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Storie di caduti in Russia

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Crescini Camillo, alpino sottotenente

Samuel Rimoldi

Il sottotenente Camillo Crescini nasce a Brescia il 13.09.1919: inquadrato nel 6° Reggimento Alpini della Divisione Tridentina, alla partenza per il fronte russo, nel luglio 1942, è assegnato alla 57^ Compagnia (1) venendo successivamente trasferito alla 113^ Compagnia Armi Accompagnamento (2).

Il 17 gennaio, a seguito della rottura del fronte, inizia la ritirata dell'intero Corpo d'Armata Alpino, del quale fa parte la Divisione Tridentina. Il 18 gennaio, da Podgornoje la divisione muove verso ovest suddivisa su due colonne: il 5° Alpini con il gruppo Valcamonica muove sulla sinistra, mentre il 6° Alpini con il btg. Genio, i gruppi Vicenza e Bergamo e i servizi divisionali, muovono sulla sinistra. Numerose sono le tappe e numerosi sono gli scontri con il nemico che già ha preso possesso di molti centri abitati: Repiewka, Postojali, Nowo Karkowka, Sceljakino, Malakievka... Le colonne delle divisioni del Corpo d'Armata Alpino proseguono il loro movimento su percorsi all'incirca paralleli e piuttosto vicini, talvolta intersecandosi. Evidentemente in uno di questi incontri, il nostro Camillo perde il contatto con la sua divisione seguendo poi un differente percorso rispetto a quello che porterà la Tridentina all'ultimo combattimento di Nikolajevka, il 26 gennaio, alla conseguente rottura dell'accerchiamento ed alla conseguente tanto sospirata salvezza. Camillo segue la colonna della Divisione Cuneense che sarà distrutta a Valuiki tra il 26 e il 30 gennaio: lui sarò uno degli ultimi ad esser fatti prigionieri, il giorno 31 gennaio.

Inizia quindi per loro la marcia del Davaj, dall'incitamento urlato costantemente dai carcerieri: i prigionieri sono costretti a ripercorrere, sempre a piedi, le strade attraversate in senso inverso pochi giorni prima, in condizioni disumane, senza cibo e acqua, sotto temperature di gelo estremo, con la minaccia di essere uccisi se il fisico non avesse retto. Dopo aver percorso dai 160 ai 300km, in base alle differenti stazioni d'arrivo, sono caricati su carri bestiame e, sempre in condizioni disumane, sono trasportati e smistati nei differenti campi di prigionia; Camillo giunge al campo n. 74 di Oranki che un tempo ospitava un Monastero ortodosso.

Le condizioni di vita non migliorano molto, il cibo è scarso, l'igiene inesistente, il freddo inteso: a tutto questo si aggiunge un'epidemia di tifo che colpisce i prigionieri tra l'inverno e la primavera del 1943 mietendo moltissime vittime aiutata anche dal diffuso deperimento organico.

Ad Oranki sono deceduti 661 prigionieri italiani, dei quali 327 ufficiali: tra essi, il 05.05.1943 il nostro Camillo.
Camillo Crescini è uno dei pochi fortunati a poter comunicare alla famiglia l'avvenuta cattura da parte dei russi: alla maggioranza dei prigionieri non è stato concessa questa possibilità lasciando per anni nell'incertezza le proprie famiglie.

Le corrispondenze dei prigionieri in Russia sono sempre su cartoline fornite dalla Croce Rossa (in due differenti tipologie): sul fronte, suddiviso orizzontalmente, sono riportati i dati del destinatario, nel lato superiore, mentre in quello inferiore, quelli del mittente. Il numero del campo di prigionia è riportato generalmente come "casella postale". Sempre presente è il timbro tondo della censura russa 11/M. Al verso lo spazio per poche righe di corrispondenza.


La cartolina scritta dal nostro Camillo è datata 23 marzo 1943, circa due mesi dopo la cattura: nel testo riferisce di godere di ottima salute e che il suo morale è alto, evidentemente frasi non vere dettate dalla volontà di non impensierire la madre.


Camillo è sepolto in una delle 137 fosse comuni scavate nei pressi del campo.

 

Samuel Rimoldi
12-04-2022