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Storie di caduti in Russia

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La P.M. 900
Enrico Bettazzi

 

Capita che ci siano numeri di posta militare a cui non corrisponde alcun timbro postale: concentramenti postali, nuclei staccati ed indirizzi convenzionali.
E’ questo il caso della P.M. 900 durante il periodo di cobelligeranza con gli Alleati nella seconda guerra mondiale. Chi si affannasse a cercare un guller riportante la dizione P.M. 900, cercherebbe invano: il numero di tale posta militare corrispondeva infatti ad un indirizzo convenzionale che identificava militari italiani operanti singolarmente o in poche unità, all’interno di reparti alleati dopo l’armistizio del 1943.

Mentre i reparti combattenti ed ausiliari del ricostituito esercito italiano (prima inquadrati nel Corpo Italiano di Liberazione C.I.L. e poi organizzati in Gruppi di Combattimento (Folgore, Friuli, Cremona, Legnano, Mantova e Piceno) ebbero propri uffici postali in continuità con l’organizzazione di posta militare del Regio Esercito Italiano, tali singoli militari ebbero sì l’indicazione di appartenenza alla posta militare n. 900, ma postalmente fu l’unica identificazione della loro appartenenza all’esercito italiano, essi, infatti, usufruirono degli usi postali militari angloamericani, dando così vita a corrispondenze formalmente più libere di quelle della nostra posta militare.

Attraverso gli Alleati si poteva usufruire della posta in franchigia, salvo servizi accessori, su qualsiasi supporto cartaceo, senza obbligo di dover usare particolari corrispondenze, come le nostre cartoline o biglietti in franchigia. Bastava scrivere Free postage e per i Britannici l’indicazione di essere inquadrati in reparti operativi con l’apposizione dell’indicazione O.A.S. (On Active Service).
Le corrispondenze venivano passate dalla censura alleata, che apponeva i propri sigilli e timbri su tali corrispondenze.

Busta da sottotenente presso Nucleo Informazioni attaccato alla Ottava Armata britannica. Manoscritto “Zona sprovvista di francobolli” e “O.A.S.”. Fascetta della censura britannica e piccolo timbro di censura britannica “Deputy Chief Field Censor”. Timbrino rettangolare n.7 del censore. Timbro postale di arrivo a Roma Prati in data 10/3/1945.

Altra lettera del medesimo militare, inoltrata con stesse modalità. Arrivo a Roma Prati 8/2/45.


Il servizio è ben descritto da Cadioli e Cecchi nel loro monumentale tomo edito per lo Stato Maggiore dell’Esercito:


Si tratta quindi di corrispondenze rarefatte per i numeri degli effettivi che ne usufruirono e le modalità di utilizzo dei supporti, perché l’indicazione P.M. 900 è solitamente manoscritta al retro di “normali” missive del periodo 44/45 e si può trovare su qualsiasi supporto: dalla normale busta di lettera, alla cartolina militare in franchigia italiana del Regio Esercito, alle cartoline illustrate ed anche sui moduli per prigionieri di guerra.

Esempio di utilizzo di modulo per p.o.w. (prisoner of war). In questo caso il militare, ex volontario in Africa Settentrionale, forse in qualità di interprete, utilizza tale modulo indicando P.M. 900. Presente il timbrino rettangolare di censura 7.


Il Marchese nel suo catalogo ne dà di conseguenza un’elevata valutazione.
Per alcuni esempi qui non riportati si rimanda al thread aperto sul forum dell’ AICPM.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

G. MARCHESE, La posta militare italiana 1939/1945, Trapani, 1995

G. MARCHESE, La posta militare italiana 1939/1945, 2° volume, La storia postale, Trapani, 2002

B. CADIOLI – A. CECCHI, La posta militare italiana nella seconda guerra mondiale, Roma, 1991

http://forum.aicpm.net/viewtopic.php?f=12&t=4300


Enrico Bettazzi
27-08-2021