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Storie di caduti in Russia

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Maresciallo Capo Zilli Vladimiro (2)

Samuel Rimoldi

Nelle mie costanti ricerche mi sono imbattuto, pochi giorni fa, in un secondo pezzo della corrispondenza del maresciallo Zilli Vladimiro, della quale avevo già pubblicato un articolo nel febbraio 2022. Si tratta di una busta non affrancata con scritta "C.S.I.R. zona sprovvista di francobolli" inoltrata dalla Russia dall'ufficio di posta militare n.83 in data 23.3.42, all'epoca dislocato a Rykovo, oggi Jenakijeve, nei pressi di Donetsk nel territorio ucraino occupato dai russi.

 

La busta contiene una piccola fotografia che ci mostra il nostro Vladimiro che indossa un cappello imbottito con paraorecchie con cucito il fregio di Fanteria.

Vi è inoltre una lunga lettera scritta a macchina su due fogli, nella quale Vladimiro, rivolgendosi alla moglie Bice, descrive alcuni aspetti della sua vita al fronte, con le sue gioie e le sue difficoltà. Vi troviamo molti riferimenti al servizio postale relativamente ai pacchi ed ai telegrammi, note molto utili a noi collezionisti postali.

Scopriamo anche che insieme alla moglie vi è una piccola bambina che attende il suo papà che purtroppo non potrà mai più riabbracciare.

Questo il testo della lettera che è stata trascritta fedelmente senza aggiungere ulteriori commenti.

Posta Militare 83-R 22/III/942XX

Mia cara, carissima Bice.
Che lusso! Carta speciale e notizie … a macchina. Quanta grazia..! Non sempre se ne ha la possibilità in questa terra dei senza Dio, ove il rombo del cannone che fende l'aria accompagna ogni atto della nostra attività giornaliera.

Ore ti spiego: la carta l'ho prelevata da una busta di 10 fogli, avuti in omaggio dal fascio italiano di Bucarest; la macchina..... no, la macchina non l'ho avuta in omaggio, è quella del comando presso il quale sono di servizio. Eh già, ogni dieci giorni circa (come quando s'era a Verona) c'è questo benedetto servizio che ci fa stare in piedi per lunghe ore della notte. Soggiungo, poi, che non c'è altro come l'essere di servizio, perchè ti colpisca una terribile sonnolenza, da farti pensare al letto col più vivo dei desideri. Invece, bisogna stare lì, sempre lì e.. all'erta.

Ma anche in questo modo si raggiunge la vittoria, si vice la guerra. Il Duce ha detto, che in ogni recondito angolo d'ufficio, si serve la Patria quando si ha la coscienza di compiere in pieno il proprio dovere. E il nostro dovere lo facciamo tutti e in tutti i modi, in tutte le circostanze anche le più difficili, pur di portare sempre più in alto il nome di Roma, i colori delle nostre mostrine.
Chissà che cosa dirai di questo mio nuovo modo di scriverti..! Che dirai? Cosa vuoi, anche qui come altrove lo spirito subisce degli alti e bassi. Oggi, si vede che il mio spirito divaga, è elevato, sereno, forse perchè ho ricevuto un tuo telegramma, forse perchè influenzato dalla bellissima giornata che apre lo spirito tediato dalle grigie giornate invernali, alla primavera ieri incominciata chissà..! Domani, il mio spirito potrà essere depresso. No, no, depresso Mai, potrò essere di spirito un pò più chiuso ed io medesimo più mesto, più pensieroso, Eh già, più pensieroso. Come non sai che anch'io ho i miei pensieri? Certo, i pensieri li ho anch'io: una mogliettina, una cara bambina che attende ansiosa di recarsi alla stazione a prendere il suo papà, un babbo affettuoso e buono che pensa sempre per i suoi figli, una mamma che vive quasi sola e lontana da tutti i suoi figli, una sorella, delle zie ecc. ecc. tutte persone care al mio cuore che mi vogliono un gran bene e che attendono con trepidazione il mio ritorno, non sono tutti pensieri questi? E il mio pensiero più grosso, non è quello di ritornare presto fra voi?


Il bene che mi vogliono tutte queste persone lo rilevo in ogni loro manifestazione, anche dalla frequenza della corrispondenza, dal tono della medesima e anche dai.... pacchi. A proposito di pacchi, ti ho già comunicato di aver ricevuto il 14 di questo mese, il pacco da te spedito il 16 febbraio, mentre il giorno 11, cioè tre giorni prima avevo ricevuto quello spedito il 5 febbraio. Il 13 di questo mese ti ho spedito un telegramma. Ieri ho ricevuto pacco anche da Dina spedito il 19 febbraio.
Quando arriva il pacco si fa festa. Festa, non d'ufficio -bene inteso- una festa morale, festa materiale, festa del corpo, insomma, festa in tutto il proprio "io". Nella situazione in cui ci troviamo, però, è quasi un peccato consumare quella buona roba! Dina, quasi sempre, mi unisce un pacchetto di biscotti, produzione casalinga, buonissimi e sostanziosi. Li adopero col caffé e col latte condensato che mi mandi tu. Il pane qui è, come è; meno ne mangio meglio sto. Normalmente mangio la galletta, il biscotto di guerra e mi trovo meglio. Anche Dina, come te, è molto assidua nella spedizione dei pacchi.
L'ho sempre detto, io, che ho una sorellina in gamba.! Come ti dicevo prima, quest'oggi ho ricevuto il tuo telegramma; peccato che sia un pò.. anziano. Porta la data di spedizione del 26 febbraio. Col telegramma mi è giunta una tua cartolina in data 2 marzo, come vedi…..
I telegrammi dall’Italia giungono con la posta ordinaria. Per il gran numero di telegrammi che vengono inviati al C.S.I.R. non hanno possibilità di trasmetterli tutti via “filo" e per questa via inoltrano solo quelli di una certa urgenza. Gli altri seguono la sorte della corrispondenza ordinaria. Ecco perchè ritardano. I nostri invece, seguono veramente la via telegrafica e arrivano a desti nazione in un tempo relativamente breve: due o tre giorni al massimo. Sono molto contento, erci contento che state tutti bene. La cartolina ricevuta oggi è abbastanza recente. La posta sembra ora arrivare con più regolarità.
Ma il ritardo della medesima, durante il corso dei mesi precedenti non è affatto da attribuirsi agli organi preposti a tale servizio. Tante ed impensate sono le circostanze che impediscono il regolare affluire della posta attraverso le scarse vie di comunicazione, per le piste che, se sono orribili durante la stagione autunnale col prossimo disgelo non meno impervio lo sono nell'attuale stagione, ossia nella passata stagione invernale, durante la quale, se una colonna di automezzi è riuscita a passere su una data pista, una improvvisa bufera di vento e di neve gliene può benissimo impedire il ritorno dopo solo qualche ora. Ed allora? Allora vengono inviati sul posto i militari muniti di badili e dopo un improbo lavoro eseguito sotto le sferzate del vento gelido e della neve la strada è rimessa in efficienza al transito, salvo poi il ripetersi dell'inconveniente.

Non stato raro il caso in cui a causa di una bufere, le suddette interruzioni si siano ripetute con carattere periodico due o tre volte nel giro di pochi giorni. Durante le nostre corse, attraverso le steppe attraverso le lande sconfinate, ove il panorama era sempre uguale tanto nel primo giorno di marcia, quanto nei giorni successivi, abbiamo spesso notato, per qualche tratto, lungo il margine della strada, ma più specialmente lungo qualche tratto di binario di ferrovia, delle alte stecconate, talvolta doppie, e non ne abbiamo mai avuta la spiegazione. La spiegazione, però, è arrivata con l'inverno e l'avrai compresa anche tu. Le stecconate, cioè, vennero erette a difesa di quel tratto di strada di quel tratto di ferrovia più battuto dai venti allo scopo di evitare che si accumulassero su quella zona difesa dalle stecconate, enormi quantità di neve che avrebbero interrotto il transito dei veicoli, o della ferrovia. E le bufere di vento e neve sono tremende, vere tormente, durante le quali il vento mugghia e sibila sollevando immensi nugoli di polvere di neve che tutto avvolge come una nube violenta che investe ogni cosa. È un problema trovarsi fuori specie senza gli speciali occhiali, pure in un villaggio al riparo dalle case. Non si resiste a lungo; ne conseguono assideramenti e congelamenti.

Eppure, con tutta questa... grazia di Dio, il Fante d'Italia (colla F maiuscola) è qui saldo e forte più che mai, sempre pronto a smentire la voce di Radio Londra che propaga la menzogna che ben 60 mila combattenti del C.S.I.R. sono stati messi fuori combattimento dal "generale inverno." È noto, al contrario, che le perdite maggiori e molto più sensibili si sono verificate fra i russi a causa dello scarso equipaggiamento in distribuzione. Non è affatto vero che i popoli di queste zone siano molto più resistenti di noi alle rigide temperature invernali; anche loro lo sentono il freddo, e come lo sentono..! Girano tutti con certi strafanti addosso, che non danno certo l'impressione di essere tanto calorosi.!


Dalla tua cartolina dei 2 marzo, ricevuta - come dissi- quest'oggi, ho appreso che la mia corrispondenza si è fermata al 19 gennaio, ma alla data di oggi confido che qualche cosa ti sarà certamente arrivato di più recente.
Di me non ti ho ancora detto niente, ma è sottointeso che sto sempre bene. Sono sempre qui, sistemato come già sai e con la stufa che va sempre a ottanta. Le miniere di carbone sono inesauribili ovunque.


Ritengo anche che ci si debba fermare ancora parecchio se come si dice si deve attendere il disgelo e che si asciughi un pò il terreno dato che appena qualche giorno fa abbiamo avuto ancora una buona nevicata.
Sono già cinque mesi e più che non si vede terra: sempre bianco ovunque. Prima di rivedere il suolo terroso, quel suolo nero sul quale a stento ci si può reggere in piedi quando è bagnato, perchè viscido come il sapone, passerà ancora non meno di un mese buono. Poi.. poi avremo il fango, il peggiore nemico dei nostri autieri. Si preferirebbe però muoverci presto per accelerare i tempi e raccorciare così la distanza che ancora ci separa dal giorno in cui ci prepareremo a rientrare. Ritengo anche, che dopo poco dall'inizio delle prossime operazioni, sospese nello scorso novembre, non si tardi a raggiungere lo scopo finale di questa campagna. Dunque, meglio muoverci presto: quattro buone mazzate sulle altre teste rimaste ancora all’”Idra bolscevica" e, tutto sarà finito. Indi, preparativi per la radunata, allestimento per il rimpatrio, partenza, viaggio per le squallide e desolate lande russe, per le ubertose pianure ungheresi, tra manifestazioni ed entusiasmo sempre più crescente quanto più ci si avvicinerà ai confini della nostra bella Italia, fino a raggiungere il parossismo dell'entusiasmo col nostro arrivo a Verona, all'arrivo a casa.


C'è da piangere di gioia! qussi, quasi, a pensarci solamente mi si comprimono le ghiandolette, mi si inumidiscono gli occhi e una lagrima scende lungo le gote. Beh non ci pensiamo più. È necessario stare allegri e il tempo passerà più celermente. Gente allegra il ciel l'aiuta, dice 1 proverbio e chissà che il cielo ci aiuti davvero, nel senso che si mantenga sempre sereno, sempre bello, con sole cocente per asciugare le strade e permettere alle nostre macchine di guerra di raggiungere presto il nemico e schiacciarlo definitivamente.

Ti unisco la mia quarta ed ultima fotografia - forse la più carina perchè me la sono fatta fare col berretto russo di cui già ti scrissi in una mia lettera passata. Mi dirai poi le tue impressioni al riguardo. Non ti sembro a.... posto, con quel bel paio di baffettini? Di la verità..! Mi hai detto nella tua lettera che ho ricevuto in questi giorni, che non puoi pensarmi così antiestetico, ma se mi guardi proprio bene, io scommetto che cambieresti parere, anzi, sono quasi convinto che mi scriverai di lasciarli crescere un’altra volta. È così?
Sono come quelli presso a poco di papà, che mettono un certo non so che di..... soggezione. E poi pensa: un combattente che ritorna della guerra vittorioso, con un bel paio di baffi alla rococò, non ti sembra che acquisti un certo che di più personalità? Ciò premesso, aspetto la tua risposta, che sarà su per giù, di questo tenore:

“Caro Wladi, ho ammirato e rimirato la tua fotografia e mi sono proprio convinta che sei tanto carino con quei due baffettini. Perciò, “nulla.... osta” da parte mia, che tu te li faccia ricrescere un al tra volta e che tu ritorni a me con siffatti baffetti e possibilmente un pò più........ lunghetti!!!!”


Mi raccomando che la tua risposta non provochi in me una ….. amara delusione! Dirai al papà che già da un paio di giorni ho scritto per avere notizie di quel certo Zavateri, nonchè di quella pratica che lo riguarda. Non appena mi perverrà la risposta glielo comunicherò tempestivamente.
Finalmente, il papà si è deciso a cedere le armi, cioè a cedere i registri e gli scartafacci del Dopolavoro. Era tempo. Uscire di casa alla sera d'inverno col tempo che avrà fatto costì quest'anno se -come dicesti- la stagione è stata peggiore degli anni scorsi, non era tanto ne poco opportuno. Meglio così!.

Possono affidare l'incarico a qualche altro che non mancherà di certo fra i componenti del settore.
Ed ora ti saluto; per quest'oggi, ti ho scritto abbastanza e non dubito di aver provveduto ad accontentare la tua esigenza. Ti invio cari bacioni grossi, rossi, estensibili al papà e alla. mia cara piccina. Vi abbraccio tutti affettuosamente augurandovi cose belle e ottima salute.

Tuo Wladi.

Samuel Rimoldi
18-06-2022