pagina inizialegli autorifilatelia religiosale rubrichesanta pazienza
 
san giuseppe calasanzio
torna a

Santa Pazienza




Quando nell’estate del 1592 Joseph de Calasanz lasciò la sua Aragona natale per intraprendere, su incarico dei suoi superiori, un lungo viaggio a Roma, furono in molti a pronosticare per quel giovane prete molto benvoluto dai suoi parrocchiani un futuro da vescovo.

Era nato 35 anni prima a Peralta de la Sal in una famiglia della piccola nobiltà che, benché avesse perso gli antichi splendori, manteneva una posizione di rilievo nell’ambito della comunità locale e godeva, grazie anche all’attività di apprezzato maniscalco del capofamiglia, di una certa agiatezza economica. Così, quando il giovane Giuseppe manifestò l’intenzione di farsi prete, ebbe modo di studiare nelle migliori scuole, e la sua preparazione gli consentì di ricevere presto incarichi e missioni di una certa importanza come, appunto, il viaggio a Roma.

Qui si stabilì, come era uso all’epoca, presso una parrocchia della città e, a riprova della fiducia che i suoi superiori riponevano in lui, il cardinale Marcantonio Colonna, direttore della Biblioteca Apostolica Romana, lo volle tra i precettori dei suoi nipoti. Ma se il destino di Giuseppe era quello di essere insegnante, i destinatari della sua missione non furono i ricchi e potenti “nipoti” del cardinale perché la vita quotidiana nella parrocchia di Santa Dorotea in Trastevere, il cui parroco teneva lezioni di catechismo, lo aveva nel frattempo portato a contatto con un universo giovanile di miseria, ignoranza, prepotenza e piccola criminalità.

Convintosi che solo la formazione culturale (oltre che religiosa) avrebbe potuto in qualche modo alleviare quella triste condizione, iniziò a collaborare ai corsi del suo ospite, don Brendani. E oltre agli insegnamenti catechistici si impegnò ad introdurre nei programmi, che lui stesso cominciò redigere, anche altre materie di studio, umanistiche e scientifiche, strutturando i corsi come una vera scuola, naturalmente gratuita, con tanto di classi, programmi, valutazioni ed esami.

Era nata la prima scuola popolare gratuita del mondo, e il successo dell’iniziativa fu tale che, oltre a quello del reperimento dei locali, si pose ben presto anche il problema del reclutamento e dell’inquadramento del corpo insegnante. Così, con l’approvazione di papa Paolo V, Giuseppe fondò nel 1617 la Congregazione Paolina dei Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, un gruppo di sacerdoti ed educatori votati alla formazione cristiana e civile dei giovani mediante la scuola gratuita: furono chiamati popolarmente scolopi, e cioè “delle scuole pie”.

Qualche anno dopo gli Scolopi saranno riconosciuti da Gregorio XV come Ordine regolare ed incoraggiati ad espandere la loro attività anche fuori da Roma: una crescita impetuosa che, oltre a causare non pochi problemi organizzativi, suscitò la gelosia e l’avversità di altre formazioni religiose, in particolare i gesuiti, preoccupati dall’intenzione di Giuseppe di elevare i suoi corsi anche a livelli superiori di istruzione. Le polemiche che ne seguirono ebbero come conseguenza il forte ridimensionamento politico e religioso dell’ordine che, prendendo a pretesto anche la vicinanza di Calasanzio a personaggi come Tommaso Campanella e Galileo Galilei, fu declassato di nuovo al rango di congregazione secolare, e autorizzato a continuare ad operare su basi più limitate e locali.

Una forte delusione per Giuseppe che non perse mai tuttavia la fiducia di vedere un giorno riconosciuta l’importanza della sua opera. "L’Ordine risorgerà!", amava ripetere ai suoi collaboratori più stretti; e lo ripeté fino alla morte, che lo colse a Roma il 25 agosto del 1648.

E l’ordine degli Scolopi rinacque, vent’anni dopo, per opera di papa Clemente IX, e con la facoltà di insegnare ovunque anche le scienze maggiori. Beatificato nel 1748 da Benedetto XIV, Giuseppe Calasanzio fu canonizzato nel 1767 da Clemente XIII, per poi essere proclamato da Pio XII nel 1948 “Patrono davanti a Dio di tutte le scuole popolari cristiane del mondo”.

 

IL FRANCOBOLLO


Emesso dalla Spagna
il 27 novembre 1967
nel secondo centenario della canonizzazione

Yvert 1496
Dentellatura 13¼

 

IL SANTINO