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QUANDO IL GIAPPONE SI APRÌ ALL’OCCIDENTE…
Gli uffici postali europei di Yokohama
alla metà del secolo XIX


Una targa apposta sulla facciata dell’ufficio postale del porto di Yokohama rammenta all’odierno passante il primo collegamento postale con l’estero che fu organizzato da quest’ufficio portuario nel mese di gennaio 1875 (immagini sotto riportate)… Per il collezionista è però possibile trovare corrispondenze indirizzate o provenienti dall’arcipelago nipponico già dalla metà dell’800.
Furono i consoli inglesi, francesi e poi statunitensi ad incaricarsi, in modo provvisorio, dell’inoltro della posta da e per l’Europa e l’America del Nord. Anche questo fatto è sconosciuto ai più e ci rivela le non sempre facili relazioni diplomatiche fra Giappone e Occidente.

 

“International Mail Service began
at this office 5 january 1875.
First Centenary 1975,
Yokohama Port Post Office”

(Fotografie: James W.)


Seguendo le orme di Felice Beato…

 

Fino agli anni intorno al 1850 la presenza occidentale in Giappone fu sempre scarsa e controllata dal potere imperiale o shogunale: già all’inizio del secolo XVII, i pochi Europei presenti sul territorio nipponico furono espulsi (…eccezione fatta per i commercianti olandesi!) ed ai convertiti al cristianesimo non fu certo riservato miglior trattamento. Nel corso dell’800, l’interesse degli Europei e degli Americani per l’Estremo-Oriente si rafforzò, ricorrendo alla “diplomazia delle cannoniere”: dopo le due cosiddette “guerre dell’oppio” (1842 e 1860), la Cina fu costretta dagli Inglesi e dai Francesi ad aprire i suoi porti ai commercianti, diplomatici e preti europei. Per quanto riguarda il Giappone, la minaccia di un intervento militare da parte del commodoro americano Perry (fig.1) si dimostrò sufficiente a convincere le autorità a firmare, fra il 1854 ed il 1858, vari trattati con le potenze europee e con gli Stati Uniti.

Fig. 1 - 14 luglio 1853, sbarco del commodoro Perry per incontrare i commissari del governo giapponese (litografia da Sarony, 1855. US Library of Congress).


Fra i pochi porti ormai aperti figurava Yokohama: il porto diventò presto il principale posto di scambio con l’estero (fig.2) ed i suddetti stranieri furono autorizzati a ivi sistemarsi, anche se relegati in una specie di isola della baia, cinta da un canale e comunicante con la città giapponese soltanto a mezzo di qualche ponte sorvegliato da militi giapponesi. Fra i temerari Europei che si recarono fino all’arcipelago nipponico in questa epoca, troviamo non solo diplomatici, negozianti interessati dalla seta giapponese, capitani in sosta per attendere un rifornimento di carbone per le caldaie del loro piroscafo, ma anche vari eruditi affascinati dalla cultura e dai paesaggi del “Paese del sole levante”…

Fig.2 – La rada di Yokohama alla fine degli anni 1860 (F. Beato). All’ancora si vedono già le numerose navi europee ed americane.

Nelle ricerche effettuate per redigere questo breve articolo, un uomo ha destato il nostro interesse: Felice Beato (1832-1909). Veneziano nato a Corfù, ma naturalizzato inglese, Felice Beato si dedicò alla fotografia raccontando con i suoi primi “reportage” fotografici la guerra di Crimea (1855). Nel 1863, dopo due primi soggiorni in Asia (Indie britanniche e Cina), egli fisso la sua dimora a Yokohama in Giappone. Lì aprì uno studio e la collaborazion e con il disegnatore Charles Wirgman gli permise di acquisire le basi della tecnica per la colorazione delle fotografie. Il violento incendio che colpì la città nel 1866 distrusse gran parte del suo studio ma, con ostinazione, egli riuscì a ricostituire ed ampliare il suo fondo iconografico. Pubblicò allora (fig.3) nel 1868 la sua prima serie di fotografie in due volumi intitolati Views of Japan con la sua raccolta di paesaggi (fig.4) e Native types per i ritratti e le scene della vita quotidiana (fig.5).

Fig. 3 - Inserzione pubblicitaria del signor Felice BEATO, pubblicata il 2 febbraio 1870 nel giornale di Yokohama Japan Weekly Mail: “Si prega di annunciare al pubblico ed ai viaggiatori che visitano l’Oriente e sono presenti in città, che è stata approntata una ricca collezione di album fotografici, in tutti i formati, contenenti vedute del Giappone e scene di costume tipiche, fotografati dall’autore durante 6 anni di vita e di viaggi attraverso il paese”.

 

Fig.4 – Pescatori in un villaggio presso Nagasaki (F. Beato)

 

Fig.5 – Un gruppo di samurai del clan Satsuma (fotografia colorata, F. Beato)

 

Anche se modesto (ma non di trascurabile importanza), il numero di Europei presenti nella città portuaria sollecitò allora i servizi consolari inglesi e francesi a preoccuparsi di provvedere ad un inoltro regolare ed efficiente della corrispondenza diretta nella madrepatria. Le due potenze aprirono dunque un ufficio posto all'interno della loro rappresentanza diplomatica.


Ora... cerchiamo un ufficio postale
per scrivere in Europa


Si deve correlare l’apertura di questi due uffici postali consolari con lo stabilimento di linee marittime diventate progressivamente regolari. Inglesi e Francesi avevano già esteso la loro rete di piroscafi postali sovvenzionati fino a Hong-Kong: la compagnia britannica P&O assicurava questo servizio dal 1845, mentre le Messageries Impériales francesi lo avviarono dal 1862. Dopo una prima estensione fino a Shanghai, l’ultimo scalo della loro linea d’Estremo-Oriente fu dunque Yokohama: il primo piroscafo postale regolare inglese vi sostò il 5 agosto 1863 ed il 7 settembre 1865 fu invece il vapore DUPLEIX delle messaggerie imperiali francesi a gettarvi l’ancora (fig.6).

Fig.6 - La linea francese dei piroscafi postali d’Estremo-Oriente fu stabilita fra Marsiglia e Hong-Kong nel 1862. Dal 1863 fu estesa fino a Shanghai, poi Yokohama dal 1865. La linea inglese della P&O seguiva la stessa rotta, con uno scalo a Penang (Malesia) invece di Saigon (Indocina)

 

Un eccezionale documento riprodotto da Raymond Salles (si veda la bibliografia) ci permette di visualizzare ed identificare i vari luoghi richiamati nel nostro articolo: si tratta della fotografia (bianco e nero) di un disegno giapponese originale effettuato nel 1865: raffigura il quartiere della concessione internazionale (fig.7):

Fig.7 – Paragonando questo dipinto con una contemporanea cartina della concessione realizzata presso il Consolato francese di Yokohama, siamo in grado di localizzare il consolato e l’ufficio postale inglese (C&PI), gli stabilimenti delle Messaggerie Imperiali (M.I.), il consolato francese (CF) e il suo ufficio postale (UPF). A destra (sud) e sinistra (nord), la città giapponese (CG) collegata alla concessione da alcuni ponti (3 a destra, 2 a sinistra); vedi anche fotografia da F. Beato fig.8.

 

Fig.8 – Veduta del canale di separazione fra il quartiere straniero (a sinistra) e la città giapponese (F. Beato). nello sfondo, si può intravedere uno dei pochi ponti di comunicazione, sempre sorvegliato da militi giapponesi: era vietato l’ingresso, nella concessione, agli uomini armati

 

L’insieme è stato anche raffigurato nella stessa epoca (verosimilmente un pò prima) dal cartografo giapponese Hashimoto Gyokuransai (fig.9):

 

Fig.9 – La concessione straniera vista dalla baia di Yokohama (nord a destra).
(Bibliothèque Nationale de France)

L’ufficio postale inglese, collocato nel palazzo del consolato, era stato inaugurato già nel 1859 senza attendere la stabilizzazione della linea postale regolare della P&O. L’ufficio francese aprì nel settembre 1865, quindi soltanto quando il porto fu collegato a Shanghai dalla nuova linea sovvenzionata. Questo ufficio che prima, fino al grande incendio del 1866, era collocato nel consolato francese, fu integrato nel nuovo stabile ricostruito (si veda la fotografia dopo la bibliografia). Aggiungiamo in fine che un ufficio statunitense funzionò dal mese di luglio 1867. Dal sito di G.C. Baxley (si veda la bibliografia) abbiamo scelto una illustrazione per presentare il servizio britannico:

Lettera spedita dall’ufficio inglese di Yokohama il 17 novembre 1873: è affrancata con francobolli di Hong-Kong di cui era provvisto l’ufficio inglese del porto giapponese, ci troviamo tre dei timbri allora in servizio.
Al recto: il datario ovale rosso Registered Yokohama, apposto poichè la lettera era una raccomandata. L’annullatore dei francobolli Y1 è apposto in azzurro. A tergo infine, il datario di partenza anche in azzurro.
Noteremo, sempre al verso, i bolli apposti in transito a Hong-Kong il 25 novembre e in arrivo il 6 gennaio 1874.
Durata complessiva del percorso: 1 mese e 20 giorni!

Per quanto riguarda il servizio postale francese, un modesto fronte di lettera della nostra collezione permetterà di illustrare la tipologia di lettere spedite nei primi anni di attività dell’ufficio, ancora perdurante il tempo del Secondo Impero.

Si tratta di una lettera impostata il 1° ottobre 1870: è affrancata alla giusta tariffa di 80 centesimi con un francobollo con l’effigie di Napoleone III con alloro (… anche se già da qualche settimana - 4 settembre -, dopo la sconfitta e la cattura dell'Imperatore da parte dei Prussiani, a Parigi era stata proclamata la Repubblica). Il timbro annullatore è la losanga di punti con il numero dell’ufficio (5118), il datario è il doppio cerchio YOKOHAMA / JAPON (riservato alle lettere in arrivo, ma talvolta erroneamente utilizzato anche in partenza) invece del vigente YOKOHAMA / BUREAU FRANÇAIS. Le tabelle di marcia pubblicate da Raymond Salles ci informano che la lettera fu imbarcata l’indomani a bordo del piroscafo VOLGA fino a Hong-Kong. Dal porto cinese, già inglese, fu allora trasbordata sul GUIENNE che giunse a Marsiglia il 20 novembre. Tempo di percorso: un mese e 20 giorni!!
Aggiungeremo che il fuoco nel 1866 non distrusse, come detto sopra, soltanto parte delle collezioni fotografiche di F. Beato, ma anche l’ufficio francese: con la perdita del denaro conservato in cassa, tutti i francobolli ed i due bolli annullatori sostituiti poi dai nuovi timbri mandati dalla Francia.


Epilogo


Gli uffici postali stranieri di Yokohama chiusero progressivamente quando il Giappone aderì all’Unione Postale Universale: nel 1875 per primo l’ufficio americano, poi rispettivamente, nel 1879 e nel 1880, l’ufficio inglese e l'ufficio francese. La posta per l’estero era allora raccolta da un’amministrazione postale giapponese accentrata (fig.12) che aveva emesso francobolli nel 1871 e nel 1874 aveva esteso il servizio postale nell'intero paese con una rete di 3.000 uffici: la corrispondenza per l’Europa e l’America era allora affidata, nei porti di partenza, alle varie compagnie marittime, che servivano l’arcipelago, tanto prima occidentali… quanto oramai giapponesi!

 

Fig.12 – Un servizio postale giapponese… moderno
Stampa di Fuzohu Gaho, 1891.


Fonti

Per le tabelle di marcia dei piroscafi francesi in Estremo-Oriente, si veda: Raymond SALLES, “La poste maritime française” (tome V), Paris, 1966.

Per le tabelle di marcia dei piroscafi inglesi in Estremo-Oriente, si veda:
R. KIRK, “The P&O Line to the Far East” (tome II della “British Maritime Postal History”).

R. SALLES ha inoltre redatto un articolo molto informativo sull’ufficio francese di Yokohama: è stato pubblicato in due parti nella rivista dell’Accademia francese di Filatelia, “Documents philatéliques” (3° trimestre 1975 e 4° trimestre 1976).

Aggiungiamo infine, accessibili sulla rete, le interessantissime pagine dedicate all’argomento dall’Americano G.C. BAXLEY: “Foreign Postal Systems in Japan in the 1800s”: in http://www.baxleystamps.com/litho/post.shtml

Una parte delle stupende fotografie di Felice Beato sono esposte e commentate sul sito del Massachusetts Institute of Technology di Boston: http://ocw.mit.edu/ans7870/21f/21f.027/beato_places/fb1_essay01.html

La Biblioteca Nazionale di Francia ha digitalizzato una parte delle sue ricchissime collezioni fotografiche ed iconografiche sul Giappone:
http://gallica.bnf.fr/html/und/asie/france-japon

La legazione francese di Yokohama nel 1870: il palazzo, rinnovato dopo l’incendio del 1866, integra oramai l’ufficio postale