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SAn gallo
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Santa Pazienza




La vicenda di Gallo, nato in Irlanda intorno alla metà del VI secolo (secondo le diverse fonti la data oscilla tra il 532 e il 560) e formatosi nell’abbazia di Bangor, fondata proprio in quegli anni dall’abate Comgall, si intreccia strettamente con quella di Colombano, che le agiografie ci descrivono più anziano di lui di circa dieci anni, e che sempre da Bangor partì per la sua peregrinatio pro domino, il viaggio di evangelizzazione che lo avrebbe condotto, attraverso tutta l’Europa, fondando un monastero dopo l’altro, fino a Bobbio.

Quando infatti Colombano, negli ultimi anni del secolo, lasciò Bangor con lui partirono anche altri dodici (come gli apostoli di Gesù) monaci, e Gallo era uno di questi. Toccarono l’isola di Man e la Cornovaglia, per poi sbarcare in Bretagna, e di lì spostarsi verso la Burgundia, dove con il beneplacito del re merovingio Childeberto II fondarono diversi monasteri, tra i quali il principale fu quello di Luxeuil. La morte di Childeberto, i contrasti con il clero locale e l’avversione di Brunilde, divenuta reggente perché i figli del defunto re erano ancora bambini, spinsero Colombano e i suoi dodici compagni a spostarsi nella vicina Neustria, dove continuarono la loro attività sotto la protezione di Clotario II.

Colombano però era uomo deciso e intransigente, e anche qui non tardò a mettersi in contrasto con i suoi potenti protettori, e considerato che il fine della loro partenza da Bangor era un viaggio di evangelizzazione, abbandonarono anche la regione parigina per spostarsi nei Vosgi e di qui nella regione del lago di Costanza, dove fondarono il monastero di Bregenz. Di qui, e siamo ormai al 612, i monaci irlandesi vennero cacciati dal duca alemanno Cunzone, e Colombano decise di valicare le Alpi e raggiungere Roma per ottenere l'approvazione di una propria regola monastica da parte di papa Bonifacio IV.

Gallo stava in quel periodo trascorrendo uno dei periodi di eremitaggio che i monaci alternavano regolarmente alla vita monastica e alla predicazione ed era per di più ammalato, e decise di non seguire i suoi compagni. Colombano non la prese bene: ai suoi occhi Gallo aveva infranto la regola dell'obbedienza e della peregrinatio pro domino, e gli proibì pertanto di dire messa e di predicare.

Gallo rimase dunque sulle rive del lago di Costanza e visse in eremitaggio, guadagnandosi presto fama di saggezza e santità. Rispettò il divieto impostogli da Colombano fino a che una notte vide in sogno il suo maestro tramutarsi in colomba e volare in cielo fino a scomparire nel sole; intuì allora che Colombano era morto e infranse il divieto per celebrare una messa in suo suffragio.

Poco tempo dopo arrivò da Bobbio un monaco, portando la notizia della morte di Colombano e del suo perdono: come simbolo del perdono, Colombano aveva inviato a Gallo il suo bastone pastorale e la nomina a priore del monastero di Santa Aurelia.

Gallo continuò tuttavia a passare la maggior parte del suo tempo in eremitaggio, raccogliendo intorno a sé numerosi allievi e continuando l’opera di predicazione. Dopo aver rifiutato la nomina a vescovo di Costanza, morì quasi centenario nel suo eremo: in quel luogo, cent'anni dopo la sua morte, il monaco tedesco Otmar fondò quella che ancora oggi è l'Abbazia di San Gallo.

Secondo alcune leggende, durante un periodo di eremitaggio in una zona particolarmente impervia e isolata, il riparo di Gallo fu distrutto da un grosso orso affamato e inferocito a causa di una spina conficcata in un piede; egli allora gli comandò di calmarsi “in nome di Dio”, e dopo avergli dato del pane e averlo liberato dalla spina, lo tenne con sé, facendosi aiutare a ricostruire il rifugio: è questo l’orso che campeggia nell’insegna della città di San Gallo, capoluogo dell'omonimo cantone, e nello stemma del cantone di Appenzell (alla lettera, cella dell’abate) che con quello di San Gallo confina.

 

IL FRANCOBOLLO



Emesso dal Liechtenstein
il 25 aprile 1968

Yvert 441
Dentellato 11¾
IL SANTINO