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| CARNEADE! CHI ERA COSTUI? | ||||||||||||||
| di Girolamo Lanzellotto | ||||||||||||||
| SIGISMONDO CASTROMEDIANO | ||||||||||||||
Sigismondo di Lymburgh-Castromediano, Duca di Morciano e Marchese di Cavallino, nacque a Cavallino, in provincia di Lecce, il 20 gennaio 1811, dal Duca di Morciano e Marchese di Cavallino don Domenico e dalla Marchesa donna Maria Balsamo. Studiò a Lecce presso il Collegio dei Gesuiti, ma la sua formazione culturale di stampo romantico-patriottico fu principalmente merito del magistero della madre. Nel 1848 ricoprì l'incarico di segretario del Circolo Patriottico Salentino e aderì alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini. Accusato di cospirazione contro la monarchia borbonica per aver partecipato ad una sommossa a Lecce il 29 giugno, il successivo 29 ottobre venne incarcerato con altri 35 imputati politici. Il 2 dicembre di due anni dopo venne condannato a scontare trent’anni nelle galere di Procida, Montefusco, Montesarchio, Nisida e Ischia.
Nel 1859 Ferdinando II gli concesse l'esilio negli Stati Uniti d'America. In realtà era prevista la deportazione a Madeira (Brasile), ma Raffaele Settembrini, figlio di Luigi Settembrini, riuscì a dirottare la nave prima a Queenstown (oggi Cohb in Irlanda) e poi in Inghilterra, liberando così Castromediano e altri 67 condannati (tra cui Luigi Settembrini, Carlo Poerio, Michele Pironti, Silvio Spaventa, Emilio Maffei, Nicola Schiavoni e Salvatore Faucitano). I patrioti furono accolti a Londra e, pochi mesi dopo, Castromediano si trasferì a Torino, dove divenne sostenitore dell'annessione nel regno di Vittorio Emanuele II.
Il Duca, in occasione della guerra dell’Italia all’Austria, si unì a Giuseppe Garibaldi per combattere gli invasori. Quando l’Eroe dei due mondi gli chiese i nomi dei giudici che lo avevano condannato Egli rispose che li aveva dimenticati, rivelando così il suo eletto spirito cristiano che lo avrebbe portato, una volta divenuto Deputato al Parlamento, a votare per l’abolizione della pena di morte, rammentando l’opera di Cesare Beccaria.
Nel 1861, dopo l’Unità d’Italia, si candidò nel collegio di Campi Salentina e fu eletto alla Camera dei Deputati tra le file della Destra, avendo accesso al primo Parlamento Italiano. Terminata la legislatura, "il duca bianco" (come veniva chiamato), fece ritorno nel suo paese natale. Eletto consigliere provinciale, si occupò principalmente dell’arricchimento della Biblioteca Provinciale e istituì nel 1868 il Museo archeologico di Lecce intestato a suo nome. Vi raccolse ben cinquemila volumi provenienti da vari istituti religiosi per costituire una grande biblioteca. Raccolse inoltre in un libro, “Carceri e galere politiche – Memorie”, le memorie della prigionia e curò una monografia storica su Cavallino. Cagionevole negli ultimi anni di vita, continuò a svolgere l'attività di giudice conciliatore nella sua città. Morì nel Comune di Cavallino il 26 agosto 1895. La sua figura rappresenta un esempio di impegno civile e culturale nel Mezzogiorno dell’Ottocento, quando la regione era ancora molto povera e arretrata rispetto al resto del paese. Grazie alla sua attività, Castromediano contribuì a valorizzare la cultura meridionale e a promuovere l’integrazione tra le diverse regioni italiane.
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