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    di Giorgio LANDMANS 
     
     
    
    Nel 1958, quando stavano iniziando le 
    emissioni filateliche selvagge e non erano scoppiate le angosce filateliche 
    attuali, io, che ero in quel momento il redattore del nostro omonimo 
    catalogo, scrissi alle redazioni dei cataloghi Yvert & Tellier, Michel, 
    Gibbon’s e Scott se non era il caso di cercare di tentare di emarginare 
    nelle nostre pubblicazioni le emissioni selvagge che molti paesi stavano 
    distribuendo.  
    Solo qualcuno mi rispose e vai… noi dobbiamo ecc. ecc. e in fondo ben 
    compresi che l’ interesse di una impresa libraria non poteva essere toccata. 
    Gli editori avevano altri interessi da difendere e non la filatelia. Io 
    parlavo dal punto di vista filatelico e mi si rispondeva (qualcuno, ma non 
    tutti) dal punto di vista editoriale… persone a spasso e così via … 
    Già la filatelia. E dietro l’ angolo il pensiero … dai, dai, facciamo soldi 
    ….  
    E alla fine anche questa viene chiamata democrazia.  
     
    Così successe che io accettai, dietro insistenza di un amico giornalista, di 
    divenire redattore della rubrica filatelica su “Il Giorno” appena nato.  
    Dopo vari articoli a diffusione della passione filatelica (come raccogliere, 
    come lavare i francobolli e così via) ricevetti una lettera dal sig. Veschi, 
    credo allora gerente delle nuove emissioni italiane, che mi chiedeva di 
    inserire in mie rubriche anche le notizie delle nuove emissioni italiane 
    (….che costano fatica alle maestranze addette, vi si aggiungeva…).  
    Io risposi che tutti i giornali riportavano in quei tempi tali notizie per 
    cui io avevo accettato quell’ incarico per parlare di filatelia intesa come 
    diffusione di un gioco che sarebbe dovuta sfociare in una attività 
    apportante cultura. E per cultura io intendo conoscere la conoscenza.  
    Naturalmente la redazione de “Il Giorno” mi dette il ben servito. 
     
    Sia ben chiaro, io non scrivo oggi queste cose per ottenerne un qualche 
    beneficio morale o materiale, ma … mi dispiace ora dover vedere che le 
    poste, di tutti i paesi del mondo, sputino in continuazione nuovi 
    francobolli e ancora nuovi francobolli e quasi sempre con tematiche di una 
    inutilità che ben rappresenta i loro capi.  
    Anche se l’ uso effettivo dei servizi postali si è oggi altamente ridotto, 
    resta in me quel desiderio di riuscire a concretizzare una corretta 
    diffusione del “gioco filatelico” che dovrebbe svilupparsi come fatto che 
    apporti cultura. 
     
    Oggi i servizi postali vengono affidati a …e quindi i costi postali di 
    conseguenza aumentano … 
     
    Nel momento del boom sviluppato da incauti o affamati individui talvolta 
    appoggiati da giornali e giornalisti dovetti subire le ansie pecuniarie che 
    mi contornavano e tentai di fare una scuola di filatelia. 
    Ma tutti, ma quasi tutti erano studenti che avrebbero voluto conseguire un 
    qualche utile finanziario e possibilmente a breve scadenza. 
    Essere soli in un mondo che vive in altro modo, un mondo che intende le cose 
    attraverso un filtro particolare che vive con altro scopo, mi fece 
    comprendere d’ essere io il personaggio “fuori” ed essere io quello che non 
    vuole capire. 
    Ora riprendo in mano la penna, ora che il nero si sta diffondendo e il gioco 
    filatelico viene scartato anche dai bambini, e ora dico che basta.  
    Fate la vostra collezione. Sereni, tranquilli. Evitate di collezionare 
    valori (si chiamano ancora valori …. brutta bestia da ….) di emissioni 
    recenti, quelle, diciamo, degli ultimi 50-60 anni.  
    Forse io ancora giustifico San Marino ed il Vaticano che ci devono vivere 
    sopra, ma … 
    Una raccolta di francobolli si può fare anche spendendo molto poco (i valori 
    annullati oggi sono quasi sempre dimenticati) ma quell’ attenzione sia 
    manuale che mentale che essi ti richiedono sono un suggerimento 
    all’attenzione (cosa questa che diventerà una sorta di inevitabile 
    meccanismo all’ attenzione che in un giovane durerà, lui inconscio, per 
    tutta la sua vita).  
    E non basta questo, ma oggi sono stanco e forse continuerò questa mia 
    chiacchierata un altro giorno… 
     
     
    
       ritorna a riflessioni di un novantenne 
       
 
   
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