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Savoia Cavalleria (3° Regg.)

Alberto Caminiti

PREFAZIONE.

Questa volta ho scelto un reggimento fra i più “antichi” e decorati d’Italia : Il 3° Reggimento di Cavalleria SAVOIA ( oggi 3° Gorizia Blindato Cavalleria, per motivi repubblicani). In particolare questo reparto effettuò, quasi alla soglia dell’era nucleare, nella steppa russa l’ultima carica di cavalleria di cui si ha conoscenza. Da allora i cavalieri montarono su autoblindo e veicoli a motore ; quella carica segnò la fine di un’epoca.

STORIA DEL REGGIMENTO.

Il Savoia nacque con Decreto del 23 luglio 1692, ossia circa 4 secoli fa e da allora combatté in tutte le guerre del Ducato di Sardegna, del Risorgimento, nei due conflitti mondiali; ed oggi è impegnato nelle missioni di pace che l’ONU dispone in vari continenti. Il suo motto è :” Savoye , bonnes nouvelles”, che fu l’entusiastico grido della staffetta a cavallo giunta al galoppo presso il comando savoiardo. Poi il cavalleggero stramazzò a terra, morto per una ferita alla gola che gli aveva sporcato il colletto della giubba. A ricordo di tale eroica vicenda nel 2° conflitto mondiale il Savoia indossò una cravatta di color rosso vivo. Inoltre – dopo la carica di Isbuscenskij, lo stemma araldico del reggimento reca al centro il simbolo oro- turchino dell’Ucraina. La festa del reparto , anche essa, è fissata al 24 agosto , appunto il giorno della carica.

MEDAGLIE.

Il Savoia è insignito di 3 Medaglie d’Oro e di tre di Bronzo al valor militare. Dopo la costituzione del Regno d’Italia, la sede storica del Reggimento dal 1864 è stata Milano, città dalla quale partì per la Russia e dove rientrò dopo la ritirata dalla steppa. Oggi è schierato in Friuli nei ranghi della Div. Folgore con funzioni esplorative, a disposizione del 4° Corpo d’Armata Alpino.

LA CARICA DI ISBUSCENSKIJ – 24-8-1942.

In terra russa, faceva parte dell’ ARMIR, ossia dell’Armata inviata a fianco dei tedeschi che avevano invaso l’URSS. In particolare nella 3^ Divisione Celere Amedeo duca d’Aosta, e con i Lancieri di Novara e le Voloire costituiva il Raggruppamento a cavallo comandato dal Gen. di Brigata Guglielmo Barbò. In Russia, il Comandante del reggimento era il colonnello Alessandro Bettoni Cazzago, che nel 1948 vincerà l’Oro negli Sport equestri alle Olimpiadi Londra.

Il reggimento aveva avuto l’ordine di coprire gli spazi vuoti delle Armate tedesche, così da formare un fronte unico. Mentre svolgeva tale compito, in terra ucraina, il reggimento aveva inviato un drappello in avanscoperta. L’occhio vigile del sottufficiale al comando intravide, al primo sorgere del sole, un luccichio di fucili di militari appostati. Tornò al comando al galoppo e riferì a Bettoni dell’agguato. Il Colonnello, considerato il disgelo primaverile, le lievi ondulazioni del terreno e la temperatura favorevole, ordinò al 2° Squadrone di caricare a cavallo, appoggiato subito dopo dal 3° Squadrone che avrebbe attaccato a piedi. Fece estrarre dalla custodia di pelle lo Stendardo da combattimento e lo affido al comandante del 2° Squadrone.

Dovete sapere che ogni dragone a cavallo si addestra per tutto l’intero periodo di servizio a caricare il nemico, ma molto spesso – se non vi è una guerra in corso – non si effettuano cariche. Quindi, appena saputo dell’ordine, furieri, maniscalchi ed ogni addetto allo Squadrone Comando si presentarono da Bettoni, supplicandolo che li facesse caricare anche loro, al seguito. Lo stesso fecero i suoi Ufficiali aiutanti, dichiarandosi disposti ad accodarsi. Bettoni li autorizzò e lo Squadrone in breve passò dal trotto al galoppo contro i russi. La carica, miei cari lettori, è come un grande movimento di pendolo, con una fase d’andata – a pelo - onde scardinare le trincee nemiche ed una seconda di rientro per il contropelo definitivo, ossia il colpo di grazia.

Fu una vera fortuna che vi fossero Ufficiali in soprannumero, in quanto caricando alla testa degli Squadroni i capi effettivi furono decimati; tra l’altro scoprimmo d’aver di fronte, tra gli altri reparti, anche un Battaglione di soldatesse agguerrite. Gli Ufficiali superstiti presero il comando ed ordinarono la seconda ondata che si abbatté come una valanga sulle trincee bolsceviche. Per caso, su una collinetta vicina, vi era un gruppo di ufficiali germanici che stava effettuando un’ispezione. Lanciarono urla di entusiasmo osservando la nostra carica e gridarono che essi non ne sarebbero stati più capaci. Infatti i reggimenti a cavallo tedeschi erano stati tutti trasformati in reparti corazzati.

L'unica foto di Isbuschenskij, l'ultima carica del Savoia, scattata dal soldato Carlo Comello e pubblicata da La Stampa nel 2016

Gli operatori cinematografici della Wermacht – presenti in zona - ripresero con le loro cineprese la carica che per parecchi giorni fu inserita in tutti i documentari radio e cinematografici. Da Roma giunse l’ordine del Duce di ripetere la scena della carica ma stavolta con l’intero Reggimento, Stendardo e Colonnello in testa. Tutte le riprese rimaste negli archivi storici infatti presentano tale carica che, di fatto, non è mai esistita. Quando il Savoia rientrò in Italia, aveva perso quasi tutti i suoi quadrupedi; dei cavalli che avevano partecipato alla carica era rimasto solo Albino che era diventato la mascotte del reggimento ed il beniamino delle scolaresche in visita alla caserma. Morirà longevo e rispettato come un vero eroe di guerra.

IL 2° DOPOGUERRA.

Dopo l’8 settembre 1943, il Reggimento al completo, accasermato vicino al confine svizzero, raggiunse la frontiera e , per non essere imprigionato dai nazisti, passò il confine, consegnando le armi ai militari elvetici. L’intero reparto venne internato nel Cantone di Berna e poté così salvarsi la vita. A fine conflitto, i meticolosi svizzeri restituirono armi, quadrupedi e stendardo agli italiani.

LO STENDARDO.

Concludiamo la narrazione, raccontando le ulteriori interessanti vicende del vessillo reggimentale. Dopo il referendum e la partenza per Cascais ( Portogallo ) di Umberto II, Bettoni – fervente monarchico - ne combinò una grossa. Non essendo ancora pronto il Museo del Savoia, aveva avuto il privilegio di custodire il glorioso vessillo nel suo palazzo sotto giuramento di Ufficiale e gentiluomo. Egli decise di portarlo all’ex re ad Oporto e così fece, stabilendosi anch’egli in terra portoghese.

Umberto comprese che la vicenda poteva essere sfruttata dalla stampa e dai più estremisti repubblicani, e saggiamente lo consegnò all’Ambasciatore italiano in Portogallo che lo rimandò in patria. L’accordo di consegna però prevedeva la totale amnistia per Bettoni messo sotto processo al Tribunale Militare. Così l’eroico Colonnello poté gareggiare a Londra, vincendo il Primo Premio alle locali Olimpiadi. A fine attività, Bettoni aveva vinto: 384 Primi Premi, 253 Coppe e 62 Trofei nazionali ed internazionali, diventando l’atleta più medagliato di tutta Italia. Onore a Bettoni!

BIBLIOGRAFIA.

Giorgio Vitali, Trotto, galoppo, carica! Russia 1943-44, Edit. Mursia Milano 1985 ;
Lucio Lami, Isbuscenskij, l’ultima carica, Mursia Mi- 1970 :
Giorgio Vitali, Cavalli e cavalieri, Editore Mursia MI- 1998.-

FILMOGRAFIA.

Nel 1952 il regista Francesco de Robertis ne trasse un film dal titolo “Carica eroica” con Franco Fabrizi ed un giovane Domenico Modugno.