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Avvenimenti in Egeo dopo l'8 settembre 1943 - parte prima
di Giuseppe MARCHESE (ASIF 172/1978)

Il possedimento italiano dell'Egeo comprendeva all'inizio delle ostilità, 16 Isole e cioè Rodi, Castelrosso, Simi, Calchi, Piscopi, Nísiro, Coo, Calimno, Lero, Patmo, Levita, Lisso, Gaidaro, Stampalia, Scarpanto, Caso, più altri isolotti di scarsa importanza a cui si aggiunsero, dopo l'occupazione della Grecia, le Sporadi settentrionali e le Cicladi.

L'amministrazione civile e militare dell'Egeo era affidata a un Governatore con giurisdizione su tutto l'Egeo.

Alla data dell'8 settembre 1943 era Governatore l'Ammiraglio di Squadra Inigo Campioni, con sede del Governatorato Rodi.

Il Governatore dipendeva a sua volta, per la parte militare, dal Comando Gruppo Armate Est, con sede a Tirana.

Dopo questa breve premessa passeremo a esaminare la cronistoria delle singole isole.

 

RODI

Le forze operanti a Rodi, al principio dell'agosto del 1943 erano le seguenti:

Esercito: La divisione dl fanteria «Regina» (Rgt. fanteria 9-10-309 e il 50° Rgt, artiglieria) meno il 10° Rgt. fanteria e un battaglione del 9° Rgt. fanteria distaccati a Coo e Scarpanto. Inoltre il 331° Rgt. fanteria e altre unità divisionali.

In tutto circa 13.000 uomini (Fig. 1).

 

Aviazione: 40 aerei, circa la metà operanti, che disponevano di una vasta rete di servizi e due campi d'aviazione principali e uno sussidiario (Fig. 2).

 

Marina: Mariegeo (Comando Zona Militare Marittima Egeo) aveva a Rodi la sede dello Stato Maggiore che aveva alle sue dipendenze varie unità e navi ausiliarie, comandi Marina e batterie costiere a terra. All'organizzazione di tutti questi servizi erano addetti circa 2.000/2.200 uomini (Fig. 3).

 

A Rodi aveva la sede la divisione corazzata tedesca «Rhodos», circa 4.000 uomini potentemente armati e con mezzi efficienti che comprendevano circa 60 veicoli armati di mitragliatrici e cannoni; 25 carri armati tigre, 7 batterie di cannoni c.a. e a.c. autotrasportabili; vari altri servizi.

Il servizio della posta militare nell'isola ebbe in dotazione i seguenti annulli: N. 550 - N. 550 serv. volante 1 - N. 550 serv. volante 2 - N. 550 Sez. A - N. 550 Sez. B (Fig. 4).

 

Questi due ultimi pare che siano utilizzati solo per usi amministrativi interni. La N. 550 Sez. B, con la sezione scalpellata, fu usata a Lero.

Appena appreso per radio l'annuncio dell'armistizio il Governatore riunì i capi militari per la posizione da prendere nell'Isola e poi diramò a tutti i comandi subordinati le note disposizioni del proclama Badoglio, sottolineandone la fase finale che ordinava la reazione «ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».

Immediatamente dopo iniziarono le continue pressioni del comando tedesco per ottenere la resa dell'isola e i contatti con il comando inglese che di contro si aspettava la resistenza a oltranza.

A questo proposito gli inglesi giunsero a diramare un curioso proclama, a firma del Generale H. M. Wilson Comandante in Capo per il Medio Oriente, in cui si ordinava ai soldati italiani di continuare la lotta e di resistere ad ogni costo. Il tono e le parole del proclama ci fanno capire come in quei momenti gli alleati si ritenevano in diritto di passare sopra ogni gerarchia e di considerare gli italiani come soldati alle loro dirette dipendenze alla stregua di Australiani e Neozelandesi.

L'Isola di Rodi non si arrese pacificamente, anche se non ci furono scontri violenti. Il numero era in larga misura in favore degli italiani, ma nonostante questo prevalsero i tedeschi che dopo alcune scaramucce contro le nostre batterie «Majorana» e «Melchiori» e l'occupazione dell'aeroporto di Gaddura, l'unico funzionante, riuscirono ad imporre la resa dei presidi di Rodi (11 settembre) e di Scarpanto (12 settembre).

Dopo la resa i tedeschi dovettero affrontare il problema dell'isolamento prima e del trasferimento poi, in Germania, dei nostri soldati (Fig. 5).

 

Il problema era acuito da mancanza di mezzi navali idonei e dal relativo isolamento dell'Egeo per le forze tedesche che causavano molto spesso la cattura o l'affondamento di navi trasporto.

Per ovviare a questo inconveniente si istituirono a Rodi n. 8 campi di internamento in attesa del trasferimento in terraferma.

Questi campi continuarono a funzionare per buona parte del 1944 fino al definitivo trasferimento in Germania dei nostri soldati (Fig. 6).

 

SAMO

L'Isola di Samo ebbe un ruolo abbastanza decentrato nella vicenda dell'Egeo e nel suo suolo non si ebbero scontri tra tedeschi e italiani dopo l'8 settembre '43.

La sua citazione in questo capitolo è dovuta al fatto che fu sede del Comando Superiore di tutte le forze armate dell'Egeo, dopo la caduta di Rodi e anche al ruolo di base avanzata degli inglesi che si avvalsero di Samo per i loro rinforzi all'Isola di Lero.

Nell'Isola era di stanza la Divisione «Cuneo» (7°, 8° Rgt. fanteria e 27° artiglieria) (Fig. 7) e la 24a Legione M.V.S.N. con circa 1.000 uomini. In totale circa 9.000 uomini al comando dei quali era il Generale di Divisione Soldarelli.

 

A Samo funzionavano i numeri di Posta Militare N. 62 e 162 (Figg. 8 e 9).

 

Subito dopo l'8 settembre si installarono a Samo gli inglesi con la sede del Comando di tutte le Forze Alleate in Egeo.

Come dire che gli italiani erano subordinati agli inglesi per la condotta delle operazioni in Egeo, il che è anche accettabile dal punto di vista complessivo, ma che portò gravi difficoltà nel Comando superiore italiano che aveva difficoltà di operare positivamente dato che tutti i mezzi navali dell'isola erano sotto il controllo inglese.

Al mattino del 17 novembre si ebbe notizia della caduta di Lero.

Lo stesso giorno, verso le 12,30 i tedeschi sferrarono contro Samo un violentissimo attacco aereo. Il 18 gli inglesi cominciarono l'evacuazione dell'isola, a cui si accodarono gli italiani con mezzi di fortuna, quali il veliero requisito Vassilichi per il trasporto in Turchia verso il lungo internamento.

L'evacuazione delle truppe continuò fino al giorno 23 in condizioni spesso drammatiche. Lo stesso giorno i tedeschi entrarono a Samo.

 

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