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il musicalista
il personaggio del mese: FEBBRAIO 2014
bob marley

IL PERSONAGGIO

"Non ho avuto padre: non l'ho mai conosciuto. Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l'uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta". Con queste parole Robert Nesta Marley descriverà anni più tardi il suo rapporto con il padre, Norval Sinclair Marley, giamaicano di origini inglesi e sedicente capitano di marina che, all'età di cinquant'anni, sposò Cedella Booker, diciottenne nera che lavorava nella piantagione della quale Norval era il sovrintendente.

Il frutto di questa relazione, a causa della quale la famiglia Marley diseredò il figlio, nacque nel mese di febbraio del 1945 (sulla data esatta non vi è certezza, anche se molti propendono per il 6) e fu battezzato col nome di Nesta Robert. Durante i primi anni di vita di Bob il padre, benché di fatto assente per lunghi periodi, assicurò sostegno economico alla famiglia; sostegno che venne però a mancare nel 1955, quando Norval fu stroncato da un infarto.

La madre decise allora di trasferirsi a Kingston, capitale della Giamaica, in cerca di condizioni di vita migliori. Il giovane Bob rimase invece nel villaggio natio di Rhoden Hall, dove il nonno materno voleva fargli almeno finire le scuole primarie, e raggiunse la madre solo nel 1957.

Vivevano in uno dei sobborghi più degradati di Kingston, lo slum di Trenchtown, e Bob, oltre a trovare un impiego come elettricista, strinse ben presto amicizia con un suo vicino di casa, Neville "Bunny" Livingston che lo avvicinò al canto religioso e alla musica. Suonavano strumenti ricavati artigianalmente da materiali di scarto e ascoltavano la musica americana da una vecchia radio scassata. A loro si unì un terzo elemento, Peter Tosh, e insieme formarono un complesso, The Wailers (alla lettera, I Piagnucoloni) che ben presto si guadagnò una discreta fama locale.

Quando, nel 1974, decisero di separarsi, ognuno di loro era pronto per altri successi, e Marley, che mantenne per il suo nuovo gruppo il nome The Wailers, fu il primo a conoscere la consacrazione a livello internazionale con l'album Natty Dreads, nel quale è incisa la celeberrima No Woman, No Cry.

Nel frattempo Bob aveva abbracciato la fede rastafariana, si era fatto crescere i suoi famosi dreadlocks, sorta di arruffatissimi riccioli, simbolo rasta della criniera del Leone di Giuda, e oltre ad essere ormai il massimo esponente della musica reggae maturò un intenso impegno politico a favore degli emarginati, delle fasce più deboli e diseredate degli afroamericani e in genere dei movimenti pacifisti.

I cinque anni seguenti segnarono la sua definitiva affermazione sul palcoscenico internazionale, con una serie di concerti e di album, molto spesso dal vivo, che incontrarono un successo folgorante: Kaya, Exodus (che rimase nelle classifiche USA per 56 settimane), Survival e Upsiring, che contiene l'indimenticabile Redemption Song.

Il suo fisico però era ormai minato dal cancro: un melanoma maligno che Bob aveva scoperto di avere dopo essersi procurato una banale ferita all'alluce nel corso di una partita di calcio. Il calcio era la sua seconda grande passione, dopo la musica, e sono in molti a sostenere che, ad onta della sua piccola statura (o forse proprio grazie ad essa), avrebbe potuto essere una discreta ala destra.

Posto davanti all'eventualità di subire l'amputazione dell'alluce, Bob optò per una soluzione meno drastica, che prevedeva l'asportazione del letto dell'unghia, ma il melanoma progredì e ben presto la malattia raggiunse la sua fase terminale.

Dopo due concerti trionfali al Madison Square Garden di New York, Bob Marley si esibì per l'ultima volta in pubblico a Pittsburg il 23 settembre del 1980. Si trasferì quindi in Germania per un ciclo di cure in una clinica specializzata nel trattamento di malati terminali.

Fu durante il volo di ritorno in Giamaica che le sue condizioni si aggravarono ulteriormente, costringendo l'aereo che lo trasportava ad uno scalo di emergenza a Miami. Qui venne ricoverato al Cedar of Lebanon Hospital, dove morì l'11 maggio del 1981.

La Giamaica gli tributò funerali di stato, e il suo corpo fu sepolto in una cappella eretta accanto alla sua casa natale: accanto a sé, nella tomba, volle un pallone da calcio, una pianta di marijuana, una Bibbia e la sua chitarra, una Gibson Les Paul.

LA MELODIA

No Woman, No Cry è forse la più conosciuta delle canzoni di Bob Marley e figura al 37° posto nella Rolling Stone's 500 Greatest Songs of All Time.

Nemmeno un dollaro dei diritti d'autore di questo successo è andato a Bob o ai suoi eredi, visto che essi furono ceduti a Vincent Ford, amico d'infanzia di Bob e titolare di una mensa per poveri nel ghetto urbano di Trenchtown. Ai giorni nostri la mensa continua a funzionare proprio grazie all'introito delle royalties pagate sul celebre motivo.

IL FRANCOBOLLO

Emesso dalla Giamaica
il 17 ottobre 1981

Dentellato 15
Yvert FB 18