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la lettera

di Sergio Chieppi

L'aspetto esterno
I secoli XVII e XVIII videro l'evoluzione dei servizi postali verso la moderna organizzazione, che si concretò nel 1800. Un processo di trasformazione che non conobbe soste, spinto dal bisogno primario dell'uomo di comunicare, di partecipare ad altri pensieri e sentimenti: cammino lento e costante nei periodi di apparente quiete politica e sociale; improvvisa accelerazione e radicali cambiamenti impressi dalla Rivoluzione Francese, infine, somma di tutte le esperienze, il traguardo dell'invenzione del francobollo, figlio della rivoluzione industriale.
Tra le fonti primarie di informazione su questi secoli, la lettera occupa un posto fondamentale: qui, non mi riferisco al testo, che, chiaramente è di estrema importanza per l'interpretazione dagli avvenimenti, ma all'aspetto esterno, che ci illustra quali erano gli usi di redigere e trasportare le lettere.
Sono molti e interessanti gli elementi esterni di queste lettere: il formato, i sigilli, i titoli nobiliari, le espressioni di ossequio con le quali il mittente si rivolgeva al destinatario, le varie annotazioni che si scrivevano intorno all'indirizzo, i bolli impressi a secco e, successivamente, quelli a inchiostro.
E' opportuno ricordare le lettere dei mercanti e banchieri fiorentini, che disegnavano sotto l'indirizzo il contrassegno della compagnia commerciale, per una pronta identificazione del mittente,
In alcune di queste lettere appare un bollo impresso a secco (con pinze) il cui uso, per quanto riguarda Firenze, è ancora da accertare. Alcuni autorevoli studiosi di storia postale sono dell'avviso che l'uso di questi bolli fosse l'espressione di un servizio postale svolto dallo Stato o autorizzato e controllato dal medesimo.[i]
Esistono bolli con l'impronta del giglio di Firenze, emblema della nostra città e della Mercanzia (o Tribunale di Mercanzia); un altro timbro reca l'insegna dello scudo crociato, simbolo del Gonfaloniere di Giustizia.
Altri esperti hanno accertato che i bolli a secco di altri Comuni erano bolli di controllo delle lettere, che venivano aperte per assicurarsi che non contenessero informazioni o istruzioni per complotti politici e per avere notizie sugli indirizzi politici degli altri Stati.[ii]
Scritto il testo, il foglio era piegato per trasformarlo in lettera: le piegature, generalmente, erano tre dalla parte più lunga del foglio; il formato cosi ottenuto era ancora piegato due o tre volte. Ottenuto il "piego", si scriveva l'indirizzo del destinatario con le indicazioni del nome e cognome e della città.
Al retro, si indicava il nome del mittente e la data, e si chiudeva la lettera imprimendo sulla ceralacca il sigillo con le "armi" (o altre impronte) del mittente Si usavano anche altri modi di chiusura per difendere il segreto epistolare: con cordicelle, nastri, linguette di carta (nizza) adesivi ecc.
L’indirizzo, come abbiamo detto, era generico; mancava l'indicazione della via, perché se il destinatario era un personaggio noto nel mondo politico, degli affari o della nobiltà, molte persone conoscevano la sua residenza e indirizzavano il corriere al suo palazzo e alla sua casa.
Le altre persone dovevano recarsi alla posta e ritiravano le lettere dietro il pagamento del prezzo del trasporto.
Il prezzo del servizio, fino all'introduzione delle tariffe negli ultimi anni del 1500, era basato sulla contrattazione tra il mittente e il vettore per ogni lettera o gruppo di lettere e dipendeva dalla lunghezza del viaggio, dalla situazione politica e dall'urgenza di comunicare l'informazione.
La lettera poteva viaggiare "franca" se la spesa de! trasporto era assolta dal mittente, ma, generalmente, era spedita con il porto dovuto dal destinatario. Era considerata un'offesa, secondo la mentalità di quei tempi, pagare il porto delle lettere, perché il destinatario, persona facoltosa, poteva permettersi di pagare l'alto costo del trasporto.
C'era anche un. aspetto pratico: il pagamento a destino assicurava l'interesse del vettore a svolgere un servizio efficiente e rapido (salvo imprevisti).
Queste lettere erano chiamate "tassate" o "condannate" e il prezzo era indicato sulla lettera con scritte varie; "pagate il porto"; "di porto due crazie", ecc...
La velocità del servizio era il requisito più apprezzato dai principi e dai mercanti: dal 1300 alla fine del 1500 appaiono sulle lettere e sulle coperte dei gruppi di lettere gli incitamenti a svolgere prontamente il trasporto della corrispondenza: "cito" (presto), anche ripetuto più volte; per "stafetta volando"; "per corriere espresso" o per "espresso"; "cavalcando di e notte", ecc...
Per i servizi di Stato urgenti si disegnava un triangolo, simbolo della staffa, e quando la staffetta era pagata in anticipo si annotava dentro il triangolo la lettera "P" o per esteso "pagata".
Altro segno importante erano due rette parallele incrociate, chiamate "Croce di S. Andrea", che esprimeva il servizio per "cavalcata"; tale simbolo, in uso anche nel 1700, andò assumendo il significato di "franchigia" e "porto pagato". Nei secoli successivi questi segni furono sostituiti con le parole "preme", "preme molto", "pressante", "premurosissima", ecc...
Altre annotazioni caratteristiche erano quelle dette "talismaniche", ovvero le invocazioni a Dio a difesa dei rischi e degli incidenti che potevano capitare durante il viaggio, specialmente quello via mare: tempeste, assalto dei corsari, epidemie, confisca della nave:
- C.D.A.: che Dio aiuti;
- C.D.G.: che Dio guardi;
- D.C.S.: Dio ci salvi.
L'elenco di questi segni e annotazioni potrebbe continuare; l'ampiezza dell'argomento mi costringe a terminare. E' un campo di ricerca interessante, dal quale emergono le interrelazioni tra le diverse attività dell'uomo; taluni aspetti dei costumi e della mentalità di quei tempi; la costante necessità dell'informazione, che consente attraverso la conoscenza dei fatti, la soddisfazione dei bisogni spirituali e materiali dell'uomo: in altre parole, il cammino del progresso dell'uomo.

[i] P.Volmeier: "I bolli postali toscani del periodo perf'ilatelico fino al 1851" – Firenze - Azienda Lit. Toscana Editrice - 1974 - pagg. 28/29
[ii] C. Fedele - F. Mainardi: "Bologna e le sue poste" -Bologna - 1980 - pagg. 28 e segg.

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