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Appunti sulla storia postale di CECCANO
- dalle origini all’adesione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

Ceccano sorge sopra un colle prospiciente il fiume Sacco e si estende sia verso mezzogiorno, lungo una vasta collina, sia ad oriente, lungo la piana formata dal fiume. La presenza dei primi insediamenti urbani sul territorio, è testimoniata da ritrovamenti archeologici risalenti al paleolitico inferiore, a quello superiore, al neolitico e all’Età del Rame.

Fra le diverse opinioni che sono state espresse dagli storici e dagli studiosi del settore sulla nascita dell’attuale centro abitato, quella che sembra più rispondere al vero fa risalire tali fondamenta all’antica città romana Fabrateria Vetus, da distinguere da Fabrateria Nova, situata in altro luogo.

Fabrateria “scese” progressivamente a valle lungo il fiume Threrus (oggi Sacco) dando vita ad un sistema urbano assai complesso ed importante che, posizionato lungo il percorso pedemontano lepino, che da Villa Magna scendeva a Fregelle, fu ricco di terme e templi, fra i quali quello dedicato ad Ercole, oggi non ancora individuato.

L’importanza di Fabrateria rimase tale fino a quando la costruzione della via Appia e della via Latina tagliarono fuori la città dai percorsi preferenziali ora a favore dei due nuovi assi viari.

Una parvenza di rinascita si ebbe con l’imperatore Adriano che, forse spinto per gli interessi personali verso la sua villa imperiale di Villa Magna, collegata col sistema di ville rustiche sorte lungo la via pedemontana lepina, procedé a restaurare molti edifici privati fabraterni.

Stando agli scritti redatti dagli storici cepranesi, l’attuale toponimo risale al VII secolo, epoca nella quale lo si cambiò in onore di Petronio Ceccano, padre di papa Onorio I, settantesimo Pontefice della Chiesa Romana eletto il 27 ottobre del 625.

Invasa nel 752 dai Longobardi, dopo un lungo periodo privo di notizie documentabili, per tutto il Medioevo il paese appartenne alla famiglia dei de Ceccano, signori di un vasto territorio, che comprendeva buona parte delle attuali province di Frosinone e Latina.

I de Ceccano, con diversi abitanti del loro feudo, furono coinvolti nello “schiaffo d’Anagni”, per il quale fu comminata la scomunica maggiore. La comunità di Ceccano, ancora nel corso del XVII secolo, diede vita a pratiche devozionali per togliersi di dosso l’anatema, fonte di diversi malanni secondo le credenze del tempo.

La decadenza dei de Ceccano consentì a diverse nobili famiglie di acquisire diritti sul feudo; nel XV secolo ne beneficiarono i Caetani di Aragona ma, verso la fine del Quattrocento, entrarono in campo i Colonna, che nel 1523 ottennero il feudo da Clemente VII. Da allora Ceccano rimase legato alla famiglia colonnese.

I Colonna portarono la sede del governo del loro stato di Campagna da Pofi a Ceccano, determinando un incremento delle attività e favorendo nuovi processi sociali. L’introduzione della coltivazione del mais, la costruzione di impianti che utilizzavano l’acqua del fiume Sacco come energia, comportarono ulteriori innovazioni e favorirono l’incremento economico, sociale e demografico della città.

Il settecento fu l’anno delle riforme amministrative e della consacrazione del ruolo della borghesia locale, la quale emerse nel periodo della prima repubblica romana e dell’occupazione napoleonica.

Ceccano, divenuto Cantone con un circondario costituito dai comuni di Vallecorsa, San Lorenzo, Santo Stefano, Giuliano, Pisterzo e Prossedi, fece parte del Dipartimento del Circeo (1).

Molti ceccanesi si schierarono con i francesi, ma numerosi furono anche quelli che si batterono contro i rivoluzionari. Alle amministrazioni “francesi” si deve la costruzione di un moderno, grande ponte che scavalca il fiume Sacco, rendendo più facile il transito. Il ponte rese di nuovo strategica la posizione di Ceccano in quanto luogo obbligato del transito veicolare e pedonale, e quindi anche del traffico commerciale della zona.

Restaurato il Governo pontificio, con la riforma del settore postale a firma del Cardinale Pacca, Ceccano si trovò a fare parte del vasto circondario della Direzione Postale di Frosinone. Al 1820 risale il bollo di franchigia con le insegne comunali che riporto in figura 1.

Fig. 1 - Bollo di franchigia Comunità di Ceccano con le insegne comunali
(Aste Ferrario, particolare)

Nel 1827, la comunità, grazie al nuovo assetto amministrativo introdotto da Papa Leone XII, ebbe un proprio circondario che, composto di Arnara, Giuliano, Santo Stefano e Patrica, dipese direttamente dalla Delegazione Apostolica di Frosinone.

Del 1841 è il bollo postale in stampatello diritto impiegato da Ceccano per la gestione e l’inoltro della corrispondenza del suo circondario (fig. 2).

Fig. 2 - Bollo lineare in stampatello diritto grande Ceccano
(Burgisser A., Stato Pontificio)

Aderito alla temporanea Repubblica Romana del 1849, con ripristino del Governo Pontificio sui territori dalla Chiesa, si tornò all’utilizzo dei bolli riportanti le insegne papali (fig. 3) nonché all’allestimento di nuovi timbri quali quello della Gendarmeria Pontificia (fig. 4), Corpo che sostituì i Carabinieri Pontifici sciolti per alto tradimento (2).

Fig. 3 - Bollo di franchigia Governo di Ceccano con le insegne pontificie Fig. 4 - Bollo di franchigia Gendarmeria Pontificia / Legione Di Roma / Brigata / Ceccano con insegne pontificie

 

Abrogate le Delegazioni ed introdotte le Provincie, il Governo di Ceccano, alle dirette dipendenze della Provincia di Frosinone, mantenne lo stesso circondario posseduto nel 1827. Con plebiscito dell’ottobre 1870, la popolazione di Ceccano votò a favore dell’annessione al Regno d’Italia.

 

Note:

1. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, Roma, Lazzarini Stampatori Nazionali, anno IV Repubblicano (1798), p. 6;

2. accusa sostenuta dal Governo Pontificio per il giuramento di fedeltà sottoscritto dai Carabinieri alla Repubblica Romana del 1849. Vedi mio articolo “I trentatré anni di vita del Corpo dei carabinieri pontifici 16 luglio 1816 – 17 settembre 1849 - note di storia postale” del 5 marzo 2015.