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il musicalista
il personaggio del mese: GENNAIO 2017
niccolÒ piccinni

IL PERSONAGGIO

Nato a Bari il 16 gennaio del 1728, Vito Niccolò Marcello Antonio Giacomo Piccinni, al pari di molti altri musicisti, ricevette in famiglia la prima educazione musicale: a impartirgliela fu il padre Onofrio, violinista e contrabbassista della basilica di San Nicola. Tuttavia, e in questo la sua storia artistica è forse un po' anomala, nonostante avesse dimostrato da subito un notevole talento non fu grazie agli incoraggiamenti del padre che raggiunse la notorietà. Onofrio infatti avrebbe preferito per il figlio una carriera ecclesiastica, e si opponeva al trasferimento del figlio a Napoli per frequentare il conservatorio.

Paradossalmente, fu proprio un prelato a insistere perché Niccolò diventasse non prete, ma musicista: l'arcivescovo di Bari infatti si offrì di contribuire in maniera sostanziosa alle spese che il giovane avrebbe dovuto sostenere a Napoli. L'appoggio di Gaetano Latilla, operista già affermato e fratello di sua madre, fece il resto: nel maggio del 1742 Niccolò fu ammesso al prestigioso Conservatorio di Sant'Onofrio, dove ebbe tra i maestri anche lo zio Gaetano.

Il debutto operistico di Piccinni avvenne nel 1754, con Le donne dispettose, un'opera buffa su libretto di Antonio Palomba, che incontrò subito un discreto successo e segnò per sempre la sua carriera. La sua principale attività sarebbe infatti rimasta l'opera buffa, e Antonio Palomba uno dei suoi librettisti preferiti, anche se la grande notorietà la raggiunse mettendo in musica sei anni dopo su libretto di Carlo Goldoni La Cecchina, suo capolavoro giovanile.

Negli anni seguenti Piccinni continuò a comporre opere buffe benché fosse molto apprezzato anche come compositore di opere serie, principalmente su libretti di Pietro Metastasio. Il suo ritmo di lavoro era elevatissimo, tanto da riuscire in certi periodi a comporre ben sei opere all'anno, e tutte di buona qualità, al punto che la sua fama varcò ben presto l'ambito italiano fino a guadagnargli nel 1766 un invito a Parigi da parte della regina Maria Antonietta.

Anche nella capitale francese Piccinni riscosse un notevole successo, arrivando ad essere nominato professore all'Académie Royale de Musique, e decidendo di fare di Parigi la sua residenza definitiva. Un proposito al quale dovette rinunciare con lo scoppio della Rivoluzione Francese, che lo indusse a rientrare a Napoli.

Inizialmente ben accolto da Ferdinando IV, dovette in seguito affrontare una crescente ostilità, determinata dal matrimonio di una delle sue figlie con un giacobino francese inviso al regime borbonico. Accusato a sua volta di giacobinismo, Niccolò fu addirittura condannato a quattro anni di arresti domiciliari.

Riuscito avventurosamente a fuggire da Napoli, dopo aver girovagato tra Roma e Venezia per diversi anni conducebdo una vita precaria e disagiata, decise nel 1798 di tornare a Parigi. Qui il fervore rivoluzionario si era nel frattempo placato e Piccinni, acclamato dai musicisti del neocostituito Conservatoire come un martire della Rivoluzione, ricevette una pensione di sostentamento.

A questa si aggiunse di l^ a poco anche l'incarico di ispettore del Conservatoire, attribuitogli da Napoleone agli inizi del 1800, ma di questa posizione Niccolò poté godere per poco tempo, poiché il 7 maggio dello stesso anno un blocco renale ne causò la morte.

LA MELODIA

Curiosa storia, quella dell'Iphigénie en Tauride, composta nel 1780 nel quadro di una sorta di contesa tra Piccinni e Gluck montata, probabilmente per ragioni di cassetta, dai direttori della Grand Opéra.
Il pubblico parigino si divise in due fazioni fieramente avverse, e l'antagonismo continuò anche dopo che Gluck lasciò Parigi, tanto che alla sua morte, nel 1787, quando Piccinni propose l'erezione di un monumento alla sua memoria, i "gluckisti" non appoggiarono la proposta.
Per la cronaca, la contesa fu vinta da Gluck: la sua Ifigenia andò in scena prima di quella di Piccinni, e quest'ultima finì presto praticamente dimenticata... noi però ve ne proponiamo l'ouverture.

IL FRANCOBOLLO

Emesso dall'Italia
il 6 maggio 2000
nel bicentenario della morte

Yvert 2429
Dentellatura 13¼ × 14