Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
La generazione spontanea

torna all'indice

 

Può la vita di un essere, quantunque piccolo ed insignificante, nascere in modo "spontaneo" da elementi naturali inanimati?

Chiunque di noi risponderebbe di no, ma così non era nell’antichità se ne fu un convinto sostenitore Aristotele il quale asseriva che mosche e vermi potessero nascere direttamente dal fango, dalla carne in putrefazione o dalla frutta marcescente.

Ed ancora in epoca romana il celebre architetto Vitruvio suggeriva di costruire le abitazioni con gli ingressi rivolti ad est al fine di proteggere gli interni dalla comparsa di larve di insetti, la cui nascita era imputabile ai venti provenienti da sud e da ovest.

Dobbiamo arrivare al secolo XVII perché gli scienziati si possano ravvedere ed incominciare a “smontare” tali credenze.

 

Ma se la maggior parte di loro si limitava, in sede retorica, ad esprimere semplici dubbi sulle affermazioni aristoteliche, dobbiamo riconoscere all’italiano Francesco Redi (1626-1697), medico e naturalista aretino, il merito di aver, con esperienze condotte a regola d’arte, mosso valide obiezioni,

Personaggio quanto mai singolare viene ricordato anche come letterato e poeta, pieno di contraddizioni e lati nascosti quanto mai interessanti; lui stesso si descrive così:

“al volto macilento e al collo torto
ognun mi crederebbe un San Francesco,
ma se col fiasco mi vedesse al desco
si accorgerebbe aver creduto il torto.”

Così com’era burlone verso i suoi colleghi del tempo mostrando loro antichi testi da lui falsificati, così fu retto e severo nelle sue indagini scientifiche in quanto come ebbe a dire: “io mi restringo sempre a quel che ho veduto con gli occhi miei propri, e che fuor di questo non nego mai, e non affermo che che sia.

Fu incolpato di falso per aver introdotto nel Dizionario della Crusca citazioni di fonti da lui inventate ed a lui pure viene attribuito un manoscritto duecentesco “Diario di Franco Pipozzo” dove si parla dell’invenzione degli occhiali.


 

Ma perfettamente scientifici furono i suoi comportamenti: ricordiamo i suoi studi sulle vipere e sul loro veleno e il suo lavoro “Osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli animali viventi” da annoverare tra i primi trattati di parassitologia, branca di cui è considerato il fondatore.

Nato ad Arezzo ebbe modo di condurre i suoi studi a Pisa; fu amico dei più ragguardevoli personaggi dell’epoca e fu nominato, dal Granduca di Toscana Ferdinando II, archiatra, carica assegnata al medico gerarchicamente più importante dello Stato.

A onor del vero prima di lui qualcosa si era mosso se già nel 1651 lo scienziato inglese William Harvey (1578-1657), ben più noto per i suoi studi sulla circolazione del sangue, dette alle stampe il suo “Exercitationes de generationibus animalium” nelle cui pagine affermava che ogni forma vivente proviene da semi o da uova; celebre fu la sua frase “Omnia ex ovo”, tutto ha origine dalle uova.



Di fronte a questi precursori continuavano però ancora ad imperversare i sostenitori della vecchia dottrina come il gesuita e filosofo Athanasius Kircher (1602-1680) che insegnava il modo in cui spontaneamente si potevano generare le mosche

Jean Baptiste van Helmont (1579-1644), medico e chimico fiammingo, che assicurava di poter fare i topi e Filippo Bonanni (1638-1725) che credeva che dal legno imputridito con acqua marina nascessero prima dei vermi, che poi si trasformavano in farfalle ed in ultimo in uccelli.

In questo ambiente entra in scena il Redi, sulla base di esperimenti condotti con la severità scientifica degna di uno studioso moderno, dimostrando che le larve presenti nella carne in decomposizione non si generano spontaneamente, ma derivano dalle uova deposte sulla carne dalle mosche.

Egli prese due pezzi di carne e li mise in due recipienti di vetro, uno chiuso e uno aperto; dopo alcuni giorni, solo su quello aperto comparvero i vermi (che si trasformarono in mosche dopo circa tre settimane). Il mancato sviluppo di vermi sulla carne nel recipiente chiuso poteva essere imputato all’assenza di ricambio d’aria. Allora Redi ripeté l’esperimento chiudendo il recipiente con una reticella in grado di lasciar passare l’aria, ma non le mosche: anche in questo caso, sulla carne non si formarono vermi, che comparvero invece sulla reticella (dove le mosche avevano deposto le uova) dimostrando che essi (larve di mosche) non si generano spontaneamente, ma derivano dalle uova deposte dalle mosche stesse.

Il dibattito in campo scientifico prese proporzioni allarmanti e si formarono così due partiti che presero il nome di “spontaneisti” e di “ovulisti”; in quest’ultimo militarono anche il Malpighi e Vallisneri.

 

 

Così, un poco alla volta, sia pure attraverso interpretazioni incomplete e non sempre interamente giuste, si andava facendo strada la verità che nel medioevo era stata sepolta sotto il dogma “dell’ipse dixit“.

Nel 1864 fu il grande biologo francese Louis Pasteur (1822-1895) a metter tutti d’accordo. Utilizzò delle bolle di vetro contenenti un infuso di acqua e fieno che sterilizzo facendole bollire; questi recipienti presentavano un sottile collo ripiegato che permetteva il passaggio dell’ossigeno ma bloccava spore e altri contaminanti. Rilevò che all’interno non si generava alcun tipo di vita, archiviando definitivamente la folkloristica teoria della generazione spontanea.