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    di Giorgio LANDMANS 
     
     
    
    Su vieni qui che ti racconto una favola. Sul 
    tipo di quelle che senti alla televisione ogni giorno, ogni ora, ogni minuto 
    ormai da tutti i canali. Noi tutti oggi viviamo avvolti da quelle mille 
    favole. 
    Tu compera e così quelli continuano a raccontarti le favole di molte 
    multinazionali. 
     
    Qualcosa di simile è successo in filatelia. 
    Le favole e i Gronchi e chi se no? 
    Ora io desidero esprimere il mio parere sul collezionismo di francobolli, 
    cosa che in fondo è sempre stato quello. O come io vedrei il piacere di 
    collezionare francobolli. Non sono corso nel tempo dietro a facili sottane, 
    a facili guadagni indicando, suggerendo, bisbigliando e in fondo talvolta 
    urlando che questo era un rifugio di proprio avere. 
    Ho assistito al getto di più voci al facile rifugio e di mille favole di 
    futuri facili guadagni, ho vissuto tra gente che urlava e giornalisti che 
    posavano su sedie le loro stanche menti e che inneggiavano a fortuna 
    nascosta. E per di più, allora, a vendere per la strada non si pagavano le 
    tasse. Faceva parte del colore locale dicevano. E alcuni sostenevano di aver 
    promesso di votare per Aniasi alla carica di Sindaco di Milano. Molte, 
    troppe cose sono passate: poi il padre ad Auschwitz, la casa distrutta dai 
    bombardamenti, un obbligo militare e …. mi avevano piegato. 
    Si doveva subire e lo si doveva fare in silenzio.  
    Ma ora perché dovrei 
    tacere? Questi governi che si sono succeduti non mi hanno dato alcun 
    vantaggio, e forse neppure lo volli, ma … 
     
    Nel tempo avevo tentato di fare un po’ di pulizia su una rivistina che 
    dirigevo, almeno ritenevo così. Una pausa nella tua giornata era il mio 
    slogan.  
    Poi scrivendo anche certi articoli sul “Il Giornale” il nuovo quotidiano di 
    allora, del Montanelli. 
    E un amico di Bologna mi aveva telefonato.  
    Così sin dal suo primo numero del primo mercoledì sul quotidiano uscì una 
    mia rubrica di filatelia. Raccontavo di filatelia, ma la filatelia per me 
    era un altro personaggio, un gioco forse arcano per altri ma che io ritenevo 
    potesse avvantaggiare un individuo (e non le sue tasche).  
    La pentola bolliva perciò quegli articoli erano molto seguiti.  
    Consigliavo e insegnavo a come sviluppare i primi passi in filatelia, volevo 
    indicare le reali possibilità e i vantaggi che si potevano ottenere da quel 
    gioco.  
    Che ne sai della guerra che non hai vissuto?  
    Che ne sai di come si 
    deve raccogliere i francobolli, che ne sai di come si deve togliere da una 
    busta i francobolli applicati?  
    E che vuol dire…. E come devono essere, e 
    presentarsi, e quali supporti scegliere per mantenerli? E … e…. poi perché 
    raccogliere e basta. Cerca di comprenderne il soggetto ogni volta che ti 
    capitano in mano, prendi un Dizionario, una Enciclopedia, un Atlante …. E se 
    non basta vai in biblioteca e ….svela le cose che quel quadratino di carta 
    vuol dire e forse vi sono altre cose nascoste…… 
    E perché la società ha deciso che i giovani debbono studiare? Ed in quel 
    modo e solo quei tali argomenti? Capriccio di Duca?  
    Ma la società non insegna ad avere curiosità. Qualche persona è curiosa di 
    natura, si dice. 
    Ma a mio parere la curiosità si apprende sin da bambini, anzi forse da 
    infanti. E sovente sono gli stessi genitori che ne sanno alimentare lo 
    stimolo. 
    E' bene che un oggetto desti curiosità. Io ne vorrei sapere sempre di più. E 
    così potrei immagazzinare in me tutto lo scibile del sapere che, facile 
    gioco di parole, ma ne saprò sempre qualcosa in più. Forse tu credi che 
    questo sapere, questo particolare conoscere non ti servirà più in tutta la 
    tua vita, ma … se non avrai curiosità nulla ti si aprirà nel tuo domani. 
    Ogni volta e per ogni cosa dovrai ricominciare daccapo.  
    Ma la bandiera dei soldoni s’ era fatta sotto. 
    E così il quotidiano mi diede il ben servito in timore di perdere una 
    potenziale serie di promesse, di larghe e costose future prossime 
    pubblicità…..  
    Perché non parli delle nuove emissioni? Dissero, le maestranze lavorano per 
    sviluppare francobolli, faticano e tu te le scordi e non ne parli mi 
    scrisse... 
    Già è vero. Ma quante belle Madama Doré e ancora c’ è chi parla e poi … 
     
    L’ importanza è far soldi questo ti trasmettono. E poi ci si lamenta della 
    mafia, ma già quelli badano solo ai soldi mentre noi … ed il discorso 
    finisce per sottintendere chissà quali altre cose … 
     
    Questo è forse l’ ultimo mio scritto. Ma voglio dire, voglio parlare. 
    La filatelia dovrebbe essere un gioco diverso dagli altri? No è un gioco che 
    anche tu potresti fare raccogliendo germogli, rametti di piante varie, forse 
    anche fiori, che poi raccoglieresti (e qui il termine di raccogliere sarebbe 
    corretto) e vederne intime, magari modeste differenze e… e… 
    Così io vedo il gioco filatelico in mano ad un bambino. Gli insegnerei ad 
    usare attentamente le sue piccole dita, le sue piccole mani, gli insegnerei 
    a ricercare d’ogni cosa un’origine, una storia.  
    Lo lascerei parlare di quel suo vicino o lontano ricordo e poi ….. 
    Di quel gioco di colori, dai quali lui estrae certe immagini, forse un 
    disegno e ne nascerebbe la sua personale spiegazione.  
    Una raccolta di francobolli o di storia postale può destare quel mordente 
    interiore che poi si sviluppa in una domanda o in mille domande e da lì ne 
    dovranno nascere mille spiegazioni. Queste rimarranno impresse in noi ben 
    più di quel che avrebbe potuto fare ….  
    E allora come giocare? Ti hanno obbligato ad alcuni schemi fissi – raccogli 
    solo francobolli di xx (e qui il nome di un Paese o di un tema … e mi 
    raccomando che siano solo francobolli nuovi perfetti e mai linguellati, 
    perché solo quelli hanno “valore “ anche in un domani …). 
    Piccoli analfabeti possono parlare così perché non sanno vedere altro che il 
    loro avere. La loro idea di un potenziale prossimo possedere.  
     
    La raccolta di francobolli nacque in Gran Bretagna. E poiché molti inglesi 
    lavoravano sparsi per il mondo e scrivevano, scrivevano ai loro cari 
    affrancando le lettere con strani francobolli. Nacque così la moda del 
    raccogliere i francobolli. Non costava null’altro che un po’ di attenzione 
    e un po’ di affannosa ricerca presso gli amici che avevano dei parenti 
    lontani. 
    Poi, forse vicino ad un atlante, bisognava cercare di capire da dove venivano 
    quei piccoli pezzetti di carta colorata ed il perché di qualche simbolo di 
    un disegno, e quei diversi caratteri parlavano con voce lontana. Avveniva di 
    certo il desiderio di riuscire ad averli tutti o almeno averne tanti. La 
    passione filatelica nacque così. Un po’ alla buona. 
    Allora, in quei tempi, venivano ammessi solo francobolli usati cioè quelli 
    che riportavano un loro timbro d’annullamento di valore e di chiarificazione 
    del luogo e del giorno di partenza... 
    Certi paesi erano meno frequentati e così le richieste eccedevano le 
    possibilità di rifornimento e quindi il poter far fronte a tanta richiesta 
    divenne un problema per certi commercianti che avevano raggruppato ai loro 
    usuali commerci anche il corredo di francobolli pensarono di scrivere ed 
    inviare soldi direttamente agli Stati stranieri per così poter ricevere quel 
    materiale tanto richiesto al momento. Tutti i quotidiani del tempo ne 
    riportavano richieste sugli annunci commerciali. 
    Fu così che allora i commercianti pensarono di rifornirsi direttamente dai 
    vari servizi postali. … Scrissero e si videro rispondere che potevano 
    ordinare contro valuta e che sarebbero stati accontentati (forse con qualche 
    “abituale nonostante” …) ma che potevano ottenere solo francobolli alla 
    stato di nuovi giustificando la cosa in vari modi. 
    Nacque questa spinta e la moda cambiò. Francobolli nuovi ? Ma certo il costo 
    del facciale ha da essere rispettato …e ……poi le spese di spedizione e … e… 
    E venne una guerra. E poi, dopo , una ancor più feroce guerra dove nessuna 
    regola umana veniva rispettata.  
    Ancora qualcuno collezionava francobolli usati o faceva collezione di ciò 
    che gli capitava. Francobolli nuovi, usati, collezione diciamo “mista”. 
    Restava immutato il piacere di espatriare seduti ad un tavolino sotto una 
    luce fioca o violenta, ma si poteva fare almeno con la fantasia, e venivano 
    sistemati su un semplice quadernetto quei francobolli che capitava di 
    trovare o di farsi regalare da amici o che addirittura si era andati a 
    comperare. 
    Mille francobolli e dietro a questi mille curiosità.  
    Oggi la vita filatelica pare ben più serena, almeno in apparenza. Anzi ho 
    udito un giorno una domanda rivolta ad un commerciante filatelico: 
    “Mi farebbe un piacere: oltre all’ abbonamento alle nuove emissioni di .. (e 
    qui veniva citato un paese) , se le pago anche i fogli dell’ album XY, me li 
    potrebbe sistemare lei ? Le pagherei il disturbo …“ 
     
    Già naturalmente valori non linguellati, ossigenatura nascosta che si danno 
    certe signore alle gambe per nascondere villosi peli. 
     
    Ho chiacchierato troppo, e lei, signor lettore, si sta annoiando e allora io 
    vado… 
    Allora facciamo così. Che gioco le consiglio? Lei vuole imparare per 
    conoscere?  
    Vi sono emissioni particolari e i francobolli degli Antichi Stati sono 
    particolarmente indicati per sviluppare certi studi specifici poiché i mezzi 
    di stampa in quei periodi erano altamente incerti
    e si dovevano stampare francobolli in base alle richieste. I sistemi di 
    stampa non erano perfetti e quasi esclusivamente in tipografia. Gli ordini 
    passati erano molto schematici: per il rosso si intendeva un colore che 
    poteva variare da un rosa a un carminio vivo. Oggi si va a numeri e non più 
    a colori di tinta base per cui quel colore ha basi omogenee e raramente 
    incostanti. Così nelle passate antiche emissioni di francobolli esistono 
    molteplici varianti dei colori base. Per cui si successero diverse tirature 
    e talvolta di un certo interesse e pregio. Un esempio particolare avvenne 
    con i francobolli degli antichi Stati Sardi che ebbero la ventura 
    presumibilmente imprevista di essere stati emessi dapprima per il solo 
    territorio del Piemonte, della Liguria e della Sardegna. Poi, in seguito 
    all'aggregazione di ex-ducati italiani, ne venne ampliato l’uso nei 
    territori man mano che questi venivano liberati o occupati (secondo il punto 
    di vista di chi legge). Esistono delle tinte particolari usate 
    esclusivamente in ogni ex-ducato ma questi francobolli ben raramente vennero 
    usati in altro territorio. Per quanto ne so, uno studio specifico in merito 
    non ne venne mai fatto E sarebbe senz’altro studio di gran successo che 
    potrebbe essere sviluppato con relativo impegno finanziario se studiato e 
    sviluppato raccogliendo e studiando su valori di II scelta.  
    Spesso un colore redatto in un catalogo di francobolli è un presso a poco di 
    … Si possono trovare ottime II scelta con spesa minima e conoscenza futura 
    massima.  
    Gli occhi acquisterebbero sapere e se qualcuno vi si applicherà attivamente 
    ne potrà ottenere grandi vantaggi anche finanziari. I cataloghi citano 
    colori da nomi talvolta a cura d’orecchio dandone nomi di colori anche 
    talvolta linguisticamente imprecisi. Per quanto ne so è questa una strada 
    aperta: non mi pare che qualche persona se ne sia interessato, salvo 
    qualcuno che ne ha studiato l’uso di tinte di un certo limitato territorio 
    mai però esteso ad altri ex territori ducali. 
     
    Ma certo per un bambino si chiederebbe troppo. Un bambino, secondo me, 
    dovrebbe poter avere altri consigli e, se un giorno ne avrò il tempo e la 
    testa sgombra, forse ne parlerò. 
    
     
     
    
       ritorna a riflessioni di un novantenne 
        
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