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Appunti sulla storia postale di ROCCAMASSIMA
- dalle origini all’adesione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

Situata a circa 735 metri sul livello del mare, Rocca Massima è il paese più alto dei Monti Lepini. Alquanto discordanti gli studi relativi alla sua fondazione. In linea di massima tre sono le diverse ipotesi che nel tempo si sono succedute.

Una prima farebbe risalire le sue origini al quinto secolo a. C., una seconda al V d. C. ed una terza addirittura all’VIII secolo. Fautore della prima tesi lo storico A. Nibby che nel 1849 così scriveva:

[..] Terra della Legazione di Velletri a sinistre della strada da quella città a Cori, 33 m. circa distante da Roma, ed 8 da Velletri, con 720 abitanti. (..). A primo aspetto ravvisassi per la posizione di un’antica fortezza, la quale non potè essere se non quella detta dagli antichi scrittori Carventum, ed Arx Carventana.

Stefano (..) la dice città dè Latini, e cita il secondo libro di Dionisio: soggiunge da altri scriversi anche Carventos, ed il derivato Carventanos; ma ne nel secondo, né in alcun altro dè libri superstiti di Dionisio, si trova questo nome, onde d’uopo è credere col Berkelio errato il numero; ed in luogo di quello doversi porre qualcuno dè libri perduti, forse il XII, perché dalla epitome pubblicata dal Chiariss. Mai, oggi Cardinale della Chiesa Romana, apparisce che nel XII di Dionisio molti fatti si comprendevano, che Livio narra nel IV; ora appunto nel IV cap. LIII, LV e LVI lo storico patavino racconta le gesta avvenute presso quella città, o fortezza, che egli chiama Arx Carventana.

E nell’anno 247 di Roma narra come i Volsci occuparono l’arce Carventana, e l’esercito romano la riprese profittando di un momento di negligenza di quelli che la occupavano, usciti per saccheggiare; l’anno seguente una negligenza simile per parte dè Romani ne fece padrone gli Equi alleati dè Volsci, né per quanto facessero onde ritoglierla i Romani la poterono riavere; e nel 349 era ancora in potere degli Equi e dè Volsci collegati.

Queste sono le poche notizie, che di quella rocca ci rimangono, le quali però, se non dimostrano pienamente esser l’Arce Carventana nel sito di Roccamassima, non si oppongono nemmeno a tal congettura. [..] (1).

Per i sostenitori della seconda tesi invece, Rocca Massima sarebbe stata edificata intorno al V secolo dagli abitanti di Velletri che, abbandonato il loro paese di origine per sfuggire alle invasioni dei Goti e dei Vandali, si insediarono sulla sommità del monte. Per gli altri infine il villaggio sorse intorno all’VIII secolo d.C. quando sui Lepini vennero edificate diverse rocche fortificate.

Esatta o meno l’ipotesi del Nibby, è dato certo che i resti di mura in opera poligonale e di altro materiale ancora oggi visibili in alcune località (2), ci consentono di affermare che Monte Massimo, grazie alla sua posizione, garantendo un facile controllo visivo sulla Piana Pontina, sui Colli Albani, sulla Valle del Sacco, divenne di certo uno dei più importanti insediamenti romani del territorio.

Il primo dato certo sulla fondazione di Rocca Massima è un documento del 5 dicembre 1202. Si tratta del Breve di Innocenzo III “Quia per tuae”, attraverso il quale il Pontefice autorizzava il nipote, Pietro Annibaldi, a costruire su Monte Massimo un munitionem et castrum in modo che potesse garantire la sicurezza dei territori della Chiesa e delle popolazioni circostanti. Nel Breve si precisava inoltre che il monte ricadeva nel territorio di Giuliano e che era stato donato a Pietro Annibaldi già signore del luogo.

Dopo la Morte di Innocenzo III, causa il dissidio Impero-Papato venuto ad insorgere nel corso della prima metà del XIII secolo, il territorio passò nelle mani prima dei Malabranca quindi dei Pierleoni, che lo tennero fino al 1267.

In questo anno infatti, donna Olimpia, vedova di Guido Pierleoni, vendette alla famiglia Giovanni Conti il Castello di Giuliano, ed i beni posseduti anche nei Castelli di Montefortino e di San Silvestro. Dopo essere rimasta per lungo tempo unico feudo con Giuliani, sul finire del XV secolo, con la divisione dell’eredità della famiglia Conti, Roccamassima acquisì una propria autonomia e fu amministrata da un Consiglio interno con a capo un Governatore nominato dallo stesso Duca.

Nel 1557, nel corso della guerra tra Papa Paolo IV e Filippo II, il feudo fu occupato dalle truppe del Duca d’Alba, ma non subì l’onta del saccheggio come diversamente accadde in altre località. Nel febbraio del 1588, donna Massima Conti lasciò in eredità, al Cardinale Antonio Maria Salviati, sia il Castello di Roccamassima che quello di Colleferro unitamente ad altri diversi beni.

Una clausola, inserita nell’atto testamentario previde tuttavia che alla morte del Cardinale, gli stessi beni sarebbero tornati ai figli di Federico Conti, Camillo ed Orazio; cosa invece che non accadde in quanto i due beneficiati, nel 1597, rinunciarono all’eredità cedendola alla famiglia Salviati dietro un compenso di circa 25.000 Scudi.

Estinta la signoria dei Conti inizierà quindi quella dei Salviati che si protrarrà per tutto il XVIII secolo, quando un altro Cardinale, nella persona di Gregorio Salviati, nominerà sua erede Anna Maria Salviati, consorte di Marcantonio Borghese (3).

Con l’avvento della Repubblica Romana del 1798-99, Roccamassima verrà inglobata nel Dipartimento del Circeo, a costituire il Cantone di Cori unitamente ai comuni di Giuliano e Montefortino (4). Superato il periodo di occupazione dei territori della Chiesa da parte delle truppe napoleoniche, dal 1816 venne a fare parte del circondario postale della Direzione di Velletri.

E tale rimase fino al 21 dicembre 1827, quando, grazie al Moto Proprio di Leone XII sulla riorganizzazione dell’Amministrazione Pubblica nel Lazio, Roccamassima appartenne alla Delegazione Apostolica di Frosinone, Distretto di Anagni, Governo di Valmontone, unitamente ai comuni di Giulianello, Lugnano e Montefortino. Ed è a questo periodo che appartiene il bollo di franchigia proposto in figura 1.

 

Fig. 1 - Bollo di franchigia GONFALONIERR DI/ROCCAMASSIMA/DELEG.DIFROSIN in cartella stilizzata ed insegne pontificie. La dicitura Gonfaloniere è erroneamente scritta Gonfalonierr
(archivio personale)

Nel 1832, il cambio di dipendenza amministrativa di Valmontone, da Frosinone a Velletri, coinvolse direttamente anche i comuni presenti nel suo circondario, fra i quali quello di Roccamassima. Nella figura 2 il nuovo timbro di franchigia postale del Comune (bollo impiegato anche durante il breve corso della Repubblica Romana del 1849), dove la dicitura Frosinone venne sostituita con quella di Velletri.

Fig. 2 - Lettera da Roccamassima a Velletri con impresso il bollo in ovale LEGAZIONE DI/VELLETRI/COMUNE/DI/ROCCAMASSI/MA (archivio personale)

 

Al 1848 invece risale il bollo della Guardia Civica riportato in figura 3.

Fig. 3 - Lettera da Roccamassima a Velletri con impresso il bollo COMPAGNIA UNICA DI ROCCAMASSIMA /GUARDIA/CIVICA con insegne pontificie (archivio personale)

 

Con il ritorno del potere temporale del Papa sui territori della Chiesa dopo la breve parentesi della Repubblica Romana del 1849, dal 1852 l’ufficio di posta di Roccamassima potè usufruire di un timbro ovale, di precedente fattura, con dicitura in stampatello diritto ROCCA/MASSIMA (fig. 4) che il Gallenga (5) riporta attivo fino a tutto il 1856.

Fig. 4 - Bollo ovale con dicitura in stampatello ROCCA/MASSIMA (Burgisser p. 96)

 

Abolite le Delegazioni e introdotte le Provincie, dal 1857 Roccamassima venne a fare parte della neo costituita Provincia di Velletri. Dal Burgisser (6) il bollo lineare con il toponimo del comune (fig. 5) che dal 1857 sostituì di fatto quello di forma ovale.

Fig. 5 - Lineare in stampatello inclinato ROCCAMASSIMA (Burgisser p. 96)

L’ultima immagine, proposta in figura 6, è quella relativa al bollo di franchigia impiegato dalla Segreteria Comunale dal 1850 al 1870, anno in cui la popolazione di Roccamassima, con voto plebiscitario espresso nel mese di ottobre, aderì al Regno d’Italia.

Fig. 6 - bollo di franchigia SEGRETERIA COMUNALE/ROCCA MASSIMA con insegne pontificie (archivio personale)


 

note:

1. Nibby A., Analisi Storico-Topografico-Antiquaria della Carta De’ Dintorni Di Roma, Tomo III, Edizione Seconda, Tipografia delle Belle Arti, Roma 1849, pp. 18-19;
2. vedasi le zone dette de La Selva, Lubro e Monte Sant’Angelo;
3. per maggiori approfondimenti vedi la pubblicazione di De Rossi P.L. (a cura di), Roccamassima guida storica, Comune di Roccamassima-Ass.to alla Cultura, Roccamassima 1991;
4. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma, presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI, Repubblicano 1798, p. 6;
5. Gallenga M., I Bolli del Lazio, Italphil Edizione Studi Filatelici, Roma 1976, p. 16;
6. Burgisser A., Stato Pontificio. Bolli ed Annullamenti Postali, Firenze 1963, p. 96.