pagina iniziale le rubriche storia postale marcofilia siti filatelici indice per autori

Il nominale a sbarre

di Giovanni Battista RE e Italo ROBETTI
(L'Annullo n. 55 - 1985)

Sappiamo benissimo quanto sia difficile far accettare ai collezionisti una denominazione nuova al posto di quella sino ad oggi usata; siamo anche convinti che al vero collezionista di Storia Postale non dispiacerà il cambiamento se questo non è arbitrario, bensì l'esito di razionali considerazioni.
Ci si riferisce a quel bollo annullatore che fu in un primo tempo denominato, dal compianto Gaetano Pappalardo, "timbro bizzarro" e che poi diventò "ottagonale a sbarre", perchè ha la forma di un ottagono irregolare formato da linee orizzontali.
La prima denominazione, anche se simpatica e se fece presa sui collezionisti, fu completamente di fantasia; la seconda, certamente molto più attinente, fu subito accettata dagli stessi. A questo punto qualcuno giustamente si chiederà del perchè di una terza denominazione: semplicemente perchè questa nuova denominazione scaturirsce in modo evidente e logico dall'analisi dei bolli annullatori che furono usati nel Regno d'Italia dal 5 marzo 1866 al 31 dicembre 1889.
Il 5 marzo 1866 comparve il nuovo bollo annullatore denominato "numerale a punti" formato da un rettangolo di piccoli rombi che includono, al centro, il numero dell'Ufficio Postale. (fig. 1).
Nel 1877 questo bollo venne sostituito dal bollo annullatore denominato "numerale a sbarre" formato invece da 11 sbarre orizzontali che includono, al centro, il numero dell'Ufficio Postale: questo ha l'aspetto di un bollo quasi circolare. (fig. 2).

Scrive il Prof. Carozzi nel suo catalogo "che le ordinanze postali prescrivevano che le lettere in partenza dovessero essere annullate con un primo annullo numerico apposto sul francobollo, e con un secondo nominativo posto dalla parte della soprascritta in fianco all'annullo precedente."
A questo punto interessa far rilevare che il primo bollo, il "numerale a punti", pur essendo di forma "rettangolare" non fu per questo denominato "rettangolare a punti” e che il secondo pur avendo l'aspetto di un bollo circolare non fu per questo denominato "circolare a sbarre".
Appare evidente che il fattore più importante di questi bolli era il numero contenuto tra i punti o tra le sbarre e non la loro forma geometrica.
Viene quindi logico dedurre da tutto questo che, per il bollo che stiamo trattanto, sia più giusta la nuova denominazione di "nominale a sbarre" che dà risalto al fattore più importante e cioè al nome dell'Ufficio Postale contenuto tra delle sbarre, anche se queste assumono la forma di un ottagono irregolare.
Oltre a questa logica deduzione un'altra conferma ci viene dall'esame degli appunti lasciati dall'incisore JOSZ: troviamo infatti che già all'inizio dell'anno 1888 ebbe dalla Direzione Generale delle Poste l'incarico di preparare un nuovo bollo annullatore nominale che avrebbe poi sostituito nel Gennaio del 1890 il numerale a sbarre.
Tra il 22 ed il 28 marzo 1888 lo JOSZ consegnò alla Direzione delle Poste due bolli nominali a sbarre e cioè:

a) un ROMA tra 9 sbarre che, come il precedente numerale con 11 sbarre, ha l'aspetto di un bollo circolare (fig. 3).





b) un NAPOLI tra 12 sbarre che ha la forma di un ottagono irregolare (fig. 4).





Non conosciamo nessun documento che possa confermare che questi due bolli siano stati usati anche solo sperimentalmente.

Il 31 marzo 1888 lo JOSZ propose alla Direzione delle Poste altri tre bolli nominali e cioè:

a) un VENEZIA 31.III.88.12M con 17 sbarre a forma di un ottagono irregolare nel quale, a differenza del precedente a 12 sbarre, si sono inserite tra le sbarre, oltre al nome dell'Ufficio Postale, anche la data e l'ora di timbratura (fig. 5).

 

b) un ROMA*(FERROVIA)* con data su tre righe, di forma rotonda riquadrato con segmenti curvi (fig. 6).

 

 

c) un NAPOLI* (stella a 5 punte e data su tre righe) di forma rotonda riquadrato da segmenti lineari (fig. 7).

 

Anche di questi tre bolli non conosciamo nessun documento che possa confermare che siano stati usati anche solo sperimentalmente.

Da tutto questo si comprende che la Direzione Generale delle Poste, nella necessità e previsione di sostituire il numerale a sbarre, fosse alla ricerca di un bollo che svolgesse nello stesso tempo la funzione di annullatore e di nominale. A conferma di ciò troviamo che lo JOSZ fa un altro tentativo il 14 settembre 1888 proponendo:

- un ROMA tra 11 sbarre (come il numerale) che ha a sinistra, in un unico blocco, il bollo tondo nominale (fig. 8).

 



Questo sistema era già stato sperimentato altre volte con il numerale a sbarre: l'insieme era però meno compatto e la distanza tra le due parti era maggiore (fig. 9).

 





Oggi questo bollo viene denominato "a cannocchiale" (fig. 10 e 11).

Dopo quest'ultimo tentativo da parte dello JOSZ non si hanno più notizie in proposito, ma quando, nel gennaio del 1890 il numerale a sbarre fu ritirato (Bollettino n. VIII paragr. 436 del 1889) troviamo la nuova fornitura dello JOSZ con un letterale per ROMA*SUCCURSALE N.14* in data 14.1.90;8M, del tipo "tondo riquadrato" che diede inizio all'uso di questo nuovo tipo di bollo (fig. 12).


Poi a marzo ed esattamente l’11.3.90 troviamo i primi tre "NOMINALI A SBARRE" di forma ad ottagono irregolare con 17 sbarre forniti ai capoluoghi di Provincia di LUCCA-FERRARA-PESARO. A questo tipo lo JOSZ ha portato una piccola modifica rispetto al prototipo presenta to nel 1888 per VENEZIA e cioè ha indicato il mese non con numeri romani ma con numeri arabi. Questa caratteristica sarà costante, insieme al numero 17 delle sbarre, in tutti i bolli di questo tipo forniti dallo JOSZ (fiq. 13).

Un'altra caratteristica di questi nominali a sbarre è che essi vennero forniti solamente ad uffici postali di città capoluogo di provincia.
Quelli forniti poi dallo JOSZ sono così descrivibili:
- composizione di 17 linee (sbarre) orizzontali di diversa lunghezza che nel loro insieme prendono la forma di un ottagono irregolare (simmetrico) con tre appositi spazi dove collocare la data, il nome dell'Ufficio Postale e l'ora di timbratura.

Analizzando la morfologia di questo nominale a sbarre per le corrispondenze ordinarie possiamo così descriverlo:
- 3 sbarre superiori complete,
- 3 sbarre corte a sinistra ed a destra che formano il primo spazio per inserire i tasselli della data,
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 3 sbarre cortissime a sinistra e a destra che formano il secondo spazio per il nome dell'Ufficio (solo gli Uffici di REGGIO EMILIA e ROMA CENTRO (fig. 15) non hanno le tre sbarrette a sinistra e a destra a causa della dimensione della scritta, ma sono da considerarsi decisamente appartenenti a questo tipo),
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 3 sbarre corte a sinistra e a destra che formano il terzo spazio per inserire i tasselli dell'ora di timbratura,
- 3 sbarre inferiori complete.

Per i servizi speciali le abbreviazioni di RACC. e di ASSIC. erano poste in un quarto spazio ricavato, sotto l'ora di levata, fra la 15^ e la 17^ sbarra (fig. 14 e 15). Il bollo misura 28x33 mm.

Tutti i bolli forniti dallo JOSZ rispettano questo schema e queste misure.


La data precisa di quando fu tolto dalla Direzione Generale delle Poste l'incarico della fornitura allo JOSZ non è sicura (sembra nel 1892) ma per quanto riguarda il nominale a sbarre abbiamo la certezza che l'ultimo che fornì, almeno ufficialmente, fu quello di GROSSETO in data 4.1.91 (fig. 16).

Dalla prima fornitura dell'11.3.90 all'ultima sopracitata lo JOSZ rifornì con uno o più bolli, 24 Uffici Postali consegnando in tutto ben 35 bolli dei quali 8 per il servizio di RACCOMANDATA, 1 solo per il servizio di ASSICURATA e tutti gli altri 26 per il servizio ordinario. Per tutti questi 35 "nominali a sbarre" esistono documenti che ne comprovano l'uso.

E' evidente che dopo il defenestramento dello JOSZ il Ministero si sarà servito di altri fornitori e per le consuete necessità e perchè il piano previsto per i "nominali a sbarre" comprendente la fornitura a tutti gli uffici postali dei capoluoghi di provincia doveva procedere oltre.
24 dei 69 uffici principali corrispondenti ai capoluoghi di provincia avevano già in dotazione il nominale a sbarre inciso dallo JOSZ.
I nuovi fornitori avrebbero dovuto preparare i bolli per i rimanenti 45 uffici postali ma, per quanto ci è dato sapere e documentare, solo 22 di questi uffici hanno avuto in dotazione il "nominale a sbarre"; un "nominale a sbarre" che si differenzia in modo palese dai precedenti in quanto sono tutti formati da sole 15 sbarre e quindi leggermente più piccoli (mm. 25x31).(fig. 17 e 18).

   


Analizzandone la morfologia il nominale a sbarre del II tipo è così composto:
- 3 sbarre superiori complete,
- 2 sbarre corte a sinistra ed a destra che formano il primo spazio per inserire i tasselli delle data,
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 3 sbarre cortissime a sinistra ed a destra che formano il secondo spazio per il nome dell'ufficio,
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 2 sbarre corte a sinistra ed a destra che formano il terzo spazio per inserire i tasselli dell'ora di levata,
- 3 sbarre inferiori complete.

Salta subito in evidenza che i due spazi, per la data e per l'ora di levata, sono compresi solo tra DUE sbarre corte anzichè TRE come in quelli dello JOSZ.
Questa differenza che è costante, è molto importante per distinguere subito e con precisione i due diversi tipi (fig. 17).

Non si hanno documenti che provino l'esistenza di questo bollo con il quarto spazio per le abbreviazioni di RACC. e di ASSIC. I pochi uffici che conosciamo che hanno adoperato questo bollo anche per il servizio di Raccomandata portano l'abbreviazione tra parentesi dopo il nome dell'Ufficio (fig. 18).

Vi sono poi degli uffici, ed un esempio è quello di PISA, che hanno avuto il bollo per la corrispondenza ordinaria del tipo a 17 sbarre, mentre per il servizio di Raccomandate hanno usato quello a 15 sbarre (II tipo).

 

pagina iniziale le rubriche storia postale marcofilia siti filatelici indice per autori