MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (XXII parte):

Aziende italiane, loro affrancature e pubblicità

Antonio Rufini

Questo paragrafo è destinato ad una vecchia Azienda italiana della grande distribuzione, la STANDA.

Costituita a Milano nel 1931 con iniziale denominazione sociale “SOCIETA’ ANONIMA MAGAZZINI STANDA” ha avuto varie vicissitudini:
- la denominazione, mutata più volte, prima Standa, poi STANDARD, poi ancora STANDA, poi vari sviluppi dell’ipotetico acronimo Standa, il più accreditato dei quali è “Solo Tutti Articoli Nazionali dell’Abbigliamento e Arredamento” (1):
- la proprietà, prima di una famiglia milanese avente per affini i Borletti (2), poi della “Iniziativa Meta S.p.A.” del Gruppo Ferruzzi-Montedison (1966); quindi della Fininvest S.p.A. del gruppo Berlusconi (acquisto, si disse, da 1.000 miliardi di Lire);
- la sede, prima a Milano, poi a Milano Fiori, Rozzano (MI), quindi a Milano 3 City, Basiglio (MI), infine ancora a Milano;
- l’acquisto negli anni di varie catene di Supermercati: Multi negozi S.p.A., la DIADI piemontese e la RIALTO veneta, la Magazzini GAMMA, la bresciana INGROS, i Supermercati Brianzoli, le catene Grazzini e Toys Center;
- la fine ingloriosa, venduta a pezzi dalla Fininvest (parte alimentare in due tranche e parte non alimentare ad una sola cessionaria); non penso che la STANDA fosse un peso per la controllante ma quest’ultima fu costretta a vendere forse per necessità finanziarie, dovette fare “cassa” per la troppa esposizione verso le Banche, da ridurre in tutto o in parte (3); così avvenne la scomparsa totale nel 2010: il nome lo ricordiamo soltanto noi che abbiamo i capelli bianchi.

La Standa si trasferì da Milano a Rozzano, sempre nel milanese (dichiaratamente in fabbricati realizzati dal Cav. Silvio Berlusconi o da Società immobiliari o edilizie che facevano capo al medesimo o alla Fininvest), poi uscita a fette dalla Fininvest è tornata a Milano e lì ha terminato la sua attività.
Da ultimo il ramo “alimentari” con insegna STANDA del centro-sud (i punti vendita del centro-nord erano già stati ceduti all’ex Amministratore Delegato della Standa, Franchini) è stato ceduto alla tedesca Rewe Group (marchio: Billa) che non deve essere riuscita a gestirlo come era suo intento; con le leggi amministrative, fiscali, civili in generale, di diritto del lavoro italiane, con i sindacati e la Pubblica Amministrazione che abbiamo non è uno scherzo mandare avanti un’azienda in questo povero paese; i più duri di cuore o quelli che provenendo da altri stati, veri “paradisi” in terra, si accostano tardi il sistema ITALIA, adottano sempre un metodo di “uscita” riassunto dall’adagio americano, quasi una legge non scritta e che dà da riflettere ”…..è meglio perdere che straperdere…..”: abbandonano e basta.
Così le ultime STANDA alimentari hanno chiuso i battenti nel 2010.

Prima ancora il ramo “non alimentare” era stato ceduto alla veneziana Gruppo COIN che aveva ribattezzato i punti vendita o COIN oppure O.V.S. che in più esercizi, dopo anni, ha semplicemente “chiuso” i battenti dove il mercato non tirava”; effetti immediati: molti lavoratori dipendenti a casa e buonanotte!
Un altro esempio di azienda grande (oltre 200 punti vendita tra supermercati e ipermercati e migliaia di lavoratori dipendenti: non sono una sciocchezza) che non esiste più: io la considero un “caro estinto”.
I prodotti “non alimentari” della vecchia STANDA non erano “acci”; personalmente ho acquistato alla Standa le lampade da tavolo che ancora uso (4) con braccia a molle e allungabili, varie sedie pieghevoli, capi d’abbigliamento e oggetti di cancelleria e, quand’ero giovane, perfino pinne per il nuoto; nella mia città e nella Standa di Pizza Re di Roma io e mia moglie, appena coniugati e mentre arredavano il nostro primo appartamento, acquistammo un set di coltelli grandi da cucina che mia moglie usa tutt’ora, marcati Kaimano sono indistruttibili e sono trascorsi 45 anni.

Sui prodotti alimentari non posso pronunciarmi, erano il reame di mia moglie, ma quando mia figlia tornava dalla piscina dopo l’allenamento mia moglie le acquistava alla STANDA il panino con l’affettato o il formaggio per la merenda…. preparata ad hoc e al momento al banco della pizzicheria e tutti i giorni della settimana, tranne la domenica.
Avevo un magazzino Standa vicino al mio ufficio di Viale Regina Margherita (a 100 metri) ed uno vicino a casa (200 metri) e li ho sempre usati.

Un inverno, avevo ancora l’Ufficio in Viale Regina Margherita, fece un freddo da paura proveniente dalla Siberia; io giravo in Piaggio Vespa ed indossavo sì un giubbotto ben imbottito ma ero in blue-jeans, poco o per nulla protettivi per gambe e ginocchia, e potevo tornare a casa solo dopo le ore 20 per motivi di lavoro: allora andai alla Standa per cercare una calzamaglia da indossare sotto i jeans ma non ce ne erano o erano esaurite; mi aiutò una commessa della Standa, molto cortese che comprese il problema, grave, e mi suggerì di acquistare, per supplire alla calzamaglia, un collant di nylon da gestante, aperto sul davanti e con cinturino ad asole e bottone, che poteva andare bene per la mia taglia (alto 180 cm., pesavo poco meno di 100 Kg.): così alle 21 tornai a casa con la Vespa quasi lentamente per paura di cadere e di essere portato al Pronto Soccorso in cotal paludamento intimo, con indosso il collant da donna….. poi riciclato a mia suocera.
Insomma alla vecchia STANDA io e la mia famiglia “abbiano dato”.
Mostro i marchi della STANDA avvicendatisi negli anni; fondamentalmente non sono molto diversi ma con sole sei lettere maiuscole dell’alfabeto c’era poco da svariare:




Allorquando acquistai qualcosa alla STANDA per i miei Uffici ho sempre chiesto la fattura per ogni oggetto; mi rilasciavano lo scontrino (fiscale) e la BAM ma le fatture pervenivano successivamente, tramite Posta e con la data dell’emissione diversa dallo scontrino. La cosa mi ha sempre lasciato perplesso perché la normativa fiscale prescrive che la fattura si ha per emessa quando viene consegnata o spedita, ma le spedizioni erano sempre di qualche giorno posteriori alla data dello scontrino di cassa, mi pare anche di una settimana. Come avranno fatto a far quadrare le date dei Registri Corrispettivi con quelli delle Fatture Emesse?

Mostro qui di seguito la busta (di Fattura Commerciale Aperta a me indirizzata) con l’affrancatura Meccanica della STANDA allorquando ebbe sede sociale in Comune di Rozzano, la più bella, si fa per dire, tra quelle che possiedo:

Non ne ho reperite altre (con sede Milano, prima o dopo “Rozzano”), nemmeno chiedendo aiuto all’indimenticabile Nino Barberis quand’ero socio dell’A.I.C.A.M., e sì che le cercai, ma inutilmente; avrei dovuto mettere un annuncio; mah: talvolta manca il tempo e altre la voglia; se comparirà qualcosa in eBay, farò “tana”.

La STANDA ebbe vari testimonial: Marco Columbro, Lino Banfi, Sandra Mondaini e il marito Raimondo Vianello, Marta Marzotto, Mike Buongiorno, Enzo Iacchetti; ma i testimonial sono comparsi solo in TV, in varie trasmissioni e in vari spot. (5)
Ho cercato in vecchi giornali (tanti, anche rotocalchi, ma la mia mansarda non è mica la Biblioteca Nazionale!), qualche pubblicità stampata, quindi da mostrare qui su IL POSTALISTA, della STANDA è uscito fuori un solo inserto interessante, a colori, molto ben fatto e accattivante (con tre belle ragazze in costume da bagno un po’ scosciato, comunque “castigato”) e, guarda caso, è stato edito durante il periodo “berlusconiano” (c’è il marchio di fabbrica, la testa del biscione col fiore in bocca, tipico di tutte le Società della galassia Fininvest): comparve nelle pagine d’un ottimo periodico di larghissima distribuzione pure esso del Gruppo Fininvest e leader del settore (TV Sorrisi e Canzoni).

Dopo la cessione a pezzi e a terzi dei rami d’azienda della STANDA, fatti dalla Fininvest, di pubblicità aziendale della STANDA non ho scovato un bel nulla: la STANDA se ne è andata così, quasi in punta di piedi, è come se si fosse dissolta nelle nebbie della Valpadana e basta.

Mostro la predetta pubblicità e senza altre indicazioni, che il settimanale da cui è estratta lo scrissi per memoria, a mano ed in basso a sinistra, temporibus illis:


La pagina “manifestino” da TV Sorrisi e Canzoni deve darvi dà pensare, come è accaduto a me; le tre giovani modelle, col rossetto sulle labbra e lo smalto rosso alle unghie, indossano tre costumi da mare ma non hanno calzati sandaletti o infradito giapponesi o zoccoletti da spiaggia: calzano scarpe decolleté con tacco alto a spillo che rendono i loro piedini belli e sexy; in spiaggia però non si va assolutamente con le scarpette a tacco alto! E allora? Ci sarà stato un motivo per presentarle così? Avrebbero, così ritratte, attirato di più l’attenzione delle possibili acquirenti?
Tener ben presente che si trattò di pubblicità di 30 anni fa, quando la nostra società civile non era ancora arrivata allo “sbrago” di oggi, anni 2020. Chissà?

Il Cav. Berlusconi si lamentò, decenni or sono, del trattamento che la STANDA ebbe in certi Comuni con amministrazioni di sinistra; potrebbe anche essere successo e non me ne meraviglierei più di tanto dato che l’Italia è sempre stata ed è il paese di “una guerra per una secchia di legno rapita” in cui si arriva anche ad uccidere per questioni di tifo calcistico, anche fra cittadini della medesima città, tra milanisti e interisti, atalantini, napoletani, romanisti e laziali, juventini e torinesi, genoani e sampdoriani, fiorentini e chi più ne abbia più ne metta.
L’astio e l’odio politico non sono da meno del calcio, anzi.
Da “tecnico” posso solo congetturare che non furono solo le angherie da iene di alcuni amministratori di “sinistra” in qualche Comune d’Italia (non vorrei dire una pappola ma egli, Berlusconi, si lamentò dell’Amministrazione comunale di Bologna….., ma Bologna non era l’Italia e la STANDA operava in tutt’Italia (6)) a determinare la cessione della Società, per rami d’azienda, da parte della Fininvest; la vendita deve essere stata determinata da “altre” esigenze, sicuramente pressanti, di certo legittime e tecnicamente necessarie e non differibili. Non è, per caso, che anche la Fininvest sia stata costretta ad applicare la legge americana, non scritta ma spessissimo seguita alla lettera, e che ho sopra trascritto?

Però quando da Revisore Ufficiale dei Conti fui a fare il Sindaco nella galassia Conad sentii altre storie, estremamente interessanti e gravi su come la Montedison avesse lasciato la STANDA prima di rifilarla bellamente alla Fininvest. La Conad infatti (Gruppo CEDI) rilevò un certo numero di punti vendita (alimentari) della Standa nel Nord Italia ed i suoi uomini qualche cosa, a posteriori, l’avranno pure scoperta.
Non me la sento di riferire; potrebbero essere pettegolezzi, cosacce da lavanderia e cattiverie; così, io che faccio l’Avvocato da 43 anni, vedrò di evitarmi qualche bella querela per diffamazione.
Termino qui la piccolissima panoramica di una sola A.M., marchi, pubblicità e ricordi della STANDA, veramente un “caro estinto”.

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1 - la concorrente UPIM, sempre milanese, non è che con la denominazione stesse meglio, dato che “UPIM” era l’acronimo di “UNICO PREZZO ITALIA MILANO” (sic!); solo la terza catena di grandi magazzini degli anni ‘20, milanese, aveva una denominazione accettabile, “La Rinascente”, ma il nome l’aveva creato quel discutibile geniaccio di Gabriele D’Annunzio.
2 - per intenderci, quelli delle macchine da cucire “Borletti, Punti Perfetti” e poi dei cruscotti e contatori vari delle automobili del gruppo FIAT.
3 - non sono né un ex Ministro delle Finanze come il Prof. Tremonti, come il Prof. Fantozzi o come l’attuale Sindaco di Roma Gualtieri, però amministro i “sacramenti” dal 1983 (divenni Revisore Ufficiale dei Conti) ed in precedenza, dal 1970 occupandomi di contabilità e bilanci avevo fatto il “chierichetto”). Di più: mentre io e mio fratello eravamo al Liceo, nostro padre (classe 1914) dottore commercialista laureato alla Sapienza di Roma prima della guerra, opportunamente ci spiegò “a puntate” in un tot numero di ore e settimane cosa fosse il <bilancio> e come si redigesse un bilancio. Sono stato anche sul ponte di comando di varie navi (aziende) a controllare quale rotta tenesse il comandante (per evitare danni alla “Schettino”) ma in precedenza ero stato giù, in basso vicino alla sentina, in sala macchine ed avevo iniziato col fare il “mozzo” e così mi sono fatto un’idea mia personale di cosa siano i “conti”, le situazioni patrimoniali ed i bilanci. Mi arresto qui per non annoiare: IL POSTALISTA è un periodico di filatelia, non un manuale di come imbrogliare legalmente le carte.
4 – mia figlia le ha viste in eBay vendute a 50 euro perché sono “vintage”; non è vero sono più che vintage, hanno più di 40 anni!
5 - ci sono tutti, si possono visionare tutti, basta cercare bene in Youtube e gli inserti pubblicitari, con quegli “interpreti”, quei testimonial e con le loro battute e i loro slogan dell’epoca, vengono fuori, come da un passato lontano.
6 – mica in tutta Italia c’erano amministrazioni di sinistra!


Antonio Rufini
13-12-2021

 

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