MEMORIE
di Antonio Rufini

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori
Memorie di un anziano collezionista di storia postale (XVIII parte).
Chiusura di corrispondenze con punti metallici
Antonio Rufini

Nell’anno 2020, costretto a letto da una maledettissima artrite particolare, invalidante se non curata (ma la cura posso farla ad intervalli per far “respirare” il mio povero fegato), ho letto tutto ciò che Marino Bignami ha pubblicato su IL POSTALISTA.

Quando sono arrivato a “NOTE SULLA CHIUSURA DEGLI INVII CON SPILLI METALLICI” (10/2/2011) e in particolare nella parte finale dell’articolo, con citazione del compianto Giovanni Riggi di Numana autore de “IL SEGRETO EPISTOLARE” (Libreria Cortina, Torino 2008) penultimo capitolo pag. 194 “lettere chiuse con graffe metalliche nei primi anni ’90 dell’800”, mi è successa una cosa strana: in testa mi si è acceso, per così dire, un LED, una spia.

Nel 2021, quando ho potuto, sono salito, quindi, nel mio archivio personale (la mansarda) ed ho trovato ciò che cercavo per “spegnere” il LED, accesosi l’anno precedente.
Dopo anni, ho rimesso le mani sulla cucitrice “POSTAL” della ZENITH; (1) io ce l’ho in archivio, suppongo, da quasi 50 anni, forse più.
Il produttore la progettò e costruì allo scopo di permettere agli utilizzatori di chiudere l’aletta triangolare di una busta da lettera con un punto metallico tipo “PASSO 24”, cioè 24/6; più avanti mostrerò IN FOTO come si doveva fare.

Certo oggi le buste con chiusura ad aletta triangolare sono rare; oggi domina il formato “americano” che contiene un foglio tipo A4 piegato in tre ed è perciò molto articolato per la cartiera produttrice il realizzare buste da cm. 11 x 23 con alette triangolari (ho scritto “articolato” ma non impossibile e difatti, cercando, si trovano in commercio anche buste da lettera formato americano con chiusura ad aletta triangolare); industrialmente è di gran lunga più semplice realizzare buste da lettera con aletta rettangolare (minor impiego di carta e minor spreco). Di certo “tutto passa” ed i cambiamenti sono continui e irrefrenabili: basterà ricordare che una vecchia busta da lettera da cm. 9 x 14 (quella stile “anni ’50 e ‘60” che per Poste Italiane è ancora un invio “normalizzato”, dato che è in formato “bustometro”!) non s’usa quasi più perché, per esempio, è impossibile impiegarla per spedire una lettera Raccomandata con A.R., dato che l’Avviso odierno da cm. 10 x 16 (ma con le alette autoadesive cm. 10 x 19,5) non si riesce ad incollarlo sulla busta formato 9 x 14.

Trattandosi di un prodotto ZENITH, quindi un prodotto di eccellenza, dovrei andare con cautela, ma certe cose debbo dirle, perché alcune perplessità le ho avute quando la POSTAL la ebbi in mano e seguito ad averle.
Ho sempre ritenuto che un simile “suggello” fosse quanto di più insicuro potesse usarsi, difatti il suggello metallico poteva togliersi facilmente con un “levapunti” qualsiasi, strumento di lavoro per uffici, oggetto di cancelleria molto comune! (2)
Pensai, all’epoca, che la sicurezza offerta dalla POSTAL fosse “minima”, per non dire insignificante, ma se il produttore aveva messo in vendita tale cucitrice in tutta Italia e quasi sicuramente la aveva anche esportata, beh, io che sono del “partito avverso” non seppi cosa pensare, mi restò il dubbio sull’effettiva sicurezza e basta, perplessità che ho ancora e che riverso sui lettori de IL POSTALISTA.
La mostro in fotografia:

PRIMO PIANO DELLA CUCITRICE ZENITH POSTAL


Mostro pure, in fine, la scatola con la quale veniva venduta; il lato superiore, apribile, è illuminante: c’è disegnato un “lucchetto” che chiude una busta da lettera!
Non rammento, dato il tempo trascorso, se il produttore, all’interno della confezione, avesse inserito o meno un foglietto a stampa illustrante la maniera di usare la POSTAL per suggellare una busta da lettera; se sì, io però non ce l’ho più.

La cucitrice ha le “linee”, il disegno dell’epoca (sia ante che post secondo conflitto mondiale), col posteriore rastremato che ricorda la forma, la “coda” di due famose automobili costruite fino ai primi anni ’50 dalla LANCIA di Torino: la ARDEA e la APRILIA (3) ; i lettori che non abbiano mai visto codeste automobili, possono cercarle nel Web, ci sono centinaia di foto.
Però, diversamente da tutte le altre cucitrici da tavolo, la POSTAL ha l’incudine, cioè il ribattitore, (4) a forma di “falce” sottile per poter essere infilato in alto, sotto la piegatura della carta della busta, in modo da realizzare il punto metallico sul vertice dell’aletta di chiusura; va da sé che la POSTAL non era di uso “universale” dato che era impossibile impiegarla con “bustona” del tipo cm. 21 x 33 e simili, proprio perché la “falce” non riusciva ad arrivare al vertice triangolare delle alette.

Ignoro quante POSTAL siano state messe in vendita; ignoro quando sia iniziata la costruzione del Modello POSTAL; di certo deve essere terminata verso la fine degli anni ’60 o ad inizio degli anni ’70, dopo l’introduzione dei CAP, quando le Poste iniziarono la lavorazione delle corrispondenze con le nuove macchine automatiche (gigantesche) in quelli che sarebbero divenuti i C.M.P., macchine che non “lavoravano” oggetti contenenti particolari metallici, quali i punti, corrispondenze che venivano “scartate” e lavorate a mano.

E difatti, da allora, niente più fatture commerciali aperte senza busta, costituite dal foglio della fattura piegato (in tre o in quattro), affrancato e chiuso da punti metallici (vedasi, per memoria, un “tipo” di codesti vecchi invii allegato in ultima pagina); da allora niente più buste chiuse con fermaglio di alluminio rimovibile per verifica postale (se non per i “pieghi di libri”, invii che ancora oggi vengono lavorati “a parte”).

In effetti non c’è un divieto tassativo o assoluto per l’impiego di punti metallici negli oggetti inseriti nelle buste da lettera, che altrimenti sarebbe impossibile o molto laborioso inserire in busta documenti costituiti da più fogli rilegati “a libretto (5) ; ignorando la prescrizione delle Poste, però, gli invii contenenti punti metallici devono essere tassati col porto immediatamente superiore, perché non normalizzati e scartati dall’automatismo del C.M.P. e lavorati manualmente.

Conclusione: fine dell’uso effettivo della POSTAL?
No, può essere usata anche oggi, a patto di impiegarla con buste di larghezza inferiore a 17 centimetri, con alette di chiusura triangolari e a patto di pagare in anticipo il “porto” superiore per l’invio così “suggellato”.
Ancora: le POSTAL, non più impiegate per buste da corrispondenza, sono state adoperate come cucitrici normali da tavolo, tipo i Modelli 520 e 522 del medesimo produttore (6) ; è passato mezzo secolo, ma si tratta di oggetti molto resistenti all’uso e che sopportano notevoli stress da lavoro; seconda conclusione: qualche POSTAL potrebbe essere ancora “in servizio” d’uso, (magari con parte della vernice in po’ lisa) non me ne meraviglierei affatto, dato il materiale impiegato nella costruzione e la fine manifattura!

Di più: e se sul triangolo della busta, sopra al punto metallico, fosse stata messa della “ceralacca0” (7) per coprire il punto stesso ed impedire l’impiego del levapunti? Cosa possibile nei tempi andati, allorquando s’usava la ceralacca per sigillare, in 3 o 4 e anche 5 punti le buste delle lettere Assicurate contenenti –valori-! Qui sto sconfinando nella “sicurezza delle sicurezze” e mi arresto!

Considerazione finale: “suggellature” con la POSTAL, ammesso che di tali cucitrici ce ne siano ancora in circolazione e di funzionanti (come la mia) sono possibili, ma estremamente improbabili.
Stavolta ho annoiato i lettori con una cucitrice per corrispondenza e un motivo mio personale c’è: sono un esperto di cucitrici; in collezione ce ne ho più di 300 ma solo a pinza o a pugno, tutte ben catalogate e fotografate (più una dozzina “da tavolo”, che ho raccolto dal 1956 in avanti, tutte molto particolari, come la POSTAL, ma sono cucitrici da tavolo che però non colleziono: sarebbero troppe: dall’ingresso dei “cinesi” nel settore della cancelleria un vero oceano di marchi e modelli!).

Mi scuso per le foto “amatoriali” allegate, realizzate con cellulare e con una piccola Fujifilm; ne sono io l’autore; purtroppo, nel Web, della POSTAL, non ce ne è traccia, non ho trovato foto “professionali” da riprodurre e da copiare poiché evidentemente l’oggetto di cancelleria qui mostrato deve essere sia troppo vecchio sia troppo raro.

LA ZENITH POSTAL CON LA SUA SCATOLA ORIGINALE (UN PO’ LISA, MA HA PIU’ DI MEZZO SECOLO)


COME S’USA LA “POSTAL” SU UNA BUSTA DA PARTECIPAZIONE A STAMPA (PER AUGURI VARI)


DIMOSTRAZIONE DI COME LA “POSTAL” NON PUO’ USARSI CON UNA BUSTA DA LETTERA DI TIPO MODERNO, FORMATO “AMERICANO”: NON C’E’ PROFONDITA’ SUFFICIENTE PER SUGGELLARE IL VERTICE DELL’ALETTA DI CHIUSURA


LA SCATOLA DI CARTONE DELLA ZENITH POSTAL: LATO SUPERIORE, FRONTE E LATO DESTRO (IL LATO SINISTRO È IDENTICO); IL FONDO DELLA SCATOLA NON HA SCRITTE A STAMPA.


LA ZENITH POSTAL COL CORPO CAPOVOLTO PER MOSTRARE LA FORMA DEL “RIBATTITORE” A FALCE.


VECCHIA FATTURA COMMERCIALE APERTA (ANNO 1975) AFFRANCATA E SPEDITA SENZA BUSTA, PIEGATA IN TRE E PIEGATA ANCORA IN DUE DA cm. 11 x 12, CUCITA CON UN SOLO PUNTO METALLICO E CON L’INDICAZIONE DELLA DITA MITTENTE RISULTANTE QUINDI AL VERSO; CHI SI RAMMENTA Più DI CODESTI INVII? QUESTA, DEL GIUGNO 1975, DOVEVA ESSERE AFFRANCATA PER £. 80 (FINO A 20 gr.), INVECE È STATA AFFRANCATA CON £. 70, COME FOSSE UNA CARTOLINA POSTALE O UNA CARTOLINA ILLUSTRATA O UN BIGLIETTO DA VISITA O UNA PARTECIPAZIONE A STAMPA O UNA STAMPA AUGURALE. LA TASSAZIONE PRECEDENTE, PER LE FATTURE COMMERCIALI, ERA DI £. 40 E QUELLA SUCCESSIVA DI £. 130. SEMPRE ALL’EPOCA NESSUN PORTO DI “STAMPE” PREVEDEVA LA TASSAZIONE A £. 70; SOLO L’AVVISO DI RICEVIMENTO AVEVA IDENTICA TASSAZIONE MA QUELLA FOTOGRAFATA NON È DI CERTO UN AVVISO! DAL FEBBRAIO DELL’ANNO 1920 ERA STATA ABOLITA L’AGEVOLAZIONE PER LE FATTURE INVIATE ALL’INTERNO DEL DISTRETTO POSTALE. DAL 13/11/1985 VENNE SUCCESSIVAMENTE PREVISTA UN’AGEVOLAZIONE DI £. 100 SULLA TARIFFA (£. 450) PER LE FATTURE DA RECAPITSARSI NELLA STESSA LOCALITA’ DI IMPOSTAZIONE; AGEVOLAZIONE MANTENUTA, POI, PER ALTRI TRE PERIODI TARIFFARTI. CODESTA AGEVOLAZIONE, PERO’, VENNE INTRODOTTA QUASI 10 ANNI E MEZZO DALLA SPEDIZIONE DEL DOCUMENTO FISCALE QUI ALLEGATO.

Il “Siracusana” da £. 70, incollato, cos’è stato, una frode postale da 10 Lire?

 

NOTE:

1) - In effetti “ZENITH” è il marchio del costruttore di Voghera (PV) vero leader italiano ed europeo nella costruzione di due oggetti famosissimi di cancelleria: la colla bianca COCCOINA e le cucitrici a pinza e da tavolo ZENITH. Detto fabbricante che fra 3 anni compirà il secolo di vita, è una S.p.A. che ha sempre mantenuto la denominazione sociale “Balma, Capoduri & C.” ed è sempre stata guidata dai componenti di una stessa famiglia, oggi alla terza o quarta generazione. È un’Azienda per la quale voglio augurarmi che Posteitaliane, nel 2024, prepari il francobollo commemorativo del centenario, rappresentando alla grande i due prodotti da essa fabbricati (colla bianca e cucitrici), vere eccellenze del Made in Italy, e non dall’altro ieri, ma da sempre…….
2) - detto per inciso io di “LEVAPUNTI” ne ho una collezione di 56 diversi, italiani e mondiali, ben catalogati e fotografati; va da sé che tre sono prodotti a marchio Zenith e non voglio affermare che siano i migliori, di sicuro sono tra i più costosi, tra i meglio realizzati industrialmente e tra i più affidabili.
3) - Ma forse anche le forme della più rara (e costosa, oggi) cucitrice mai costruita, la Hotchkiss; nel Web si vende sempre a prezzi superiori ai 700 € !
4) - Si chiama così la parte, in metallo resistente, deputata a piegare i punti su sé stessi, dopo che abbiano perforato la carta. E si tratta di un particolare meccanico che sopporta un grande stress di lavoro ed è, per solito, realizzato non in lamierino ma in lega di ferro resistentissima (al manganese, al crono, al vanadio o altro, a seconda del costruttore) particolare che viene “riportato”, cioè unito con saldatura o punzonatura sotto il corpo della cucitrice che è costruita in normale lamierino piegato.
5) - cioè “incollati” sui lati verticali sinistri, operazione non impossibile, ma molto difficile e delicata: negli Uffici, pubblici o privati, per esempio, si deve lavorare per spedire la corrispondenza in partenza, non fare il “rilegatore” professionale.
6) - controllare i due modelli nel Catalogo , esistente nel Web, del produttore pavese “BALMA, CAPODURI & C. S.p.A.”.
7) - La “ceralacca”: misericordia! Si, mi rendo conto di essere “datato”. Andate a chiedere ad un nato nell’anno 2000 (oggi 21 anni) cosa sia la ceralacca e ne sentirete delle belle! Prima o poi verrà vietato d’usare la ceralacca anche ai Notai (per sigillare i Testamenti Segreti) perché per impiegarla deve essere scaldata oltre i 100 gradi e nell’uso qualche lavoratore dipendente potrebbe farsi la “bua”.


Antonio Rufini
25-09-2021

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori