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La spedizione Medici in Trentino
di Lorenzo CARRA (FRPSL)

È questo un fatto molto interessante e finora poco studiato che anche nella mia pubblicazione del 1998 “1866. La liberazione del Veneto” giudicavo meritevole di approfondimenti e studi specifici. Sono passati dieci anni, l’argomento l’ho forse un po’ lasciato “riposare”, ma, d’altra parte, in questo tempo, non mi risulta sia emersa documentazione che possa modificare od integrare grandemente quanto scritto in precedenza.

Il Trentino, Bolzano e l’Alto Adige e quanto racchiuso dalle Alpi hanno sempre significato, non solo geograficamente, Italia.

Nel periodo risorgimentale italiano, una volta nato nel 1861 il Regno d’Italia, grande aspirazione popolare e di Re Vittorio Emanuele II fu sempre di poter ricongiungere all’Italia le italianissime Roma, Venezia, Trento e Trieste. Per la Capitale il desiderio si realizzò nel 1870, per le altre tre l’occasione si presentò nel 1866, con la 3° Guerra d’Indipendenza. Sappiamo tutti che nel 1866 la sorte fu amica per Venezia, mentre Trento e Trieste dovettero attendere il 1918 e la fine della 1° Guerra Mondiale per vedere il Tricolore.

Nel 1866 Trento fu però vicinissima ad essere liberata.



Fig. 1 - Ecco l’inizio della “spedizione Medici” in Trentino.
Nella foto piccola il generale Giacomo Medici.

I tentativi non avvennero seguendo la via naturale, la valle dell’Adige: il Quadrilatero, Verona e la strada per Ala e Rovereto erano saldamente austriache. Vi provò, da occidente, Garibaldi che però, anche dopo la vittoriosa battaglia di Bezzecca, fu bloccato a pochi chilometri da Riva del Garda. L’attacco che avrebbe potuto risultare decisivo avvenne da oriente, dalla Valsugana.

Già il 16 luglio 1866, con l’Esercito Italiano che stava avanzando rapidamente nel Veneto e, dopo Padova, Vicenza e Treviso, si stava spingendo verso Udine sperando di raggiungere magari anche Trieste, Re Vittorio scrisse al generale Enrico Cialdini: “…credo sarebbe necessario, anzi urgentissimo, che Tirolo (n.d.r. quello italiano, cioè Rovereto, Trento e altri paesi a sud delle Alpi) fosse occupato”.

C’erano in giro le voci di un prossimo armistizio e quindi a Firenze, allora capitale d’Italia, si puntava ad occupare più territorio possibile per cercare di far valere l’uti possidetis.

Il generale Alfonso La Marmora scrisse il 18 luglio 1866 da Rovigo al generale Enrico Cialdini “... riguardo al Tirolo ... se l’armistizio ci capita prima di averlo occupato, corriamo il rischio di non averlo per la pace...”.

Il giorno seguente, dopo rapidissime consultazioni col Re, Cialdini da Padova avvisò il barone Ricasoli, Presidente del Consiglio: “... faccio partire stanotte una divisione per Trento...

Il 19 luglio 1866 la 15° Divisione al comando del generale Giacomo Medici da Limena, allora solo un piccolo borgo a nord ovest di Padova, iniziò marce forzate per cercare, passando per la Valsugana, di raggiungere Trento. Il 20 luglio Medici e le sue truppe erano già a Cittadella, il 21 a Bassano e, attraversato Valstagna, il 22 a Primolano. (Fig.1) Qui e nei vicini paesi di Covolo ed Enego, Medici riuscì a sbaragliare gli Austriaci e ad entrare nella Valsugana, territorio austriaco.



Fig. 2 - Il passaggio ed il breve scontro di Primolano


fig. 3 - L’attacco di Levico da parte della Divisione Medici



Fig. 4 - “Bollettino della guerra n. 18” del 24 luglio 1866 che parla dei combattimenti di Borgo e Levico.

Passato Grigno, il 23 combattè a Borgo ed a Levico ed il 24 era già a Pergine, a soli 8 otto chilometri dall’agognata Trento. (foto 2) (foto 3) E qui dovette fermarsi perché, come lo stesso generale Medici scrisse in quei giorni al generale Cialdini “... è una posizioni fortissima e strategicamente della più grande importanza: con Levico, Caldonazzo e Vigolo ho aperto due vie per Trento, alla qual volta mi sarei diretto per Civezzano stamane, se non avessi la notizia di 10.000 Austriaci partiti da Verona per Trento... potrebbe essere la punta di una colonna mossa a chiudermi… speravo di ricevere notizie di pronti rinforzi... importanza somma di avere Trento... è probabile che mi riesca stanotte di far rompere la ferrovia a Matarello... ...non mi è riuscito a sapere nulla di Garibaldi... e pare purtroppo vero che non sia stato in questi giorni fortunato...”.

Ognuno potrà, direttamente se pratico di questi posti, o seguendo l’estratto di cartina geografica presentato, meglio osservare il percorso di Medici e la validità delle sue affermazioni. I timori sulla sorte di Garibaldi sono pienamente giustificati: proprio in quei giorni vi fu il sanguinoso scontro di Bezzecca che, alla fine, risultò vittorioso per i Volontari di Garibaldi (Medici però non poteva averne avuto notizia).

Il 25 luglio 1866 alle 4 antimeridiane iniziò una sospensione d’armi della durata di otto giorni, che poi venne prorogata. La situazione sul campo si cristallizzò.

In seguito, come previsto dai preliminari dell’armistizio, poi firmato a Cormons il 12 agosto 1866, il generale Medici e la sua 15° Divisione dovettero ritirarsi dal Trentino e il 9 agosto l’Esercito Italiano iniziò mestamente a risalire la Valsugana per rientrare nel Veneto.

Anziché ridiscendere verso Bassano, questa volta Medici prese la via di Belluno ed il 14 agosto 1866 giunse a Fonzaso e a Feltre. Così, vittoriosamente, ma senza risultati, terminò la “spedizione Medici” in Trentino.

Come vi anticipavo, molte poche sono le cose nuove emerse a documentare filatelicamente e dal punto di vista storico postale, la tentata conquista di Trento da parte dell’Esercito Italiano nel 1866. Ricordo che alla 15° Divisione comandata dal generale Medici era aggregato un ufficio della Posta Militare Italiana che inizialmente ebbe in dotazione il bollo tondo nominativo “Posta Militare Italiana (N. 19)” che risulta usato dal 16 maggio (è il primo bollo di posta militare noto nel 1866) al 2 agosto 1866. Dal mese di agosto (prima data nota il 7) questo bollo fu sostituito da quello più esplicito “Posta Mil.re Italiana 15ª Divisione” che continuò ad essere usato fino al 25 ottobre 1866. A questi bolli letterali era abbinato il bollo a rombi con numeri romani “XIX”che serviva ad annullare i francobolli. L’uso di questi bolli nel Trentino austriaco, possibile dal 23/24 luglio al 9/10 agosto 1866, è, per la brevità del periodo e l’eccezionalità delle circostanze, raro e molto ricercato.

A tutt’oggi mi sono note, scritte o partite dal Trentino, soltanto quattro lettere. Ve le descrivo e, quando possibile, le riproduco qui di seguito.

La prima (immagine sopra) ha il bollo “Posta Militare Italiana (N.19)” in data 27 luglio 1866 ed è diretta “Alla Signora Lucrezia Zucherini Modena Sestola Castellaro – subito di favore” e, non essendo affrancata, porta il bollo a tampone “2”ad indicare 20 centesimi di lira italiana, la tassa prevista, senza alcuna maggiorazione, dal decreto luogotenenziale del 28 giugno 1866 per le lettere dalla posta militare senza francobollo. Lo scritto interno ci offre importanti notizie:

Carissimi Genitori
dalle montagne de Tirolo Pergine distante 6 miglia dalla citta della sede Pretoriale di Trento li 26 luglio 1866... le novita che mi trovo sono grandi viaggi che abbiamo fatti da modena a borgoforte sul mantovano a rovigo e Padova vicino a venezia e poi a Bassano provincia di Vicenza e ora... ...saremo distante da modena 200 miglia... il 5 ed il 22 avente si è avuto dei combatimenti e grazia a dio siamo stati fortunati il 22 si passò tra la tempesta di piombo immaginate... tempestavano le palle... nelle baionette a tre o quatro ed io fortunato posso dire perche al ultimo mi trovai spacato l’impugnatura della carabina si ebbe grazia la vitoria e siamo pasati tra li morti ed il sangue de feriti ma sempre con vitoria che abbiamo preso così mine munizioni e fatto 100 prigionieri ora si spera di entrare in Trento quanto prima... ... sono di voi vostro figlio affezionatissimo

Giuseppe Papozzi (?)
Addio

alla 15° divisione 62 Reggimento 10° compagnia
4° corpo d’armata


La spontaneità, vivacità e chiarezza (lasciamo perdere le mancanze di grafica e grammatica!) ci calano
immediatamente nell’atmosfera del periodo, quasi ce lo fanno rivivere. La precisione della descrizione del
percorso per arrivare fino a Pergine, il punto più lontano dove si spinse la “spedizione Medici”, l’accenno al
combattimento del 5 luglio (quello di Borgoforte, sul Po a sud di Mantova), i terribili momenti passati il 22 a
Primolano, la speranza di entrare in Trento. Signori, qui è scritta la Storia!

Mi è nota una seconda lettera con lo stesso bollo della “Posta Militare Italiana (N. 19)” datata all’interno
Levico 2 agosto 1866”.

Posso proporvi l’immagine della terza, che è una graziosa bustina col chiaro bollo “Posta Militare Italiana
(N. 19)
1 agosto 1866 affrancata con un 20 su 15 centesimiferro di Cavallo” del 2° tipo annullato dal
numerale a rombi “XIX”. La data certifica che sicuramente è partita dal Trentino, tra Pergine e Levico, dove allora
si trovava la Divisione Medici.



Piccola busta con bollo del 1 agosto 1866 (coll. Gianni Carraro)

 

Conosco infine un’altra lettera, anche questa affrancata con un “ferro di cavallo” annullato “XIX” in partenza dal Trentino provvisoriamente occupato. Questa ha il bollo “Posta Mil.re Italiana 15° Divisione” 7 agosto 1866. Trovo particolarmente curioso ed interessante rilevare che la sostituzione del bollo col solo numero con quello “in chiaro” avvenne proprio in Valsugana. Anche in territorio nemico, con gli Austriaci vicini, in tempi e zone quanto mai incerti e pericolosi, si seguirono queste formalità burocratiche che ci dimostrano ancora una volta la grande importanza che rivestiva e che veniva data alla Posta ed ai bolli postali a quei tempi (ora i bolli in arrivo non vengono più applicati e quelli di partenza sono solo i pochi degli impianti dove viene concentrata la lavorazione della corrispondenza).

Un sentito ringraziamento a Gianni e Diego Carraro per le diverse riproduzioni messe a disposizione.

BIBLIOGRAFIA

Lorenzo Carra, La liberazione del Veneto, Vaccari srl, Vignola 1998;
Beppe Ermentini e Lidia Ceserani, Posta Militare Italiana. La III Guerra d’Indipendenza in una collezione storico-postale, con allegato opuscolo a cura di Lorenzo Carra, Dati e valutazioni, Studio Santachiara, Reggio Emilia, 1992.

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