistente importo (e l'assenza dei centesimi) ancora oggi qualche ufficio (ad esempio il servizio filatelico centrale) lo usa in complemento con altri valori per grosse spedizioni in contrassegno. Dubito che si effettueranno ulteriori ristampe.
Dei quattro valori emessi tra il 2004 e il 2005 certamente non sono stati più ristampati i valori da 2,35 € e da 2,80 € mentre un uso abbastanza frequente vien fatto ancora dell'euro e del 3 €. Tra i primi due, il più utilizzato (e quindi stampato) è certamente il 2, 80 mentre il 2,35 €, che fin dall'inizio, come il 2,17 € in precedenza, non poteva affrancare nulla da solo, ha avuto una vita piuttosto grama per due anni e mezzo, sino al maggio del 2006, quando la raccomandata primo porto è passata a 3,30 €. Eppure, anche se poco usati, sia il 2,35 € che il 2,17 € hanno avuto almeno due ristampe ciascuno e comunque per il 2,17 € la tiratura complessiva è stata realizzata con due tipi di carta diversa. È evidente, invece, che per il 2,80 € può esser fatto solo un discorso statistico e su grossi quantitativi.

Il 2,17 €.



Come già detto la tiratura è stata realizzata su due tipi di carta diversa, usati molto probabilmente in contemporanea o a seguire.
L'esame dell'immagine ci permette a prima vista di distinguere un valore stampato con toni più forti e un altro con toni tenui e con un'incisione più fine. La differenza si nota meglio, a forte ingrandimento, nello stemma repubblicano, quasi arancione nel primo caso, fine e giallastro nel secondo. Al rovescio la differenza appare ancora più netta. La carta del primo valore è più consistente, quasi gessata e non lascia neanche intuire il disegno del recto, quella del secondo è più leggera, anche se dà l'impressione di essere più resistente, e lascia intuire il disegno del recto.
In controluce, e al recto, la carta del primo valore appare ricoperta da una patina lucida (come in alcuni valori in lire – 3.000, 4.000 e 5.000 – in uso dalla seconda metà degli anni ottanta e stampati insieme ad alcuni commemorativi dello stesso periodo) facilissima a danneggiarsi e a rendere il francobollo inservibile al primo accenno di piega, cosa che non succede col secondo valore la cui carta è in superficie opaca. Lo strappo dei dentelli è netto nel I tipo, leggermente sfrangiato nel secondo.
Posso affermare con sicurezza che la distribuzione fu contemporanea e …. iniziale, basta porre appena attenzione agli annulli. Entrambi i valori furono usati nel 2002 in provincia di Bergamo. Non essendovi alcuna differenza né nella dentellatura né sostanzialmente nei colori è possibile affermare che appartengono a un'unica tiratura anche se certamente su carta e forse anche macchina diversa.
Alla lampada di Wood, il verso del tipo lucido appare più scuro e grigiastro dell'altro che è invece bianco – luminoso. Il recto invece del tipo lucido è giallastro con macchie luminose, il recto del mat è invece bianco luminoso come il retro. Esaminandone un più consistente quantitativo, il tipo lucido si presenta al recto quasi sempre giallo con chiazze bianche più o meno estese in qualche caso molto estese. Il verso invece è sempre opaco tranne in tre casi (che corrispondono alle chiazze bianche al recto). In un caso in cui vi è stata una perdita di schegge di colore la parte si presenta opaca e violacea. Il tipo mat al verso è, per circa i ⅔, bianco brillante; in 4 o 5 casi trasparente, il recto invece è quasi sempre bianco brillante e solo in qualche caso giallo.


Possiamo a questo punto concludere, pur tenendo conto che si tratta comunque di valori usati e quindi soggetti al lavaggio, che il tipo lucido ha la fluorescenza in patina e che la carta è scarsamente o per nulla fluorescente mentre il tipo mat è fluorescente in pasta. Bobine di carta diversa quindi con trattamento in superficie diverso. Probabilmente l'intera tiratura era prevista con carta da smaltare in superficie ma la necessità di completarla o di aumentarla costrinse i tecnici del Poligrafico ad usare una normale carta con fluorescenza in pasta più sottile ma più resistente.

Il 2,35 €.


Ben diverso è il caso del valore da 2,35 € apparso ad aprile del 2004 e quindi a cifre grandi. Al confronto i due valori, e in particolare i due stemmi della repubblica potrebbero far pensare ad una simpatica quanto accidentale variante di colore anche perché gli altri sono pressoché identici (specie la cornice e il valore). Sorge però il dubbio che in realtà si tratti di due ristampe diverse effettuate a distanza di qualche tempo quando ormai il colore rosso (o la miscela) usato in un primo tempo era completamente esaurito e la nuova fornitura era palesemente diversa. Quasi certamente le cose sono andate come descritto, a meno che, in corso d'opera, non ci si sia accorti che il rosso vivo scarseggiava e si sia aggiunta una varietà più scura per completare la tiratura.

 

Il 2,80 €.


Ancora diverso il caso del valore da 2,80 €. Il colore normalmente verde della testina vira al grigio scuro – nero pur lasciando immutati gli altri elementi cromatici del francobollo. In questo caso, però, si può pensare ad una momentanea carenza del verde, subito integrato. Per alcuni fogli però (non proprio pochi) la rotativa continuò a stampare, utilizzando il colore nero non compensato o integrato dal verde.


In effetti, esistono anche dei francobolli con un cromatismo intermedio grigio-verde molto tendente al grigio.
A parte però questa varietà simpatica ed evidente ma palesemente occasionale, quel che interessa di più nel 2,80 € è l'esistenza di un falso (terzo del gruppo sopra riprodotto), non costruito occasionalmente con le stampanti laser, sui bordi dei fogli originali, per ottenere improbabili varietà o per frodare una tantum la posta magari per fini filatelici (il famoso "falso per posta" su documento integro). In genere, i falsi da stampante si riconoscono per il disegno molto impastato ma soprattutto per la dentellatura che, quando c'è, è abbozzata e molto imperfetta. Il falso di cui si tratta (e che è già stato segnalato dal Manzati) è invece stato realizzato in quantitativi industriali, regolarmente distribuito e usato con una certa larghezza tanto che anch'io ne posso presentare un altro, passato per posta, e annullato con il bollo rosso di una macchinetta per l'accettazione delle raccomandate d'uso ormai non troppo frequente. Che sia servito veramente a far viaggiare una lettera non posso garantirlo con assoluta sicurezza non possedendo il documento integro. Certamente era incollato su un frammento di busta e faceva parte di una consistente fornitura di alti valori in euro acquistati da un corrispondente lombardo. La sua pericolosità è tale che solo al controllo della qualità, dopo il lavaggio, mi sono accorto che si trattava di un falso. La carta è certamente più sottile di quella usata dal Poligrafico ma la sua qualità è comunque discreta. Alla lampada di Wood si presenta uniformemente bianca sia al recto che al verso. Il disegno è certamente più impastato rispetto all'originale ma non tanto da essere distinguibile subito senza un confronto. Probabilmente le sbavature derivano più dalla stampa che dalla base (forse un offset, ma di qualità). Anche i colori non si discostano molto dagli originali.


L'esemplare non ha un aspetto rossiccio o bluastro, anche in questo il falsario ha lavorato a regola d'arte. Ma dove ha rasentato la perfezione è stato nella dentellatura. In genere per i falsi prioritari bastava un'occhiata: la fustellatura era troppo diversa dall'originale. Per il nostro falso è stato necessario ricorrere ad un odontometro elettronico per rilevare, alla fine, la misura di 14 e ¼ x 13 e ½ (gli originali sono 13 e ¼ - 13 e ½ x 13 e ½). Da un solo esemplare non è agevole stabilire se sia stato usato un perforatore a pettine, come per gli originali, o uno a blocco. Certamente non si tratta di un perforatore lineare e, se è a pettine, è di buona qualità.

Un po' di numeri.

Non ci resta a questo punto che trarre le somme per tentare di stabilire se la rarità intuita per i vari pezzi è supportata da qualche dato o frutto di immaginazione e, soprattutto, la frequenza percentuale dei tipi o delle varietà segnalate.
I francobolli esaminati sono stati 918 appartenenti a forniture diverse e distanziate almeno negli ultimi quattro anni. I fornitori risiedono tutti nell'Italia del Nord, prevalentemente in Lombardia, in cui risultano venduti ed usati la maggior parte dei pezzi. Ottenere una tal massa di francobolli, al netto degli scarti e senza pagarli più del dovuto, non è stato agevole. In proporzione, su ogni cento commemorativi dell'ultimo decennio, mi è toccato in sorte un alto valore in euro. La suddivisione del totale tra gli undici valori è la seguente:

 

 

A parte l'anomalo quantitativo del 6,20 € (evidentemente usato per inoltrare le domande per la regolarizzazione degli immigrati alla fine del 2002 a seguito della legge Bossi – Fini. A proposito, chissà come sono giunti sul mercato francobolli sciolti e anche bustoni integri relativi a tale "servizio amministrativo" e chissà a quanto sono stati venduti), il numero di tutti gli altri valori ha risposto in pieno alle aspettative. Molto difficili da trovare (e, se si trovano, difettosi o rotti) i valori da 3,62 € e 1,24 €. Poco usati, per la brevità della permanenza agli sportelli e quindi per "esaurimento scorte", l'euro del 2002 e l'1,55 €. Scarsamente usati per manifesta inutilità o brevità di utilizzo il 2,35 €, il 2,58 € e il 3 € (peraltro ora sostituito dall'adesivo "lettera aquilone" da 3,30 € per l'affrancatura delle raccomandate, e neanche quest'ultimo valore è facilmente rintracciabile usato). Nella norma l'uso dell'euro del 2005 e del 2,17. Abnorme l'utilizzo del 2,80 €, unico valore veramente molto comune e, giustamente, falsificato per realizzare un utile di qualche consistenza.
Per quanto riguarda le varianti segnalate dovrebbe essere ormai evidente che per il 2,17 € (fluorescenza in pasta o in vernice) e per il 2,35 € (stemma repubblicano in rosso vivo o in granata) si tratta quasi certamente di ristampe o addirittura tirature diverse; per il 2,80 € è invece una variante occasionale, vistosa, ma del tutto spiegabile.
Per quanto riguarda la diffusione del 2,80 € falso essa deve essere stata molto consistente soprattutto nelle regioni settentrionali (nell'ordine forse dell'1‰) ma certamente inferiore alla diffusione dei vari prioritari falsificati in epoca poco lontana. È impossibile viceversa stabilire il luogo di produzione, anche se bisogna tener conto degli apparati semi-industriali necessari.

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