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SEMAFORI DELLA LIGURIA e dintorni

di Enrico BERTAZZOLI (Il Foglio n. 176 - U.F.S.)
Il semaforo di Capo Noli in una cartolina del 1925

I semafori di cui vogliamo parlare non sono i dispositivi impiegati per regolare il traffico che tutti conoscono, ma sono postazioni telegrafiche in muratura o metalliche oggi dismesse e ormai dimenticate, collocate lungo le coste della nostra penisola per la sorveglianza del litorale e per i collegamenti con le navi in navigazione.
La loro storia risale al periodo napoleonico, ma all’epoca non si trattava di postazioni costiere, e i collegamenti erano effettuati tramite segnalazioni ottiche codificate, tra un punto semaforico e quello successivo, posto a una distanza tale da consentire agli addetti di scorgere i segnali provenienti dalla postazione precedente e ritrasmetterli a quella successiva.
Non è il caso di dilungarsi sull’evoluzione della telegrafia dopo quei primi pionieristici collegamenti ottici, poi proseguita con l’applicazione pratica dell’invenzione di Morse verso metà Ottocento e l’avvento del telegrafo senza fili e della radio di Marconi a fine secolo. La storia è già stata dettagliatamente tracciata da autorevoli studiosi, mentre ci vogliamo occupare dei semafori dal punto di vista storico postale, e in particolare di alcuni di essi situati sulle coste e su qualche isola della Liguria, che nel Novecento erano già stati collegati a mezzo filo alla rete telegrafica nazionale.
Va precisato che il servizio semaforico italiano fu istituito nel 1869 come servizio pubblico, e quindi a disposizione anche dei privati. La rete semaforica era interconnessa con quella telegrafica nazionale, a sua volta collegata con le reti di molti Paesi, che avevano attivato anch’essi una rete di semafori lungo le coste.

Inizialmente il servizio fu gestito dal Ministero dei lavori pubblici, ma nel 1887 passò alla dipendenza del Ministero della marina, che lo ha gestito per quasi un secolo, fino alla sua soppressione avvenuta verso il 1980.
Il numero massimo di Uffici o Posti Semaforici attivi contemporaneamente su tutto il territorio nazionale si è registrato a cavallo del 1900 con 89 impianti, poi sceso gradualmente, mantenendosi costante per molti anni attorno alle 53 postazioni, fino a ridursi a soli 14 impianti attivi nel 1962.

Per quanto riguarda la Liguria, nel corso degli anni sono stati attivati in tutto una ventina di semafori, se si considerano anche quelli dell’isola di Capraia che fino al 1925 era in provincia di Genova. Alcuni hanno avuto vita breve, mentre altri hanno funzionato per decenni, magari cambiando ubicazione, come è successo ad esempio per il semaforo di San Benigno a Genova, che ha cambiato sede almeno quattro volte.

L’insegna del semaforo di Genova (Ex Semaforo di San Benigno) ancora collocata presso la sua ultima sede oggi adibita a servizi della Marina Militare, sulle alture alle spalle della Lanterna

Il semaforo di San Benigno nel 1904 collocato sul tetto dell’omonima caserma...........................................



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.............. e nel 1960 spostato alla base della Lanterna

Anche il semaforo di Portofino ha cambiato sede attorno al 1900. Prima era posizionato su uno dei punti più alti del monte omonimo a 578 metri d’altezza (la vetta è a 610 m), mentre più tardi è stato spostato un po’ più in basso, a 427 metri, in una zona del monte a picco sul mare, presso l’estrema punta del promontorio. Era una delle postazioni semaforiche collocate più in alto tra tutte quelle italiane, che di solito erano situate in posizione non troppo elevata per ragioni di visibilità da parte delle navi.

Servizi svolti dai semafori
I posti semaforici nel Novecento erano particolari uffici telegrafici dotati di attrezzature e personale della Marina, che per l’espletamento del servizio applicavano le normative previste appositamente dal Ministero delle Poste e Telegrafi.
Disimpegnavano il servizio dei telegrammi semaforici, il sevizio di scoperta, e quello dei telegrammi meteorologici sia di Stato che per il pubblico. Vedremo meglio di cosa si tratta, dalle “Istruzioni sul servizio dei telegrammi e marconigrammi” del 1952 che riportiamo integralmente, con l’avvertenza che all’epoca di queste “Istruzioni”, il servizio dei telegrammi meteorologici era cessato.
In genere gli uffici semaforici erano aperti al pubblico, ma negli ultimi decenni i semafori svolgevano soltanto i servizi che venivano loro richiesti via telegrafo anche perché, di solito, le postazioni si trovavano in luoghi poco accessibili.
Per espletare il servizio, l’Amministrazione telegrafica forniva ai semafori i necessari stampati e i bolli a data, mentre il Ministero della marina forniva il contrassegno ufficiale e le dotazioni occorrenti.
I bolli semaforici a data, particolarmente interessanti da un punto di vista marcofilo e storico postale, sono sempre stati introvabili poiché, usati in modo proprio, possono trovarsi soltanto su rarissimi telegrammi destinati al personale degli stessi semafori, o in qualche caso a soggetti reperibili nelle immediate vicinanze degli impianti.

Fino ad oggi l’unico caso conosciuto è il telegramma mostrato dalla Signora Elisa Gardinazzi nel suo documentato articolo pubblicato nel n. 176 del maggio 2010 de “l’Annullo”. Si tratta di un telegramma del 30.12.1904 proveniente da Torino e diretto a un tenente della caserma di San Benigno di Genova, sul cui tetto era collocata in quel periodo l’omonima postazione semaforica. Il bollo è parzialmente incompleto, ma ne abbiamo fatto una accurata ricostruzione che mostriamo insieme al lineare presente nel telegramma.
Oltre questo cimelio, possiamo mostrare altri due bolli di semafori liguri: quello di Portofino col relativo lineare, e quello di Capo Noli. I bolli sono stati apposti impropriamente su corrispondenza privata di semaforisti dei rispettivi uffici, che col loro comportamento ci hanno offerto una documentazione di questi rarissimi bolli, il cui colore può essere nero oppure violaceo.


Cartolina illustrata col lineare del Semaforo di Portofino, spedita il 25.2.1905 a Genova dall’ufficio postale di Ruta (Genova).

Per concludere, va segnalato che al Varignano di La Spezia c’era la scuola semaforisti, che a partire dal 1906 istruiva anche i radiotelegrafisti ed abilitava i vecchi semaforisti al servizio radiotelegrafico. Nel 1930 la categoria assunse il nome di segnalatori.

Distintivo dei semaforisti abilitati radiotelegrafisti






Cartolina illustrata spedita da La Spezia a Marina di Pisa il 17.7.18


ELENCO DEI POSTI SEMAFORICI CHE HANNO OPERATO IN LIGURIA

1. Genova
2. Punta Vagno - Genova
3. San Benigno - Genova
4. Portofino (Camogli) - Genova
5. Punta Manara (Sestri Levante) - Genova
6. Bracco (Moneglia) - Genova
7. Mesco (Monterosso) - Genova oggi La Spezia
8. Punta Montenegro (Riomaggiore) - Genova oggi La Spezia
9. Monte Castellana (Portovenere) - Genova oggi La Spezia
10. Palmaria Isola (Portovenere) - Genova oggi La Spezia
11. Tino Isola (Portovenere) - Genova oggi La Spezia
12. Montemarcello (Ameglia) - Genova oggi La Spezia
13. Punta Bianca (Ameglia) - Genova oggi La Spezia
14. Capraia Isola Monte Arpagna - Genova oggi Livorno
15. Capraia Isola Punta del Trattoio - Genova oggi Livorno
16. Capraia Isola Torre San Giorgio - Genova oggi Livorno
17. Capo Mele (Laigueglia) - Genova oggi Savona
18. Capo Noli (Noli) - Genova oggi Savona
19. Madonna degli Angeli - Savona
20. Punta Mortola (Ventimiglia) - Porto Maurizio oggi Imperia

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Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni
Istruzioni sul servizio dei telegrammi e marconigrammi 1952



Desidero ringraziare sentitamente Luigi Ruggero Cataldi, Elisa Gardinazzi e Alcide Sortino per la determinante collaborazione ricevuta.

Bibliografia

  • Luigi Ruggero Cataldi - Un posto chiamato semaforo - Articolo su “Storie di posta” n. 18 - febbraio/marzo 2003
  • Enrico Bertazzoli - Il semaforo nuovo di Portofino - Articolo su “Storie di posta” n. 19 - maggio/giugno 2003
  • Elisa Gardinazzi - Nella storia della trasmissione di segnali a distanza c’è anche San Benigno (GE) Articolo su “L’Annullo” n.176 - maggio 2010
  • Sergio Mendikovic e Aniello Veneri - Il semaforo di Capo Palinuro - Articolo su “Il Postalista” rivista online - 13.3.2013


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