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Il Mod.23-L ed i suoi pregiati sostituti d’emergenza: gli INTERI POSTALI

 

INTERI POSTALI

Franco Giannini e Flavio Pini - (da U.F.I. L’Intero Postale n.112 / 2011)

Un uso degli Interi Postali diverso da quello per cui erano stati introdotti, non è certo una novità. In fondo si tratta di “comodi cartoncini” già affrancati e pronti per l’uso cui, nel corso degli anni, si è fatto ricorso spesso in situazione di emergenza. La mancanza di un tipo di modulo del Servizio Postale destinato all’utenza, ad esempio, è stata da sempre una delle motivazioni più frequenti per la loro utilizzazione.

D’altra parte, la stessa stampa dei moduli in questione è sempre stata affidata dalle Poste a tipografie private che seguivano più o meno lo schema tipo indicato nelle circolari e nelle relative disposizioni producendo così esemplari simili ma non identici (in termini di colore, formato dei caratteri, consistenza della carta o del cartoncino, stemmi etc.) e quindi non ne era rigorosamente prescritto l’uso esclusivo o, peggio, vietata ogni soluzione alternativa.

Non c’è quindi da meravigliarsi che un Ufficio Postale, rimastone privo ed in attesa delle nuove forniture, si arrangiasse in qualche modo, ricorrendo appunto agli Interi Postali. Questa pratica, particolarmente evidente per la cronica scarsezza di tutto ciò che atteneva al servizio postale nel periodo della guerra e negli anni immediatamente successivi, ha generato usi ben noti e particolarmente apprezzati dai cultori di Storia Postale, primo fra tutti l’utilizzazione dell’Intero Postale come Ricevuta di Ritorno (che avendo scontato per decenni la tariffa di corrispondenza chiusa, ha lungamente permesso usi immediatamente “riconoscibili” dell’intero stesso).

Meno noto è, peraltro, l’uso degli interi, sempre come Ricevuta di Ritorno (o Avviso di Ricevimento in ossequio al corrispondente nome francese) in sostituzione del Mod.23-L, un cartoncino di colore verde, introdotto nel 1923 insieme al Servizio di Notificazione degli Atti Giudiziari, e giunto praticamente immutato nei tratti salienti fino ai giorni nostri, dando prova di una invidiabile longevità. Nel 1923, dunque, le Regie Poste aggiunsero il predetto servizio ai tanti già normalmente e direttamente forniti all’utenza.

Era, è bene sottolinearlo, quest’ultima, una novità importante accolta con molto favore, in quanto accelerava i tempi di consegna di importanti documenti e comportava notevoli risparmi alle spese di notifica, affidata quest’ultima, fino ad allora, ad un Ufficiale Giudiziario che doveva eseguirla personalmente nelle mani dell’interessato.
Grazie al nuovo Servizio, invece, il portalettere diventava nei fatti un agente ausiliario dell’Ufficiale Giudiziario stesso, che veniva così ad usufruire di tutta l’esistente e capillare rete di distribuzione della corrispondenza con innegabili vantaggi di praticità e celerità.

Il servizio, limitato almeno all’inizio ai soli procedimenti in materia civile e commerciale, era stato improntato, per i motivi predetti, alla esecuzione della notificazione di atti provenienti per posta da altre località, semplificandone così la consegna, prima riservata esclusivamente agli uscieri o ai messi comunali del luogo di residenza del destinatario.
Naturalmente, a garanzia della regolarità di tutte le fasi dell’importante processo di notifica, le Poste avevano elaborato una “rigida” procedura in modo che rimanesse traccia evidente (e quindi prova legale) di tutto l’iter seguito fino alla consegna dell’atto giudiziario, consegna che veniva per così dire certificata con il ritorno all’ufficiale giudiziario mittente, del già citato e raccomandato Mod.23-L.

I dettagli della procedura postale, prevista per gli Ufficiali Giudiziari mittenti dal servizio Notificazione degli Atti Giudiziari, possono servire a comprenderla senz’altro in modo più chiaro.
Sulla busta, anch’essa di colore verde come la speciale ricevuta di ritorno Mod.23-L, l’Amministrazione Postale prescriveva che….devono applicarsi francobolli per l'importo complessivo delle seguenti tasse:

1. Francatura e raccomandazione del piego;
2. Francatura e raccomandazione della ricevuta di ritorno
.

La presente raccomandata deve descriversi sui fogli n. 1-A (registro delle raccomandate da trattare con cura particolare). Deve consegnarsi possibilmente al destinatario. Se questi è assente può essere consegnato ad uno della famiglia od a persona addetta alla casa od al servizio del destinatario, purché trattisi di persona sana di mente e di età maggiore di quattordici anni (cfr. M. Bignami, Notificazione Atti Giudiziari, Storia Postalewww.postaesocietà.it).

La Ricevuta di Ritorno, il Mod.23-L per l’appunto, doveva quindi tornare (una volta controfirmata per ricevuta) al mittente, non affrancata ma con il cartellino bianco della raccomandazione apposto dall’ufficio postale di destinazione, a dimostrazione dell’avvenuta consegna dell’Atto.

Ma torniamo agli Interi Postali ed alla loro documentata presenza nell’ambito di questo specifico tipo di uso, conosciuto in particolare durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Come già accennato, in assenza dell’apposita modulistica, fatto più che frequente in quegli anni, era gioco forza ricorrere all’uso di qualsiasi tipo di carta come modulo d’emergenza per poter assicurare il servizio nei termini previsti dalle disposizioni postali. Ecco perché, anche gli Interi Postali hanno potuto rappresentare in più di un’occasione, una soluzione idonea alla necessità, venendo così impiegati, come semplici cartoncini, o quasi.

Le Cartoline Postali hanno avuto un uso significativo, tanto che è possibile reperire esemplari di interi di diverse emissioni e valore facciale usati in sostituzione del Mod.23-L (Fig.1-4). Decisamente meno frequente è invece l’uso dei Biglietti Postali che venivano, in questo caso, dimezzati utilizzandone sia il recto, con l’impronta del valore (Fig.5), sia il verso (Fig.6), come semplice pezzo di carta da non affrancare ma da completare con i dati dell’atto e soprattutto con il talloncino di raccomandazione. Questo in teoria…gli esemplari qui riprodotti, dimostrano però l’esistenza di diverse “interpretazioni” delle norme e, come conseguenza, l’esistenza di modi vari ed alquanto diversi da quanto prescritto, per effettuare il servizio.

Ciò, naturalmente, non significa che i risultati dell’emergenza e dell’interpretazione si siano concretizzati unicamente nell’utilizzazione dell’Intero anziché del prescritto modulo: esaminando gli esemplari presenti nelle varie collezioni, si trova infatti di tutto.

Intanto, non possiamo sapere se il valore facciale dell’Intero, quando non sia stato il semplice retro di un Biglietto Postale e quindi senza alcun valore, sia stato conteggiato o meno nell’affrancatura. Nei casi in cui tale valore sia stato molto inferiore alla corrispondente tariffa (Fig.4), ad esempio, è quasi sicuro che l’Intero sia stato demonetizzato ed il suo valore trascurato.

In altri casi invece, disattendendo la norma peraltro molto precisa su questo punto, l’affrancatura complessiva (Avviso di Ricevimento raccomandato) è stata divisa in due: quella relativa alla sola ricevuta è stata apposta sul retro del biglietto postale (Fig.6) o sull’intero (Fig.7 - Fig.8), mentre manca invece quella per la prescritta raccomandazione, affrancatura sicuramente e correttamente presente sulla busta contenente l’atto.

Fig.1

Fig.1 - Corpo di Reno 10.05.1944. Cartolina utilizzata come avviso di ricevimento, l’affrancatura dell’avviso di ricevimento raccomandato (A.R. 50 cent. + racc. 60 cent.) Risultando un servizio a pagamento (anche se con registrazione posticipata) l'etichetta da applicare sull’A.R., secondo normativa, era quella bianca, però gli addetti postali (non sempre a conoscenza della normativa) dovendo inviare un oggetto registrato ma non affrancato, spesso equivocando inviavano la ricevuta di ritorno come oggetto di servizio cioè con etichetta rosa. (cfr M. Bignami “Note sulle etichette bianche e rosa delle raccomandate” in www.postaesocieta.it/)

Fig. 2

Fig.2 – Magliano Vetere 23.12.1944. Cartolina utilizzata come avviso di ricevimento relativamente al “Servizio Notificazione degli Atti giudiziari” come correttamente indica il mittente. La tariffa era stata elevata a 1lira e il diritto di raccomandazione a 1.20 lire dal 1°Ottobre; i 30 cent. dell’intero rappresentavano ancora qualcosa.

Fig.3

Fig.3 – San Ginesio 11.07.1945. Cartolina utilizzata come avviso di ricevimento per servizio atti giudiziari (manoscritto con matita blu), l’affrancatura dell’avviso di ricevimento raccomandato (A.R. 2 lire + racc. 2.40 lire nel periodo) è stata apposta sull’atto giudiziario (Coll. Sopracordevole).

Fig.4

Fig.4 - Caulonia 6.8.46. Notazione a penna Atti Giudiziari e erronea applicazione dell’etichetta rosa di servizio, forse per mancanza dell’etichetta prevista di colore bianco. Inoltre, si noti che dal 1° febbraio 1946 la tariffa dell’A.R. era stata portata a 4 lire e il diritto di raccomandazione per corrispondenza aperta a 5 lire; i 60 cent. dell’intero rappresentavano così un importo oramai trascurabile. Non è dato sapere se sia stato conteggiato o meno: probabilmente no.

Fig.5

Fig.5 - Minervino Murge 18.03.1946. Fronte di biglietto postale utilizzato come avviso di ricevimento; assai infrequente l’uso del biglietto postale come avviso di ricevimento di atto giudiziario. Il retro dell’avviso indica chiaramente l’uso particolare, sottolineato dal fatto che in questo caso la ricevuta deve essere firmata oltre che dal destinatario anche dall’agente postale.

Fig.6

Fig.6 - Trani 26.12.45. Retro di biglietto postale erroneamente affrancato per 2 lire anziché completato solo con il talloncino di raccomandazione. L’ufficiale giudiziario ha integrato il valore dell’intero a completamento della sola tariffa avviso di ricevimento.

Fig.7

Fig.7 - Trani 3.9.45. Ricevuta affrancata per la tariffa di 2 lire senza tener conto dell’ormai modesto valore dell’intero. Il mittente si è limitato a indicare a macchina l’uso dell’intero stesso; l’intero è completato con il normale talloncino di raccomandazione.

Fig.8

Fig.8 - Stilo 21.11.44. L’ufficiale giudiziario ha integrato il valore dell’intero a completamento della sola tariffa avviso di ricevimento, che non presenta il talloncino di raccomandazione


Poi, lentamente, il Paese ricominciò a “vivere” nuovamente e le attività, comprese quelle gestite dalle Poste, ora Repubblicane, ripresero un ritmo pressoché normale. L’emergenza del periodo bellico e dell’immediato dopoguerra diventò piano piano un ricordo ed i vari servizi tornarono alla normalità. L’uso degli Interi Postali come “comodi cartoncini” per Ricevute di Ritorno di Atti Giudiziari però, non cessò del tutto e, seppur con minor frequenza, per non dire in modo del tutto occasionale, continuarono ad essere utilizzati per tale scopo.

Se ne possono trovare infatti alcuni esemplari anche nei primi anni della Repubblica (Fig.9 - Fig.10 - Fig.11), ma sono decisamente più rari e perciò, come al solito, particolarmente ricercati.

Fig.9

Fig.9 - Pozzuoli 4.9.47. L’ufficiale postale ha incollato il talloncino di raccomandazione, e ha indicato con AG, manoscritto, l’uso particolare dell’Intero. Inoltre, non ha correttamente applicato gli altri francobolli relativi al porto di Ricevuta di Ritorno raccomandata sull’Intero stesso.

Fig.10

Fig.10 - Lentini 3.1.48. Le 4 lire dell’intero, rispetto alla affrancatura complessiva richiesta, non erano proprio un importo trascurabile e probabilmente, come nel caso precedente, sono state conteggiate nella tariffa avviso di ricevimento. Erronea applicazione del talloncino rosa destinato alle raccomandate di servizio.

Fig.11

Fig.11 - Vizzini 22.9.51, il mittente ha indicato con “atti giudiziari RR”, manoscritto, l’uso particolare dell’Intero. Inoltre sull’intero l’ufficiale postale ha incollato il talloncino di raccomandazione e correttamente non sono stati applicati altri francobolli, relativi al porto di Ricevuta di Ritorno raccomandata. Anche in questo caso il valore dell’intero, rispetto all’affrancatura complessiva richiesta, non era proprio trascurabile e probabilmente, è stato conteggiato nella francatura complessiva applicata sull’atto giudiziario.

Undici diversi esemplari di Interi Postali, dunque, provenienti da diverse collezioni con i quali abbiamo illustrato, attraverso il loro uso in emergenza al posto dei moduli Mod.23-L, alcune caratteristiche delle procedure postali previste dal Servizio Notifica degli Atti Giudiziari ed i suoi originari limiti di utilizzazione. Ciò peraltro non conclude l’argomento, ma ne rappresenta solo un primo parziale che, speriamo, abbia già suscitato un qualche interesse negli Interofili e non solo.

Successivamente all’introduzione del Servizio così come descritto, infatti, gli evidenti vantaggi di praticità ed economicità del sistema, portarono alla estensione della sfera di attività inizialmente previste ed alla istituzione di un vero e proprio Servizio Atti Giudiziari, non più quindi a supporto degli Ufficiali coinvolti, ma un Servizio a tutti gli effetti sostitutivo della procedura precedentemente seguita (anche nel distretto) in nome e per conto della Struttura Giudiziaria mittente. Tutto ciò, tra l’altro, portò a nuovi e diversi usi degli Interi Postali, non più come cartoncini d’emergenza, ma piuttosto come oggetti postali particolarmente utili allo scopo previsto dalle relative procedure, usi, e relativa tariffe, per spiegare i quali è necessaria sia la lettura del testo dell’intero, sia la conoscenza degli articoli del codice di procedura civile relativi al servizio delle notifiche (cfr. V. Coscia, Atti Giudiziari: Insolito Impiego di una Cartolina Postale, L’Intero Postale n°61/62 Dicembre1996-Gennaio1997).

Tutto ciò sarà argomento di un successivo articolo.

 

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