Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
La nascita delle Accademie scientifiche:
un primato italiano

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Nella sua accezione comune una Accademia è un’istituzione che raccoglie, per cooptazione, i più raffinati studiosi di una determinata materia, al fine di approfondire le conoscenze della stessa ad un livello più alto.

L’etimologia del termine è greca: nel “giardino di Academo”, donato dall’eroe di guerra venerato come un semidio alla città di Atene, Platone istituì la sua scuola filosofica.

un fenomeno che si manifesta pienamente nel secolo XVII, anche se ne riscontriamo la presenza già in periodi precedenti. Inizialmente avevano un carattere eminentemente enciclopedico, come l’Accademia degli Infiammati attiva a Padova tra il 1540 e il 1550 e l’Accademia Fiorentina presieduta dal granduca di Toscana Cosimo I nel 1541.

Nel secolo successivo accanto alle letterarie ed alle filosofiche nacquero accademie rivolte alla speculazione ed alla discussione di problemi scientifici. Gli scienziati del tempo sentivano di unire le forze di più menti per tentare di risolvere problemi di difficile soluzione, con uno spirito libero da legami scolastici che ancora residuavano nelle aule universitarie, ed il bisogno di regolare i propri piani di ricerca secondo criteri dettati dal comune desiderio di speculazione.

Da questo complesso ebbero origine le accademie scientifiche, la prima delle quali, gloriosa istituzione romana, fu quella dei Lincei. Seguirono altre non meno gloriose accademie in Italia, in cui fu seconda quella del Cimento, e, all’estero, la Royal Society di Londra, l’Accademia tedesca dei Curiosi della Natura, quella di Francia, ed altre.

Aveva solamente 18 anni, il giovane principe Federico Cesi, quando stabilì di fondare l’Accademia dei Lincei il cui scopo principale, se non l’unico, era quello di studiare la natura. Studi profondi, erano quelli che si proponeva la eletta schiera degli accolti in questa società, ed eseguiti con esattezza di vedute: perciò la lince, dallo sguardo acuto, fu l’emblema che si proposero gli accademici e da questo simbolo si chiamarono « Lincei ».

Lo scopo delle loro ricerche era lo studio della natura in primo luogo, ma non l’unico. Infatti, insieme con questo, erano in grande onore le ricerche matematiche, non meno che gli studi ameni, poetici e letterari.

Il giorno 17 agosto 1603, nel palazzo Cesi di Roma in via della Maschera d’oro ebbe inizio la gloriosa Accademia. Un leggero senso di misticismo simile a quello degli ordini religiosi cavallereschi del primo medioevo, legava gli iscritti ad essa, quasi affiliati ad una setta o ad una congregazione segreta. Essi avevano un cifrario per comunicare fra loro, si chiamavano “Fratelli Giurati” e dovevano ogni giorno recitare l’ufficio della Beata Vergine. Il loro protettore era S. Giovanni Evangelista e l’emblema, una lince che atterra l’idra col motto “Sagacius ista”, era prima appeso al collo di ognuno come riconoscimento e poi scolpito sullo smeraldo di un anello che ciascun accademico doveva avere.

I primi quattro accademici furono giovanissimi: il principe, di 18 anni, un medico olandese Giovanni Eckio (Heck) condotto a Scandriglia, il conte Anastasio de Fillis di Terni e Francesco Stelluti nobile di Fabriano, tutti e tre sui 26 anni. Iniziativa davvero coraggiosa e degna di ammirazione, che presto dovette dimostrare il suo coraggio ardimentoso, poiché ebbe a subire opposizioni e persecuzioni a cominciare dallo stesso padre del Cesi, tanto che nel 1606, dopo tre soli anni di vita, essa dovette sciogliersi.

Rifacendosi nel loro operato al metodo sperimentale, che in quei tempi muoveva i primi passi, non furono certo graditi agli organi ecclesiastici ed i tre giovanissimi studiosi furono visti più come dei rivoluzionari che con le loro idee andavano a smuovere le fondamenta di un mondo che, fino allora, era rimasto sotto la salda armatura della fede.

Del resto la Chiesa aveva avuto da troppo poco tempo l’esempio di quel che poteva produrre una troppo libera interpretazione, con l’eresia di Lutero; quindi ben conveniva stare in guardia contro ogni nuovo movimento che potesse indurre nel campo teologico riflessi non desiderabili, quanto arbitrari. Di qui si spiega come il suo atteggiamento di difesa o di diffidenza potesse assumere l’aspetto di ostacolo. Ostacolo, pertanto, che, pur ammesso che fosse esistito, venne a cessare col chiarirsi della situazione e con la dimostrazione delle verità che il nuovo indirizzo scientifico andava svelando.
La chiusura dell’Accademia fu però breve, poiché la costanza e l’amore del suo fondatore valsero a ricostruirla e a radunarne le sparse membra. Non più in Roma, tuttavia, perché troppo pericoloso sarebbe stato esporsi palesemente alla vigilanza inquisitoriale. L’accademia riaprì le proprie adunanze nel palazzo di Acquasparta.

E dopo la riapertura chi troviamo come nuovo membro: il nostro Galileo Galilei che fece il suo ingresso in Accademia il 25 aprile 1611. Ma il nuovo corso cessò con la morte del suo fondatore che avvenne il 1° agosto 1630 ed a nulla valsero gli sforzi del Commendatore Cassiano Dal Pozzo che cercò ancora per qualche anno di riunire i soci.

Nonostante la sua giovane età il Cesi non si dimostrò inesperto: i suoi palazzi prima in Roma e poi ad Acquasparta furono dei veri e propri musei, con annesse ricche biblioteche e persino un orto botanico, fornito delle più rare qualità di erbe. Fu esperto naturalista ed a lui si devono studi sulle felci e libri su argomenti di storia naturale, come quello sulle api.

 

 


La principale opera di questa accademia, nel suo primo sorgere, fu la pubblicazione e l’illustrazione di una grandiosa opera sulla storia naturale del Messico, ricca di tavole illustrative per la cui incisione il principe contribuì con spese non lievi, ma che non poté poi vederne la pubblicazione a causa della sua rapida dipartita.
A quella dei Lincei va unita, nella storia, l’Accademia del Cimento. Da essa presero spunto le accademie scientifiche straniere. Da essa si diffuse, per tutta l’Europa, la nuova luce che doveva illuminare il campo della scienza, in modo così differente da quello che aveva mostrato fino allora. Se l’inaugurazione ufficiale di questa accademia ebbe luogo solo nel 1657, essa era stata ideata fino dal 1650 e, secondo alcuni, fin dal 1648.

Anche l’Accademia del Cimento ebbe per fondatore un principe: il cardinale Leopoldo de’ Medici, che la condusse ad effetto e la costituì definitivamente nel 1657. Il granduca Ferdinando II, però, già parecchi anni prima (e cioè, come dicemmo, fin dal 1648), l’aveva ideata, essendo egli stesso un appassionato cultore delle scienze fisiche e matematiche e ideatore di parecchie macchine e strumenti.
L’accademia del Cimento, così ricca d’ingegni nonché di mezzi, forniti dalla munificenza del Principe Leopoldo, non ebbe, tuttavia, lunga vita: nel 1667, appena dieci anni dopo la fondazione, lo stesso fondatore decise di scioglierla.

A queste Accademie italiane, che furono le prime a sorgere nel campo scientifico, fecero seguito le accademie straniere, alcune delle quali assursero ad alti fasti ed ancora oggi resistono ai secoli.

Nel 1645 si fondò a Londra una società che prese il nome “degli Invisibili”. Ne furono fondatori Robert Hook, di cui ricordiamo la legge sul comportamento dei materiali elastici che porta il suo nome, Robert Boyle, studioso tra le altre cose delle leggi che governano la termodinamica, Christopher Wren fisico, matematico ma soprattutto ingegnere avendo avuto un ruolo importante in occasione della ricostruzione di Londra dopo il Grande incendio della capitale inglese, avvenuto nel 1666, ed altri.

Ma questa società prese reale valore scientifico quando Carlo II, nel 1662, la mutò nella “Reale Società”, unendo la Società Filosofica di Oxford e quella degli “Invisibili”.

Invece in Francia, il Cardinale di Richelieu fondò a Parigi, nel 1635, la famosa “Académie Francaise” che per altro non ebbe inizialmente un carattere scientifico, mentre nel 1665, G. B. Colbert, ministro e segretario di stato, fondò la “Académie des Sciences”.

In Germania, a Erfurt, G. Lorenzo Bausch ed altri fondarono nel 1652 una “Gesellschaft naturforschender Aerzte” che poi fu trasformata, nel 1677, nella “Academia Leopoldino-Carolina Cesarea naturae curiosorum”.
A queste, che furono le più note accademie ufficiali, andrebbero aggiunte quelle private, tenute in casa propria da medici o scienziati, sul tipo di quella che G. Riva, chirurgo ed anatomico, teneva in Roma, nella propria abitazione presso via della Pedacchia (nella località dell’odierna piazza dell’Ara Coeli). Un’altra assai nota ai suoi tempi fu la privata accademia di Gerolamo Brasavola che nel 1681 tenne un “Congresso medico Romano” cui parteciparono una sessantina di medici e, come uditori, numerosi cardinali, giusto per confutare il luogo comune di una Chiesa oscurantista.
Questo tipo di istituzioni si sono nel tempo consolidate e tante altre ne sono nate. Ai giorni nostri abbiamo una Accademia dei Lincei, più volte rifondata, che dagli inizi del secolo scorso, dopo un turbolento periodo durante il regime fascista, è ora composta da 540 accademici divisi tra Scienze Fisiche e Scienze Morali. In Svezia l’Accademia Reale Svedese ogni anno assegna i Nobel per la fisica e per la chimica ed in suolo britannico la Royal Society of London.