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1,25 fascetto usato come espresso in RSI

Martino LA SELVA risponde a Roberto

 

Avrei bisogno di un chiarimento relativo alla storia postale della RSI.

Per quanto riguarda il 1,25 fascetto, guardando su cataloghi e pubblicazioni alquanto importanti, non trovo l’uso di questo valore per assolvere la tariffa espresso su busta in franchigia, è quindi da considerarlo come uso isolato, oppure non essendo l’uso proprio del suddetto è semplicemente un uso d’emergenza. (oppure ho soltanto guardato male io)

La tariffa mi pare giusta, e la franchigia corretta.

Grazie per tutto,

Roberto

 

Risponde Martino La Selva:

La lettera



Siamo di fronte ad un invio di una missiva da un Ente Militare per via di posta civile, piuttosto che un inoltro per militare (Posta da Campo): le ragioni della manifestata urgenza sembrano aver reso necessario un invio con servizio di espresso, laddove pare evidente che questa corrispondenza avrebbe potuto probabilmente godere anche della trasmissione per raccomandazione a titolo gratuito.
La cosa mi dà da pensare: meriterebbe, quindi, il riscontro dell’annullo di Casale Monferrato con altri certamente originali del periodo per fugare ogni dubbio.
Mi piacerebbe, inoltre, studiare meglio anche la scritta “espresso” che sembra non realizzata con una penna a china del tempo, visto come si allarga o meno l’inchiostro: andrebbe vista dal vivo. Sembrerebbe realizzata con un “tratto-pen” rosso di tipo moderno.
Ad ogni modo, confermata la sua originalità, posso anticipare che è un pezzo di pregio perché è piuttosto insolito che questi enti scrivessero con questo servizio, tant’è che le franchigie in espresso sono difficili da trovare (come questa) nel primo periodo tariffario dell’RSI (fino al 01.10.1944) e diventano pressoché impossibili nel secondo, dopo quella data.
L'uso dei valori fascetto dell' "Imperiale", al posto di quelli specifici per il servizio, è stato oggetto di scontro (non confronto: il vocabolo scelto è proprio "scontro") tra me ed un perito mio coetaneo.
Io sostengo che non siano facili da reperire, giacché la disponibilità degli stessi negli uffici era ridotta in quanto i mittenti spedivano serenamente in franchigia e gli espressi sono pochi; il perito sostiene che questa mia è un'affermazione non supportata da evidenze, in quanto tali uffici certamente disponevano anche di valori dell' "Imperiale" sovrastampati ad uso e consumo degli altri servizi che non rientravano nella franchigia (posta aerea, pneumatica, espresso) e per la corrispondenza non ufficiale.

Io son scoppiato a ridere alla sua affermazione per queste ragioni:

A. non si vedono di frequente queste corrispondenze in franchigia con servizi pagati...
B. la posta aerea era pressoché inesistente e tutta diretta all'estero: questi uffici molto raramente potevano aver necessità di comunicare con l'estero!
C. la posta pneumatica era ancor più un miraggio: funzionò pochissimo in RSI!
D. Gli espressi andavano correntemente, ma a questo punto spetterebbe al perito mostrarne qualcuno per dimostrarne una ragionevole frequenza di uso...

Mi si consenta di affermare che da collezionista specializzato in espressi di RSI posso far affermazioni sulla scorta dell'esperienza (limitata nel tempo, ma specializzata), dei miei contatti (davvero tanti) e dell'osservazione del mercato attuale e dei vecchi cataloghi d'asta.
Io, manco a dirlo, ne possiedo un altro del tutto simile a questo proposto nell'esempio: potremmo provare a farne un censimento, ma diffido che il suo esito possa smentire queste considerazioni.

Mi si perdoni una certa sfiducia nella classe peritale (anche quella più giovane!), che sentenzia senza aver l'accortezza di voler provare la fonte delle proprie affermazioni, come se si rivolgesse ad un gregge di pecore e non ad un pubblico di studiosi di STORIA postale.

 

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