Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Far la prima donna

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Si attribuisce l’espressione, spesso in maniera negativa, a chi di solito vuol primeggiare rispetto agli altri ma questa volta vogliamo parlare effettivamente di chi in campo medico, pur appartenendo al gentil sesso, ha saputo farsi largo tra pregiudizi e incomprensioni ancora molto diffusi fino a poco tempo fà.

Già nel II secolo d.C. presso Tlos, nella provincia turca di Antalya, il locale senato decise di erigere un statua in ricordo dell’opera meritevole di un medico donna, Antioca, di cui lo stesso Galeno tesse gli elogi e riporta alcune sue prescrizioni. Ma per secoli l’apporto della figura femminile, pur non potendole disconoscere la sua enorme capacità in fase di assistenza al malato, è rimasta nell’ombra, al più riconosciuta a volte una sua funzione come ostetrica.

Arriviamo all’XI secolo per ritrovare presso Salerno una figura femminile, Trotula, giovane fanciulla che le cronache narrano abile nel tener testa ai più noti esponenti della locale Scuola Medica. La sua opera principale il “De passionibus mulierum curandorum” è ricco di senso comune e pratico, dote propria del sesso femminile ma si rimane anche stupiti di quanto siano ancora attuali le sue indicazioni.

 

Nell’Inghilterra puritana del XIX secolo sotto le vesti del Dr. James Barry ritroviamo l’irlandese Margaret Ann Bulkley, che grazie al suo travestimento divenne un famoso chirurgo militare. Dileggiata per la piccola statura e la voce dai toni acuti, seppe farsi largo sino a raggiungere la carica di Ispettore Generale dell’Esercito. Solo alla sua morte si venne a conoscenza della sua vera natura ma la faccenda fu subito messa a tacere.

In Italia fa da apripista la bolognese Maria Dalle Donne; di umili origini si laurea nel 1799 presso la locale università. E’ allieva del fisico Giovanni Aldini e del chirurgo Tarsizio Riviera che la indirizza verso la pratica ostetrica. La sua carriera sarà dedicata alla formazione, istituendo presso la propria abitazione una scuola per levatrici.

Laureatasi alla vigilia dello scoppio della Guerra Civile, Mary Walker fu tenace nel chiedere di essere arruolata nell’esercito come chirurgo militare. Dapprima, a causa dei pregiudizi dell’epoca, svolse ruoli secondari come infermiera ma infine si meritò sul campo la nomina di assistente chirurgo nel 52° reggimento dell’Ohio. Terminata la guerra le fu assegnata, prima e unica donna, la Medaglia d’Onore, il più alto riconoscimento in campo militare.

Quando si laureò al Geneva Medical College di New York nel 1849, Elizabeth Blackwell divenne la prima donna medico negli Stati Uniti. Non era nelle sue intenzioni abbracciare la carriera medica, ma pensò fosse una buona ragione il fatto che il titolo fosse precluso a quel tempo alle donne. Nel corso degli anni diventa amica della “signora con la lanterna” Florence Nightingale. Quest’ultima era nata a Firenze da genitori inglesi e abbandonò gli agi di una comoda esistenza per dedicarsi completamente alla cura degli infermi. Con lei possiamo dire che nasce la professione infermieristica e fu la guerra di Crimea il suo battesimo del fuoco. Il suo “Notes on Nursing” rimane un testo tuttora valido.

Per molti anni è stata l’unica donna a essere rappresentata su una banconota italiana, ma noi la ricordiamo come grande educatrice. Nata a Chiaravalle e laureatasi in medicina nel 1896 con una tesi in psichiatria, Maria Montessori dedicò la sua vita all’infanzia e le sue “Case dei bambini” si diffusero in Italia e nel resto del mondo

Gerty Radnitz-Cori, prima donna a ricevere il Nobel in Medicina nel 1947, era nata a Praga e lì sui banchi della locale Ferdinand Universitat conosce e poi sposa Carl Ferdinand Cori, con il quale condividerà la vita e gli studi che li porteranno insieme a ricevere l’ambito riconoscimento.
Nel 1922 gli eventi li portano oltre atlantico e negli U.S.A. portano avanti le loro ricerche sul metabolismo del glucosio. Il giorno della cerimonia nessuno si accorse che quella donna così vivace e radiosa era malata; affetta da mielosclerosi muore il 26 ottobre del 1957.

Non possiamo che essere d’accordo con lo slogan presente su questa carta postale dell’India:

“Se tutte le ragazze andassero a scuola, il mondo potrebbe cambiare.”

Infatti non possiamo dimenticare che nonostante quanto narrato sinora, in molte parti del mondo le donne subiscono ancora una forte discriminazione in ambito educativo.

Chiudiamo con questa frase di Rita Levi Montalcini, che in un mondo accademico che ha ormai accettato il ruolo femminile senza più pregiudizi, ha saputo ergersi a massimo esponente di una classe medica che ormai vede la donna collaborare con pari dignità accanto all’uomo.

«L'umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi.»