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SAnta maria michela del s.s.
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Santa Pazienza




Micaela Desmaisières y López Dicastillo y Olmeda, come è facilmente intuibile dalla lunga sequenza dei suoi cognomi, nacque da una famiglia nobile il 9 gennaio 1809 a Madrid. Il padre, originario delle Fiandre, era militare di carriera e la famiglia della madre, proveniente dalla Navarra, vantava numerosi membri dell’alta diplomazia spagnola, tanto che a Micaela fu concesso il titolo di viscontessa di Jorbalán.

Ricevette un’educazione degna del suo rango e, come era tradizione tra la nobiltà della cattolicissima Spagna, anche una rigorosa formazione religiosa, studiando presso il prestigioso collegio delle Orsoline di Pau, sui Pirenei francesi. La fanciullezza e l’adolescenza di Micaela, trascorse tra le aule del rinomato convento francese, le vacanze estive nella tenuta di famiglia a Guadalajara e gli ambienti della corte reale madrilena furono però turbate da una serie di fatti dolorosi.

Nel 1821, in seguito alle ferite riportate in battaglia, morì suo padre, e tre anni dopo la stessa sorte toccò al fratello maggiore Luis, anch’egli militare; duramente colpita da questi lutti, una delle sorelle cadde in una grave forma di depressione che ne causarono l’internamento in manicomio per il resto della vita.

Micaela trovò conforto nella religione, ma non per questo pensò di rinunciare alla vita mondana, tanto che intorno ai vent’anni le si attribuiscono diverse storie d’amore con giovani rampolli della nobiltà madrilena, e addirittura un fidanzamento triennale con un giovane marchese che però, per volere della famiglia coinvolta in uno scandalo politico, ruppe il rapporto con lei alla vigilia delle nozze.

Più o meno nello stesso periodo, durante una vacanza a Guadalajara Micaela, venutasi a trovare nel bel mezzo di un’epidemia di colera scoppiata in quella regione, volle essere in prima fila nei soccorsi agli ammalati, dando prova di un coraggio e una carità fuori dal comune.

Furono probabilmente questi due fatti a spingerla verso un impegno religioso più stringente, allontanandola dai fasti della mondanità, e questo cambio di interessi divenne ancor più evidente dopo la morte della madre (1841) e di una sorella (1843).

Fu il suo padre spirituale a farle conoscere una nobildonna che si occupava dell’assistenza di giovani donne ricoverate all’ospedale di San Giovanni di Dio, spesso con una storia di inganni, violenza e prostituzione alle spalle, affette per lo più da malattie veneree. E Micaela si appassionò a tal punto alla loro sorte da fondare nel 1845 la Casa di Maria Santissima delle Abbandonate, allo scopo di accogliere le donne di strada uscite dall’ospedale, insegnare loro le basi della fede cristiana e prepararle a un lavoro dignitoso.

L’anno successivo fu però costretta ad abbandonare la sua missione per seguire il fratello Diego, ambasciatore in Francia, a Parigi con l’incarico di assisterne la moglie. Un anno, come dirà più tardi lei stessa “sprecato”, speso tra impegni mondani e feste, cui metterà fine, in occasione della Pentecoste del 1847 una vera e propria illuminazione, una “luce interiore” che la spinse a riprendere le sue attività caritatevoli anche a Parigi e, più tardi, a Bruxelles, dove il fratello fu trasferito.

Rientrata a Madrid, si dedicò anima e corpo alla Casa di Maria Santissima delle Abbandonate, nel frattempo decaduta, assumendone personalmente la direzione a partire dal 1850, e risollevandone le sorti anche a costo di impegnare tutte le sue risorse economiche e di inimicarsi, con la sua intransigenza, le autorità religiose spagnole.

Nel 1858, sotto l’ispirazione del suo nuovo consigliere spirituale Antonio Maria Claret, fondò un nuovo ordine monastico, le cui regole erano quelle che aveva imposto alla sua stessa vita: l’adorazione continua del S.S. Sacramento e il sostegno alle ragazze orfane o disgraziate che volessero abbandonare la vita di corruzione e scandalo a cui si erano date, dando loro l’istruzione e l’educazione necessaria.

Nacquero così le suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità, delle quali Maria Michela del Santissimo Sacramento (questo il nome scelto al momento di prendere i voti) fu la prima madre superiora, e che con l’appoggio della regina Isabella II si espanse presto in tutta la Spagna.

Anche a Valencia sorse un Collegio delle Adoratrici, e fu durante l’epidemia di colera che colpì la città nel 1865 che Maria Michela, accorsa a soccorrere le consorelle e le ragazze assistite che erano state contagiate, contrasse a sua volta il morbo che anni prima, a Guadalajara, l’aveva risparmiata.

Morì il 24 agosto dello stesso anno, e il suo corpo fu sepolto in una fossa comune. Proclamata beata il 7 giugno del 1925 da papa Pio XI, lo stesso pontefice la canonizzò il 4 marzo del 1934.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dalla Spagna
il 26 maggio 1952

Yvert 831
Dentellatura 12¾ x 13¼


IL SANTINO