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il musicalista
il personaggio del mese: LUGLIO 2016
alfredo catalani

IL PERSONAGGIO

"Apparve per brevi anni guardando intorno, in alto, in sé..." Comincia così l'epigrafe dettata da Giovanni Pascoli e incisa su una targa che, al numero 12 di via Cernaia, a Milano, ricorda Alfredo Catalani, che in quel palazzo visse.

Per brevi anni, perché il compositore lucchese, nato il 19 luglio del 1854, morì a soli 39 anni, stroncato da un violento attacco di emottisi, dopo aver combattuto per anni contro la tisi, malattia che aveva già causato la morte del fratello e della sorella.

La musica l'aveva respirata fin da piccolo. Il padre era un apprezzato maestro di musica, e discendeva da una famiglia di musicisti. Alfredo iniziò dunque a studiare nella sua città natale, Lucca, presso l'Istituto Musicale Pacini con Fortunato Magi (zio di Giacomo Puccini), e si perfezionò prima a Parigi, con Bazin, e poi al Conservatorio di Milano con Antonio Bazzini.

Fu proprio a Milano che Catalani incontrò il successo, a poco più di vent'anni, con una composizione (La Falce) su libretto di Arrigo Boito, opera eccentrica e per molti versi innovativa, che lo proiettò al centro dell'attenzione degli appassionati di musica del capoluogo lombardo.

Si stabilì dunque a Milano, in via Cernaia, e si avvicinò al movimento artistico della scapigliatura. Vicino alle avanguardie più progressiste, Catalani fu dichiaratamente "wagneriano", attirandosi le critiche di personaggi come Giuseppe Verdi, che lo accusò senza mezzi termini di voler stravolgere la musica italiana, avvicinandola a modelli tedeschi e nordici. Accusa, questa, giustificata anche da opere come Loreley e La Wally, nelle quali l'atmosfera e l'ispirazione nordica sono particolarmente accentuate.

A fronte però dell'avversione di molti critici, Catalani incontrò l'apprezzamento del pubblico e numerosi furono i musicisti che professarono la loro stima nei suoi confronti: Puccini, che lodava in particolar modo le sue prime opere; Mahler, che dopo aver diretto La Wally la definì "la migliore opera italiana"; e Toscanini, che all'inizio del Novecento impose le sue composizioni a numerosi teatri italiani.

Nell'estate del 1893, con il fisico ormai prostrato dalla tisi di cui soffriva e per la quale non esistevano all'epoca cure efficaci, partì per un soggiorno terapeutico in montagna, in Svizzera; colpito da una crisi di emottisi, fu però costretto a rientrare a Milano, dove morì il 7 di agosto.

"Pende dal salice l'arpa, ma cantano ancora le corde tocche da dita che i nostri occhi non vedono più", conclude la sua epigrafe Giovani Pascoli.

Personaggio musicalmente controverso in vita, tale è rimasto anche ai giorni nostri. Basti pensare che, milanese d'adozione, è stato praticamente assente dai cartelloni della Scala sia con Abbado che con Muti, pur essendo una presenza costante nella programmazione dei teatri slavi, mitteleuropei e nordici.o

LA MELODIA

Rifacimento di un opera (Elda) del 1880, Loreley fu composta nel 1886 ma fu osteggiata dall'editore Giulio Ricordi. Rappresentata per la prima volta nel 1890 al Regio di Torino incontrò i favori del pubblico e, come spesso succedeva alle opere di Catalani, l'avversione della critica italiana.
Proponiamo al vostro ascolto la parte iniziale della Danza delle Ondine.

IL FRANCOBOLLO

Emesso dall'Italia
il 19 giugno 1954
nel centanario della nascita

Yvert 677
Dentellatura 14 x 14¼