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La posta militare toscana
nella II guerra di Indipendenza
di Luigi Sirotti
(da Il Monitore della Toscana 7/8 - ASPOT)
(prima parte)

Introduzione storica


Gli accordi di Plombières
Nel 1858 l'imperatore di Francia Napoleone III invitò Cavour a un convegno segreto che si svolse il 20 e 21 luglio a Plombières che si concluse con gli accordi segreti che la Francia avrebbe appoggiato militarmente il Piemonte qualora fosse stato attaccato dall'Austria.

L'inizio della seconda guerra di Indipendenza
Il 25 aprile a seguito di un ultimatum dell'Austria veniva promulgata la legge che attribuiva al Re i pieni poteri per tutta la durata della guerra contro l'Impero d'Austria e il giorno seguente il governo di Torino respingeva l'ultimatum: il 29 aprile le truppe imperiali varcavano il Ticino dando inizio alla seconda guerra di Indipendenza.

L'occupazione austriaca del Piemonte (mappa A)
L'invasione del Piemonte ebbe inizio attraverso il ponte sul Ticino a Gravellone, presso Pavia. Gli austriaci non trovarono nei primi giorni alcuna resistenza e poterono dilagare dal Sud al Nord occupando tutto l'Oltre Ticino Novarese sino a Vercelli e la stessa Novara che venne raggiunta il 30 aprile. Nei giorni successivi venne occupata Tortona, Castelnuovo e Pontecurone. Il 7 maggio Biella fu raggiunta da alcuni drappelli di cavalleria che, superato il Sesia, si spinsero sino a Santhià.


Vittorio Emanuele II


Napoleone III

Nei giorni successivi furono mossi da Piacenza reparti delle divisioni austriache che raggiunsero Bobbio; al 19
maggio gli austriaci erano attestati alla periferia di Casteggio.



Gli avvenimenti nel Granducato di Toscana
 


Il granduca Leopoldo II


Il Generale Girolamo Ulloa


Il 27 aprile, a seguito di forti contrasti fra alcuni esponenti politici che premevano per l'alleanza con il Piemonte e altri che volevano la formazione di un nuovo ministero, si svolse a Firenze una grande manifestazione popolare, mentre l'esercito granducale si schierava in maggioranza a favore dei dimostranti. Il giorno stesso, il granduca Leopoldo abbandonava Firenze, e, verso sera, veniva annunciata la costituzione di un governo provvisorio che invitava il re Vittorio Emanuele ad assumere, per tutta la durata della guerra, la dittatura della Toscana. Data la particolare situazione e i delicati rapporti con la Francia circa le prospettive del futuro della Toscana, il Re ne assunse soltanto il protettorato diplomatico e militare e nominò Carlo Boncompagni, già rappresentante del governo piemontese a Firenze, "Commissario straordinario del Re Vittorio Emanuele per la guerra d'indipendenza". Alcuni giorni prima il generale Girolamo Ulloa, napoletano, difensore di Venezia nel 1849, che era stato nominato maggiore generale sardo a capo dei "Cacciatori degli Appennini" concentrati nella città piemontese di Acqui, veniva inviato a Firenze e il 28 aprile era nominato generale in capo dell'Esercito Toscano composto da circa 10.000 unità. Lo stesso 28 aprile un decreto del governo provvisorio, di concerto con quello di Torino, disponeva la riorganizzazione dell'esercito toscano e apriva contemporaneamente l'arruolamento di un corpo di volontari che sarebbero poi confluiti nel 2° Corpo dell'Armata dell'Italia Centrale.

 

Mappa A


Facciamo ora un passo indietro e parliamo dell'arrivo del corpo di spedizione francese. (mappa B)
I primi contingenti del corpo di spedizione francese avevano iniziato ad affluire il 26 aprile per la via di terra dal valico del Moncenisio e per la via di mare a Genova.
La controffensiva franco - sarda ebbe inizio verso il 15 maggio quando il corpo di spedizione francese che era ormai completato (mancava solo la divisione Uhrich del quinto corpo d'armata che sarebbe poi sbarcata a Livorno il 23 maggio), era affiancato dalle sei divisioni sarde.

 

Mappa B

Il 17 maggio il fronte franco sardo si stendeva da destra dall'Oltrepo pavese a Tortona, Alessandria, al centro Casale e fino a Santhià (all'estrema sinistra). Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi si trovava a Biella.


L'invio in Toscana delle truppe francesi (mappa C)

 
Mappa C


Il 18 maggio, ad Alessandria presso il Quartier Generale francese, Napoleone III incontrava un rappresentante del governo della Toscana e informava Cavour che per l'interesse delle operazioni militari era urgente l'invio in Toscana di un corpo d'armata francese che sarebbe stato affidato al comando del principe Napoleone Giuseppe.
Il 22 maggio Vittorio Emanuele, con un proclama diretto ai "Soldati Toscani" poneva l'esercito della Toscana agli ordini del principe Napoleone che il giorno successivo sbarcava a Livorno con la Divisione Uhrich e la Brigata di cavalleria del V Corpo d'Armata. A Firenze l'11 maggio Boncompagni costituiva un nuovo governo con Bettino Ricasoli ministro dell'interno. Il 29 maggio veniva resa pubblica una dichiarazione del governo di Firenze che la Toscana si alleava con la Francia e il Piemonte nella guerra contro l'Austria.

 


Il principe Napoleone (Giuseppe) detto Girolamo


Il barone Bettino Ricasoli


Il corpo volontario dei Cacciatori delle Alpi al comando di Garibaldi
Il 22 maggio i Cacciatori delle Alpi passarono il Ticino e, per primi, entrarono in Lombardia conquistando Sesto Calende e il giorno successivo Varese.

Prosegue la controffensiva franco - sarda
Il 30 e il 31 maggio furono giorni decisivi per l'andamento della guerra. Il 30 maggio fu conquistata Palestro e alla sera del giorno 31 quasi tutto l'esercito franco sardo aveva passato il Sesia. Il 2 giugno 1859 fu l'ultimo giorno di permanenza delle Armate Austriache sul suolo Piemontese.

L'occupazione franco - sarda della Lombardia
L'8 giugno Vittorio Emanuele e Napoleone III venivano accolti trionfalmente dalla popolazione di Milano e lo stesso giorno veniva costituito il Governo Provvisorio delle Provincie Lombarde.

I movimenti della divisione francese Uhrich (mappa C)
La divisione Uhrich che era sbarcata a Livorno il 23 maggio, e che era accampata in varie località della Toscana, il 12 giugno partiva da Lucca e dopo aver attraversato Massa, Aulla, Pontremoli e il valico della Cisa giungeva a Parma tra il 26 e il 27 giugno.

I movimenti dell'Esercito Toscano (mappa D)
Le truppe toscane, dirette verso la Lombardia, partirono da Pistoia il 19 giugno in direzione di Pavullo: il 20 varcarono l'Abetone, il 23 giunsero a Reggio e il 27 a Parma dove vennero incorporate nel V Corpo dell'Armata francese come III divisione, in aggiunta alle divisioni Autemarre e Uhrich. Attraversato il Po, il 3 luglio giunsero a Piubega, il 4 a Goito e il 6 a Volta Mantovana; lo stesso giorno la divisione, cessava di appartenere al V corpo dell'Armata francese e passava agli ordini diretti del Re Vittorio Emanuele.

 

Mappa D


Gli ultimi avvenimenti del conflitto
Lo scontro decisivo e che segnò la fine del conflitto avvenne il 24 giugno a Solferino e a S. Martino dove l'esercito imperiale venne sconfitto alla fine di una sanguinosa battaglia.

L'armistizio di Villafranca
Sulle posizioni in cui si trovavano l'8 luglio gli eserciti belligeranti, cessarono le ostilità.
L'11 luglio 1859, a Villafranca, furono firmati i preliminari di pace fra l'Imperatore dei Francesi Napoleone III° e l'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Vittorio Emanuele firmò questi preliminari con una formula che gli avrebbe poi consentito di accettare i risultati dei plebisciti di annessione al regno di Sardegna dei due ducati di Modena e Parma e del granducato di Toscana.
Sopravvenuto l'armistizio, il 16 luglio il generale Ulloa venne trasferito al comando dei "Cacciatori degli Appennini" e la divisione toscana ricevette l'ordine di rientrare in Toscana; ma giunta a Parma, il 19 luglio, su richiesta del governo di Modena venne trattenuta in Emilia per fronteggiare un eventuale tentativo di rientro del duca Francesco V: una brigata fu spostata a Modena e una a Reggio dove, affiancata da reparti della Guardia Nazionale, svolse compiti di mantenimento dell'ordine pubblico. Alcuni reparti della divisione vennero il 5 agosto inviati a Mirandola, il 19 e 20, a Guastalla, Brescello e Novellara e altri ancora, il 23 a Correggio. Il 30 agosto 1859 la divisione toscana passò agli ordini di Garibaldi. Dal 8 ottobre 1859 al maggio del 1860 i vari reparti restarono a Bologna, mentre alcuni contingenti dal 9 dicembre 1859 vennero inviati a Forlì.

La situazione politica al momento dell'armistizio
Le annessioni al Regno di Sardegna dei ducati di Modena e di Parma erano date per scontate già prima dell'inizio delle ostilità contro l'Austria, sia perché già deliberate dai plebisciti del 1848, sia perché già riconosciute negli accordi franco-piemontesi del 1858: vennero pertanto considerate come territori in corso di annessione e, in questo primo periodo, amministrati con funzionari forniti di poteri analoghi a quelli degli intendenti del Regno di Vittorio Emanuele.
Diversa invece si presentava la situazione del granducato di Toscana per il quale Napoleone III nutriva il programma di includerlo nel progettato Regno dell'Italia Centrale sotto il trono del cugino principe Napoleone. E poiché Napoleone III era deciso a impedire che il governo della Toscana portasse avanti il programma dell'annessione, fu lo stesso Cavour che ne frenò momentaneamente la realizzazione, consentendo fra l'altro un'ampia autonomia al governo toscano.
Ancora più confusa, sul piano politico, si presentava la situazione delle Legazioni delle Romagne ma Cavour operò in modo che nel governo provvisorio delle Romagne fosse presente il Pepoli, cugino di Napoleone III ottenendo così un indiretto consenso del governo francese al processo dell'annessione.

La costituzione nell'agosto del 1859 della lega militare dei territori dell'Italia centrale
I governi locali, sotto la minaccia di una restaurazione degli Estensi e dei Lorena e del potere pontificio nelle Romagne, fra l'altro previsti dalle clausole dell'armistizio, decisero di svolgere una politica militare unitaria e il 10 agosto 1859 a Modena, che ne divenne anche la sede del Quartier Generale, fu fondata dal governo di Modena e delle Provincie Parmensi e da quello della Toscana, con l'adesione del governo delle Romagne, la Lega dell'Italia Centrale. Le varie formazioni dei volontari e dell'esercito toscano vennero organizzate e riunite nell'Esercito dell'Italia centrale al comando del quale, alla fine di agosto, venne posto il generale Manfredo Fanti, che aveva lasciato temporaneamente l'esercito piemontese, mentre Garibaldi venne nominato vice comandante. Entrambi assunsero la carica il 24 settembre. Il Fanti procedette a una riorganizzazione più omogenea di tutte queste truppe.
La Divisione Toscana venne meglio inquadrata, passò alle dirette dipendenze del Fanti e venne rinominata 11° divisione dell'Esercito della Lega. L'Esercito risultò così composto:
"Il Corpo dell'Armata Centrale" (gen. Luigi Mezzacapo), dislocato in Romagna al confine con lo Stato Pontificio.
"Colonne Mobili della Romagna" (gen. Roselli e col. Masi), dislocate nelle Romagne ai confini con la provincia pontificia di Pesaro.
"11° Divisione" (ex Divisione Toscana, gen. Garibaldi) nel territorio di Modena e di Bologna.
"Brigata Modena" e "Brigata Reggio", ex Cacciatori della Magra, (gen. Ribotti) dislocate sulla linea di difesa della sponda destra del Po.
"Brigata Parma".
"Brigata Bologna".

In un secondo tempo la Brigata Bologna e le Colonne Mobili vennero riunite e denominate Brigata Ferrara.
L'Esercito della Lega raggiunse la consistenza di 25.000 unità.
Il 7 novembre Garibaldi, che, in contrasto con il Fanti, intendeva invadere dalle Romagne lo Stato Pontificio, si dimetteva e partiva per Caprera.
Il 22 novembre, anche in relazione agli avvenimenti che avevano provocato le dimissioni di Garibaldi, l'organigramma del comando generale della Lega venne modificato. Il Quartier Generale venne trasferito a Bologna e il territorio ripartito in due "Divisioni Militari": la prima "delle province Modenesi e Parmensi" con sede a Modena al comando del generale Mezzacapo, la seconda "delle Romagne" con sede a Bologna al comando del generale Roselli.
Alla dipendenza della prima divisione vennero creati due "Comandi di frontiera" sulla linea del Po: il primo dal fiume Crostolo al Panaro e il secondo dal Panaro alle foci del Po. Alle dipendenze della seconda divisione venne creato il "Comando della frontiera del litorale Adriatico" da Cervia al Po con sede a Ravenna (colonnello Cosenz) e il "Comando della frontiera con le Marche" da Cervia alle foci del fiume Tavullo con sede a Rimini (generale Ribotti). La Brigata Modena (ex Cacciatori della Magra, composta di circa 2.200 unità) venne trasferita da Modena a Rimini mentre la Brigata del generale Mezzacapo venne spostata dalle Romagne al circondario di Reggio.
Il 26 dicembre 1859 l'Esercito della Lega assumeva la denominazione di "R.R. Truppe del Governo dell'Emilia".

L'esercito della Lega entra a far parte dell'esercito sardo
A metà febbraio del 1860 il generale Fanti rientrava nell'esercito piemontese. Il 25 marzo l'Esercito della Lega veniva integrato nell'Esercito sardo mentre il contingente toscano della cessata Divisione Toscana assumeva il nome di 9° Divisione dell'Esercito sardo.

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