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I misteri delle recenti (2013) emissioni italiane

di Giuseppe PREZIOSI

Il sogno di chi scrive articoli di argomento scientifico (e, checché se ne dica, quelli di filatelia sono articoli “scientifici”) è di avere un’ampia platea di lettori che possano trarre spunto dagli scritti per allargare i loro interessi e magari imbastire una discussione sull’argomento. È per questo che molte volte si trattano tematiche diverse, più o meno divulgative, seguendo l’estro, il caso, i propri interessi, qualche volta una moda. Il fatto è che non sempre, ma capita, a suscitare un interesse maggiore non è lo studio più ponderoso o più “scientifico” ma quello gettato giù per caso, seguendo una curiosità spesso banale e magari sperando di interessare l’editore che dovrà pubblicarlo. È stato il caso de “I misteri recenti delle emissioni italiane” che, vuoi per il titolo, vuoi per i contenuti ha addirittura suscitato l’interesse documentato di due persone, due. Mi è giunta persino una velata richiesta di ripetere l’”esperienza” per il 2013 ed eccomi pronto a soddisfare i desiderata dei lettori, anche se mi rendo conto di essere stato quest’anno un po’ frettoloso, per cui l’analisi delle ultime emissioni dello scorso anno sarà forzatamente parziale con risultati incompleti.
Naturalmente non starò qui a ripetere quanto scritto nella prima parte del lungo articolo dello scorso anno, visto che i contenuti sono riproponibili in toto per quest’anno. Ci sono due sole differenze. È ormai certo (e ve lo proverò) che non solo per gli ordinari vengono effettuate più tirature e (questo poi lo ha ufficializzato Poste Italiane) i quantitativi previsti per ciascuna tiratura non sempre vengono “saturati”, per cui non si può più parlare di “francobolli ufficialmente stampati” ma di “tirature ufficialmente previste”. Inoltre, e anche questo è provato, l’IPZS, pressato da richieste “urgenti” per emissioni che si susseguono a un ritmo incalzante, è costretto a stampare più valori contemporaneamente, a utilizzare numerazioni diverse (e probabilmente macchine diverse) e quindi ad effettuare consegne parziali e spezzettate. Ciò, ad esempio, potrebbe spiegare perché nei vari uffici periferici i francobolli appaiono in tempi diversi da quelli di emissione, a macchia di leopardo e in quantitativi a volte striminziti, a volte debordanti, al di là e al di fuori delle richieste degli stessi uffici. Anche quest’anno, naturalmente, vi sono francobolli senza il codice alfanumerico che documenta i fogli stampati, o senza quello “a barre” identificativo della “programmazione”, o senza entrambi, anche se, per il secondo, pur non comparendo, si tratta di una mancanza solo apparente. E anche quest’anno la prima emissione (carnevale di Fano) risulta stampata nell’anno precedente e quindi con lettera iniziale del codice alfanumerico J e non K. Starei quasi per dire nulla di nuovo sotto il sole, al di là di quanto preciserò poi, se non fosse per una costatazione quasi “fisica”. Il numero delle emissioni è ancora cresciuto tanto che, continuando così, non avrò altra scelta che dividere le tabelle su due pagine o ridurre ancora di più il “passo” dei caratteri rendendoli di fatto illeggibili. Crescita abnorme e del tutto inutile, oltre che dannosa per la filatelia di base che si alimenta delle emissioni correnti. Diviene sempre più certo che, non solo la tiratura non viene effettuata completamente, ma che una gran parte va successivamente (e alla chetichella) inviata al macero, vista la sempre più pronunciata rarefazione dei francobolli in genere e dei commemorativi in particolare sul mercato dell’usato. Con tirature presunte sempre plurimilionarie, se i francobolli fossero effettivamente utilizzati essi dovrebbero essere in tutte le mani e il mercato dell’usato (parlo sempre di quantitativi consistenti) dovrebbe crollare ai minimi storici, a meno che non si voglia sostenere che vi siano dei grossi raccoglitori che distruggono quantitativi industriali di valori usati per tener alto il prezzo, cosa, per quel che ne so, altamente improbabile. Tutto ciò per ribadire che, se è vero che i giovani sono distratti da altri interessi e se i francobolli rivestono un’importanza sempre minore, Poste Italiane sembra affetta da una sindrome da cupio dissolvi o anche del “meglio l’uovo oggi che la gallina domani” che la costringe a spremere al massimo i pochi e anziani fedeli alle emissioni della Repubblica, quasi a scaricare sulle loro spalle da pensionati le perdite derivanti dall’obbligo del servizio universale, sapendo perfettamente di avere poco tempo prima che questa fonte si inaridisca definitivamente.
Comunque, al di là di queste elucubrazioni, che mi sembra di aver già letto da qualche altra parte, nel 2013 sono stati ufficialmente previsti 198.314.000 francobolli e 750.000 tra cartoline e buste postali oltre le 6 o 7 ristampe plurimilionarie degli ordinari da 0,10 e 0,70, le tirature (queste si, asfittiche) degli ordinari da 0,25, 0,85, 1,90 e 3,60, la prima fornitura della cartolina postale ordinaria da 0,70 (a proposito qualcuno ha visto mai un utilizzo diffuso delle cartoline o, peggio, delle buste postali?) e compresi i 2.500.000 pezzi del Carnevale di Fano stampati nel 2012. Considerando ancora valida la media di 35 valori per foglio (quest’anno se ne sono visti con 25, 28, 45, 50 e 70 pezzi) ed escludendo tutti gli interi, i foglietti, i minifogli e simili che quasi sempre non recano il numero di foglio, l’emissione del Carnevale di Fano e, ovviamente non tenendo conto dei valori ordinari la cui tiratura è ignota per definizione, si sarebbero dovuti stampare 5.317.543 fogli. Come già l’altro anno i conti non tornano. Tra il primo foglio della serie KA a me noto e l’ultimo risulta una differenza di 7.968.013 fogli ai quali ne vanno sommati altri 3.567.059 della serie KB che, come spiegai lo scorso anno, è attribuita, in genere, agli ordinari, ma con cui quest’anno sono state stampate anche le intere forniture (salvo successivi ritrovamenti) di ben sei commemorativi. A fare conto pari, a fronte dei circa 10 milioni di fogli da stampare ufficialmente, ordinari compresi, nel corso dell’anno, con entrambi i numeratori, ne risultano stampati 12 milioni, ossia circa 70.000.000 di francobolli in più, ovviamente, come già scrissi, introvabili e ingiustificabili.
Non mancano anche quest’anno anomalie e mancate corrispondenze tra l’ordine di “ideazione” e quello di stampa. A parte il solito francobollo pensato e stampato nel 2012, primo della serie (codice 1510), e tre dei quattro ordinari (perché i valori da 1,90 e 3,60 rientrano nella numerazione di quest’anno e non quelli da 0,85, 0,25 e 0,70, nell’ordine? Si sono forse esauriti i numeri disponibili e non utilizzati nell’anno di emissione dei primi valori della serie e immediatamente seguenti?), la serie dei codici va dal 1511 al 1572 con i numeri, fino al 1517 incluso, pensati nel 2012 e con i vuoti dei numeri 1518 (Nobel all’Europa, emesso nel 2012), 1552 e 1555. Quasi certamente il numero 1552 è stato assegnato alla busta postale da 0,70 non ancora emessa, mentre il 1555 è stato assegnato al Buono Risposta Internazionale, modello Doha da 1,29 € emesso l’1 luglio. A scorrere l’ordine dei codici si ha un’ulteriore conferma dell’urgenza di far cassa da parte di Poste Italiane. Gli inutili 25.000.000 di pezzi delle serie “arte orafe” e “uccelli delle Alpi” erano stati programmati rispettivamente a gennaio e ad aprile anche se poi emessi rispettivamente a maggio e a dicembre. I due ordinari di valore più alto, programmati ad aprile, sono stati emessi ad agosto e a settembre e così via slittando. Possiamo addirittura stabilire che entro il 30 aprile erano stati programmati già i ⅔ delle emissioni dell’anno, almeno fino al numero di codice 1549. Infatti, il valore per Papa Francesco, che non poteva essere programmato, ed emesso il 2 maggio, reca come codice il 1550.
Diverso l’ordine di stampa che tiene dietro alle possibilità di evasione degli ordini da parte del Poligrafico. Infatti, la prima emissione programmata, i cinque valori dell’arte orafa, sono stati stampati, almeno in parte, dopo i 178.000 fogli per Papa Francesco e l’emissione è avvenuta il 18 maggio. Strano, invece, il caso del valore per la Levi Montalcini. Programmato entro il mese di aprile e stampato nella seconda metà di luglio, è stato emesso solo il 16 novembre forse per avvicinarsi di più all’anniversario della morte o per l’indecisione sull’immagine che pure era stata stampata sul francobollo e che ha poi generato il pasticciaccio del bozzetto diverso apparso sul comunicato di Poste Italiane. Confrontando i dati delle tabelle, sarà sempre possibile stabilire le varie precedenze nell’ordine di ideazione, di stampa e di emissione.
Piuttosto quest’anno ho voluto approfondire il problema delle diverse tirature, effettuate nello stesso 2013, o addirittura nel 2014, problema parzialmente sfiorato lo scorso anno. Premetto che per poter fare un discorso articolato (e molto più esatto) sull’argomento bisognerebbe avere a disposizione una quantità di numeri di foglio decisamente maggiore e soprattutto provenienti o anche solo visti in molte parti d’Italia distribuite geograficamente in modo omogeneo. Con una mole di dati almeno venti volte superiore si riuscirebbe magari a spiegare anche il mistero dei milioni di fogli che sembrano stampati in più, oltre a sapere con certezza quanti francobolli sono stati effettivamente distribuiti per ciascuna emissione. Ma con le limitate disponibilità economiche e di contatti e in quest’angolo periferico d’Italia mi sento come quel poveretto che per fare penitenza del peccato di maldicenza era stato condannato a raccogliere per strada le piume di una gallina che lui stesso aveva dovuto precedentemente spennare. La gallina, nel nostro caso, è Poste Italiane (noi collezionisti siamo solo polli) e le penne sono i fogli che le stesse Poste distribuiscono in modo casuale in tutta Italia. Come è impossibile ritrovare tutte le penne, così, per una sola persona, è impossibile recuperare tutti i numeri dei fogli distribuiti e smembrati dagli stessi impiegati e clienti.
Eppure, le due successive tabelle offrono parecchi spunti di riflessione. Nella prima, eliminati i dati non necessari e le emissioni prive del numero dei fogli ho indicato in una colonna il numero più basso di cui avevo elementi documentabili, in un’altra il numero più alto. È bastato fare la differenza per rendersi conto che per almeno 13 emissioni si era sforato il quantitativo massimo stampabile, in qualche caso anche in misura molto elevata (Natale a soggetto religioso, D’Annunzio, Orti botanici, Arte orafa, Giornata del francobollo). La cosa è palesemente impossibile. Non avrebbe alcun senso fermare le rotative ben prima del completamento della tiratura per alcune emissioni e lasciare che altre fossero stampate in quantitativi… cinesi. Basti solo considerare che l’ormai più volte citata serie “arte orafa” sarebbe stata stampata in oltre 52.000.000 di pezzi. La spiegazione si ha nella tabella successiva. In essa sono stati posti in ordine, in un’unica colonna, tutti i codici in mio possesso, ovviamente scartando i consecutivi o con differenze tra loro inferiori a 10.000. Tramite un tripudio di colori vi è la spiegazione dei tanti presunti sforamenti nelle tirature ed anche perché, in periferia, la distribuzione dei valori di alcune serie sia avvenuta in un momento postumo alla data di emissione. Dando per scontate le successive tirature dei valori ordinari da 0,10 e da 0,70, ben distanziate nel tempo, i valori commemorativi per Paschetto e D’Annunzio sono stati stampati assieme e alternando le bobine di carta ora per un valore, ora per un altro. Anche i tre valori della serie per gli orti botanici hanno avuto una stampa simultanea forse approfittando del fatto che i colori da utilizzare erano identici per tutti. La serie “arte orafa” poi ha avuto due diverse ristampe. La prima, più consistente, al momento dell’emissione, l’altra, due mesi dopo. Anche la “Turistica” è stata stampata almeno in due riprese ma, in questo caso, per quel che sono riuscito a documentare, con un intervallo di qualche settimana tra i primi due valori (nell’ordine Scanno e San Leo) e gli altri (Tropea, Ponza e Manifesto ENIT), per iniziare ad evadere nel frattempo l’ordine relativo alla serie della “Giornata della filatelia” e ai due valori per il Natale in uscita a Romaphil circa un mese prima che fosse emessa la stessa Turistica a sua volta più volte slittata per dare spazio a commemorazioni legate ad una data obbligata. Lo stesso natale a soggetto religioso ha avuto il completamento della tiratura solo a fine anno mentre per completare la tiratura della “Giornata della filatelia si è giunti al 2014 riproponendo ciò che già era accaduto l’anno scorso per un paio di valori della Turistica. Le ultime emissioni a chiusura sono state stampate in modo addirittura tumultuoso tanto che i valori della serie omnibus del patrimonio artistico e culturale italiano (che tra loro hanno ben poca omogeneità) sono stati stampati a trance (prima quello di Alba Fucens, a distanza di qualche settimana i due delle Mura di Lucca e del complesso di Santa Sofia) e quasi certamente da macchine diverse, tanto che i fogli della Cattedrale di Nardò e quelli della Mole Antonelliana appartengono alla serie KB.
È evidente che quest’ultima tabella avrebbe potuto essere molto più precisa se i dati a disposizione fossero stati più numerosi. Si tratta, come avranno ben compreso i pazienti lettori, di una ricerca impossibile senza il contributo di molti. Chiedo a tutti per il 2014, serie L, che dovrebbe essersi aperto con il numero 166400000, di farmi pervenire quante più notizie possibili (scansione del bordo di foglio con il numero di serie e, meglio, con la prova colori, indicazione dell’emissione e del valore e ufficio di acquisto. Ringrazio tutti in anticipo e ne terrò conto per la sintesi, in programma agli inizi del 2015.




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