>>> i francesi in Italia

>>> Le tariffe

>>> S. P. del Regno Lombardo Veneto

>>> S. P. del Ducato di Modena

>>> S. P. del Ducato di Parma

>>> S. P. dello Stato Pontificio

>>> S. P. delle Romagne

>>> S. P. della Toscana
>>> S. P. del Regno di Sardegna

>>> S. P. del Regno delle due Sicilie

>>> S. P. del Regno d'Italia

>>> Luogotenenza

>>> S. P. della Repubblica Italiana

>>> Posta Transatlantica

>>> Posta Militare

 

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

la riforma postale
dal "Pungolo di Milano"

a cura di Roberto Monticini


(tratto dal Monitore di Bologna del 14 novembre 1861, n. 271):

"Finalmente abbiamo un progetto di legge, ed anche - cosa la quale finora è accaduta molto di rado - una buona relazione, una relazione scritta con chiarezza, e inspirata ai grandi principii della sana economia politica. questo progetto e questa relazione riguardano la riforma postale proposta dal ministro de' lavori pubblici.
Il ministro proclama che l'amministrazione delle poste dev'essere considerata assai meno siccome un mezzo fiscale che quale strumento di progresso e d'incivilimento, e che sotto questo punto di vista dev'essere specialmente riguardato il servizio postale. Dal quale principio scaturiscono due conseguenze.
La prima che le lettere non hanno a formar materia di privativa. La pubblica amministrazione s'incarica del servizio postale perché ritiene di poterlo esercitare meglio d'ogni altro sopra una vasta scala, con metodo uniforme e con maggiori guarentigie pei privati. Ma se v'ha chi creda d'essere in grado di meglio disimpegnare, e anche a più modiche condizioni, il servigio in questa o quella località, può farlo liberamente senza incorrere in veruna contravvenzione. Quindi d'ora in poi cessa ogni restrizione al trasporto delle lettere, e ognuno può portare per sè o per altri quante lettere meglio gli piace.
L'altra conseguenza è che la tariffa postale dev'essere diminuita. E la diminuzione viene dal ministro proposta in misura assai larga, poichè la tassa della lettera semplice per tutto lo Stato trovasi nel suo progetto ridotta alla metà. Ecco la tariffa proposta nello schema di legge:

Per una lettera di 10 grammi - cent. 10
da 10 a 20 grammi - cent. 20
da 20 a 30 grammi - cent. 30
da 30 a 40 grammi - cent. 40
da 40 a 50 grammi - cent. 50

e per le lettere che superano il peso di 50 grammi si aggiungeranno centesimi 10 per ogni 50 grammi o frazione di 50 grammi.
Sarebbe inconvenienza pretendere una maggior riduzione di tasse. Solo noi ripeteremo l'osservazione che abbiamo fatta altra volta, doversi cioè aumentare il peso della lettera semplice. E' una lieve modificazione che domandiamo nell'interesse delle infime classi, le quali si servono quasi sempre di carta ordinaria e quindi molto pesante. La domandiamo altresì nell'interesse dell'amministrazione postale, che viene a risparmiarsi la briga di pesar continuamente le lettere. Del resto rammentiamo che il peso della lettera semplice è in Inghilterra di 15 grammi, in Germania di 17 e mezzo.
La riforma si estende a tutti i rami del servizio postale e quindi anche al giornalismo. La tassa di un centesimo è ora ristretta ai giornali il cui peso non oltrepassa i 20 grammi. Ne avviene una distinzione fra giornali di piccolo e giornali di grande formato, distinzione che imbarazza i giornalisti, anche perché la qualità della carta può di leggieri cagionare una differenza, e che non ha poi una ragione sufficiente, poiché alla posta cagiona lo stesso lavoro un giornale piccolo o grande ch'ei sia. D'ora in poi, secondo il progetto del ministro, il peso darebbe portato a 40 grammi, che certo non può essere oltrepassato da alcuno degli ordinari periodici.
Siamo lieti di vedere che il desiderio - più volte manifestato dal nostro giornale - d'una riduzione sulla tassa dei vaglia, sia stato preso dal ministro in seria considerazione. Che la tassa ordinaria sia molto elevata, e che quindi il bel trovato dei vaglia postali trovisi paralizzato nella sua applicazione, lo prova il fatto che affluiscono i vaglia di piccole somme specialmente al di sotto dei 5 franchi, che sono rari quelli sino a 100 franchi, e che scompaiono quasi interamente per le somme maggiori. Di ciò convinto, il ministro comincia dall'abolire il diritto fisso di 5 centesimi per vaglia, e alla tassa ora vigente dell'1 per cento sostituisce la tassa di 10 centesimi per ogni 10 lire o frazione fino alle 50, con aggiunta oltre a questa somma di 10 centesimi ogni 50 lire di più. In conseguenza, sse oggi per l'invio di 500 lire si spendono lire 5,05, in avvenire non si spenderanno che sole lire 1.40.
Stimiamo inutile discendere a maggiori particolari. Ciò che ne abbiam detto basta a provare la somma convenienza e importanza delle introdotte innovazioni.
Ci resta ora a considerare (conclude il Pungolo) che questo progetto di legge ottenga prontamente la sanzione del Parlamento.

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori