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Tre "P P" a Portoferraio
di Edoardo P. Ohnmeiss

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Qualcuno mi dirà "Per forza, con tutto quel vino che bevi…", ma io lo fermo subito: evitiamo gli equivoci, sono i P delle bollature di Porto Pagato attuate nel capoluogo dell'Isola d'Elba.

Dobbiamo riportarci al periodo lorenese della Restaurazione, quello che subentrò al periodo dipartimentale francese del quale noi conosciamo il primo bollo "toscano" P II3 P / PORTO-FERRAIO (n° 8 del Catalogo ASPOT – a Pagina 116). Lo chiamo "toscano" perché prima di essere accorpata al Granducato di Elisa Bonaparte, l'Elba faceva parte del Dipartimento I9 del Golo. Pertanto essa era annessa alla Corsica, cioè alla Francia. Del successivo periodo della sopra citata Restaurazione è stato sinora catalogato un solo tipo di bollo per il Porto Pagato, pure questo con il n° 8 ASPOT (Pagina 117) –penso che dovremmo rivedere la numerazione– bollo che è stato registrato con le date mensili Luglio 1828 – Settembre 1843.

Tuttavia sono sempre stato convinto che, dopo la partenza dei francesi da Portoferraio, i nuovi funzionari avessero "scalpellato" entrambi timbri dipartimentali, catalogati ASPOT 7 e 8 (Pagina 116). Timbri assai validi e quindi utilizzabili ancora per lungo tempo. Tuttavia per ora vediamo solamente catalogata, con il numero 11 ASPOT (Pagina 116), l'impronta ricavata dall'ex timbro nominativo II3 PORTO-FERRAIO, privata del numero dipartimentale.

Oggi ho il piacere di rendere edotti i miei colleghi dell'ASPOT che ho scovato altre due impronte, sinora non catalogate. Comincio con l'introdurre la prima, riscontrata su una lettera del 1825 spedita in Porto Pagato, alla cui tipologia da lungo tempo stavo dando la caccia. Il pagamento della tassa postale fu certificato mediante una bollatura dipartimentale "post-napoleonica", attuata proprio con il timbro II3 PORTO-FERRAIO scalpellato, però integrato mediante l'aggiunta delle lettere P P.

A questo punto mi chiedo nuovamente: che fine avrà fatto il timbro francese per il porto pagato: PII3P / PORTO-FERRAIO? E' mai possibile che fin dall'inizio della Restaurazione (maggio 1814) non abbiano scalpellato il numero anche da questo timbro "toscano", la cui impronta depurata sino ad oggi non s'è ancora vista? Dovrebbe esistere, poiché è difficile pensare che per ben dodici anni (1814-1825) non fosse stata spedita alcuna lettera con il porto pagato in partenza. Specialmente se indirizzata ad una autorità governativa, per la quale l'affrancatura da parte del mittente era obbligatoria. Spero che qualche "Aspotino" possa trovarla. Comunque, ecco i due nuovi ritrovamenti

P   P
PORTO-FERRAIO
13 agosto 1825

Questa è la prima delle due impronte non catalogate. Deriva dall'impronta 11 ASPOT, quindi con il numero II3 scalpellato, però come sopra detto completata sovrapponendo le lettere P P. L'ho incontrata recentemente su una lettera del 13 agosto 1825, inviata a Firenze. Le due lettere P hanno un'altezza di 5 mm e fra di loro distano10 mm. Giacciono a 2,0 mm sopra il nome della città.

P   P
PORTO FERRAIO
8 marzo 1843 

Questa è la seconda impronta non catalogata. Rispetto alla numero 8 di pagina 117 del Catalogo, indicata PORTOFERRAIO (3), l'impronta ha entrambe le P spostate verso sinistra. Infatti la seconda P risulta allineata con la lettera E del nome della città, dalla quale però ora dista 4 mm, in luogo dei 3,5 mm dell'impronta numero 8 (che presento su una lettera dell'8 marzo 1843). Ho riscontrato questa inedita impronta su di una lettera del settembre 1843.

P   P
PORTO FERRAIO
14 settembre 1843




Conclusione : Ritengo che a suo tempo abbiano accoppiato ai due timbri nominativi citati una piastrina, con incise le due lettere P (simili di forma e posizione), fissandola al timbro dopo avere interposto un distanziale a facce piane e parallele. Quest'ultimo giustificherebbe l'allineamento, sempre perfetto, dei piedini delle lettere P sia con il nominativo PORTO-FERRAIO, avente la lineetta (timbro dipartimentale), sia con il nominativo PORTOFERRAIO inciso senza lineetta (timbro granducale).

La successiva sostituzione del distanziale potrebbe spiegare i diversi interspazi riscontrabili fra i piedini delle lettere P ed il nome dei suddetti due timbri. Giustificherebbe anche lo spostamento della piastrina delle P P verso la sinistra del nome, allorquando questa fu fissata al timbro per la terza volta. Sta di fatto che l'ufficio postale di Portoferraio utilizzò, durante il periodo prefilatelico della Restaurazione, ben tre timbri con l'indicazione P P. Mi auguro di incontrare presto il quarto.
 
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