Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Keplero in tematica medica

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Johannes Kepler nasce a Weil der Stadt nel Wurttemberg il 27 dicembre 1571; infanzia a dir poco disordinata con un padre di professione mercenario sempre in giro per l’Europa ad ammazzar gente e una madre “spacciatrice” di unguenti miracolosi e più volte accusata di stregoneria.

Il suo destino viene segnato, come spesso avviene per gli astronomi, allorché assiste ad una eclissi, di luna nel suo caso. Accanto alle sue capacità astronomiche dimostra anche una straordinaria abilità matematica. Quando quindi ormai cresciuto, abbandona la carriera ecclesiastica a causa della sua malferma salute, accetta il modesto incarico di professore di matematica presso la scuola evangelica di Graz. Ma ben altro lo attendeva e nonostante avesse difficoltà a maneggiare la strumentazione a causa di un precoce reumatismo articolare e certamente non l’avvantaggiava una progressiva miopia, la sua forza di spirito lo porterà a diventare un grande scienziato ed astronomo.

La pubblicazione nel 1596 della sua opera giovanile “Mysterium Cosmographicum” attira l’attenzione dell’allora in auge astronomo di corte a Praga Ticho Brahe che lo vuole come suo assistente. Fu qui che rifacendo il calcolo dell’orbita di Marte enunciò la prima delle sue tre leggi.
Nonostante si fosse ancora privi di telescopio il nostro Johannes dimostra che la distanza tra il pianeta “rosso” e il Sole è variabile e che lo stesso percorre un’orbita non perfettamente circolare.

Morto Brahe, Keplero gli subentra a corte e dall’analisi delle carte del maestro ne trae la seconda legge : “Il raggio vettore che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali”. Pubblica quindi una seconda opera che già nel titolo attesta l’estrema gratitudine per il maestro :”De Motibus Stellae Martis ex Observationibus Tychonis Brahe” seguita dopo dieci anni da “Harmonicae Mundi” in cui si paragona il moto dei pianeti alla legge armonica dei suoni musicali, metafora che ritroviamo oggigiorno in molti film di fantascienza e che fu da base per la terza legge.

Nel 1627 pubblicò le “Tabulae Rudolphianae” dal nome del suo re mecenate Rodolfo II; in esse troviamo la summa dei suoi studi e un riferimento per tutti gli astronomi a venire che si basarono su di esse per riconoscere l’esatta posizione dei vari oggetti del sistema solare.

Quindi scienza, astronomia e matematica sono le tematiche che lo vedono protagonista ma per alcuni suoi contributi significativi forniti alla Medicina lo possiamo tranquillamente inserire in una tematica medica.

Suggerì i primi criteri di valutazione nella diagnostica fisica, oggi nota come semeiotica; infatti osservando il ritmo del polso arterioso, lo utilizzo nella misurazione del moto celeste.
A lui molto devono anche le branche dell’oftalmologia e dell’ottica fisiologica nel momento in cui, apparsi i primi strumenti ottici, telescopio in primis, il nostro ne afferra l’importanza nello studio della visione e della rifrazione della luce nel mezzo atmosferico.

In un opera minore “Dioptricae” dimostra l’importanza del ruolo della retina nella percezione dell’immagine che giunge rovesciata nella parte posteriore dell’occhio; non possiamo non cogliere il paradosso del fatto che lui, affetto da miopia, ne scopra la causa in una errata convergenza dei raggi luminosi prima che giungano sulla retina.

I suoi studi lo portano anche a fissare i criteri per la misurazione delle distanze focali delle lenti; tutto ciò avrà un indubbia ripercussione sui metodi correttivi della visione.

Possiamo concludere dicendo che il personaggio si è trovato a vivere in un momento storico che ha fatto da spartiacque tra un’epoca in cui regnava il mistico e l’irrazionale ad una in cui si afferma la ragione e metodo e in lui alternativamente prevale ora l’una ora l’altra.