Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Non buttiamola in politica

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Frase che sentiamo spesso quando si vuole evitare che la spiegazione di certe situazioni venga ricondotta ai comportamenti dei nostri governanti. Qui invece parleremo di medici che nel corso della loro vita, per varie ragioni, hanno tralasciato la loro professione per “buttarsi” in politica.

Questo fenomeno non possiamo ritenerlo recente se pensiamo che già nell’epoca egizia Ihmotep, alla corte del faraone oltre che medico era anche consigliere.
E per molto tempo le cure mediche furono appannaggio dei potenti e i medici spesso entravano nel vivo delle decisioni di Re e Regine contribuendo alle sorti di un paese. In epoca moderna le motivazioni sono cambiate e il più delle volte è stato un sentimento di umanità ed un voler aiutare il prossimo che ha spinto molti a fare questa scelta.

Rudolf Virchow (1821-1902), padre della Patologia Moderna, insorse nel 1849 contro il regime dell’epoca per condannare le pessime condizioni sociali rilevate durante lo studio di una epidemia di tifo che aveva colpito il Paese. Nel 1861 entrò in Parlamento e divenne leader del Partito Progressista. Fu così violenta la sua opposizione al primo ministro Bismarck che fu sfidato a duello. Si adoprò per far sì che la città di Berlino avesse un impianto idrico e fognario adeguato ai tempi.

“Vive la Republique !” gridata in pubblico durante una manifestazione costò il carcere al giovane Georges Clemenceau (1841-1929). Dopo essersi laureato in medicina nel 1866, se ne andò negli Stati Uniti praticando l’insegnamento del francese. Rientrato in patria si dedicò al giornalismo e alla politica, interessandosi al noto caso Dreyfus, che vedeva il capitano accusato ingiustamente di alto tradimento nei confronti della sua patria. Fondò il giornale L’Aurore dove ricordiamo fu pubblicato il famoso “J’accuse” di Emile Zola contro l’antisemitismo. Fu primo ministro di Francia dal 1906 al 1909 e nuovamente nei difficili anni che seguirono alla fine della Prima Guerra Mondiale.

La Guerra d’Indipendenza Greca (1821-1832), condotta per affrancarsi dall’Impero Ottomano, vede coinvolti due personaggi, che dopo aver concluso gli studi di medicina, si ritrovano nell’agone politico: Adamantios Korais (1748-1833) e Giovanni Capodistria (1776-1831). Il primo, che condusse i suoi studi a Parigi, fu influenzato dalle idee della Rivoluzione Francese e rientrato in Patria si applicò alla modernizzazione della lingua greca, tanto da essere paragonato al nostro Dante; figlio dell’Illuminismo fu tra i fondatori del Movimento di liberazione. Il secondo invece alla medicina preferì la carriera diplomatica, che lo porterà ad essere eletto come primo Presidente del nascente Stato Greco. Ma la sua voglia riformatrice lo porterà ad entrare in conflitto con molti gruppi politici tanto da poi essere assassinato quando la situazione gli sfuggì di mano.

Medico talentuoso, oftalmologo di fama ed esperto naturalista, Josè Rizal (1861-1896) nell’arco di una breve vita è diventato un simbolo per il popolo filippino. Per la sua battaglia a favore dell’indipendenza dalla Spagna fu esiliato due volte; rientrato e arrestato, fu condannato a morte e giustiziato.

Contrarre una malattia può cambiarti una vita. E’ il caso del giovane medico scozzese Leander Starr Jameson (1853-1917), il quale affetto da tubercolosi, si trasferisce in Sud-Africa. Qui conosce e diventa amico di Cecil Rodhes, un imprenditore senza scrupoli che in breve acquisirà il monopolio nel commercio dei diamanti e darà il suo nome al nascituro territorio della Rhodesia. Con il suo aiuto Jameson si trovò a capo di un movimento che, destabilizzando alcuni territori e rovesciando i legittimi governi, favorì la nascita dell’Unione SudAfricana.

Laureatosi a Dakar, lavorò per più di quindici anni in vari ospedali, finchè nel 1946 non fu eletto nell’Assemblea Nazionale Francese ed incominciò a combattere dall’interno per l’indipendenza della sua Patria. Parliamo dell’ivoriano Felix Houphouet-Boigny (1905-1993) che fu dapprima sindaco di Abidjan e poi delegato presso le Nazioni Unite. Nel 1960 divenne il primo presidente della nuova repubblica indipendente della Costa d’Avorio, carica che conservò sino alla sua morte.

Molti altri ancora potrebbero ben figurare in questa lista ma vi rimandiamo alla lettura di un vecchio articolo di Aldo Baldi “I francobolli raccontano la storia della medicina” dove tra gli altri sono citati il leader rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara e il presidente del Cile Allende.

L’ultima parola ad Aristotele che diceva:
“L’uomo è per natura un animale politico“