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Fabrizio Stermieri

POSTA 1

Gentilissimo,
ti scrivo per farti partecipe della mia somma desolazione di filatelista in via di estinzione.

Oggi mi sono fermato da un tabaccaio del centro per acquistare quello che, di norma, acquisto allo sportello filatelico della mia città e cioè un francobollo.

All’ultimo minuto, dovendo provvedere una spedizione urgente, ho pensato (ah, ingenuo!) che il francobollo fosse ancora, fuori dalla riserva indiana dello sportello filatelico, un oggetto di uso tutto sommato comune. Avevo necessità di un francobollo di Posta 1, quelli da 2 euro e 80, per una spedizione sino a 100 grammi, con la lettera A e il disegno dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, e questo ho richiesto al tabaccaio.

Il quale tabaccaio, alla mia cortese richiesta, ha risposto interrogativamente, con una sorpresa che lì per lì mi ha un poco colto alla sprovvista. Ho aggiunto, per essere forse più chiaro, che avevo bisogno, in sostanza, di un “prioritario”.

Mi ha proposto il francobollo B-piazza della Repubblica di Roma da 95 centesimi: “questo è il prioritario”. Gli ho replicato che no, volevo quello da 2,80 di Posta 1, con l’etichetta adesiva munita di “codice bidimensionale” da applicare sopra, quello che serve per far arrivare la posta (a Dio piacendo) entro un paio di giorni a destino e più mi addentravo nei particolari più lui mi guardava come se fossi un marziano appena sbarcato dall’astronave. Mi ha fatto vedere il raccoglitore con tutti i francobolli a disposizione e ho potuto constatare mio malgrado che di Posta 1 non ce n’era nemmeno l’ombra, neanche l’idea, neppure il fantasma. Ho rinunciato con la netta consapevolezza che il tabaccaio che conosco personalmente, d’ora in poi avrà una più scarsa considerazione della mia persona e che mi additerà al pubblico come uno “strano” che si sogna le cose.

Una cosa è certa, questi francobolli per la Posta 1 saranno in futuro certamente rari se rinvenuti su corrispondenza effettivamente circolata. Forse addirittura più rari dei collezionisti di francobolli nel terzo millennio.
Una ultima considerazione: Poste italiane ha consapevolezza di aver varato prodotti che, al di fuori di una ristretta cerchia di “indiani della riserva” quali siamo ormai da considerare noi filatelisti, neppure si sa che esistono? Vero è che lo scambio epistolare è in deciso calo ma esiste una statistica su quanti invii di Posta 1 sono stati realmente effettuati in Italia? Resto in attesa di un cenno di riscontro ministeriale in proposito, sempre che ciò sia previsto nelle direttive recentemente ed astrusamente varate.
Un cordiale saluto.

Fabrizio Stermieri
Presidente Ufner

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