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Notarelle Napoleoniche
di Edoardo P. Ohnmeiss

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Sto vivendo quella che mi piace definire una “cultura attiva”, ovvero Io scambio di pensieri e documenti fra i soci di una Associazione. La corrispondenza di un approfondimento stimolato con studi e articoli pubblicati. Da lungo tempo vado sostenendo due concetti fondamentali:
1 - Evitare di “scriversi addosso”, esponendo con cento parole ciò che si può dire con dieci. Sfogliando le riviste filateliche degli ultimi tempi, mi imbatto spesso in articoli interminabili, prolissi e noiosi. Esercizi di abilità dialettica, leggendo i quali uno si chiede: “ma non poteva stringere e concludere subito?” In sostanza: bisogna cercare di andare al sodo senza troppe circonlocuzioni.

2 - Capire quanto sia importante stimolare la collaborazione dei soci, spronandoli al completamento di una tematica, incitandoli al contraddittorio e portarli alla presentazione dei documenti da loro ritrovati negli archivi, o tra le proprie carte.
Con i miei colleghi e soci dell’ASPOT, in questo senso, ho un ottimo rapporto. Cerchiamo di venire a capo dei problemi che alcune lettere ci pongono, confrontando le nostre tesi, magari differenti, per vedere se riusciamo a distillarne la più plausibile delle verità. Poiché quella assoluta non ci è data. E’ il certame fra tesi e antitesi, nel costante sforzo di avvicinarsi a ciò che oggi ci sembra la soluzione più probabile, ma che domani altri studiosi potranno o modificare o meglio affinare. Il mio è pertanto un invito, rivolto a tutti i soci, a perseguire attivamente questa strada.

Oggi vengo alle ultime novità che mi sono state presentate. Si tratta di due documentazioni, relativi all’epoca napoleonica: da archivio, quelli dovuti al socio Sergio Chieppi, circa le disfunzioni del servizio postale (non imputabili ai francesi napoleonici). E una lettera procuratami dal socio Daniele Cantini con la sua ultima “Asta Boccaccio”.

Lamentele dei Prefetti

Nel Dipartimento 112, detto dell’Arno, Napoleone insediò quale Prefetto (li sceglieva sempre lui) l’Ufficiale della Legion d’Onore FAUCHE’, un barone dell’Impero francese. La scelta era caduta su di una persona testarda, pignola; un integerrimo funzionario dal mugugno facile A farne le spese fu Monsieur Urtin, l’attivo direttore generale della Posta di Firenze. In data 12 ottobre 1808, costui spiega al suddetto Prefetto che le lamentele del Cancelliere della Chiusi Aretina, di non ricevere regolarmente la posta prefettizia, sono bensì giustificate ma che la colpa è di chi spedisce le missive


“l’errore è dovuto al fatto che voi indirizzate soltanto CHIUSI e non CHIUSI CASENTINO. Pertanto le spedizioni vengono dirette a CHIUSI sulla via per RADICOFANI” . Urtin non lo può dire a chiare lettere, però fa capire al Prefetto che tocca a lui, o al suo segretario, di essere più precisi e pertanto veda semmai di lamentarsi con gli sta più vicino...L’anno seguente anche per la Toscana viene realizzato il servizio di Staffetta Veloce. La ben nota FLORENCE ESTAFFETTE. E nuovamente il Fauché torna alla carica con i suoi rimbrotti, indirettamente accusando il direttore generale di negligenza. In data 8 novembre 1809 Monsieur Urtin così si giustifica:


“Sono informato del ritardo che subiscono le vostre corrispondenze provenienti colla staffetta dalla Francia (Au delà dés Alpés) e da Pisa (la stazione rélais, avanti ad arrivare a Firenze) però debbo informarvi che da nove giorni non è più in funzione il servizio dell’Estaffette, epoca che precedette quella dell’arrivo dell’Imperatore a Parigi.”

Era il periodo delle Battaglie d’Austria, vinte alla grande da Napoleone sugli Alleati della V Coalizione. Costoro avevano dapprima invaso là Baviera e l’Italia, ma poi erano stati da lui sonoramente sconfitti alla battaglia di Wagram. Napoleone si convinse che molti italiani gli erano ostili, perché si erano opposti male agli avversari. Pertanto fiutò una loro resistenza passiva e quindi volle vederci chiaro: fece censurare e pertanto ritardare tutte le spedizioni per l’Italia. Tuttavia, dopo la firma della pace, egli fece riprendere tutto ciò che per il servizio postale, tra la Francia ed i Dipartimenti italiani, era stato temporaneamente sospeso.

Per inciso dirò che nell’inverno del 1813 un nuovo Prefetto dell’Arno, successore del Fauché, tornerà alla carica, con altre lamentele per i ritardi nel servizio postale. E di nuovo il povero Urtin si giustificherà dicendo che era pietoso lo stato della strada da Firenze a Roma: “da Camucia ad Orsaja soltanto i buoi riescono a tirare le vetture postali, impantanate su strade impassibili..”

Mi immagino i cavalieri della staffetta, ingolfati tra neve e fango. E infatti le tempistiche da me verificate, per le consegne delle relative lettere, dimostrano che durante quell’inverno vi furono degli scostamenti di ritardo variabili dai 2 ai 4 giorni (Roma-Parigi, Napoli-Parigi).

La Giovane Guardia

Il corpo meglio addestrato, più battagliero e di assoluta dedizione, e quindi preferito da Napoleone, era la Guardia Imperiale. I suoi uomini si battevano come leoni, al limite dell’impossibile. Furono i militi della Guardia a coprire la ritirata di Russia, che costò una immensità di vite umane. (Con la Grande Arméè nel maggio del 1812 erano partiti in 610.000; a dicembre ne tornarono meno di 9.800). E sarà ancora quel Corpo a sostenere l’epico scontro di Waterloo, sino al sublime sacrificio. “La Guardia muore, non si arrende!”

Nel 1811 Napoleone è all’apice della propria potenza, con l’Europa ai suoi piedi (Inghilterra esclusa). Nel mese di settembre parte da Parigi una lettera-circolare destinata ai Prefetti dei Dipartimenti conquistati.

PARIGI —25 settembre 1811

Circolare della Direzione Generale della Contabilità dei Comuni e degli Ospizi, indirizzata al Prefetto del Dipartimento dell’Ombrone, sedente a Siena. Poiché il suo contrassegno gode della franchigia postale soltanto all’interno del territorio metropolitano, la lettera viene contabilizzata nei “Conti di credito”, come indicato dalla bollatura AFFRANCATA DALLO STATO, in colore rosso. Mediante questo sistema valido sino ai giorni nostri (ma quanto erano moderni i napoleonici!), ogni semestre, oppure annualmente, gli uffici accreditati regolavano le pendenze sospese con la Posta e versavano il dovuto, nel frattempo accumulatosi.

All’interno, un testo che richiama alla mia memoria i tempi duri del 1944: “Un nuovo decreto di Sua Maestà ordina che 6000 giovani, dall’età superiore ai 15 anni, prelevati dagli ospizi degli infanti abbandonati nonché anche degli orfani in povertà, tutti di forte costituzione e di notevole statura, siano recrutati nel Corpo dei “Giovani della Guardia”

E per il Dipartimento dell’Ombrone viene specificato il contingente: Tredici individui.

Sinora non avevo mai visto una simile circolare che, al pensiero della Battaglia di Waterloo, fa venire i brividi. Infatti nel 1815 quei giovani non erano ancora ventenni, o poco più. E la storia ci ha tramandato l’episodio dei “carré” (quadrati), composti all’esterno dalle schiere allineate di consumati veterani della Vecchia Guardia, aventi alle loro spalle le file dei combattenti di quella Giovane.

Contro i carré, cioè contro i suoi quattro lati di soldati col fucile proteso in avanti, a baionetta inastata si scagliarono i cavalieri di Wellington e Blucher con terribile cariche successive. Caduti i vecchi, toccò ai giovani di sostenere i possenti urti del nemico. La storia ci ha tramandato il loro valore, dimostrato in decine di eroici episodi, durante quella tragica giornata del fatidico 18 giugno 1815.

La Storia Postale ci dà oggi la possibilità di ricordarli.
 
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