Storia Postale dello
Stato Pontificio

Stato Pontificio: non solo bolli...
di Francesco Maria AMATO

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Appunti sulla storia postale di NEPI
- dalla prima Repubblica Romana all’annessione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

a fondazione della città di Nepi viene inquadrata, con ogni probabilità, nell’arco temporale che va tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo avanti Cristo. Il suo nome si ritiene fosse Nepet o Nepete, e tale deriverebbe dalla parola etrusca Nepa, a significare acqua.

E’ conseguenziale quindi che la città di Nepi leghi indissolubilmente il suo nome alle acque, e la leggenda che ruota intorno alla sua nascita fa appunto riferimento ad un particolare serpente acquatico che, adorato come divinità dalle popolazioni etrusche, uscì dal suo elemento naturale proprio nel momento in cui, nel 458 a.C., il mitico fondatore Termo Larte, era intento a tracciare i confini del nascente insediamento.

L’evento venne dal popolo interpretato come un simbolo di buon auspicio e la città fu consacrata alla divinità che si era manifestata proprio nell’attimo in cui veniva fondata (1).

La prima notizia storicamente documentata della esistenza di Nepi è riportata da Tito Livio nella monumentale opera sulla storia di Roma “Ab urbe condita libri”. Notevole centro di rilevanza strategica posizionato tra il territorio falisco (2) e quello propriamente etrusco, Nepi, nel corso del V secolo, rimase coinvolta nel lungo scontro tra Roma e Veio.

Scontri che conclusisi con la vittoria dei romani, la videro divenire, prima colonia di diritto latino, e successivamente, nel I secolo a.C., “municipium” godendo quindi di tutti i particolari privilegi che ne assicurarono, per lungo tempo, prosperità economica e sicurezza politica.

Le testimonianze archeologiche di epoca falisca e romana sono alquanto modeste. La città antica sorgeva dove attualmente è il centro storico posizionata su una struttura tufacea facilmente difendibile.

Sulle alture circostanti e lungo le pareti dei valloni a base tufacea, erano dislocate le necropoli, come attestano i sepolcri monumentali di età romana appartenenti ad antichi notabili di Nepet. Presenze di basolato stradale portano in essere la presenza della Via Amerina che lambiva l’insediamento urbano.

Nel corso della seconda guerra punica, Nepi, insieme ad altre undici colonie latine, rifiutò l’appoggio chiesto da Roma, scelta questa che, come ci narra sempre lo storico Livio, fu quella di pagare in doppia misura.

Sede vescovile già nel IV secolo, come riportato nelle sottoscrizioni ai vari Concili romani, le vicende storiche della città in epoca medioevale furono assai movimentate. A lungo contesa tra i Goti e Narsete, dopo essere stata assoggettata ai Longobardi nel corso dell’VIII secolo, nell’XI venne espugnata da Roberto il Guiscardo.

Costituitasi Libero Comune nel 1131, come testimoniato dalla lapide del primo patto comunale, conservata nel portico della Cattedrale, nel corso delle lotte tra pontefice ed imperatore, Nepi fu di parte imperiale durante i regni di Alessandro II, Nicola II, Gregorio VII e Innocenza II.

Divenuta possedimento feudale, dopo essere passata ai prefetti di Vico venne successivamente concessa alle famiglie degli Orsini, e quindi dei Colonna. A dimostrazione della posizione strategica e di controllo detenuta da Nepi fin dalla sua fondazione, è la presenza dell’imponente castello quattrocentesco fatto erigere su preesistenti fortificazioni di epoca romana dal Cardinale Rodrigo Borgia, governatore fin dal 1456.

A pianta rettangolare, il castello presenta quattro torrioni angolari di differente grandezza, con un perimetro murario in blocchi di tufo irregolari. All’interno della cinta vi è un vasto cortile entro il quale si erge il nucleo principale comprendente una grande sala rettangolare e due quadrangolari. Nel tutto svettano poi due torri decorate con stemmi della famiglia Borgia.

Rodrigo Borgia, divenuto Papa con il nome di Alessandro VI, la cedette al cardinale Ascanio Sforza, contraccambiando così il suo appoggio alla sua nomina. Con la calata dei francesi su Milano, il Pontefice tolse Nepi alla famiglia Sforza, la elevò al rango di ducato donandola, nel 1499, alla figlia Lucrezia, la quale si dimostro una valente amministratrice, amata e rispettata dalla popolazione.

Dopo alterne vicende, Paolo III, la cedette a Pier Luigi Farnese, suo figlio naturale. La creazione del Ducato di Castro e Nepi, fece sì che questo territorio conobbe uno dei periodi più floridi e prolifici della sua storia.

Con la nomina di Pier Luigi Farnese a duca di Parma, Nepi torna sotto il diretto dominio della Santa Sede. Dichiarata indipendente durante il pontificato di Sisto V, potè fregiarsi delle insegne senatoriali S.P.Q.N.

Nel corso della prima Repubblica Romana del 1798 il comune venne inglobato nel Dipartimento del Cimino, andando a costituire, unitamente a Borghetto, Corchiano, Castel Sant’Elia, Monterosi, Ponzano, Stabbia, Calcata e Sant’Oreste il Cantone di Civita Castellana (3).

Conclusasi la parentesi francese, in funzione delle disposizioni contenute nella Notificazione del Cardinale Camerlengo Pacca, dell’agosto 1816, il comune venne a far parte della Delegazione di Viterbo alle dirette dipendenze della Direzione di Roma. Al 1820 risale il primo bollo locale con l’impronta in stampatello diritto grande NEPI (fig. 1) impiegato per l’inoltro delle corrispondenze (4).

fig. 1) - bollo locale NEPI in stampatello diritto grande (Gallenga M., I bolli del Lazio, p. 145)

La situazione rimase tale fino al 1827 quando con la nuova composizione amministrativa del Lazio, voluta da Papa Leone XII, Nepi, unitamente ai comuni di Borghetto, Calcata, Stabbia, Castel Sant’Elia venne a comporre il circondario del Governo di Civita Castellana, alle dirette dipendenze del Distretto di Viterbo che insieme ai distretti di Orvieto e Civitavecchia, vennero a costituire la Delegazione di Viterbo e Civitavecchia.

Nel 1843 venne elevata a Distribuzione di I Classe direttamente dipendente da Roma e da Civita Castellana. Il suo circondario era costituito dalla sola località di Castel Sant’Elia.

Al pari delle altre Distribuzioni Postali di I Classe, anche quella di Nepi ricevette in dotazioni tre bolli a stampatello inclinato grande rispettivamente riportanti il nome della città (fig. 2), la dicitura AFFRANCATA (fig. 3) e la dicitura ASSICURATA (fig. 4).

fig. 2) - bollo in stampatello inclinato NEPI

 

fig. 3) - bollo accessorio Affrancata in stampatello inclinato (Gallenga M., I bolli del Lazio, p. 146)

 

fig. 4) - bollo accessorio Assicurata in stampatello inclinato

Contemporaneamente, per la corrispondenza in franchigia, venne anche utilizzato il bollo ovale riportante la dicitura, su tre righe, DISTRIBUZIONE / DI / NEPI (fig. 5).

fig. 5) - bollo di franchigia ovale Distribuzione / di / Nepi

 

Nel 1849 aderì alla Repubblica Romana allineandosi alle disposizioni impartite dal neo governo repubblicano sulla rimozione dei simboli pontifici dai bolli di franchigia (fig. 6).

fig. 6) - Repubblica Romana 1849. Segret. Comunale della Città di Nepi con le insegne pontificie scalpellate e soprascritta a mano R.R.

Con il ritorno del Pontefice al soglio di Pietro, dopo l’adozione del francobollo nello Stato Pontificio, dall’ottobre del 1855, anche Nepi impiegò come obliteratore la classica griglia (fig. 7).

fig. 7) - annullatore a griglia in dotazione all’Ufficio di Posta di Nepi.

Soppresse le delegazioni e introdotte le Province, il governo di Nepi venne inglobato nella neo nata Provincia di Viterbo. Il 13 settembre 1870 la città fu occupata dalle truppe italiane ed annessa al Regno d’Italia.

 

Note:

1. una seconda interpretazione vorrebbe collegare il nome della città con una divinità mediorientale con le fattezze di uno scorpione che sarebbe del tutto simile alla forma che i torrenti hanno intorno allo sperone su cui sorge la città. Ancora una volta un animale legato all'acqua;

2. antico popolo di stirpe italica stanziato alle pendici dei monti Cimini;

3. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma, presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI, Repubblicano 1798, p. 5;

4. l’uso del bollo era facoltativo, e la spesa per il suo allestimento era interamente a carico della comunità.

Per chi volesse approfondire l’argomento, si consiglia di leggere la “Guida storico-artistica e archeologica su Nepi“ in www.archart.it (visitato in data 25 ottobre 2017).