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I misteri delle recenti emissioni italiane

di Giuseppe PREZIOSI (L'Occhio di Arechi n. 52 - ASFN)


Giorni fa il nostro segretario mi ha segnalato una notizia, pubblicata su Vaccari News che io colpevolmente non avevo letto: “Riviste le tirature 2012. I francobolli già stampati bastavano: da qui la scelta di non completare i quantitativi autorizzati. Il provvedimento riguarda nove voci”. Il testo recitava: Per nove emissioni, le macchine da stampa si sono fermate prima del previsto. I quantitativi già prodotti e immessi nella rete “sono sufficienti a garantire la distribuzione sull’intero territorio nazionale senza determinare situazioni di criticità nel mercato filatelico”. Così ha sostenuto Poste italiane, concordando con l’Istituto poligrafico e zecca dello stato “l’intendimento di non procedere al completamento della stampa”. In base al contratto di programma, ossia al documento che regola i rapporti tra l’operatore ed il ministero allo Sviluppo economico, spetta alla società guidata da Massimo Sarmi, tra l’altro, sottoporre al dicastero “le proprie motivate proposte circa la data di emissione, la tiratura ed il valore nominale di ciascun francobollo o intero postale, sulla base delle esigenze inerenti all’espletamento del servizio postale nonché al mercato filatelico. Il ministero adotta al riguardo le determinazioni di competenza. Ecco, dunque, l’atto con cui il Mise autorizza i tagli, rinunciando, per nove titoli del 2012, a far completare le tirature. Con significative riduzioni.
Sin qui la notizia che va opportunamente completata dalla tabella sottostante.

Dinanzi a questi numeri si possono effettuare numerose considerazioni, al di là dello sconcerto iniziale e a numerosi interrogativi. Innanzitutto, dalle date di emissione (o dai numeri di codice) si arguisce che non esiste una sequenza logica per i tagli effettuati. Si tratta di emissioni distribuite lungo l’intero arco dell’anno, alcune delle quali prive anche del numero sequenziale dei fogli stampati (anniversario della lira, Ponte Milvio, 150° anniversario delle Poste). Ciò fa venir meno uno degli assiomi fondamentali della filatelia italiana contemporanea e cioè che il Poligrafico effettui, con un’unica tiratura, l’intera stampa di un francobollo, producendo il totale dei pezzi previsto dal decreto di emissione. Ciò, però, dovrebbe comportare una numerazione caotica dei fogli, ovvero a numeri sequenziali dovrebbero corrispondere fogli di emissioni diverse, il che non accade e ciò ci spinge a presupporre che il numeratore (manovrabile) venga programmato per ogni valore di ogni emissione per il numero totale dei fogli che si dovrebbero stampare, al di là del fatto che essi si stampino di seguito e per davvero (dei numeri, quindi, potrebbero non esistere). Ma qui siamo nel campo delle pure congetture. Per il 2012 tirature certamente diverse sono documentabili solo per un paio di francobolli della “turistica” come già ebbi a scrivere (e ciò, vedremo altrove, per via di un altro accidente occorso durante la stampa dei quattro valori).
Si avvera dunque anche per i commemorativi la condizione delle “tirature” diverse per lo stesso francobollo con ciò che ne consegue a meno che non si voglia insinuare che scientemente e fin dall’inizio si fosse deciso di fermare molto prima le rotative, rimandando la sistemazione de iure ad un secondo momento e in modo cumulativo. Secondo momento scelto, peraltro, in modo molto “dubbio”. Ci si chiede: come mai solo in vista della cessazione della vendita si sia sentito il bisogno di rendere noto un fatto che si era verificato in tempi ben più lontani? È come costruire i recinti dopo la fuga dei buoi o anche fornire giustificazioni tardive a fatti i cui effetti potevano essere intuiti dai filatelisti più accorti.
Mi chiedo e vi chiedo: quanti usati delle emissioni falcidiate avete visto in circolazione? Per quanto mi riguarda, ad esempio, sono ancora alla ricerca dei tre valori della “lira” o, peggio, dei nove pezzi delle “poste”. Ed allora, altra domanda, è solo cattiva programmazione o speculazione bella e buona falcidiare con tagli addirittura dell’85% alcune emissioni invece che altre? E non sarebbe stato forse più saggio spalmare i tagli su tutte le emissioni dell’anno piuttosto che su alcune? Ed infine: a che serve programmare un numero pletorico di emissioni se poi, addirittura prima della stampa, ci si rende conto che esse non potranno essere smaltite con l’uso normale? Non sarebbe più saggio ridurre le emissioni ma curare una diffusione (e un uso) più capillare di quelle prodotte? Per quel che ne so, al di là degli “Spazi filatelia”, moltissimi uffici periferici, per quanto ne abbiano fatto reiterate richieste, non hanno avuto l’onore di ricevere neanche un foglietto delle “poste”.
A questo punto sono anche costretto a rivalutare la figura di quegli ostinati che ogni mattina cercano di intercettare presso tutti gli sportelli filatelici periferici i codici a barre. Di fronte a tirature così striminzite (76.500 codici, ad esempio, per l’orto botanico di Roma) averne fatta incetta può rivelarsi persino un piccolo affare economico.
Resta alla fine una sensazione di incertezza che mina ancor più la credibilità nei francobolli contemporanei prodotti da Poste Italiane. Da oggi si dovrà parlare di tirature presunte che potrebbero variare in futuro anche in modo consistente.
Quale rotativa per i francobolli del 2013 è stata già fermata molto prima del dovuto senza che gli interessati ne siano a conoscenza?

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