IL SERVIZIO PACCHI

Uno sguardo al servizio pacchi

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Poste Italiane - Uno sguardo al servizio pacchi
di Marino BIGNAMI

Nel senso della semplificazione verso la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, nel servizio pacchi per l’interno si ebbe una piccola rivoluzione. In precedenza il bollettino di spedizione accompagnava il pacco nella spedizione per poi ricongiungersi arrivati a destinazione per la consegna, con possibilità di disguidi ed errori.

1957 - I BOLLETTINI A TARGHETTA

Dal 1° Agosto 1957 e fino a tutto il 1982, vale a dire per circa 25 anni, i bollettini per l'interno cambiarono natura e aspetto. L’Italia, adeguandosi ai modelli già in uso in alcune Nazioni aderenti all’U.P.U., introdusse dei nuovi tipi, che furono fabbricati in cartoncino con dimensioni ridotte rispetto ai precedenti, in modo da poterli fissare direttamente al pacco con una cordicella invece di accompagnarli nella spedizione.

Contemporaneamente persero la loro caratteristica di interi postali, cioè non ebbero più un valore di affrancatura per la spedizione; tuttavia, ebbero un prezzo stampato sul fronte del modulo dalla parte dell’indirizzo.

I tre tipi usati a confronto, con il tipo verde senza la parte con occhiello per la legatura


Furono di tre tipi e in formato alquanto ridotto rispetto ai precedenti (mm 200 X 85 che diventavano 160 X 85 dopo il distacco della cedoletta per ricevuta) più o meno come una cartolina postale del primo Novecento e per praticità si ebbero anche semplificazioni nelle procedure di invio del pacco.

I pacchi postali sono comunque oggetti di valore con vari gradi di salvaguardia e di servizi richiesti per la spedizione. L'affrancatura era da realizzarsi con l’applicazione dei francobolli a due sezioni, già in uso da tempo, da incollare al retro del bollettino a cavallo con la sezione staccabile per ricevuta.

Successivamente, i francobolli doppi per pacchi vennero usati ad esaurimento e sostituiti gradatamente con francobolli ordinari. Arrivato all'ufficio postale di destino il pacco seguiva la modalità solita per le raccomandate, cioè consegna a firma e se non potuto consegnare al primo invio veniva lasciato avviso Mod.26 (in assenza di risposta era recapitato un secondo avviso con il modello Mod.26 in raccomandata di servizio con etichetta rosa); poi il pacco seguiva il destino che era stato stabilito in partenza su richiesta scritta dal mittente sul bollettino; dopo un periodo gratuito di giacenza, il pacco poteva essere abbandonato o restituito al mittente.

Mostro un certo numero di oggetti del periodo nell’intento di presentare le varie possibilità e le variazioni del servizio pacchi per l’interno con l’uso di questi bollettini targhetta.

- I BOLLETTINI ETICHETTA o TARGHETTA
- L’AFFRANCATURA
- I SERVIZI ACCESSORI
- LA MANCATA CONSEGNA
- COSE VARIE

Referenze:


Riassunto della normativa dei Bollettini-etichetta

Riunisco nello scritto seguente, quel poco che ho ricuperato dell’argomento, sia dalla lettura dei testi citati, sia dall’osservazione dei documenti in mio possesso, spero di non aver scritto delle inesattezze e invito i lettori che hanno notizie in contrasto con il seguente riassunto di comunicarlo, grazie anticipate.

Il nuovo documento di spedizione, in uso dal 1° Agosto 1957, venne definito Bollettino-etichetta, doveva essere compilato dal mittente con gli estremi della spedizione, poi controllato e completato dagli agenti dell'ufficio postale mittente, legato al pacco che era inviato all'ufficio postale di destinazione che lo consegnava a domicilio.

Questo nuovo tipo di modulo-etichetta non aveva impresso nessuna impronta di valore per la spedizione; quindi, non era considerato un documento che ricadeva nella normativa di leggi e decreti e non era classificato come intero postale, riportava a stampa il prezzo di vendita come oggetto cartaceo.

Nei circa venticinque anni di uso, il suo prezzo aumentò di costo passando da 10 a 200 lire. In caso di utilizzo dei cartellini con un valore ormai superato, era stabilito che l'integrazione del solo valore cartaceo del bollettino fosse integrato sul fronte con francobolli doppi per pacchi che dovevano essere annullati dall'ufficio postale mittente con bollo a data (la procedura era stabilita perché gli introiti venissero incamerati dal servizio pacchi). Non avendo un valore agli effetti della spedizione, ma solo un costo di cartoncino stampato piuttosto alto, chi faceva molte spedizioni aveva interesse a stamparseli personalizzando con il proprio nome mittente e altre indicazioni inerenti; le Poste esigevano solo che fossero simili agli originali con la scritta "POSTE ITALIANE" ma senza stemma della Repubblica.

Quando vi fu la necessità di integrarne il valore, ma contemporaneamente scarseggiavano i francobolli doppi destinati ad andare fuori corso, venne concesso l'uso dei francobolli normali usati per la corrispondenza. Erano naturalmente anch'essi da applicare sul fronte sulla parte sinistra per non confonderli con l'affrancatura di spedizione applicata al retro del bollettino sulla destra. Sul fronte oltre il nome del destinatario e il peso, il mittente segnava le eventuali caratteristiche economiche dell’invio: peso e valore della merce e l’eventuale assegno. Sul retro il mittente doveva dichiarare il proprio indirizzo e come di consueto, la natura del contenuto e cosa fare del pacco se la consegna fosse stata impossibile o fosse rifiutato dal destinatario, (bisogna ricordare che tutti gli oggetti postali potevano e possono essere rifiutati dal destinatario). Il servizio postale si atteneva alle disposizioni del mittente sul destino del pacco (in caso di mancata consegna, era previsto anche l'abbandono del pacco da parte del mittente ed in tal caso diventava proprietà dell'amministrazione postale), solitamente però la formula era la seguente " restituire al mittente trascorsa la giacenza gratuita".

Occorre anche ricordare che nel periodo d'uso di questi bollettini, il D.P.R. 6.10.1978 n° 627 obbligò le ditte mittenti a introdurre nel pacco il relativo documento fiscale (bolla di accompagnamento o fattura) e segnalare sul bollettino di spedizione il numero di codice fiscale o partita iva.

ll bollettino-etichetta era munito di uno o due occhielli rinforzati nei quali inizialmente era predisposta la cordicella per la legatura ai pacchi. All'epoca gli involucri dei pacchi dovevano obbligatoriamente essere presentati legati con corda e sigillo con indirizzo del destinatario e del mittente sull'involucro ed anche all’interno del pacco, era anche assolutamente vietato inserire lettere o scritti insieme alla merce. Forse non è inutile ricordare che tutti i pacchi indistintamente erano praticamente delle raccomandate da firmare per ricevuta al ritiro; tale funzione era effettuata utilizzando il suddetto bollettino che era staccato dal pacco e su cui il destinatario segnava di suo pugno la data di ritiro e la firma e lo consegnava all'addetto postale che la conservava in archivio (come fosse una R.R.) .

Questi nuovi bollettini erano realizzati con cartoncino dai colori differenti secondo il tipo di spedizione che si intendeva effettuare: pacco Ordinario (colore bianco), pacco Ordinario con assegno (colore arancione), pacco Valore (colore verde). Il "pacco ordinario con valore dichiarato" di colore verde era praticamente una spedizione assicurata e l'affrancatura da applicare era proporzionale al valore "dichiarato" per ottenerne il rimborso in caso di perdita.

Era tollerato, sui pacchi di forma regolare e ben sigillati, (per esempio l'invio di libri) di fissare i bollettini all'involucro con nastro adesivo senza utilizzare corde che chiudessero il pacco. Gli addetti postali controllavano che i cartellini fossero completati in ogni parte, che il peso corrispondesse all'affrancatura applicata. Sul fronte del bollettino gli agenti postali applicavano il Mod.253 del colore scelto per la spedizione: bianco per l’ordinario e arancione per il contrassegno, la striscetta era divisa in doppio con stampato la località di partenza e un numero ed era posizionata a cavallo fra le due parti del bollettino in modo che ne rimanesse una porzione sulla ricevuta. Sul retro del bollettino segnavano manualmente anche il numero della spedizione che riportavano sul registro Mod. 260 (in caso di rispedizione al mittente, l'ufficio avrebbe dato un nuovo numero al pacco). Una volta completato il tutto, staccavano la parte destra del cartellino su cui erano applicate anche le seconde parti dei francobolli doppi per pacchi tagliandola con le forbici seguendo la traccia incisa e la consegnavano al mittente come ricevuta.

Era possibile che il mittente effettuasse l'affrancatura a macchina; per questa operazione; erano state realizzate macchine affrancatrici con impronta rossa doppia, che marcavano contemporaneamente sul bollettino e sulla ricevuta la data e la cifra di spedizione. Negli ultimi tempi d'uso questi bollettini vennero modificati, l'affrancatura venne eseguita anche con francobolli normali da applicare integralmente sulla parte di bollettino legato al pacco, mentre a giustificazione dell'affrancatura effettuata, era previsto che sulla ricevuta staccata e consegnata al mittente fosse applicato un timbro "porto pagato o tassa pagata" e la cifra relativa manoscritta autenticata dal bollo a data dell'ufficio.

Il servizio con assegno (bollettino di colore arancione) prevedeva la consegna del pacco contro pagamento della somma segnata sull'involucro e sul cartellino, tale somma, defalcata delle spese dell'operazione, veniva trasmessa a cura delle poste al mittente per mezzo di vaglia o con accredito in C/C postale se il mittente ne aveva disponibilità. I detentori di C/C postale dovevano segnare il numero del conto corrente sul fronte ed allegare al bollettino-cartellino un modulo Mod.Ch 8 precompilato. Chi non aveva il C/C riceveva al domicilio un vaglia di servizio che gli accreditava la somma incassata con detratto il costo dell'operazione di invio del vaglia; l'agente postale che aveva inviato il vaglia incollava la ricevuta sulla parte del bollettino che era archiviata dall'ufficio postale che aveva effettuato la consegna

I pacchi ebbero anche alcuni servizi propri della corrispondenza: come l'espresso, la via aerea , la ricevuta di ritorno e naturalmente il contrassegno. Le spedizioni, oltre che ordinarie (con assegno e valore) ebbero anche le tariffe per "pacco ingombrante", " pacco fragile" e " pacco urgente". Tutti questi trasporti speciali erano segnalati sul modulo da apposite etichette (dai colori vivaci per una facile visibilità), completando tutte le possibilità.

Bisogna precisare a questo proposito che il servizio "espresso" (segnalato con etichetta rossa), aveva una tariffa specifica fissa da applicare al costo di un trasporto normale per avere poi una consegna immediata a destino (con un limite di peso di 10 Kg.).

Il servizio "pacco urgente" (segnalato con etichetta azzurra) aveva un tipo di trasporto speciale accelerato e una consegna immediata, con una tariffa molto più elevata e calcolata in base al peso, applicabile ad un massimo di 5 Kg. Per il servizio aereo (anch'esso con limiti di peso e segnalato da etichetta blu) era addebitata la tariffa del trasporto ordinario ed in aggiunta anche la tariffa del servizio aereo in base al peso applicato secondo scaglioni aerei, inoltre era previsto anche l'obbligo del pagamento del servizio di consegna espresso.
Al servizio con valore dichiarato (assicurazione) era possibile ovviamente abbinare anche il servizio contrassegno. In questo caso le cifre potevano anche non corrispondere (vale a dire, per risparmiare sul costo totale della spedizione, il valore dichiarato, cioè la cifra assicurata, poteva essere inferiore alla cifra di contrassegno) oppure far applicare l'assicurazione convenzionale corrispondente al primo scaglione di valore.

La consegna era effettuata al domicilio del destinatario, in caso di sua assenza veniva compilato avviso su Mod. 26. Trascorsi cinque giorni l'ufficio postale ripeteva l'avviso di giacenza pacco su modulo raccomandato di servizio (etichetta di raccomandazione rosa), dopo tre giorni lavorativi da questo secondo avviso si pagava la giacenza giornaliera (se il mittente non aveva specificato di restituire il pacco dopo la giacenza gratuita).

Se il destinatario nel corso di ulteriori quindici giorni non avesse ritirato il pacco, questo veniva restituito al mittente (se così aveva stabilito) che pagava il trasporto al ritiro e l'eventuale giacenza. Il mittente era poi avvisato con la stessa procedura di avvisi e tempi. Perciò sia il destinatario che il mittente, nei giorni esclusi dalla giacenza gratuita, pagavano il deposito giornaliero. Se il mittente non provvedeva a ritirare il pacco a lui rispedito, nei tempi previsti, esso veniva inviato all'ufficio di Roma EUR "pacchi inesitati".

L'invio era restituito al mittente sempre come pacco ordinario, ma godeva di eventuale riduzione editoriale. La rispedizione era nuovamente numerata (dall'ufficio rispeditore) sullo stesso cartellino e rimandato all'ufficio mittente del pacco, sul cartellino era applicato a colla il Mod. 24-B con il motivo della mancata consegna. Ricordo che di tale modulo (Mod. 24-B) esistevano due tipi: il vecchio modulo bianco da applicare a colla su cui scrivere il motivo della rispedizione ed il tipo nuovo arancione preicollato con caselline da spuntare per indicare il motivo.

In tutti i casi sul bollettino rispedito era fissato a colla anche il modulo Mod. 289 su cui era segnata la cifra da addebitare al mittente del pacco al ritiro, l'importo era autenticato con il bollo a data dell'ufficio rispeditore. Era praticamente un invio con tassa a carico.
L'importo da pagare al ritiro del pacco rispedito era applicato sul bollettino-cartellino con francobolli per pacchi divisi a metà fino al 1975 (l’altra metà sulla bolla di restituzione) e successivamente con francobolli pacchi interi (in un cartellino del 1975 per il pagamento della rispedizione ho trovato la nota "affrancatura sul bollettino", forse la bolla di restituzione?). Il mittente apponeva la firma segnando anche la data effettiva del giorno, come era richiesto ad ogni ritiro di pacco. Fra uffici postali si effettuavano poi le eventuali compensazioni per il lavoro svolto.

Erano previsti duplicati dei bollettini che si erano staccati dai pacchi e smarriti (i duplicati erano moduli dedicati stampati dall’I.P.S. C.V. di Roma: (Mod. 258-arancione, Mod. 258-bianco, Mod. 258-verde) con la scritta: "DUPLICATO DEL BOLLETTINO ....", privi naturalmente della parte da staccare come ricevuta. Nel caso, facendo riferimento al numero del pacco registrato e della ricevuta mittente, potevano essere ricompilati e inviati a destino senza pagamento di nuove tasse postali; invece, in caso di pacchi da rispedire al mittente (per destinatario sconosciuto, rifiutato, non chiesto) con o senza la perdita del cartellino veniva, come già accennato, addebitata la rispedizione.

Della stesso tipo e dimensione, ma con scritte diverse, furono creati anche cartellini di servizio Mod. 251. (senza parte della ricevuta) ad uso dagli uffici postali che portavano l'intestazione: "Pacco di servizio bollettino di spedizione" con possibilità di scegliere il tipo di spedizione (logicamente in franchigia) e soggetti alle stesse regole degli utenti privati.

Ciò che riproduco sono i moduli che sono arrivati a noi, anche se ne era prevista la distruzione. Per facilità di archiviazione l'ufficio postale spesso tagliava la parte con gli occhielli e la cordicella dai cartellini, infatti molti documenti sono senza occhiello.