Torna alla Storia Postale Toscana
pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

note postali e di costume su alcune lettere indirizzate ad Antonio e Vincenzo Salvagnoli

di Alessandro Papanti

In pochi anni il progresso tecnico ci ha abituato ad usare mezzi che consentono di comunicare in tempo reale, confinando sempre più in un ruolo marginale quello che per secoli era stato l’unico sistema – a parte la trasmissione di un messaggio orale - che permetteva di stabilire un contatto fra persone distanti fra loro.
L’importanza del ruolo svolto dalla corrispondenza specialmente nel XIX° secolo – che ne vide l’evoluzione nel senso modernamente inteso - fu tale che proprio l’800 può essere considerato ad un tempo il periodo pionieristico e “l’epoca d’oro“ della posta.
Proprio a questi anni, fra il 1840 ed il 1860, appartengono alcune lettere indirizzate ai due illustri fratelli empolesi Antonio e Vincenzo Salvagnoli - economista ed parlamentare il primo, avvocato e uomo politico il secondo, del quale ricorre il bicentenario della nascita - che, sia per l’aspetto filatelico e postale sia per il contenuto, consentono di affacciarsi ad un mondo per certi aspetti ormai lontano, ma nel quale per altri aspetti ci riconosciamo.
Chi è testimone o protagonista di fatti per lui rilevanti è solito renderne partecipi gli altri, riportare loro avvenimenti e sensazioni. Se questo viene fatto – oltre che a parole – scrivendo una lettera, rimane una traccia immediata, non diluita dal tempo; rileggere - a distanza di cento o più anni - quella lettera, consente di riportare quel momento lontano come se fosse attuale, perché chi l’ha scritta lo ha appena vissuto.
E’ quanto avviene con questa corrispondenza, che - pur non documentando avvenimenti storici - non riguarda neppure fatti banali, ed ha il pregio di riportare con freschezza aspetti della vita ed aspirazioni di quel tempo, in un modo che solo il documento coevo può restituire. Da qui l’importanza - anche per il cultore della storia postale - di non limitarsi all’esame dell’aspetto filatelico di una lettera, ma di conoscerne anche il contenuto.

Viaggio a Grosseto

29/12/1841 Lettera proveniente da Fibbiana, spedita da Empoli a Grosseto, ove giunse il 31 dicembre. Nel consegnarla all’Ufficio postale di spedizione, il mittente ne corrispose in contanti il porto ( i francobolli saranno introdotti in Toscana il 1 aprile 1851 ) che - per una destinazione entro il Granducato ammontava a 2 Crazie; l’avvenuto pagamento della tariffa è indicato con il segno diagonale sul fronte.
Per il compimento di questa operazione la lettera non poteva essere “ messa in buca”, ma doveva essere portata all’ufficio. Il regolamento postale consentiva anche la spedizione di lettere non franche -che potevano essere direttamente imbucate- il cui porto sarebbe stato pagato dal destinatario. Anzi questa era la prassi maggiormente seguita nella prima metà dell’800, sia perché buona parte della corrispondenza intercorreva fra preposti o fattori con i rispettivi titolari, e questo rappresentava un pratico sistema di addebito del costo, sia in quanto - in base al costume del tempo- inviare una lettera prepagata poteva essere ritenuta – al contrario di oggi - atto irriguardoso nei confronti del destinatario, spesso persona facoltosa, cui certo non avrebbe fatto difetto la disponibilità per il porto di una missiva. In questo caso sulla stessa sarebbe stata apposta dal funzionario addetto la cifra “2” manoscritta, segno della tassa da esigere.
I bolli nominativi indicanti la località di partenza come in questo caso “ Empoli” presentavano in buona parte dei casi caratteri stampatello lineare ed erano privi della data di spedizione, in quanto si riteneva sufficiente quella rilevabile dal testo. Veniva invece applicato il bollo datario nella località di arrivo; nel nostro caso l’Ufficio di Grosseto appose il datario in rosso 31 dicembre 1841.
Dal 1845 l’amministrazione postale dispose che accanto al bollo indicante la località di partenza, fosse applicato il datario fino ad allora usato solo in arrivo; fu questa la fase transitoria che condurrà – nel corso di pochi mesi – all’adozione di bolli a doppio cerchio portanti indicazione sia della località che della data di partenza, con caratteristiche quindi simili agli annullatori di oggi.
Spedita da Franco Nardi – appartenente ad una nota famiglia di origine fibbianese – all’amico Antonio Salvagnoli, - allora “ Ispettore Sanitario della Provincia di Grosseto”, noto economista e uomo politico eletto al primo parlamento del Regno d’Italia, fratello di Vincenzo Salvagnoli - la missiva è incentrata su una visita che il Nardi intendeva fare al Salvagnoli. “Dopo che ebbi impostato la lettera ultima che ti scrissi, andai dai Bugani per sapere il giorno che sarebbe finito il Tibburi”. Il Tibbury era un tipo di calesse in uso a metà ‘800, con il quale il Nardi intendeva recarsi a Grosseto. Non volendo usare l’unico mezzo di trasporto pubblico allora possibile - la diligenza che in uno o due giorni – probabilmente effettuando tre o quattro cambi lo avrebbe condotto a destinazione, né tantomeno potendo usare la “strada ferrata” di cui di lì a pochi anni sarebbero state costruite le prime tratte peraltro fra Livorno e Firenze – il Nardi – certamente benestante – aveva deciso di farsi costruire un agile calesse. Ma...... “ eglino ( i Bugani ) con tutta la freddezza propria di gente sbalordita come loro, mi dissero che gli era impossibile il finirlo per il tempo che più volte mi avevano promesso e che fino al venti del mese entrante non sarebbe stato in ordine; immaginati come rimasi male..... “. Da ciò la decisione - per non rinunciare al programmato viaggio di servirsi “della cavallina del Fiorino che sta pronta ad ogni mio cenno”, cioè di noleggiare un cavallo con calesse dal Fiorino, lo stalliere di Fibbiana, dove– dopo oltre un secolo- fino agli anni dell’ultima guerra, chi esercitava quel mestiere veniva chiamato ancora “ Il Fiorino “.
Aggiunge il Nardi - “partirò se non diluvia, giovedì a otto 6 di gennaio per essere la sera a Siena ove te mi farai trovare Maso, per ripartire il venerdì mattina alla volta di Grosseto”. Dunque un viaggio da Empoli a Grosseto richiedeva normalmente due giorni passando da Siena, dove si faceva tappa.
“Appena letta la presente scrivi se sta bene questo mio disposto, dirigendo la lettera a Empoli ove si riceve tutti i giorni”. Ecco quindi una nota postale: la corrispondenza ad Empoli veniva recapitata quotidianamente, mentre a Fibbiana, frazione del vicino comune di Montelupo, era consegnata, con probabilità da un procaccia, con minor frequenza.
I mezzi ed il tempo occorrenti per preparare e realizzare un viaggio - che con il metro di oggi è meno di una meta domenicale - e come la sua organizzazione fosse strettamente legata alle comunicazioni postali - senza le quali non sarebbe stato possibile concordare né il tempo del viaggio né il luogo dell’incontro - fa apparire lontani i fatti di questa lettera.
Sempre attuale è invece il comportamento di “quei Bischeri dei Bugani ” che – al pari di tanti indaffaratissimi, quanto bugiardi, artigiani di oggi – “ sempre mi dicevano che entro l’anno sarebbe stato fatto”.

un matrimonio da salvare

04/04/1854. Lettera spedita da Roma a Firenze, affrancata con 8 baj prima emissione di Pontificio. Il francobollo presenta due particolarità: il margine di gruppo sul lato sinistro e la stampa con inchiostro grigio oleoso.
La prima caratteristica è dovuta alla disposizione di alcuni francobolli pontifici, le cui tavole di stampa erano divise in quattro gruppi da cento pezzi ciascuna; ogni gruppo era separato dagli altri da uno spazio superiore a quello che intercorreva fra i francobolli appartenenti allo stesso gruppo. Per questa ragione alcuni esemplari presentano in tutto od in parte questo spazio. Sono note anche coppie i cui esemplari appartengono a gruppi diversi, che quindi si presentano separati dall’interspazio di gruppo; sono rare allo stato di usato ed ancora di più su lettera.
La stampa con inchiostro grigio oleoso fu eseguita nel 1854 al fine di evitare il riuso dei francobolli in seguito al lavaggio. La peculiarità di queste tirature è costituita dal colore grigio dell’inchiostro e dall’untuosità di questo talvolta accentuata, talvolta quasi assente. La data più antica nota per i francobolli a stampa grigio oleosa è il 24 marzo 1854. L’esemplare di questa lettera venne impiegato solo undici giorni dopo; si tratta quindi di una delle prime date. L’anno seguente fu introdotta - al fine di obliterare in modo marcato i francobolli - la nota griglia pontificia. Questo sistema fece cessare la possibilità del reimpiego di esemplari leggermente annullati, facendo così venir meno la necessità di quel tipo d’inchiostro.
Questa lettera riguarda un giudizio in corso a Roma; rientra quindi nell’ambito dell’attività professionale di Vincenzo Salvagnoli. All’avvocato di oggi non è infrequente trovarsi a patrocinare una causa nella capitale, poichè – dopo il primo grado e l’appello – si può ricorrere alla Corte di Cassazione. Nel 1854 – anno della missiva - ciò non accadeva in quanto nel periodo degli stati preunitari la giurisdizione era limitata all’ambito del singolo stato: alla Toscana in periodo granducale; l’eventualità sarebbe stata ugualmente inconsueta anche dopo l’Unità d’Italia , in quanto Roma e lo Stato Pontificio furono uniti al Regno solo dopo la breccia di Porta Pia del settembre 1870.
Il caso in esame è però uno dei pochi in cui tale eventualità poteva verificarsi: quello dell’annullamento di un matrimonio. Il giudizio sulla validità di un sacramento come il matrimonio – allora non concordatario - concerne il diritto canonico e la giurisdizione ecclesiastica. Il Salvagnoli si è rivolto quindi all’amico e collega B. Belli di Roma affinché lo consigli nella scelta di qualcuno abilitato al patrocinio avanti la Sacra Rota, tenuto però conto del fatto che la cliente non ha disponibilità di mezzi. Così risponde l’avv. Belli:
“ Credo che l’avv. Rossi sia uno dei migliori che abbia la nostra Curia, ma se per mancanza di fondi non vuol prestarsi, credo che questa renitenza si troverebbe in chiunque altro gli venisse aggiunto o surrogato. Credo che dovreste scrivere al Procuratore acciò vada dall’avv. Iannoni a persuaderlo di domandare egli nell’interesse del Sagramento una somministrazione”.
Il Belli, fa il nome di un avvocato fra i più quotati e suggerisce di cercare al cliente “nell’interesse del Sagramento una somministrazione” per poter provvedere alle spese processuali; sovvenzione che - in mancanza del gratuito patrocinio che l’ordinamento del tempo non prevedeva - forse poteva essere ottenuto in quanto l’assistito dell’avv. Salvagnoli sosteneva in causa la validità del matrimonio. Contrariamente a quanto presumibilmente aveva proposto l’illustre empolese, aggiunge:“Non credo che per qualunque diligenza si facesse presso il Papa si otterrebbe l’intento, giacchè non converrebbe a Sua Santità immischiarsi in un affare pendente avanti al tribunale”. Suggerisce piuttosto - entrando così nel merito della pendenza - “....che la causa potrebbe essere difesa con una nuova memoria fatta e stampata direttamente a Firenze diretta a generare nell’animo dei giudici una piena pienissima convinzione morale che in quel 3 maggio gli intervenuti volessero fare innanzi al Parroco un matrimonio, e che questo fosse ritenuto dal Parroco”.
Questa lettera, estrapolata dal resto della corrispondenza intercorsa fra i due legali, non consente di ricostruire la controversia ,che - da quanto è dato intuire da queste righe - preannuncia risvolti di sicuro interesse sia per quanto concerne il fatto che sotto l’aspetto giuridico; costituisce comunque un esempio di collaborazione professionale, forse allora più sentita di oggi.

una rivista finanziata dal patriottismo

28/07/1855. Lettera da Parigi affrancata per 50 cent. con francobolli da 10 c e 40 c. del secondo Impero con l’effigie di Napoleone III ( n° 13-16 ) annullati con il “gros points”, indirizzata a Firenze, “ Granducato di Toscana”. Ritenuta in un primo tempo franca fino a destino - come dimostra l’apposizione del bollo P.D. in cartella- la lettera fu giudicata poi affrancata in modo insufficiente ( “ 15 Affranchissement insuffisant 15 “ rosso in cartella) e tassata come prova il numero a penna con inchiostro rosso “9”, indicante i centimes di tassazione.


Il testo è incentrato sul progetto del mittente – Salvatore Ruffini, italiano residente a Parigi - di pubblicare in Francia una rivista riguardante la cultura, l’arte, la politica italiane, innovativa rispetto a quella già esistente, la “Revue franco-italienne”, giudicata non attuale ed in crisi; scopo della lettera è quello di essere indirizzato da Antonio Salvagnoli a toscani sensibili alle idee risorgimentali, disposti a finanziare la rivista.


“Per quanto riguarda un punto della pregiatissima Sua, Le dirò: che purtroppo la “Revue franco-italienne” riceve regolarmente i Rendi-conti dell’Accademia dé Georgofili. Dissi purtroppo, perchè non se ne vuol profittare......Per lettera dello scorso autunno Le dicevo che sarei stato incaricato di Rendi-conti della Società Dotta D’Italia, ma venuti al busillis Carini ha pensato fare più giornale di speculazione privata che di carattere scientifico e letterario....”. Carini - probabilmente l’editore - non concorda sui contenuti e mira più, secondo il giornalista, alla divulgazione che alla sostanza della rivista; forse non del tutto a torto se il bilancio dell’attività è in rosso. Poiché il Ruffini non intende sottostare all’indirizzo voluto dall’editore ”.... come da cosa nasce cosa, così dalla Revue franco-italienne ho fatto idea d’altro giornale, il quale s’attaglierebbe tutto quanto all’Italia, rappresentando questa sola in Francia, ma quanto più degnamente potesse, senza voler pigliare due colombe all’istessa fava ( come s’è proposta la “ Revue”) senza avere i mezzi morali e materiali a sufficienza.
Il giornale sarebbe quindicinale; questo poco importa avendo deciso fare otto fogli di stampa al mese. La rivista dovrebbe chiamarsi: “L’Italie Contemporaine”. Il titolo comprenderebbe tutto. Ciascun numero dovrebbe essere così disposto per ordine, e ciascuna volta contenere:
1) Studi biografico letterari su autori ( morti ) del secolo XIX in Italia.
2) Esami critici d’opere d’autori italiani ( viventi).
3) Bibliografie d’una bella estensione.
4) Rendi-conti di tutte le accademie e società dotte dell’Italia.
5) Corrispondenze letterario artistiche settimanali dall’Italia.
6) Studi artistici, archeologici, &,-&.
7) Miscellanea.
8) Arti Belle.
9) Commercio; - industria ( con vedute generali) .
10) Arte militare.
11) Teatri a larghe vedute su tutta Europa.
Or che Le ho posto lo scheletro della mia idea, vorrebbe Ella ascoltarmi alcun poco, mandarmi il Suo parere, e certe risposte?
Dovendo andar il giornale nelle mani di più mondo possibile in Italia come in Francia, crede Ella sarebbe modo d’accrescerne e d’agevolarne la divulgazione una rivista politica che starebbe a capo del giornale? Rivista libera e La Revue franco-italienne ha cominciato a sortire senza un soldo in tasca. Collaborazione gratuita, per questo redazione acefala”.

Il mittente non vuole dunque condizionamenti di sorta, ma dare alla pubblicazione un indirizzo politico libero; cosa non da poco a metà ‘800, ma in linea con le idee del Risorgimento, il cui spirito traspare dal tono e dalle frasi della lettera. E’ proprio facendo leva sullo spirito liberale - nel 1855 assai diffuso anche in Toscana - che il Ruffini pensa di far fronte alle necessità dell’impresa:

“L’Italie Contemporaine” non vorrebbe mettersi all’opera che con un capitale di 30.000 franchi pel primo anno, onde poter pagare i costi e rendere il giornale di sicuro esito. .......Tal capitale devesi raccogliere dalla borsa di chi crederà all’opera da me divisata, di chi amerà questa Italia, di chi saprà vederne con me certo il riescimento. Ed a tale capitale raccogliere io partirò di Parigi nel mese di Settembre, per fare il viaggio generale d’Italia. Dalla........e dalla Lombardia e dal Piemonte spero assai per mie vecchie relazioni e per nuove che mi saranno validissime a raccogliere quattrini. E qui mi vengono delle interrogazioni a farti:
1. Dalla Toscana quando venissi con alcune lettere valevoli, od una che più valesse, crede Ella che potrei sperare aiuti pecuniari?
2. Montanelli, sarebbe ora costà........come lo era un tempo.......;ed una lettera di lui troverebbe ancora favore.....e a borse valevoli potesse raccomandare?
E un’altra domanda ancora:
3. Lo spirito dei Toscani, quando vedessero giornale per l’Italia, fatto in Francia, e pella divulgazione universale delle cose nostre, il loro spirito trarrebbesi ad associarsi in buon numero, e a coadiuvare così che l’impresa non cada ?
Crede, Salvagnoli........Mi scriverà Ella ...?....”.


Se e come Antonio Salvagnoli abbia risposto non sappiamo; il contenuto della missiva indica però chiaramente che questi era considerato persona la cui opinione godeva di considerazione, che vantava relazioni fra i liberali toscani - tanto da essere eletto al primo parlamento unitario - oltre che uomo di cultura, come conferma la carica di segretario dell’Accademia dei Georgofili.

pubblicazioni dell'Accademia dei Georgofili

01/08/1857. Ancora una lettera spedita da Roma a Firenze indirizzata all’avv. Vincenzo Salvagnoli. Come sopra rilevato, con l’introduzione del bollo a griglia il problema del doppio uso dei francobolli pontifici fu praticamente eliminato, l’esigenza era però ancora sentita se - come in questo caso – si ritenne apporre una croce a penna ad ulteriore annullamento del francobollo.
Anche in questo caso l’affrancatura è stata assolta con un esemplare del baj 8 prima emissione del Pontificio. Questa tariffa fu stabilita per la corrispondenza destinata ai paesi facenti parte di una convenzione internazionale dell’epoca; la Lega Postale Italo-Austriaca - della quale facevano già parte, oltre all’impero austro-ungarico, il Lombardo-Veneto, i Ducati di Modena e Parma ed il granducato di Toscana - cui lo Stato Pontificio aderì il 1 ottobre 1852. Nell’ambito di tale accordo le corrispondenze dirette nei paesi della Lega da recapitarsi ad una distanza superiore alle 20 miglia, pari a 148 Km, come quella fra Roma e Firenze, scontavano la tariffa di 8 bajocchi; mentre per le lettere dirette in stati non appartenenti alla Lega occorreva corrispondere tasse superiori, come ad esempio: 13 baj per il Regno di Napoli e 21 baj per la Sicilia.
Mittente e destinatario sono gli stessi della lettera spedita nel 1854. Questa non concerne l’attività professionale del noto empolese, ma il Salvagnoli uomo di cultura - anch’egli membro ,come il fratello Antonio, dell’Accademia de’ Georgofili - oltre che giurista.
Questa volta il Belli - trattandosi di corrispondenza attinente ad interessi personali - scrive di pugno, mentre la precedente lettera ( fig. 2 ) era stata stilata da un segretario e solo firmata dal mittente, come calligrafia ed inchiostro diversi mostrano.

“Caro Amico
Roma 1 agosto ’57
qui si vuole impiantare un giornale di agricoltura. Mandatemi qualche fascicolo dei Georgofili e ditemi dove si potrebbe trovare la nota dei giornali di questo genere,...........…
Sono cordialmente aff.mo
B. Belli”.


Solo poche lettere quelle qui proposte, certamente non appartenenti al novero di quelle - più importanti - connesse agli ideali ed all’attività politica di Vincenzo e del fratello Antonio - anch’egli uomo in vista, economista e deputato - ma sufficienti da un lato a delineare l’ambiente fervido di iniziative ed idee cui appartenevano i Salvagnoli, dall’altro idonee a sollevare il velo su interessi, aspirazioni e costume di metà Ottocento.

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori