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beato angelico
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Santa Pazienza




Nato a Vicchio di Mugello in un giorno imprecisato del 1395, Guido di Pietro si trasferì ancora giovinetto a Firenze. Abile nel disegno e nella pittura, si formò con tutta probabilità alla scuola di Lorenzo Monaco, e come lui fu valente ed apprezzato miniatore.

Un documento fiorentino degli inizi del 1418 lo cita col nome di "Guido di Pietro dipintore", e questo lascia intendere che all'epoca non avesse ancora preso i voti, cosa che dovette comunque accadere di lì a poco, visto che già nel 1423 alcune annotazioni relative alla realizzazione di una croce per l'Ospedale di Santa Maria Nuova lo indicano come "frate Giovanni de' frati di San Domenico di Fiesole".

In quegli anni si affermò come realizzatore di pale d'altare, dipingendo il Trittico di san Pietro martire per le suore camaldolesi e la famosa Pala di Fiesole per il convento di San Domenico in Fiesole, dove venne ordinato sacerdote e nei cui registri è indicato come "frate Johannes petri de Muscello". Queste prime opere gli procurarono una notevole fama e molti furono gli istituti religiosi che a lui si rivolsero per avere le sue opere.

Verso il 1440, dopo un periodo in cui si era dedicato soprattutto alle famose Annunciazioni su tavola che oggi fanno bella mostra di sé nei più importanti musei del mondo, fu uno dei protagonisti dello straordinario momento culturale legato al Concilio di Firenze, e sotto il patronato del pater patriae Cosimo il Vecchio si dedicò alla ristrutturazione, all'ampliamento e alla decorazione del convento di San Marco, che i Medici, di concerto con papa Eugenio IV, avevano deciso di togliere alla congregazione dei Benedettini Silvestrini per concederlo ai Domenicani di Fiesole.

Fu lo stesso Eugenio IV a volere frate Giovanni a Roma nel 1445. E a Roma, in compagnia del suo assistente Benozzo Gozzoli, l'Angelico rimase anche dopo la morte di Eugenio, sotto la protezione di Niccolò V, suo successore, che gli affidò diversi incarichi di prestigio, come gli affreschi della Cappella Niccolina in Vaticano e quella di San Brizio a Orvieto.

Rientrato a Firenze nel giugno del 1450 per assumere la carica di priore del suo primo convento di Fiesole, l'Angelico continuò a lavorare per conto di Cosimo de' Medici e di diverse chiese e monasteri sia in Toscana che fuori. A Roma, per esempio, tornò nel 1454, probabilmente per una commissione papale che non fu tuttavia mai portata a termine: proprio durante questo viaggio infattti frate Giovanni morì, il 18 febbraio del 1455, e venne sepolto nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva.

Già pochi anni dopo la sua morte il suo confratello Domenico da Corella fa riferimento a lui chiamandolo angelicus pictor, e altrettanto fa il Vasari nelle sue Vite a metà del secolo successivo. Del resto già il Savonarola, formatosi non a caso nel convento di San Marco in Firenze, nella sua visione dell'arte come mezzo di propaganda spirituale, aveva preso a modello la figura dell'Angelico, artista e frate, attribuendo la sua superiorità artistica alla sua superiorità come uomo religioso.

"Qui giace il venerabile pittore fra Giovanni dell'Ordine dei Predicatori..." recita l'epigrafe presente sulla pietra tombale di colui che, pur non essendo ancora beatificato, era già universalmente noto col nome di Beato Angelico. Per la beatificazione ufficiale bisognerà attendere il 3 ottobre del 1982; due anni dopo, il 18 febbraio del 1984, sempre Giovanni Paolo II ha proclamato l'angelicus pictor patrono presso Dio di tutti gli artisti.

Come forse è giusto data la sua statura di artista, non sono le sembianze del Beato Angelico, ma le sue opere ad essere raffigurate su numerosi francobolli di tutto il  mondo, Tra le molte, abbiamo scelto una Natività usata dal Regno dello Yemen per celebrare il quinto anniversario di un evento storico: l'incontro tra l'imam Al-Badr e papa Paolo VI a Gerusalemme, in occasione del primo viaggio di un papa in Terra Santa (era anche la prima volta che un papa si serviva di un aereo) il 4-6 gennaio 1964.

Un discorso analogo vale anche per i santini. In questo caso la nostra scelta è caduta sulla riproduzione fotografica della Madonna della Stella, realizzata tra il 1860 e il 1870 dai fratelli Alinari in forma e dimensioni simili a quella dei santini.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dal Regno dello Yemen
il 25 maggio 1969

Yvert 276-E
Dentellatura 14¾ x 14

IL SANTINO