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Risponde Marino Bignami

Risposta a Pallini.
"Caro Pallini, anch'io posseggo un certo numero di buste simili alle tue (ci davamo del tu ricordi?), solo alcune di esse hanno subito la censura e quasi tutte non sono affrancate in partenza, ma tassate in arrivo con la tariffa semplice. Per il grande numero di oggetti in circolazione (milioni al giorno!) la censura delle corrispondenze in busta era fino alla rotta di Caporetto molto meno stretta che non successivamente. Penso che le lettere fossero censurate a campione nei centri di Concentramento Militare dato l'alto numero degli oggetti in circolazione. Si ha notizia che a volte interi carichi siano stati distrutti per mancanza di tempo per la censura. Come è noto per le cartoline in franchigia era soprattutto attiva la censura dei reparti militari di partenza.
Riguardo alle domande che ti poni "perchè una volta c’è il 2, una volta il T.S, una volta nessuno dei due?" posso suggerirti che il segno di tassa 2 e il segno T.S. sono stati sicuramente applicati dall'ufficio postale civile che aveva avuto in carico la corrispondenza raccolta dal servizio militare (che non le aveva bollate per non svelare la località).

Infatti l'amministrazione postale aveva stabilito che il bollo della posta militare equivalesse ad un segno di tassa speciale, perciò la tassazione della posta ordinaria dei militari era la stessa anche se viaggiava non affrancata e non per il doppio di tariffa come prescriveva il regolamento postale. La tariffa piena della corrispondenza in esubero che i militari inviavano oltre alle cartoline in franchigia distribuite, era applicata per scoraggiare l'invio da parte dei militari di buste che richiedevano molto tempo per le operazioni di censura. Il 2 applicato sul fronte ricordava all'ufficio postale destinatario che la tassazione doveva essere di due decimi di lira cioè 20 cent. La sigla T.S. significava tassa speciale che nel periodo era di 20 cent. e non il doppio. Per il terzo caso senza nessun segno, probabilmente l'agente postale non ha fatto nulla ritenendolo superfluo e avendo riscontrato il bollo della posta militare che aveva la stessa funzione.

Ciao M.Bignami.

RISPONDE MASSIMO MONACI

HO ESAMINATO LE LETTERE OGGETTO DEL QUESITO. PERSONALMENTE SONO ARRIVATO ALLE SEGUENTI CONCLUSIONI:

DA TENERE PRESENTE CHE LA TARIFFA PER LETTERE DIRETTE AI MILITARI (QUINDI SUPPONGO ANCHE VICEVERSA, CIOE’ DIRETTE DA MILITARI A LORO FAMILIARI) IN QUEL PERIODO ERA DI CENT. 10. LE TRE LETTERE NON SONO AFFRANCATE QUINDI TUTTE E TRE VENNERO TASSATE PER CENT. 20 (PARI AL DOPPIO DELLA TASSA DOVUTA).
NELLA LETTERA DEL 7.6.1916 LA TARIFFA VENNE ASSOLTA SEMPLICEMENTE MEDIANTE APPLICAZIONE DI SEGNATASSE DA CENT. 20.
NELLA LETTERA DEL 23.6.1916 IDEM COME SOPRA, MA IL RICEVITORE POSTALE VOLLE RIMARCARE (APPONENDO IL BOLLO “T.S” = TASSA SPECIALE) CHE TRATTAVASI DI UNA TARIFFA (E QUINDI RELATIVA TASSAZIONE) PARTICOLARE.
NELLA LETTERA DELL’1.9.1916 IDEM COME SOPRA, MA ANZICHE’ VERGARE IL SOPRAMENZIONATO BOLLO “T.S.” IL RICEVITORE PREFERI’ INDICARE DIRETTAMENTE L’IMPORTO DELLA TASSA DOVUTA, APPONENDO LA CIFRA A TAMPONE “2” (CIOE’ 2 DECIMI DI LIRA=CENT. 20) SUL RECTO DELLA BUSTA.

A QUESTO PUNTO MI SORGE SPONTANEA UNA DOMANDA: COME AVREBBE AGITO IL NOSTRO STRAVAGANTE RICEVITORE POSTALE NEL CASO DI UNA QUARTA LETTERA?


Massimo Monaci

LA DOMANDA DI GIUSEPPE PALLINI

Mi è capitato ultimamente di esaminare un piccolo lotto di corrispondenza della prima guerra mondiale: roba da poco, al di là del valore umano delle lettere, tutte conservate nelle loro buste.
Hanno però destato la mia curiosità, dal punto di vista postale, queste tre lettere che hanno alcuni elementi in comune e altri no.
Sono tutte indirizzate alla stessa persona, a “Cinigiano per Monticello (provincia di Grosseto)”.
Monticello (oggi Monticello Amiata) è una frazione di Cinigiano, dove esisteva nel 1916 una ricevitoria postale di 3a classe fin dall’anno 1901 (o 1902) ed aveva conservato il bollo ottagonale della pre-esistente collettoria di 1a classe.
Nessuna è affrancata e tutte e tre sono state tassate all’arrivo di cent. 20, con diversa combinazione dei segnatasse, annullati dall’ottagonale di Monticello.
Le prime due provengono dall’ UFFICIO POSTA MILITARE 34a DIVISIONE, in data 7 e 23 Giugno 1916 (i due guller sono leggermente differenti) e il mittente è scritto per esteso al verso: “Il soldato Ciacci Giovanni 180° Battaglione 2a compagnia scrive alla moglie.”
Nella terza, del 1 Settembre 1916, non è leggibile l’indicazione dell’U.P.M. e non è indicato il mittente, che è il cognato, fratello del marito.
Nella prima non ci sono altri bolli, nella seconda c’è il T.S e il bollo di Cinigiano al verso, nella terza c’è il bollo 2 e al verso i bolli di Cinigiano e Monticello.
Io credo che i due bolli accessori siano della ricevitoria di Monticello e mi domando perché una volta c’è il 2, una volta il T.S, una volta nessuno dei due: penso che sia dipeso dal ghiribizzo del ricevitore, mi piacerebbe però sentire altri pareri.
Un’altra cosa, premettendo che di posta militare me ne intendo poco o niente: perché nessuna di queste lettere è censurata, pur provenendo da zona di guerra?

Giuseppe Pallini




Salve a tutti. Questa è la mia prima mail della mia vita, avendo installato da pochi giorni internet. Sono un collezionista di storia postale concentrato prevalentemente sulle cartoline illustrate con 5 parole di convenevoli, ma dispongo anche di un buon numero di francobolli, tra cui due tipi che non riesco proprio a classificare sia dal punto di vista dell'emissione che dall'eventuale valore venale.
I primi sono due francobolli non dentellati probabilmente di Grecia o Creta che nel catalogo in mio possesso (Vlastos n.1 e 2 ) non ne ho trovato traccia alcuna.
Il secondo è una delle prime emissioni di Polonia con una soprastampa di dichiarata origine tedesca, ma nel mio Michel spezialkatalog del 1997 non fà alcun riferimento.
Gentilmente se qualcuno mi può aiutare, ve ne sarei molto grato. A proposito complimenti per il Vs. bellissimo sito.

Rik Lan

 


Risponde Gianni Settimo:

NON SONO FRANCOBOLLI
Il primo fa parte di una serie di sette differenti valori + cinque varietà emessi in Alta Slesia da un comitato politico filo-tedesco.
Sono riproduzioni di francobolli polacchi quindi dei falsi su cui venne aggiunta la frase che invita a votare per l’annessione alla Germania.
Il secondo sono vignette senza valore, ne esistono in molti colori e sono solamente bolli spacciati per francobolli per frodare i collezionisti creduloni durante il conflitto contro l’impero ottomano quando venne smembrato negli anni ’20.

Non fanno parte della filatelia e non hanno alcun valore

Spero di essere stato esauriente.

gianni

 


spett. rivista,
 
sono un neofita collezionista di buste  primi voli e voli speciali da e per l'italia periodo repubblicano e mi trovo in imbarazzo nel valutare le diverse offerte commerciali del settore potendo disporre sull'argomento del solo catalogo pellegrini fermo purtroppo al 1991 con quotazioni ancora in lire e forse anche non aggiornato a livello quotazioni
all'andamento ed alla evoluzione che il mercato ha subito in qusi vent'anni.
 
chiedo se e' almeno all'orrizonte una pubblicazione aggiornata in questa branca della storia postale
 
ringrazio sin da ora per l'attenzione che vorrete dedicare a questa mia e porgo distinti saluti
 
emilio mancini
 

Ho una busta col bollo di posta militare N 700 dell’ 1941. Sembra di essere mandata da Spalato. Esiste un elenco di uffici di posta militare che sia accessibile sul web?

Clive Griffths (Mancheser, GB)

 

non sono un esperto di posta militare, tutto quello che posso dirti è ciò che ho trovato sul volume di Marchese "LA POSTA MILITARE ITALIANA 1939-1945".
Trascrivo uguale all'originale:

<< Posta militare 700, inizia l'attività 15.7.42 a Belgrado, in sostituzione del nucleo staccato della PM 10 chiuso il 13.7.42. Termina l'8.9.43.
Assegnato alla 29° base secondaria di Belgrado.
Dal 15.7.42 al 08.09.43 - - - Serbia - - -Punti 8.
NOTA: a Belgrado funziona dal 3.7.41 al 31.7.42 un nucleo staccato della posta militare 10.>>
Questo è tutto ciò che ho.

Ciao, Marino.


Una domanda a chi ne sa di più, considerato che l'argomento sembra essere tabù e connesso alla sicurezza dello stato italiano.
La corripondenza viene talvolta sottoposta a trattamento con raggi "x" per l'eliminazione del batterio dell'antrace o per la ricerca di oggetti pericolosi.
Unisco alcune atichette rivenute sulle cassette gialle con la quale Poste Italiane consegna la corrispondenza ai grandi Enti.
Chi mi sa dire qualcosa di più? Inutile dire che le cerco per mia personale collezione, dopo che ho pubblicato vari articoli sull'argomento che riguardavano più che altro i comportamenti delle poste estere (USA, Australia, Nuova Zelanda) con un'esposizione al Museo Mitteleuropeo di Trieste.

Ringrazio

Umberto Bocus
umberto.bocus@alice.it


Gradirei un aiuto dai frequentatori de "IL POSTALISTA", possiedo questa lettera del 1843 con varie scritte e bolli che non so decifrare.
Partita da Milano (Lombardo Veneto) per St. Etienne (Francia), riporta due segni paralleli a penna e a timbro rosso. La data << MILANO 22 OTT. >> e in alto a sinistra un bollo rosso << T.S.1. >> (preceduto da un segno rosso a penna che potrebbe essere la cifra << 1 >> ). Il T.S.1. sembra essere fatto con lo stesso tipo di inchiostro rosso del bollo tondo a data, usato come bollo di
provenienza applicato al posto di scambio alla frontiera francese con la Savoia.
<< SARD. PONT - DE - B -- 25 OCT 43 >>
Come si può vedere i segni paralleli a penna ( può essere la cifra 11 ?) sono stati cancellati ed al retro è stata segnata la cifra << 6 >> ed applicati i bolli a data di arrivo, in uno si legge LION, l'altro è illeggibile ma presumo sia d'arrivo.
Il << T.S.1. >> potrebbe essere interpretato come T/ransito S/ardo 1 ?.

Ringrazio anticipatamente Marino Bignami.


 

risponde Francesco Luraschi

La lettera, pur essendo molto comune, offre l’opportunita’di capire il funzionamento dell’ufficio postale di Milano e la prassi per l’invio di corrispondenza verso Paesi esteri in presenza o assenza di convenzioni postali.

Andiamo per ordine: la lettera in questione venne presentata all’ufficio di Milano per la presa in carico il 22 ottobre 1843, anno in cui non vi era alcuna convenzione postale con la Francia per cui era impossibile un invio in porto completamente prepagato. In questo caso il mittente pagava fino al confine mentre al destinatario rimaneva da pagare la tratta rimanente. Il bollo SD rosso con data di Milano era riservato agli invii in porto franco, intendendo per “franco” il pagamento del porto austriaco fino alla frontiera: al verso si trova difatti siglato un 6 che difatti e’la tariffa per la spedizione di una lettera di peso inferiore a ½ lotto (gr.7,5) fino a 150 km. Il segno “7” in alto a sinistra potrebbe indicare proprio il peso della lettera. L’ufficio postale di Milano non si limito’comunque ad apporre il proprio bollo nominativo di partenza ma aggiunse anche il bollo L.I., cioe’ LETTERE ITALIANE come di consueto per le lettere dirette in Francia. Questo e’un bollo il cui significato ha origini antichissime: e’difatti un discendente del bollo ducale MILAN L =MILANO LOMBARDIA che gia’troviamo nella convenzione postale del 1769 tra il ducato di Milano e la Francia ad indicare la provenienza italiana della corrispondenza. Nella forma L.I. lo si trova nel 1803 nella convenzione postale tra la Repubblica Italiana e la Francia.

Il bollo T.S.1 e’effettivamente TRANSITO SARDEGNA : venne introdotto con la convenzione postale del 1838 tra la Francia e gli Stati Sardi ed indicava la provenienza della lettera. TS1 era riservato alle lettere con origine dal Lombardo-Veneto, Lucca, Toscana, Parma e Piacenza.

Il bollo 2C SARD PONT-DE-B. e’il bollo d’ingresso in Francia. Indica la provenienza della lettera (Sardegna) e la localita’d’ingresso in Francia cioe’Pont de Beauvoisin: al verso vi sono poi i timbri circolari di transito, Lione, e di arrivo a Sant’Etienne.

Al destinatario rimasero da pagare 11 decimes: 8 per il transito sardo e 3 per la tratta interna francese fino a destino. La diagonale grafica sul frontespizio dovrebbe essere stata apposta in partenza a Milano ad indicare che nulla era piu’dovuto alle poste austriache: mi sembra di notare una uniformita’di inchiostrazione tra questo segno e la tassa al verso.

Per meglio comprendere il funzionamento dell’ufficio di Milano porto ad esempio un’altra lettera del 1842 spedita allo stesso destinatario: in questo caso la lettera non venne consegnata in posta ma gettata in buca sperando in un invio in porto assegnato, cosa impossibile dato che fino al 1844 non vi fu questa possibilita’. In un primo tempo, il 15 settembre, l’impiegato postale timbro’la lettera con il consueto bollo 2CO riservato agli invii assegnati. Poi, accortosi dell’impossibilita’della spedizione, applico’il regolamento postale che prevedeva la ricerca del mittente tramite l’affissione di appositi manifesti nell’ufficio postale in modo da riscuotere la tassa di porto. Si risaliva al nome del mittente aprendo la lettera, nome che poi veniva siglato sul frontespizio, in questo caso jean cucchi.
La ricerca ebbe risultato, tanto che due giorni dopo, il 17 settembre, veniva apposto sul frontespizio il bollo SD rosso con data riservato agli invii prepagati fino confine, i soliti 6 carantani siglati al verso, e dato corso alla spedizione.


BUONASERA SIG. MONTICINI,
MI SA DIRE SE L'ANNULLO CHE COMPARE SULLA LETTERA DELLA QUALE ALLEGO LA FOTOGRAFIA E' DA CONSIDERARSI FERROVIARIO AMBULANTE?
SE SI', IL RIPARTITORE IN CHE COSA SI DIFFERENZIA DALL'AMBULANTE O DAL MESSAGGERO? 
SE NO, COS' E' PRECISAMENTE IL RIPARTITORE?
GRAZIE E CORDIALI SALUTI.
PAOLO BALBI.

risponde Alessandro Papanti

Non ho notizie in merito. Faccio solo delle deduzioni.
Ritengo trattarsi di agente postale in servizio sul treno Trieste-Venezia, con compito simile a quello del Messaggere (agente postale dipendente da un ufficio; non ufficio ambulante) probabilmente addetto alla "ripartizione" della posta in viaggio in modo da essere scesa alle stazioni di destinazione oppure a quella capolinea.
 

risponde Franco Moscadelli

Nomi e indirizzi sbagliati sulle buste? Ci pensano i "ripartitori mnemonici"
Impiegati che risolvono i rebus dei destinatari...


Prima che l'amministrazione postale adattasse il cap codice di avviamento postale per l'espandersi delle città con conseguente creazione di interi quartieri, si faceva uso di un cospicuo personale "RIPARTITORE" che aveva appunto una perfetta conoscenza sia della geografia postale sia della rete stradale dei grandi centri aventi migliaia di toponimi. Sono "esperti" che hanno un compito speciale: salvare la corrispondenza considerata "persa" dai normali uffici postali, assegnarle l'indirizzo giusto ed inviarla al destinatario. Se ne "fa uso" anche oggi in quanto noi utenti ancora sbagliamo oltre il 10% degli indirizzi o del cap o dei numeri civici....senza contare gli sbagli dei nomi o cognomi e delle località.....per cui ancora abbiamo bisogno di questi signori dalla professione tanto sconosciuta quanto preziosa, i "RIPARTITORI MNEMONICI". Sono presenti per lo più nei grandi centri di smistamento dove "passano" migliaia di lettere ogni giorno. A Roma cmp per esempio, accanto al marchingegno elettromeccanico che divide e seziona tutta la posta della capitale impegnando circa 1200 dipendenti in vari turni di lavoro, abbiamo avuto il sig. D'Alessandro che era specializzato in "borgate e autorità" e ricordava nomi strani, persone e strade difficili da ricordare. Al centro meccanografico si parla ancora del sig. Laurini che si meritò un encomio dall'amministrazione. Era riuscito ad indovinare un indirizzo sbagliato per scherzo: di fronte ad una fantomatica lettera con su scritto Egr. Sig. Licinio il Pelato, via ecc. si ricordò che il sig. in questione poteva essere il Dott. Licinio Calvo, via della Balduina ecc, così il professore universitario ricevette puntualmente le lettere e ringraziò pubblicamente la posta. Più "il ripartitore" è anziano e più non se ne può fare a meno...perchè ne sa di più! Centinaia di lettere arrivano "al capo dei sorcini" e lui sapeva che si trattava di Renato Zero e le missive arrivavano regolarmente a destinazione. D'Alessandro ha confessato che si facevano gare di memoria con i colleghi, al limite dell'impossibile. Tra gli utenti "indisciplinati" ci mettiamo le banche, i ministeri della pubblica istruzione, grazie e giustizia e difesa che quasi mai mettono il cap sulle missive. Non parliamo poi delle scuole.Il direttore del cmp di San Lorenzo, dott. Aldo Ripert, dice che tutto ancora dipende dagli utenti e, comunque, anche con il computer ci sarà sempre bisogno del "ripartitore". Anche questa è la posta.

-(dal CDS 1995)-

Franco Moscadelli

 


sono venuto in possesso di una serie completa di 15 francobolli timbrati RODI, su carta intestata del 1938:

ISOLE ITALIANE DELL'EGEO - BIMILLENARIO AUGUSTEO.

Non essendo esperto filatelico, mi chiedevo quanto può valere.

Mi può aiutare?

Grazie

Sauro


risponde Franco Moscadelli

Gentilissimo signor Sauro, dal 1929 al 1943 nel Dodecanneso (occupato dagli Italiani nella guerra italo-turca 1911-1912) vennero utilizzate le serie commemorative emesse in Italia con i colori cambiati e con la soprastampa "Isole Italiane Dell' Egeo". La bella serie del bimillenario di Augusto di dieci valori più la serie di cinque francobolli per la posta aerea emessa nel maggio del 1938, è conosciuta completa ed usata su busta non in tariffa, e valutata sui cataloghi circa 350 €uro. E' stata ceduta recentemente ad alcune aste per circa 200 €. Anche se l'usato filatelico, su carta intestata con impronte originali del periodo ed in ottime condizioni di conservazione, potrebbe essere assimilato ad una busta non in tariffa, penso che il valore venale intrinseco del pezzo in questione, si possa stimare tra le 130 e le 160 €uro. La saluto cordialmente,

Franco Moscadelli.


Spett.le Postalista

Vi invio immagine di una cartolina.
Si tratta di una cartolina postale spedita da Frascineto (cs) per Lungro(cs) in data 04/08/1912, come si evince dal bollo di partenza, e arrivata il giorno successivo.
Tutto bene, ma vi sono sul lato sinistro due marche da bollo di : 50 Cent. oltre 2/10 e di Lire 1 oltre 2/10,con il timbro dell'ufficio del registro di Lungro.
La data sulle due marche sembra essere posteriore di molto a quella di effettivo arrivo.
Escludo si tratti di falso poichè la cartolina è stata da me rinvenuta recentemente tra le carte di mio nonno durante una ricerca di atti per motivi di successione.
Ringraziandovi per l'interessamento gradirei avere chiarimenti tecnici sull'ogetto e sul suo eventuale valore.

Luca Scolastico

Si tratta di cartoline che passate agli atti in un secondo momento, che sono dette di "DATA CERTA": Una data per una eredità, morte ecc.
diffusissime in tempo di guerra per la richiesta delle pensioni dei caduti
ecc.

Un caro saluto

Franco Moscadelli.


Salve mi chiamo Guido e ho iniziato da poco la raccolta dei francobolli del Regno nuovi catalogati su fogli della Marini comprati usati ma in buono stato di conservazione ( ho quasi terminato la collezione dei francobolli nuovi della Repubblica italiana ).
Girando per fiere ho incontrato venditori di album con fogli che portano la doppia taschina ( e non la singola come i fogli king della Marini ) e che criticano fortemente quelli a taschina monolembo in modo particolare per la collezione dei francobolli nuovi del Regno che portano gomme organiche arabiche che facilmente possono dare origine a muffe se in presenza di umidità. Vero è che abito sulla costa Romagnola così come è vero che ho visto fogli della Marini del Regno in cui alcuni colori si erano fissati sulla taschina. Ora il dubbio è serio poichè dovrei investire diverse risorse in francobolli che non hanno la possibilità di essere custoditi nella maniera migliore.Chi riesce a darmi una via di fuga?
Ringrazio anticipatamente a chi possa farmi un poco di chiarezza sull'argomento.

Guido

Risponde Franco Moscadelli

Capisco signor Guido la sua preoccupazione. Ho visto collezioni di Spagna "da buttar via" causa taschine semplici. Sono daccordo sulla salvaguardia di esemplari nuovi di valore usando taschine doppie. Per esempio le Hawid in questo campo sono le migliori dal punto di vista "chimico" e purezza, aperte in alto, per cui sarebbero queste che io Le consiglierei. Le monolembo le userei per gli usati oppure quelle già applicate dai vari commercianti. Buon lavoro e cordiali saluti,

Franco Moscadelli.

Il contributo di Danilo Paolo Vignati

La sua domanda è poco sentita dai collezionisti italiani forse perchè si fidano ciecamente di ciò che propone il mercato.
Purtroppo accade di vedere in giro francobolli anche moderni con gomma bicolore provenienti da conservazione in classificatori con bande trasparenti, forse anche da bande in pergamino. Se per valori bassi si può tentare di riutilizzarli per affrancature filateliche diverso discorso è per valori di una certa importanza.
Il dubbio rimane se utilizzare album con doppia o singola taschina, ma le scuole di pensiero portano a conclusioni contrastanti fra loro. Altro problema da considerare è se utilizzare taschine con chiusura solo in basso oppure da due lati.
Posso portare invece il mio contributo di oltre 40 anni di collezionismo filatelico. Da ragazzo avevo adottato per i francobolli di repubblica gli album Euralbo e fino ad ora non ho avuto nessun problema e continuo ad acquistare gli aggiornamenti. L'unico inconveniente è non poter sviluppare come si vuole la propria collezione. Ad esempio ho dovuto fabbricare direttamente i fogli per contenere i foglietti da 20 degli alti valori del 1978 (che avevo acquistato quando nessuno li voleva) oppure i minifogli del calcio e per trovare taschine così ampie ho dovuto ripiegare su produzione Kanguro della Bolaffi poi incollate sui fogli Euralbo. Anche con questa marca per ora nessun problema.
Ho voluto utilizzare fogli della Lindner per un'altra collezione strutturata come storia postale usando i fogli Blanko che hanno un'unica taschina che copre buona parte del foglio. Ritengo una buona soluzione per chi vuole tenere in un unico album contemporaneamente gli stessi francobolli nuovi con gomma ed usati, uno sopra l'altro ma non era il mio caso. Non la reputo molto appagante esteticamente ma è invece l'ideale per una collezione in perenne sviluppo poichè permette di spostare contunamente i pezzi senza incidere sul foglio d'album. Il fabbricante garantisce di non utilizzare cartoncino a tendenza acida ma carta di puro cotone il che permette una certa sicurezza di conservazione ottimale. Una conservazione che sarebbe ideale se si utilizzassero... le linguelle! Ho potuto visionare da un noto commerciante milanese una collezione, ma sarebbe più appropriato parlare di una presentazione delle prove di stampa del Matraire, conservata in un album a copertina in pelle della fine 800 inizio 900 con francobolli e fogli di prove di stampa conservati con linguelle direttamente sui fogli in carta. Tutti i pezzi avevano una freschezza imbattibile, anche se linguellati!
Analoga soluzione l'avevo usata per una collezione di prefilateliche strutturata però con visione marcofila, ovvero una successione di timbri nel tempo, per i quali ho utilizzato i comuni angoli trasparenti per fotografie applicati su fogli Lindner. L'unico inconveniente per questa soluzione adottata è una possibile abrasione meccanica fra oggetto postale e foglio dell'album che lo sovrasta.
Accorgimento comune per qualsiasi tipologia di conservazione è comunque non utilizzare album troppo pieni oppure conservati sdraiati. E' il peso a cui è sottoposta la taschina e il francobollo a creare problemi sia per un contatto troppo intimo fra parte stampata o colla adesiva e la superficie plastica e sia l'ambiente riduttivo causato dalla scarsa aereazione del francobollo.
Per quanto riguarda la tipologia delle plastiche utilizzate dai costruttori delle taschine posso consigliare la lettura di uno studio universitario pubblicato nel 2000 negli Stati Uniti da W. Souder dal titolo "Ancora una volta: sono al sicuro i francobolli conservati nella plastica?" di cui nel 2001 avevo curato la traduzione in italiano e che era stata venduta tramite Marini. Ne ho ancora una decina di copie che potrei cedere ai nostri lettori. Nel testo (l'edizione italiana è di 32 pagine formato A4) si fa la storia delle plastiche utilizzate per filatelia, i metodi che chiunque nella propria casa può fare per verificare se le taschine sono adeguate allo scopo, i consigli per un'ottima conservazione delle collezioni filateliche.

Danilo Vignati


 


Nel pulire un magazzino ho rinvenuto alcuni bolli comunali da 4-10-20 lire. Sono tasse comunali che si pagavano sui documenti.

Gradirei saper se hanno valore filatelico.

Grazie:Buon lavoro.

Annita

si conoscevano in tutto il comprensorio solo due signori che collezionavano ANCHE queste marche e sono passati a miglior vita........in risposta: le marche in questione rientrano nei fiscali ma "private" e si trovano in abbondanza (4050 comuni) e in moltissime varietà di colore carta e formato. E' impossibile dare una valutazione netta in quanto la domanda e l'offerta quasi non esistono per cui le ultime contrattazioni si sono avute "al miglior offerente". In linea di massima le marche comunali fino agli anni sessanta nuove si trovano dai 50 cent ai 2 ? cad per le "taglie di tassa" medio-alte ad esclusione di grossi stock che sovente vengono proposti. Non penso che esista un catalogo di dette marche. Cari saluti,

Franco Moscadelli


PER LO STUDIO DEI BOLLI POSTALI,DA QUALCHE TEMPO STO STUDIANDO IL PERIODO CORRISPONDENTE ALL'INCIRCA ALLE DUE PRIME DECADI DEL NOVECENTO, CHE SEGNA IL PASSAGGIO DAI TONDO-RIQUADRATI AI GULLER.
CHIEDO NOTIZIE PRECISE SULLA FABBRICA DI TIMBRI GULLER, SULLE CARATTERISTICHE DI QUESTI TIMBRI RISPETTO AI PRECEDENTI, SULL'EPOCA DELLA LORO INTRODUZIONE IN ITALIA E QUALSIASI ALTRA INFORMAZIONE SULL'ARGOMENTO.

GIUSEPPE PALLINI


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